Altre fonti: Agosto 2004

[In blu: falsità, bugie, illazioni e altre infamie]



La Repubblica – Firenze attualità – domenica 8 agosto 2004
Arrestato a Pisa
Cor, studente in cella col Corano
PISA – In carcere con il Corano. William Frediani, 28 anni, lo studente pisano di lettere finito in carcere con l'accusa di far parte delle Cor (Cellule di Offensiva Rivoluzionaria), che hanno rivendicato dall'estate del 2003 una ventina di attentati, con sé ha voluto solo il libro sacro dell'Islam. Ai carabinieri, che sono andati a prenderlo a casa e lo hanno invitato a portare con sé abiti ed effetti personali, ha risposto: "Non importa, porto solo questo", e ha mostrato il Corano.


Il Giornale della Toscana - pagina 4 - 8 agosto 2004
I retroscena dell'inchiesta che ha decapitato le cellule di offensiva rivoluzionaria
Il militante Cor in carcere col Corano
«È stata un'indagine faticosa: non usano telefoni e si muovono quasi sempre a piedi»
I frequentatori del Silvestre erano «sotto osservazione» da più di due anni
di SIMONA GIUNTINI
da Pisa
Sarà il Corano a fare compagnia in carcere a William Frediani, lo studente di 28 anni da venerdì dietro le sbarre con l'accusa di far parte delle Cor, le Cellule di offensiva rivoluzionaria, accusate di aver firmato una ventina di raid incendiari nell'arco di un anno. Il giovane si trovava agli arresti domiciliari dal 30 luglio scorso: venerdì sera è finito in carcere in esecuzione di una nuova misura cautelare in relazione all'indagine sull'ultima azione rivendicata dalle Cor, l'incendio doloso appiccato lo scorso 25 luglio al portone dell'abitazione di Giovanna Maria Fusco, esponente di An a Pisa.
Quando i carabinieri sono andati a prelevarlo a casa per trasferirlo in carcere, lo studente ha voluto portare via solo il libro sacro dell'Islam. I militari gli hanno detto di prepararsi una borsa con indumenti ed effetti personali ma la sua risposta è stata: «Non importa, porto solo il Corano». Il particolare è stato reso noto dal comandante del Nucleo operativo dei carabinieri di Pisa, il maggiore Remo Robazza.
A segnare lo sviluppo dell'indagine su Frediani è stato l'intervento della polizia, hanno rivelato i carabinieri. Gli agenti hanno ricostruito il percorso dell'ultima rivendicazione fatta il 29 luglio ad alcuni quotidiani nazionali e toscani e al giornalista Vittorio Zucconi. «È stata un'indagine lunga, faticosa e difficile quella sugli anarchici - ha dichiarato il comandante del Nucleo Operativo dei Carabinieri di Pisa, il maggiore Remo Robazza – Queste sono persone che vivono in maniera quasi maniacale, non usano telefoni, si muovono soltanto a piedi o in bicicletta e si contropedinano da soli». Dopo gli arresti eccellenti dei giorni scorsi gli inquirenti vuotano il sacco sull'indagine riguardante le Cellule di Offensiva Rivoluzionaria che ha portato al fermo di ben nove persone.
La prima azione che porta la firma delle Cor è del 15 luglio 2003 quando, alla sede dell'Unione Generale del Lavoro, viene forzata una porta di ingresso secondaria e bruciata una targa. È quasi trascorso un anno ma per i carabinieri del Reparto operativo di Pisa le indagini scattano ben due anni fa. A Pisa iniziano i primi attentati, nessuna rivendicazione, ma i militari dell'Arma risalgono ugualmente ad uno dei maggiori esponenti del circolo anarchico "II Silvestre". Da qui la decisione di non arrestare l'uomo bensì quella di far tesoro della scoperta e continuare a scavare negli ambienti anarchici pisani. Diciannove sono gli attentati messi a segno dalle Cellule di Offensiva Rivoluzionaria, poi iniziano i passi falsi e con questi i primi arresti. A finire in manette Benedetta Galante, Leonardo Landi, Alice Motta, Gioacchino Somma ed Alessio Perondi, poi è la volta di Costantino Ragusa, il delfino di Marco Camenisch, ed infine di Francesco Gioia, Giuseppe Bonamici e William Frediani. «È un pericolo pubblico – ha detto di Frediani il maggiore Robazza - lui è il responsabile degli attentati incendiari all'auto di Marco Meucci e all'abitazione di Maria Giovanna Fusco nonché l'autore della lettera minatoria inviata alla vedova del luogotenente Enzo Fregosi ucciso nell'attentato di Nassiriya e del documento intitolato "Primo documento chiarificatore" nel quale si inneggiava alla lotta armata e alla guerriglia urbana».
Polizia e carabinieri hanno inoltre scoperto che a spedire via e-mail alle redazioni di alcuni quotidiani locali e nazionali l'ultima rivendicazione, quella dell'attentato a Giovanna Fusco, era stato proprio lui. Lo aveva fatto tramite un indirizzo di posta elettronica creato da un computer dell'Università di Pisa, mentre l'e-mail era stata spedita da un terminale della biblioteca provinciale. Dei nove anarchici arrestati sei si trovano adesso ai domiciliari (Galante, Landi, Somma, Ragusa, Gioia e Buonamici), due sono in carcere (Perondi e Frediani), una soltanto è tornata in libertà. Un ottimo risultato conseguito da polizia e carabinieri sotto il coordinamento della procura di Pisa ma l'inchiesta non si può dire ancora conclusa.



Il Giornale della Toscana - pagina 6 - 10 agosto 2004

Cor, forse già in Francia il militante evaso

Il giovane si trovava ai domiciliari dal 30 luglio scorso. La procura: "E' pericoloso"

da Pisa
Potrebbe già essere oltre confine, forse in Francia, Francesco Gioia, il giovane di 25 anni, arrestato il 30 luglio nell'ambito dell'inchiesta sulle Cellule di offensiva rivoluzionario. Gioia era agli arresti domiciliari nella casa dei nonni a Rosignano Solvay (Livorno) ma da sabato sera è sparito. Il giovane aveva ricevuto la «visita» dei carabinieri nel pomeriggio alle 16.30 ma al successivo controllo, alle 19.30, non c'era più. I familiari non hanno saputo dare indicazioni sulla fuga ma sembra certo che il giovane non abbia denaro, un'auto o altri mezzi. Quindi potrebbe essere scappato a piedi o potrebbe aver avuto l'appoggio di qualcuno all'esterno.
Secondo gli investigatori ci sono scarse possibilità che il giovane sia ancora in zona. I controlli effettuati in queste ore in ambienti anarchici locali collegati a Gioia hanno dato infatti esito negativo. Gli accertamenti di polizia e carabinieri, impegnati entrambi nelle indagini sulle Cor coordinate dalla procura pisana, mirano adesso a capire se Gioia sia ospitato in clandestinità. Francesco potrebbe aver deciso di scappare dopo aver saputo che giovedì il suo amico William Frediani, ai domiciliari anche lui dal 30 luglio scorso, era stato trasferito in carcere grazie a una nuova ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Pisa per l'ultimo raid incendiario firmato dalle Cor, avvenuto il 25 luglio, quando venne appiccato il fuoco al portone dell'abitazione di Giovanna Maria Fusco, esponente di Alleanza Nazionale.
Ieri intanto il pm pisano Antonio Di Bugno, che col procuratore capo Enzo lannelli coordina l'inchiesta sulle Cor, ha rimarcato la «pericolosità» del giovane per il quale la procura aveva chiesto la custodia cautelare in carcere, negata dal gip che aveva ordinato gli arre.sti domiciliari.
Dei nove anarchici arrestati cinque (escluso l'evaso) si trovano ai domiciliari (Galante, Somma, Landi, Ragusa e Buonamici), due sono in carcere (Perondi e Frediani), una sola è tornata in libertà (Motta).

IL RETROSCENA
Niente carcere, per i magistrati non è terrorista [sic]
Gip e pm precisarono che l'organizzazione non aveva scopi eversivi
Eppure si sono macchiati già di 18 raid incendiari


da Pisa
Diciotto raid incendiari contro esponenti politici, sindacati, un giornalista, una caserma dei carabinieri, un'agenzia di lavoro interinale. Si firmano Cor, Cellule di Offensiva rivoluzionaria, con il simbolo della stella a cinque punte di colore bianco cerchiata su sfondo nero. In carcere, accusati di far parte dell'organizzazione, sono finiti in nove, tutti giovani militanti o semplici frequentatori del circolo di area anarchica «II Silvestre» di Pisa, da anni nel mirino degli investigatori. L'accusa è associazione per delinquere. Il gip Leonardo Degl'Innocenti - che il 28 luglio scorso ha disposto gli arresti domiciliari per William Frediani, Giuseppe Buonamici e Francesco Gioia - nell'ordinanza di custodia cautelare dice di «non ravvisare nelle Cor un'organizzazione terroristica o eversiva in quanto pacificamente non connotata da finalità di terrorismo, e secondo quanto emerso, nemmeno da chiare finalità di eversione dell'assetto democratico dello Stato, ma soltanto un'associazione per delinquere volta alla commissione di una pluralità di reati di danneggiamento e minaccia grave posti in essere anche mediante violazioni della norma in materia di armi».
La procura di Pisa non ha mai ipotizzato l'associazione terroristica o eversiva come tutti si aspettavano. In quel caso il fascicolo sarebbe passato automaticamente alla procura di Firenze, competente sulle organizzazioni terroristiche operanti in Toscana. E forse il timore di dover cedere un lavoro di anni svolto in silenzio, prima di raccoglierne i frutti, ha spinto gli inquirenti pisani a essere particolarmente cauti nella formulazione dell'ipotesi di reato. Ma di fronte all'evasione di Francesco Gioia viene naturale fare una riflessione: se il pm - che anche ieri ha rimarcato il fatto che era stata chiesta la custodia in carcere data la pericolosità dei soggetti - avesse formulato l'accusa di terrorismo il gip avrebbe comunque disposto i domiciliari? Difficile pensare che il terrorismo, in questa vicenda, non c'entri nulla. Il documento programmatico delle Cellule di offensiva rivoluzionaria è stato spedito anche alla brigatista Nadia Desdemona Lioce nel carcere di Sollicciano: "La nostra ambizione è costruire un'organizzazione che sia anello di congiunzione delle componenti rivoluzionarie comuniste combattenti, anarchiche, insurrezionali e antimperialiste. Ci piace ricordare la definizione che si dettero le Brigate rosse: "gruppi di proletari che hanno capito che non serve a niente minacciare a parole e di tanto in tanto esplodere in uno sciopero, ma hanno capito anche che i padroni sono vulnerabili nelle loro persone, nelle loro case. Una tanica di benzina e una Beretta sono le migliori alleate di un'organizzazione rivoluzionaria"".
È lo stesso sostituto procuratore Antonio Di Bugno, nella sua richiesta di arresto al gip, dopo aver elencato tutti i reati commessi da Francesco Gioia, Giuseppe Buonamici e William Frediani, a spiegare che il "primo documento chiarificatore" apparso per la prima volta il 4 giugno 2004 e firmato congiuntamente dalla cellula toscana e romana, nel quale si incitava alla ripresa della lotta armata, non ha avuto alcun riflesso sull'attività del gruppo. Le azioni poste in essere successivamente a quel documento - scrive il pm al gip che dovrà decidere sulla richiesta di arresto - che volevano essere una dura risposta all'azione repressiva che si era abbattuta sui compagni Perondi, Landi, Galante, Somma, Motta e Ragusa, «svelano appieno l'inconsistenza operativa di quel programma che è rimasto, come era prevedibile e auspicabile, nel limbo delle velleitarie ambizioni di questa organizzazione criminale. Il tutto si è ridotto nello spedire per lettera delle minacce». La dimostrazione, secondo il pm, arriva dal fatto che le Cor si preoccupano di sottolineare la loro attenzione per il rischio di un eventuale coinvolgimento di persone e abitazioni diverse da quelle avute di mira, «preoccupazione che smentisce l'inizio di una fase di lotta armata e guerriglia urbana».
Il pm conclude poi richiedendo per i tre amici la misura cautelare in carcere a causa dell'"eccezionale pericolosità dei soggetti che fanno parte dell'organizzazione criminale": oltre al fatto che i tre stavano preparando un'azione violenta nei confronti del medico legale Luciano Bassi, gli episodi commessi con effetti limitati «sono suscettibili di assumere connotati ben diversi essendo state rivolte delle minacce direttamente alla persone con invio di proiettili calibro 9x21, il che fa presumere anche il possesso di armi». Pericolosi dunque, sostiene il pm, ma non terroristi.
[AMoll]


La Repubblica - Cronaca di Firenze - pag. V - 21 agosto 2004

Pisa, azione dedicata agli anarchici arrestati nell'inchiesta sul terrorismo [sic]
Liberano 210 conigli e minacciano l'allevatore
Blitz del Fronte di liberazione animale
Sul sito le foto dei militanti incappucciati "Solidarietà agli attivisti del Silvestre"
Lo stesso gruppo firmò l'apertura delle gabbie di 450 topolini nei laboratori universitari

FRANCA SELVATICI
PISA - II Fronte di liberazione animale ha compiuto un'incursione in un allevamento in provincia di Pisa, liberando 210 conigli, e ha dedicato "l'impresa" agli attivisti del circolo anarchico «II Silvestre» arrestati nell'inchiesta sulle Cellule di offensiva rivoluzionaria. L'incursione nell'allevamento è avvenuta la notte del 24 luglio. Ma la notizia era rimasta riservata, sinché non ha provveduto lo stesso Fronte di liberazione animale a diffonderla attraverso un comunicato apparso l'altro ieri notte sul sito Anarcotico.net, corredandolo di foto di militanti incappucciati che mostrano i conigli liberati.
L'allevamento preso di mira serve da decenni le macellerie delle province di Pisa e Livorno.
Gli animalisti, tuttavia, lanciano violente accuse contro l'allevatore, sostenendo che i conigli liberati «erano probabilmente destinati ai laboratori di vivisezione». «Gli animali nei suoi capannoni - scrivono nel loro stile da giustizieri - non vanno a finire uccisi barbaramente solo nei macelli, per il gusto dei carnivori, ma sono anche oggetto della sperimentazione nei laboratori, per una tortura in nome del denaro. La vivisezione è solo un miliardario commercio e deve finire».
Il comunicato prosegue con una serie di pesanti minacce nei confronti dell'allevatore. «Smetti di avere connessioni con la vivisezione, o ne pagherai le conseguenze», lo ammoniscono gli animalisti, specificando di averlo spiato e seguito e di aver conosciuto tutta al sua proprietà. "Non faticheremo a tornare», lo avvertono.
Segue la solidarietà agli arrestati del Silvestre: «La libertà acquistata in questa notte dagli animali che ora teniamo in mano felici possa dare forza a chi nella lotta contro questo sistema che sfrutta e uccide si è trovato imprigionato nelle carceri! Solidarietà agli attivisti del Silvestre!».
Dei 210 conigli scomparsi dall'allevamento il 24 luglio non è stata trovata alcuna traccia. Può darsi che siano morti di stento e di fame. All'inizio gli investigatori hanno ipotizzato che potesse trattarsi di un furto mascherato da liberazione, e che gli animali potessero essere finiti nei macelli clandestini. Il comunicato del Fronte di liberazione animale colloca invece l'incursione nel solco della strategia dei gruppi animalisti più estremi. Portava la stessa firma l'incursione del primo aprile scorso nello stabulario dell'università di Firenze a Careggi. In quella circostanza gli animalisti filmarono l'azione e poi inviarono il video alla agenzia giornalistica Ansa. Il commando trafugò 450 topolini, imbrattò il laboratorio, devastò le apparecchiature scientifiche, e sulle pareti lasciò scritte di minacce contro i ricercatori: «Assassini, farete la stessa fine».
Rispetto alle tipiche incursioni degli animalisti, quella nell'allevamento in provincia di Pisa contiene un elemento in più: l'attestato di solidarietà con gli attivisti del Silvestre. Il circolo anarchico di Pisa è al centro delle indagini della procura di Pisa sull'attività delle Cor, le Cellule di offensiva rivoluzionaria che da circa un anno rivendicano attentati, incendi e messaggi di minacce nei confronti di esponenti politici, di sindacalisti, di giornalisti, prendendo di mira in particolare esponenti di An, a cui hanno bruciato auto e portoni di casa, e arrivando a minacciare anche la vedova del luogotenente dei carabinieri Enzo Fregosi, ucciso nell'attentato di Nassiryia. L'indagine sulle Cor, che preannunciano un programma di guerriglia metropolitana sul modello delle prime Br, ha portato all'arresto di sei attivisti del Silvestre, seguiti, il 30 luglio, da altri tre militanti, uno dei quali è poi fuggito dagli arresti domiciliari.


"La Repubblica" 25 agosto 2004

UN FILO TRA COR E ALF?
Alcuni nomi ricorrerebbero dietro le azioni di nuove sigle
Indagini sul terrorismo un filo tra Cor e Alf
La solidarietà dell´ala più estrema di animalisti ai radicali del "Silvestre"

SIGLE diverse per firmare azioni diverse. Ma dietro di esse potrebbero esserci le stesse persone. Era così per le nuove Brigate Rosse, che firmavano le azioni minori con le sigle Nipr e Npr. E´ possibile che qualcosa del genere stia accadendo nella galassia insurrezionalista, dove sembrano essere scomparsi i confini netti fra marxismo-leninismo, anarchismo, animalismo.
Le indagini di Pisa sulle Cor, le Cellule di offensiva rivoluzionaria che dall´estate 2003 hanno rivendicato attentati incendiari e messaggi minatori a esponenti politici, sindacalisti e giornalisti, sono sfociate, fra giugno e gli inizi di luglio, nell´arresto di sei aderenti al circolo anarchico "Il Silvestre". La notte del 24 luglio il Fronte di liberazione animale (Alf) entra in un allevamento di conigli in provincia di Pisa, ne libera 210 e minaccia pesantemente il proprietario. La rivendicazione si conclude con un attestato di solidarietà agli attivisti del Silvestre arrestati: "La libertà acquistata in questa notte dagli animali che ora teniamo in mano felici, possa dare forza a chi nella lotta contro questo sistema che sfrutta e uccide si è trovato imprigionato nelle carceri!". Il 30 luglio vengono arrestati altri tre attivisti del Silvestre. Secondo la procura di Pisa, fanno parte delle Cor. Si chiamano William Frediani, Francesco Gioia e Giuseppe Buonamici. Gli ultimi due, Gioia e Buonamici, hanno aderito a battaglie animaliste. Fra il novembre e il dicembre 2003 hanno partecipato a San Polo d´Enza a manifestazioni contro l´allevamento Morini, il principale bersaglio italiano del Fronte di liberazione animale. Qui nella notte fra il 21 e il 22 novembre 2002 attivisti di Alf liberarono 129 cuccioli di Beagle destinati a centri di ricerca. Da allora la titolare dell´allevamento non ha avuto pace. E il boicottaggio e le azioni del Fronte si sono estese ai centri di ricerca collegati con il Morini, come lo stabulario dell´università di Firenze a Careggi, dove il primo aprile scorso sono state liberate 450 cavie, distrutte le apparecchiature e minacciati i ricercatori.
Le Cellule di offensiva rivoluzionaria sembrano ispirate al marxismo leninismo. Progettano un ritorno alle origini della lotta armata in Italia. Si ispirano alle prime Brigate Rosse e intitolano uno dei gruppi al brigatista Mario Galesi. Gli anarchici respingono come "un inconcepibile e assurdo teorema" l´ipotesi che il Silvestre sia l´incubatrice delle Cor. Ma le indagini sembrano provare l´esistenza di scambi fra le due realtà e fra queste e l´animalismo. I vecchi schemi non bastano più per capire che cosa sta ribollendo nella sinistra più estrema.


Tutti gli articoli di agosto 2004
Comportamento dei media nell'inchiesta sulle Cor
H O M E