Il Diluvio Biblico
Genesi 6,1 - 9,29
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Se si vuol
esaminare il racconto biblico del Diluvio Universale è indispensabile, prima di ogni
altra considerazione, chiarire alcune idee fondamentali relative al possibile utilizzo dei
racconti biblici quale fonte di notizie storiche e all'attendibilità delle narrazioni
contenute nel libro dei libri. Fino al Regno di Davide (950 a.C.
circa) la letteratura d'Israele resta essenzialmente una letteratura di tradizione,
all'interno della quale la scrittura svolge un ruolo molto ristretto. La seconda opera scritta, di poco
posteriore all'opera Jahvista, è la tradizione Elohista [E]. Una terza opera letteraria
(collocabile storicamente al tempo della cattività babilonese, vale a dire negli anni
597-538 a.C.) è il codice Sacerdotale [P].
L'intento di quest'opera non è narrativo, ma unicamente dottrinale: tutto è pensato in funzione teologica. A queste tre grandi tradizioni
bisogna aggiungerne altre due non meno importanti: la produzione letteraria legata all'attività
profetica e la cosiddetta letteratura del patto, una serie di opere letterarie che
godevano di una certa ufficialità e che sono confluite nel documento deuteronomistico.
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Da queste scarne
notizie storico-letterarie emerge in modo evidente che, volendo utilizzare la Bibbia quale
possibile fonte di informazioni storiche riguardanti le vicende della preistoria
dell'umanità, è assolutamente indispensabile leggere i racconti tenendo conto delle
redazioni che hanno contribuito alla loro composizione e soprattutto delle finalità che
tali redazioni si prefiggevano. Il nucleo fondamentale dell'analisi storica delle vicende della preistoria del popolo d'Israele può, a mio avviso, essere identificato in Deuteronomio 26, 5-7:
Il "fatto storico" fondamentale nella storia del popolo
d'Israele è la liberazione dall'Egitto: una vicenda complessa, molto meno lineare di
quanto il racconto biblico ad una prima lettura consente di ricostruire; una serie di
eventi che hanno segnato profondamente la vita di più clan inizialmente indipendenti, al
punto da innescare un potente richiamo alla coesione ed all'identificazione quale unico
popolo. La stesura dei racconti orali doveva rispettare tre punti fondamentali:
In questo contesto emerge evidente il motivo per il quale il racconto del
Diluvio Universale (la seconda creazione) si incontra con stupefacenti somiglianze sia
nella Bibbia che nelle tavolette cuneiformi che narrano le vicende di Atra-hasis
(tradizione sumerica) e l'epopea di Gilgamesh (tradizione babilonese).
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Dopo questa premessa storico-letteraria e alla luce di quanto detto possiamo ora cercare di cogliere qualche spunto dal racconto biblico, precisando, a scanso di equivoci, che non è certo il mio intento quello di proporre una lettura religiosa, ma unicamente suggerire elementi di discussione e di approfondimento. Il primo dato che balza all'occhio leggendo il racconto del Diluvio
universale è la sconcertante discordanza della narrazione su taluni aspetti tutt'altro
che secondari della vicenda di Noè: discordanza attribuibile proprio alle diverse
tradizioni che hanno concorso alla stesura finale. Sempre a proposito di discordanze, ancora più sconcertante è
l'indicazione della durata del Diluvio: la versione sacerdotale è estremamente
dettagliata nell'elencare la scansione temporale delle varie fasi e addirittura fissa con
precisione il giorno e quello conclusivo facendo durare l'intera vicenda 375 giorni
(notiamo, per inciso, che il giorno nel quale Noè esce dall'arca corrisponde, nel
calendario babilonese, al primo giorno dell'anno, e questo la dice lunga sugli intenti
dottrinali di tale tradizione). Incerta è anche la natura del fenomeno-diluvio. Ma non vi sono solo discordanze nelle due tradizioni dal cui intreccio ci
proviene il racconto biblico del Diluvio universale: uguali infatti sono il punto di
partenza ed il punto di arrivo dei racconti. Dal racconto emerge anche la necessità di rassicurare l'umanità che non
vi sarà più il ritorno al caos primordiale e che l'esperienza del Diluvio non verrà
più rivissuta dall'uomo e proprio in questa luce va interpretata la promessa di Dio a
Noè al termine della sua avventura. |
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