ASA - Associazione Scientifica Amatoriale
Chirotteri urbani: dati faunistici e problemi inerenti alla convivenza con l'uomo
GIANNA DONDINI
Coll. est. Museo di Storia Naturale, Sezione di Zoologia "La Specola",
Università di Firenze, Via Romana 17, I-50125 Firenze (Italia).
SIMONE VERGARI
Coll. est. Museo di Storia Naturale, Sezione di Zoologia "La Specola",
Università di Firenze, Via Romana 17, I-50125 Firenze (Italia).
DINO SCARAVELLI
Cooperativa S.T.E.R.N.A. Via Prediali 12, 47100 Forlì.
PAROLE CHIAVE: Chiroptera - Ambiente urbano - Conservazione - Rabdovirus - Microflora enterica.
ABSTRACT
Bats of urban areas: faunal data and problems about cohabitation with humans
The presence of bat colonies in cities, and the techniques for their effective conservation are discussed.
Also provided are some data on the bacteriological analysis of droppings collected in the major cities of
Northern Tuscany. Up to now no sign of Rabdovirus has been found in any of the specimens examined.
RINGRAZIAMENTI
Si ringrazia vivamente il Prof. Benedetto Lanza per i consigli durante la stesura del manoscritto.
INTRODUZIONE
I Chirotteri trovano all'interno delle aree urbane diversi sostitutivi di rifugi naturali come palazzi, fognature,
sotterranei e vecchi alberi cavi che, associati ad una elevata concentrazione di risorse trofiche, favoriscono
popolazioni diversificate e in alcuni casi molto consistenti.
Una certa importanza sembra essere assunta dalla presenza di gran numero di punti luci che, come
riassunto da Rydell e Baagøe (1996), determinano un'elevata concentrazione di insetti.
Benché il numero delle specie di Chirotteri degli ambienti urbani sia particolarmente elevato, le indagini sulle
comunità sono scarse. In alcuni lavori svolti in città europee possiamo trovare questi dati: Brno (Repubblica
Ceca) 15 specie (Gaisler e Bauerova, 1985-86); Praga (Rep. Ceca) 12 specie (Hanàk, 1983); Londra
(Gran Bretagna) 13 specie (Mickleburgh, 1989); Poznan (Polonia) 9 specie (Bogdanowicz, 1983;
Bogdanowicz e Urbanczyk, 1983). Per l'Italia si possono annoverare lavori sia di carattere generale (Zava
e Di Bella, 1992), sia su particolari aree urbane, come ad esempio Bologna (Scaravelli, 1993) con dati
parziali per 4 specie, Padova (Vernier, 1995) con 9 specie sicure e l'area metropolitana fiorentina, per la
quale Dondini e Vergari (1996) considerano aspetti ecologici.
La conoscenza della chirotterofauna urbana e un serio approccio alla problematica correlata è il primo
passo verso concrete azioni di conservazione e in questo lavoro si riassumono alcune delle attività condotte
dagli autori in questo campo. Le analisi batteriologiche associate alla ricerca dei rabdovirus su esemplari
morenti permettono di escludere potenziali pericoli per l'uomo, assicurandone una sicura convivenza.
MATERIALI E METODI
La raccolta di dati faunistici è avvenuta nei complessi urbani della pianura fiorentina (Firenze, Prato e
Pistoia), Bologna e cittadine romagnole (Cesena, Forlì) tra il 1992 e il 1996. I rilievi sono stati eseguiti, in
ordine di importanza, attraverso una raccolta degli esemplari trovati morti, feriti o debilitati, cattura da
rifugio e con mist-net, e l'uso di bat-detector (Pettersson D-100 e D-960). Con questo strumento abbiamo
effettuato dei transetti lungo le strade cittadine e all'interno delle poche aree verdi, registrando su nastro
magnetico in eterodinico e confrontando successivamente con le registrazioni fornite da Ahlen (1990).
Sono state scartate tutte quelle di difficile interpretazione. Inoltre sono stati controllati gli esemplari
conservati nel Museo di Zoologia "La Specola" di Firenze.
Per le indagini microbiologiche, nell'estate 1994 sono stati raccolti da 7 esemplari (4 femmine e 3 maschi)
di Hypsugo savii (Bonaparte, 1837) e 6 (3 femmine e 3 maschi) di Pipistrellus kuhlii (Kuhl, 1817),
complessivamente 26 campioni freschi di escrementi conservati in contenitore sterile. Sono stati sottoposti
ad analisi microbiologica nel Laboratorio di Diagnosi Veterinarie di Prato, coltivandoli su differenti tipi di
terreni: Sabourad e sale mannite a 37 C per 48 ore, agar desossicolato (o Mc Conkey) e agar SS (o HE)
a 37 C per 24 ore. Successivamente sono stati arricchiti in brodo selenite a 37 C per 24 ore e poi
ripassati in SS a 37 C per altre 24 ore.
I rabdovirus sono stati ricercati su 8 esemplari raccolti morenti o morti nell'area fiorentina. L'esame è stato
compiuto dall'Istituto Zooprofilattico di Firenze.
RISULTATI
Specie rilevate
Per l'area fiorentina sono state rilevate 13 specie; per Bologna, Forlì e Cesena 7 specie (Tab. I.).
Analisi batteriologica degli escrementi
Sono stati rilevati i seguenti microrganismi:
1- P. kuhlii: Proteus sp., Enterobacter sp., Hafnia alvei (Møller, 1954), Klebsiella oxytoca (Függe, 1886),
Staphylococcus aureus (Rosenbach, 1884).
2- H. savii: Proteus sp., Enterobacter sp., Escherichia coli (Migula, 1895), Hafnia alvei (Møller, 1954),
Klebsiella oxytoca (Függe, 1886), Staphylococcus aureus (Rosenbach, 1884).
In due esemplari (1 P.kuhlii e 1 H. savii) sono state evidenziate rare colonie di miceti del genere Candida.
Le abbondanze dei singoli batteri, stimate dal numero di colonie, sono molto variabili da un individuo
all'altro, anche della stessa specie.
Rabbia
Per il momento sono stati esaminati 4 esemplari di P. kuhlii e 4 di H. savii con esito negativo.
DISCUSSIONE
L'ambiente urbano è molto favorevole a sostenere diversificate comunità di pipistrelli, grazie ad una buona
disponibilità di rifugi e di cibo. Le specie più frequenti sono il pipistrello di Kuhl e il pipistrello di Savi. P.
pipistrellus, considerato nella letteratura "storica" la specie in assoluto più comune anche negli ambienti
antropizzati, appare a tutt'oggi confinata nei piccoli aggregati rurali o negli ambienti a maggior grado di
naturalità.
La possibilità che i pipistrelli possano essere un pericolo per la pubblica salute si può tranquillamente
escludere, sia per la difficoltà con cui le persone ne vengono a contatto, sia perché come mostrato dalle
analisi batteriologiche qui presentate e di altri autori (Pinus e Müller, 1980; Piraino et al., 1996; oppure
vedi Lanza, 1998 per una revisione generale dei parassiti), non sono veicolo di agenti patogeni, essendo tali
batteri commensali o, solo in particolari condizioni, patogeni opportunisti. Inoltre le indagini, se pur ancora
incomplete, sulla presenza di rabdovirus nelle popolazioni italiane (vedi Prosperi, 1987; Mutinelli et al.,
1994) non hanno evidenziato alcun caso positivo.
Le cause di morte in ambiente urbano sono state già indagate da Vergari e Dondini (1996) per l'area
fiorentina, dove è risultato circa il 20% di predazione da parte di gatto domestico e il 15% di incidenti
causati dall'uomo. Quest'ultimo valore è sicuramente sottostimato per la difficoltà nel documentare tutti i
casi nei quali gli esemplari vengono uccisi e gettati. Per le altre aree i dati non sono sistematici, ma sono
stati registrati numerosi casi di predazione da parte di gatto (Bologna e Forlì) a carico di P.kuhlii e H.savii.
Scontri con autoveicoli hanno interessato i soprannominati e E.serotinus (Cesena) nonché R..hipposideros
e P.austriacus (Forlì). Risulta evidente che i gatti costituiscono un grosso pericolo per i pipistrelli, che li
uccidono nella quasi totalità delle catture. Anche l'interazione con l'uomo non è sempre positiva; infatti sono
stati documentati vari casi di intolleranza nei confronti sia di colonie, sia di singoli esemplari che casualmente
trovano ricovero all'interno delle abitazioni. Un caso classico è rappresentato dall'uso, particolarmente
frequente in P. kuhlii e H. savii, dei cassonetti degli avvolgibili come rifugio; la presenza degli escrementi sul
terrazzo o sul davanzale (anche in piccole quantità) suscita spesso una reazione negativa che termina con la
richiesta di eliminare la colonia. Si sono verificati casi di richiesta di intervento ai Vigili del Fuoco (si veda
l'articolo apparso sul quotidiano La Nazione del 5 agosto 1994:'Caccia al pipistrello nella stanza dei figli'
oppure Il Tirreno del 1 settembre 1994: 'Famiglia terrorizzata nella notte da uno stormo di pipistrelli') e
continuano ad uscire articoli allarmistici e di cattiva informazione sui giornali (si vedano gli articoli apparsi
sul quotidiano La Nazione del 25 luglio 1996: 'Vive nell'incubo di frotte di pipistrelli' e 'Donna assediata dai
pipistrelli').
Solamente nei casi in cui ci sia una coabitazione molto stretta, come quando i pipistrelli sono nel cassonetto
dell'avvolgibile, e manovrandolo si provochi la morte degli esemplari, è consigliata la rimozione della
colonia. Nella grande maggioranza dei casi i pipistrelli utilizzano solo nel periodo estivo tali rifugi, perciò il
modo migliore per intervenire è di attendere l'inverno, procedere all'ispezione del cassonetto, e chiudere
tutti i fori d'entrata, restringendo la fessura dell'avvolgibile con materiale adatto. In questo modo si evita di
dover traslocare direttamente gli esemplari (per una trattazione più ampia si veda: Debernardi e Patriarca,
1997). Per quanto riguarda il guano, bisogna ricordare che è uno dei migliori concimi organici per le piante
(Albrecht, 1921; Rocchetti e Funaioli, 1963), e questo compensa certamente il fatto di doverlo togliere
periodicamente dal balcone.
Nei casi in cui un pipistrello entri volando in una stanza, occorre aprire la finestra, spegnere la luce e
chiudere la porta, lasciandolo solo nella stanza. Se invece viene trovato un esemplare a terra che non è in
grado di volare, va raccolto con un panno e posto in una scatola di cartone con della stoffa all'interno.
Come primo intervento bisogna tenerlo al caldo e somministrare latte di mucca tiepido diluito con acqua;
questa è una formula d'emergenza, perché se è un orfano va nutrito con latte ad alto contenuto proteico,
come quello per cuccioli di cane, se è un adulto con larve di tenebrionidi (Tenebrio molitor), con aggiunta
di sali minerali, calcio e vitamine.
In definitiva risulta evidente come il fattore maggiormente importante per la salvaguardia di queste comunità
negli ambienti urbani sia da ritenersi una capillare e funzionale campagna di informazione, affiancata da
specifiche azioni di grande effetto (Zava e Di Bella, 1992; Dondini e Vergari, 1996). L'attivare un servizio
di consulenza e aiuto per i cittadini è poi di grande aiuto per il recupero dei feriti, dei giovani e per una
raccolta copiosa di importanti dati.
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Tabella I. Lista delle specie rilevate nell'area metropolitana fiorentina e nelle città di Bologna, Cesena e
Forlì, confrontate con altre realtà italiane ed europee. Le specie segnate con l'asterisco sono state rilevate
anche con il bat-detector. Per il Myotis bechsteini le segnalazioni risalgono al 1879 e 1899, mai
riconfermate.
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geocities.com/capecanaveral/hangar)                   (
geocities.com/capecanaveral)