"Testimonianza: Willy e l'esame della vita
SONO STATA insegnante di liceo di William Frediani, il giovane attualmente agli arresti domiciliari perché accusato di essere la mente di un'organizzazione eversiva, coinvolta nelle indagini sugli atti compiuti ai danni di alcuni esponenti di An della provincia.
Ho conosciuto la «mente» di Willi come quella di un ragazzo molto sensibile, dolcissimo, fin troppo disponibile all'amicizia e al «mettersi in gioco» nei rapporti umani.
Mi riempie di amarezza il fatto che la stampa abbia sottolineato con un'enfasi per niente «neutra» il rapporto che lo legherebbe alle sue presunte «vittime»: sarebbero stati suoi compagni di classe. Ma ciò, ed è quanto posso sottoscrivere, non risponde a verità.
Willi aveva stretto, con i suoi compagni di classe, nessuno escluso, un vincolo di solidarietà e complicità, solido e memorabile, come può essere in quegli anni che determinano una vita.
Non mi pare sia il caso di catalogare questa vicenda sotto la facile etichetta di un'aberrazione umana e ideologica: e se credo che la giustizia debba rettamente (rettamente!) fare il suo corso, vorrei ricordare che, anche per Willi Frediani vale come per tutti, fìno a prova contraria, la presunzione d'innocenza. Io lo ricordo come una persona amante della verità, disponibile all'ascolto, alla riflessione. E credo che, dimenticate le regole del greco e del latino, abbia serbato nella sua «mente» quella lezione di umanità che io e altri abbiamo la convinzione di avergli trasmesso, e che vorrei gli fosse di conforto in questo momento difficile, in questo vero esame della vita.
Donatella Puliga
Risponde la redazione
Ci dispiace che l'insegnante di William Frediani sia rimasta così amareggiata dalla lettura di quanto è stato scritto sul suo ex alunno. Purtroppo su Frediani gravano pesanti accuse formulate non dalla stampa, ma dagli inquirenti, in seguito ad una lunghissima scia di raid e attentati, che hanno non solo amareggiato, ma anche spaventato l'opinione pubblica, creando momenti di forte tensione. Sarebbe stato certamente meglio che tutto ciò non fosse mai accaduto e che nessuno dovesse essere chiamato a rispondere di reati tanto gravi. Ma poiché questo è solo un pio desiderio crediamo che tutti, insegnante compresa, debbano tenere nella debita considerazione i risultati emersi dalle indagini.
LA NAZIONE 6 agosto 2004[Ndr Quanto sarebbe stato meglio se qualcuno della
Redazione
si fosse degnato di dare un'occhiata agli atti depositati, prima di
scrivere,
magari ascoltando le controdeduzioni della difesa, invece di
trasformare il
mestiere di giornalista in portavoce di altre menti.
Quanto sarebbe stato
meglio sapere di avere dei giornalisti autonomi, dotati di
capacità di critica,
e non pieni di inspiegabile odio verso i giovani, la libertà e
le norme democratiche.
La cosa grave è che chi risponde non ha neppure letto questa
lettera: cosa
c'entra infatti questa risposta con la presunzione d'innocenza? Non
c'entra
nulla ed infatti per il giornalista che risponde (a nome delle
Redazione)
quello che conta è ciò che decidono carabinieri, polizia,
procuratori, cui
sembra molto legato.
In questo modo fornisce la prova certa di ignorare tutti gli innocenti
che grazie a loro
si sono fatti e si stanno facendo il carcere per niente (Tortora per
tutti?). Che idee liberali e
democratiche! L'habeas corpus fatto carne.
Perché non richiedere allora l'immediata carcerazione di
Berlusconi (e Co.)? Su cui gravano pesanti accuse (non è vero?).
E che si è macchiato di
reati tanto gravi (giusto?). (Bisogna dar retta a tutti i procuratori o
si deve scegliere?)
Ma quali sarebbero poi i reati "tanto gravi"? La rapina che reato
è: grave, tantissimo grave, o che altro? E l'omicidio: come lo
chiamo? E lo sterminio subito dal popolo iracheno?
O i reati tanto gravi sono quelli di cui a Pisa
non si è accorto nessuno, se non i colpiti e gli addetti ai
lavori: politicanti, palazzinari, cenaioli, conviviali dell'Hotel
Duomo, ecc.? Quando parlate di
opinione pubblica vi riferite a loro, non alla popolazione. E le vostre
operazioni le fate per loro, non per il popolo. Il popolo tace,
terrorizzato, non da quei ragazzi incarcerati, ma da voi.]