Le
vie verso la Francia e la Germania sono oggi aperte a noi e chiuse
ai nostri nemici : lorgoglio stradale e il panorama alpino
traspaiono, evidenti, in questa frase, quasi urlata dai rappresentanti
del comune di Milano dopo la conquista nel 1242 di Bellinzona,
chiave daccesso ai passi dei Grigioni (Lucomagno e Spluga)
e al novello Gottardo. Cambiamo secolo, ma non prospettiva: ho
in mano tutte le strade fra lItalia e la Germania;
lo scrive, soddisfatto, il potente Rodolfo dAsburgo al
Doge di Venezia dopo aver acquistato, nel 1363,la contea del
Tirolo, le sue montagne, le sue strade e i suoi passi. La stessa
Venezia era, del resto, tutta protesa a canalizzare il traffico
diretto al valico del Brennero lungo la strada del Cadore e della
Pusteria (detta ancor oggi strada dAlemagna), ovvero in
direzione della via che più a lungo rimaneva allinterno
dei domini di San Marco.
Questi pochi esempi, che ne richiamano moltissimi altri, dalla
Savoia allOssola, dal Friuli al Vallese, ricordano quanto
importante fosse, nel tardo medioevo, il controllo politico delle
vie di comunicazione alpine, con le loro aree di strada concorrenti
e specializzate, con le loro chiuse di valle frequentemente adibite
a pedaggi, con i loro passi sempre più spesso provvisti
di ospizi.
Cerchiamo dunque di capire, e di carpire, i segreti
di questa viabilità monta-na fra XIII e XV secolo.
Il primo punto riguarda le caratteristiche di lunga durata degli
itinerari alpini:
quali ne erano gli elementi fissi, o perlomeno stabili, dalla
geografia al clima, dalle vette alle valli, dai colli alle chiuse?
Il secondo tema rinvia al profilo stesso della strada: di quali
vie parliamo, e di quante? La strada alpina era spesso molteplice
e si declinava al plurale; dobbiamo considerarla più come
un complesso fascio di strade che come ununica direttrice
viaria. E inoltre, chi frequentava questa pessima via ,montuosa,
limosa et lapidosa, dove la neve, la pioggia e il
cattivo tempo la fanno da padroni come ricordano, ancor
stupiti di essersi salvati, due fratelli friulani nel 1428, idealizzando
in parte la loro traversata fra Innsbuck e Spilimbergo?
Al centro della mappa Trento e la strada del Brennero
Vi incontreremo mercanti ed eserciti,
pellegrini e artigiani, greggi e corti. E, ancora, cosa si trovava
lungo la strada, quali ne erano le infrastrutture di sostegno
e di controllo, dai pedaggi agli ospizi, dalle Susten grigionesi
alle cappelle mortuarie, come il Charnaio del Moncenisio
citato in numerosi itinerari di pellegrinaggio del XV secolo?
La terza questione si riferisce al nesso fra scelte stradali
e strategie politiche e richiama i brani citati in introduzione.
Quali poteri erano interessati a quali itinerari? Sino a che
punto le strategie politiche di protagonisti volti a controllare
entrambi i versanti montani, dai Savoia alle comunità
di Un, erano in grado di modificare le gerarchie degli itinerari
e luso, più o meno specializzato, dei loro passi?
Chi appariva vincente: il potere o la strada, il territorio o
i viaggiatori, chi dimorava in montagna o chi la traversava?
A queste domande l'autore cerca di rispondere
con un lungo articolo corredato da immagini e mappe. |