LA NAZIONE: 31 luglio 2004
«Viene confermato Il forte legame tra le Cellule
e il circolo anarco-insurrezionalista pisano»
Ma la Procura contesta gli arresti domiciliari
concessi dal gip: «Rilevante pericolosità: serve
il carcere». Ricorso al Tribunale del Riesame
di Guglielmo Vezzosi
PISA — Scacco alle Cor-Cellule di offensiva rivoluzionaria. A un anno esatto dal primo di una ventina tra attentati
incendiali, azioni intimidatorie e lettere di minacce tutte
rivendicate da questa nuova
sigla apparsa nel panorama
eversivo nazionale, carabinieri e agenti della Digos hanno
arrestato ieri mattina nelle loro abitazioni tre giovani militanti e frequentatori del circolo anarco-insurrezionalista pisano «II Silvestre». E' proprio in questo ambiente — secondo i risultati cui è approdata l'inchiesta condotta dalla
Procura di Pisa e coordinata
dal procuratore capo Enzo
lannelli e dal sostituto Antonio Di Bugno — che le Cor
avrebbero trovato modo di
svilupparsi e affermarsi in maniera autonoma fino a incamminarsi lungo la strada
dell'eversione.
Gli arrestati sono William Frediani, 27 anni, studente della facoltà di Lettere di Pisa indirizzo «conservazione dei
beni culturali», Giuseppe
Buonamici, 25, studente di
Scienze politiche e Francesco
Gioia, 25 anni di Rosignano
Solvay, disoccupato. Pesanti
gli addebiti contestati dalla
Procura: tutti e tré devono infatti rispondere di partecipazione all'associazione a delinquere Cor e due di loro —
Gioia e Frediani — anche di
fabbricazione, detenzione e
porto di ordigni esplosivi. Gli
investigatori avrebbero infatti raccolto le prove di una loro precisa responsabilità e diretta partecipazione all'attentato del 5 aprile scorso quando venne data alle fiamme
l'auto del presidente provinciale di An, Marco Meucci.
E' questo uno dei numerosi attentati messi a segno dalle
Cor le quali, in dodici lunghissimi mesi, hanno dato alle
fiamme macchine e portoni
delle abitazioni di consiglieri
comunali ed attivisti di An, inviato lettere minatorie e bossoli a sindacalisti e a un giornalista de La Nazione, compiuto attacchi contro agenzie
di lavoro interinale, sindacati, imprese edili e anche contro la caserma dei carabinieri
in costruzione a Navacchio.
Frediàni, in particolare, è ritenuto in grado di rivestire un
ruolo di spicco nell'organizzazione. Singolare la sua paraboia politica: in passato è stato attivista di destra e conosceva di persona almeno quattro dei giovani militanti di An
poi finiti nel mirino delle
Cor. Una frequentazione dovuta al comune impegno politico e al fatto che tutti erano
iscritti negli stessi anni al liceo classico «Galileo Galilei» di Pisa. Frediani aveva
poi cambiato idee approdando prima all'estrema sinistra
e, ultimamente, al circolo «II
Silvestre».
I tre giovani si trovano comunque agli arresti domiciliari su disposizione del giudice
per le indagini preliminari Leonardo Degl'Innocenti. Una
decisione, questa, contestata
duramente dalla Procura di Pisa che ha già annunciato di
volersi appellare al Tribunale
del Riesame di Firenze: «Proprio per la pericolosità dei
soggetti —sono parole del
pubblico ministero — riteniamo assolutamente necessaria
la misura della custodia cautelare in carcere».
Sempre ieri sono state eseguite una decina di perquisizioni
nelle abitazioni di altrettante
persone attiviste o vicine al
circolo «II Silvestre», un nome che ritorna come una costante in tutti i passaggi
dell'inchiesta della Procura,
che ritiene di aver raccolto gli
elementi per dimostrare lo
strettissimo legame tra questo gruppo anarco-insurrezionalista e le Cor. I tre arresti di
ieri si aggiungono ai sei già
eseguiti a giugno. Delle sei
persone finite allora in manette solo una è attualmente in
carcere: si tratta di Alessio Perondi, 21 anni, di Cascina, studente di Agraria, accusato di
essere stato fra gli autori materiali dell'attentato del 30 ottobre scorso al cantiere della
nuova caserma dei carabinieri di Navacchio. Una ragazza
venne invece subito scarcerata perché ritenuta estranea ai
fatti, mentre in quattro si trovano agli arresti domiciliari:
si tratta del fiorentino Leonardo Landi di 37 anni, della venticinquenne Benedetta Galante originaria della provincia
di Modena, di Gioacchino
Somma, 33, nativo del Napoletano e di Costantino Ragusa, un personaggio accreditato di uno spessore «politico»
addirittura internazionale essendo ritenuto il «delfino»
dell'ecoterrorista altoatesino
Marco Camenish.
di Giuseppe Mencci
PISA -- Una pentola in cui bolle
di tutto. Estremismo di destra e di
sinistra, ambientalismo e anarchia,
forti richiami alla lotta armata per
riprendere l'offensiva rivoluzionaria interrotta dagli ultimi colpi inferti alle Brigate Rosse e, soprattutto, una grande dimestichezza con
le bottiglie Molotov e gli attentati
alle auto. Il quadro di riferimento
in cui si collocano le Cellule di Offensiva Rivoluzionaria è sempre
più chiaro e inquietante. Ieri, a Pisa, ne hanno, presi altri tre di presunti militanti delle Cor, tutti gravitanti nell'ambito del circolo anarco-ambientalista «II Silvestre»,
quello che si richiama all'ideologia
del terrorista altoatesino Marco Camenish.
I carabinieri e la polizia sono andati a bussare alla porta di William
Frediani, 28 anni, studente di lettere nel corso di conservazione dei
beni culturali, di Giuseppe Buonamici, 25 anni, studente di scienze
politiche, entrambi pisani, e di
Francesco Gioia, 25 anni, di Rosignano Solvay. Sono tutti accusati
di associazione a delinquere per
scopi eversivi come gli altri sei già
arrestati nel corso degli ultimi due
mesi, ed il Frediani ed il Gioia, anche di fabbricazione e detenzione
di ordigni esplosivi. Sarebbero stati loro a far saltare in aria l'auto del
presidente provinciale di Alleanza
Nazionale, alcuni mesi fa.
E' il Frediani, comunque, il personaggio-chiave di questo nuovo capitolo dell'eversione toscana. Sembra sia lui il vero capo del circolo
«II Silvestre» alias Cellule di Offensiva Rivoluzionaria ed appare
decisamente interessante il suo percorso politico. E' partito dall'estrema destra negli anni del liceo, ha
fatto una capriola finendo nei gruppi dell'estrema sinistra, ed è poi approdato nelle file del neoribellismo
di marca ambientalista e anarchica.
Un particolare ha richiamato l'attenzione degli inquirenti. Negli anni del liceo William Frediani conosceva benissimo almeno quattro degli attuali bersagli degli attentati rivendicati dalle Cor. Infatti Flavia Bargagli Stoffi, Diego Petrucci,
Giacomo Mannocci e Giovanna Fusco che si sono visti incendiare la
porta di casa o l'auto, frequentavano insieme al Frediani lo stesso liceo classico «Galilei» di Pisa. E,
sia pure con diverse accentuazioni,
erano dalla stessa parte politica.
Più a destra di tutti il Frediani. Se
le accuse contro di lui sono vere,
può anche darsi che con gli attentati abbia inteso avviare un processo
di rimozione di un passato oggi vissuto come una colpa.
Ma, a parte questa chiave di lettura, le Cor pisane, come emerge dali la relazione semestrale al parlamento sul terrorismo, appaiono più pericolose di quanto possano sembrare, proprio per la capacità di «avanguardia rivoluzionaria» che tendono ad assumere. Vogliono ripetere
l'esperienza dei Nuclei Comunisti
Combattenti - anch'essi nati guarda caso a Pisa - che gli anni '90
furono la palestra in cui prese corpo il rilancio delle Br.
L'arresto dei tre del circolo «II Silvestre» ha poi fatto scoppiare una
polemica all'intemo della magistratura pisana. Mentre il procuratore
capo Enzo lannelli e il sostituto Antonio Di Bugno avevano chiesto l'arresto ravvisando «la pericolosi-
tà dei soggetti», il gip Leonardo degl'Innocenti ha avuto la mano leggera ed ha deciso solo gli arresti domiciliari. Di Bugno ha comunque
annunciato il ricorso al tribunale
del riesame. E certamente sarà di
nuovo esibito quel documento politico inviato ai giornali con il quale
le Cor aderivano all'ideologia bri-
gatista propugnando un «uso politico delle armi con azioni di basso
profilo ma ad alto contenuto simbolico». Come gli attentati incendiari
contro esponenti della destra.
Allora militava nelle file
dell'estrema destra
poi era finito a sinistra
Viene considerato
un vero leader
Fra le accuse rivolte
alle Cor c'è anche
quella di avere inviato
una lettera minatoria
alla vedova di Fregosi
di Giuseppe Meucci
PISA - William Frediani è il
personaggio-chiave di questo
nuovo capitolo dell'avventura
delle Cellule di Offensiva Rivoluzionaria. Un capo, lasciano
capire gli inquirenti. Forse, addirittura il capo. Con un passato che si presta a più di una lettura. Innanzitutto il suo interesse per la politica è cominciato
negli anni del liceo classico
«Galilei», quando fra gli studenti di destra era quello più
estremista di tutti e conosceva
bene almeno quattro di quelle
che poi sono state le vittime degli attentati incendiari fatti dalle Cor: Flavia Bargagli Staffi,
Diego Petrucci, Giacomo Mannocci e Giovanna Fusco. Loro
di destra sono rimasti, approdando nelle file di Alleanza Nazionale e per questo sono stati colpiti, mentre il Frediani aveva scelto ben altre strade. Tanto che c'è da pensare - se le accuse saranno confermate - che
nella mente del Frediani abbia
preso corpo un forte desiderio
di rimozione di un passato oggi
vissuto come una colpa. Fino
al punto di colpire i giovani di
cui allora condivideva in buona parte le idee. Già, perché il
Frediani, allievo del corso di
laurea in conservazione dei beni culturali, dalla estrema destra era passato con un triplo
salto mortale all'estrema sinistra, per poi finire nelle file
dell'anarco-ambientalismo che
si richiama al terrorista altoatesino Marco Camenish, recentemente condannato a diciassette
anni per omidicio. Era finito, insomma in quel circolo «Il Silvestre», che secondo gli inquirenti altro non è che una sigla di copertura per le Cellule di Offensiva Rivoluzionaria, quelle stesse che da almeno un anno fanno di tutto per occupare un posto di prima fila nello scenario del terrorismo italiano. Ma, a parte questa interpretazione più in chiave psicanalitica che
giudiziaria, c'è da dire che sono nate in quell'ambiente, scritte dalla stessa mano (e gli inquirenti non hanno dubbi su chi
sia l'autore) le lettere di minaccia ai sindacalisti della Uil e della Cisl di Pisa e Livorno, le rivendicazioni degli attentati incendiari, il documento politico
di appoggio alla strategia delle Brigate Rosse in cui si sostiene
la necessità di riprendere la lotta armata. Ed è nato in
quell'ambiente, scritto ancora
dalla stessa mano, quello che
gli inquirenti hanno definito il
reperto d'accusa più grave, che offende il comune senso del dolore e della pietà. Una testimonianza concreta della pericolosità e del fanatismo di chi lo ha scritto. Il 21 giugno scorso, infatti, le Cellule di Offensiva Rivoluzionaria, o chi per esse, inviarono una lettera contenente
gravi minacce a Paola Gialli
Cohen, da pochi mesi vedova
del luogotenente dei carabinieri Enzo Fregosi, ucciso dai terroristi iracheni durante il terribile attentato di Nassirya.
Alla luce di questo aspetto
dell'attività delle Cor sottolineato dagli inquirenti, assume anche un significato particolare la
relazione semestrale dei servizi
segreti inviata oggi a Parlamento. Nel documento si afferma
infatti che l'Italia è un «obbiettivo pagante per il radicalismo
islamico» e che questo può anche tentare (se non lo ha già fatto) un raccordo con i gruppi
anarco-insurrezionalisti come
le Cor che rappresentano il pericolo numero uno della eversione nata sul territorio nazionale.
Una organizzazione quella delle Cor, che ancora una volta rivela la sua origine pisana e il
suo obbiettivo di saldarsi con i
gruppi «storici» del terrorismo
ripercorrendo la strada dei Nuclei Comunisti Combattenti.
Nacquero amch'essi Pisa a metà degli anni Novanta e sono
stati l'incubatrice delle nuove
Brigate Rosse, quelle della Lioce e della Banelli, oggi sconfitte.
La stampa
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