[In blu: notizie false, illazioni, errori]

La Nazione: agosto 2004







1 agosto 2004. La Procura insiste e ricorre contro i «domiciliari»
'Le Cor in carcere' Magistrati contro
«Evidente la pericolosità dei soggetti» dicono i pm che contestano la decisione del gip di non concedere la custodia cautelare in carcere. Il sindaco plaude al lavoro degli investigatori: «Quegli attentati erano indegni per Pisa»
di Guglielmo Vezzosi
PISA - Quella che inizia domani si annuncia come una settimana delicatissima e decisiva per l'inchiesta sulle Cor, le Cellule di Offensiva Rivoluzionaria, il nuovo gruppo che negli ultimi dodici mesi si è assunto la paternità di una ventina di attentati e che si era già dotato di una struttura e di una ramificazione in Lazio, per la precisione a Roma. Anche qui le Cor hanno infatti rivendicato azioni intimidatorie, forse il preludio per un salto di qualità sul quale, non a caso, si era concentrata anche l'attenzione dei Servizi Segreti e che l'inchiesta della Procura della Repubblica di Pisa sembra essere riuscita a stroncare per tempo.
Con i tre arresti compiuti venerdì sale in totale a otto il numero delle persone finite in manette (una nona persona, una giovane arrestata in giugno, venne infatti subito scarcerata perché ritenuta estranea ai fatti).
Attualmente solo Alessio Perondi - il primo ad essere preso - si trova al carcere don Bosco. Gli altri sono tutti ai domiciliari: più precisamente quattro in luoghi diversi dal domicilio e gli ultimi tre presso la loro abitazione.
Ma è proprio contro questa misura - concessa dal gip Leonardo degl'Innocenti - che intende ricorrere la Procura di Pisa. L'ufficio dei pm titolari dell'inchiesta - il procuratore Enzo lannelli e il sostituto Antonio Di Bugno - ha annunciato che predisporrà tempestivamente, già da domani, gli atti per appellarsi al Tribunale del Riesame a Firenze. Questo avrà 20 giorni di tempo, dalla ricezione degli atti, per accogliere o respingere la domanda. Secondo la Procura di Pisa - che aveva inoltrato le richieste di custodia cautelare già da dieci giorni - esistono motivi di «rilevante pericolosità» degli ultimi tre soggetti arrestati tali da richiedere e giustificare ampiamente la necessità della custodia cautelare in carcere. Un aspetto, quest'ultimo, sul quale i difensori degli arrestati sono comunque pronti a dare battaglia ritenendo «tutte da dimostrare» le tesi accusatorie del pubblico ministero. Piena soddisfazione e adesione all'operato della Procura viene espressa dal sindaco, Paolo Fontanelli: «Avevo chiesto a nome dell'intera città - dice - una svolta nelle indagini. Lo stillicidio degli attentati e il rituale delle rivendicazioni erano diventate uno spettacolo indegno per Pisa. Restiamo in attesa degli sviluppi dell'inchiesta perché la posizione di ciascuno sia chiarita.
Ma spero proprio che si sia chiusa una vicenda che ha avvelenato per un lunghissimo anno la vita della nostra comunità»

Chi sono gli arrestati
PISA - Gli arrestati di venerdì mattina da polizia e carabinieri gravitano tutti nell'area del circolo anarco-insurrezionalista «II Silvestre». Si tratta di William Frediani, 27 anni, studente alla facoltà di Lettere di Pisa indirizzo «conservazione dei beni culturali», considerato un leader; Giuseppe Buonamici, 25, studente di Scienze politiche e Francesco Gioia, 25 anni di Rosignano Solvay, disoccupato. Tutti e tre devono rispondere di partecipazione all'associazione a delinquere Cor e due di loro - Gioia e Frediani - anche di fabbricazione, detenzione e porto di ordigni esplosivi. Gli investigatori avrebbero infatti raccolto le prove di una loro diretta partecipazione all'attentato del 5 aprile quando venne bruciata l'auto del presidente provinciale di An, Marco Meucci.

Contro l'abitazione di una giovane di An
L'ultima "sfida" sette giorni fa
L'attività delle Cor era continuata anche dopo la prima fase delle indagini che aveva portato, in giugno, all'esecuzione di cinque arresti. L'ultimo attentato risale a domenica scorsa quando, all'alba, è stato appiccato il fuoco al portone dell'abitazione di Giovanna Fusco, 28 anni, giovane attivista di An, segretaria del gruppo consiliare del partito di Fini. La rivendicazione non si era fatta attendere: con un messaggio via internet alla redazione di alcuni giornali le Cor si sono assunte la paternità del rogo. Solo poche ore dopo sarebbe scattato il blitz delle forze dell'ordine.
William Frediani e Francesco Gioia saranno assistiti dall'avvocato Luca Pellegrini; Giuseppe Buonamici da Massimo Focacci
«Le tesi accusatorie sono tutte da dimostrare. Non c'è nessun legame tra Cor e il Silvestre»
Problemi di salute per Alessio Perondi, il primo a finire in manette: chiesti i domiciliari
PISA - «Le accuse formulate dalla Procura sono tutte da dimostrare: una cosa sono le ipotesi, una cosa sono i fatti e le prove». Così l'avvocato Massimo Focacci, difensore di Giuseppe Buonamici, lo studente 25enne iscritto a Scienze politiche: «Ho sentito il mio assistito per telefono e adesso sono in attesa di ricevere copia dell'ordinanza di custodia cautelare». L'avvocato Focacci conosce bene l'inchiesta sulle Cor, essendo anche il difensore di Massimo Perondi, il 21 enne studente di Agraria, il primo ad essere arrestato e l'unico a trovarsi in questo momento in carcere: «Perondi - osserva il legale - ha problemi di salute (una questione seria che non può essere sottovalutata): abbiamo presentato istanza per gli arresti domiciliari; è stato nominato un perito, ma i tempi per completare l'iter sono lunghi».
L'avvocato Focacci contesta poi uno dei cardini dell'accusa, cioè lo strettissimo legame che, secondo la Procura, esisterebbe tra circolo «II Silvestre» e Cor. «Secondo il pm le Cor sarebbero un nucleo formatosi all'intemo de 'II Silvestre'. Ma non è così: si tratta di due storie distinte e separate». E così pure il documento delle Cor ritrovato in un cascinale di Agnano frequentato da esponenti de «II Silvestre» non proverebbe, secondo Focacci, alcunché. «Quel testo (che inneggia alla lotta armata, ndr), è arrivato per posta con busta affrancata, esattamente come ai giornali. Non per questo chi lo ha ricevuto può essere considerato un appartenente alle Cor». Gli altri due arrestati, William Frediani e Francesco Gioia sono invece difesi dall'avvocato Luca Pellegrini di Cecina, che ha patrocinato il Gioia anche in altri procedimenti: «Sono stato chiamato il giorno dell'arresto e ho assistito alle perquisizioni domiciliari. Tutto si è svolto con regolarità e tranquillità. Adesso si tratta di approfondire i dettagli degli addebiti contestati». Su un aspetto i due legali non hanno dubbi: «Non esistono i presupposti per la custodia cautelare in carcere».



2 agosto: Terrorismo [sic!]. Il pm ribadisce la necessità della custodia cautelare in carcere.
Il «Campo antimperialista» chiede la libertà per i giovani: «Frediani, un ragazzo generoso»
Oggi la Procura ricorre contro i «domiciliari» concessi ai tre arrestati
PISA - Oggi la Procura di Pisa predisporrà gli atti da inviare al Tribunale del Riesame di Firenze per ricorrere contro la decisione del gip che ha concesso gli arresti domiciliari ai tre giovani coinvolti nell'inchiesta sulle Cor- Cellule di offensiva rivoluzionaria.
Per i tre - vicini al circolo anarco-insurrezionalista «II Silvestre» - la Procura aveva infatti chiesto la misura della custodia cautelare in carcere parlando di «evidente pericolosità dei soggetti». I tre sono William Frediani, 27 anni, studente di Lettere; Giuseppe Buonamici, 25, studente di Scienze politiche e Francesco Gioia, 25, di Rosignano Solvay.
Un appello per la libertà degli arrestati è stato diffuso dal «Campo antimperialista»- che si è aperto ieri ad Assisi e del quale faceva parte anche William Frediani, descritto dagli organizzatori come un ragazzo «sempre attivo, disponibile, generoso, pronto a sacrificarsi per gli altri, a praticare la solidarietà tra oppressi, a far seguire i fatti alle parole». Secondo i militanti del Campo antimperialista, «il pretesto di questa retata a puntate è la caccia alle cosiddette Cellule di offensiva rivoluzionaria, che si sono assunte la paternità di alcuni modesti atti incendiari ai danni di esponenti politici reazionari pisani. Con labilissimi indizi - sostengono i militanti del 'Campo' - gli inquirenti ritengono che 'II Silvestre' e William siano colpevoli per questi attentati. Non è vero, ma se anche lo fosse si tratterebbe della restituzione di una infinitesima parte della violenza che questo sistema rovescia sugli oppressi».



3 agosto 2004. La Digos è risalita a William Frediani indagando sul passato scolastico delle vittime delle Cor.
Scovato tra i registri
Tra le carte del giovane, ritenuto la 'mente' del gruppo eversivo, c'era una rassegna stampa delle 'imprese' delle Cor.
PISA - Secondo gli investigatori della Digos le Cor - Cellule di offensiva rivoluzionaria - sono William Frediani. O viceversa.[Clap! Clap! Clap!]
Secondo quanto emerso dalle indagini sarebbe proprio il ventisettenne studente di Lettere, indirizzo «conservazione dei beni culturali», la 'mente' del gruppo eversivo che negli ultimi dodici mesi ha rivendicato una ventina di 'imprese' che hanno seminato paurae danni in città e nei dintorni e che, pare, stava per trovare proseliti anche in altre regioni (Lazio).
Ma come si è arrivati all'identificazione di quello che è ritenuto il 'capo' delle Cor? Con una paziente e minuziosa attività investigativa, usando una metodologia classica. Mentre i Carabinieri investigavano direttamente sul circolo «II Silvestre», la Polizia svolgeva indagini parallele sugli 'amici degli amici'. O meglio sui possibili 'punti in comune' (ovvero le persone) che potevano avere i 'bersagli' degli attentati e delle minacce messe in atto dalle Cor. E così la Digos, analizzando gli iter scolastici e universitari di alcune 'vittime' - Giacomo Mannocci, Diego Petrucci, Flavia Bargagli e, successivamente anche Giovanna Fusco - si sono resi conto di un particolare 'inquietante': per un certo periodo i tre (poi diventati quattro) avevano frequentato la stessa classe al liceo classico [esattamente falso! Chi diavolo inventa queste cose? Quali registri hanno guardato?]. E tra i loro compagni c'era anche un personaggio - appunto William Frediani - che ha destato sospetti: da simpatizzante di frange dell'estrema destra, con il passare degli anni, infatti, si era spostato all'estrema sinistra per poi sposare gli ideali anarco-insurrezionalisti, come il suo amico Francesco Gioia con il quale - così sostengono gli investigatori - mise a segno il 5 aprile scorso l'attentato incendiario all'auto di Marco Meucci, segretario provinciale di An. Rogo scoppiato a Calci, paese dove abita l'ex fidanzata di Frediani, che ironia della sorte è parente di Giacomo Mannocci.[Il giornalista "anonimo" non si rende conto di aver confuso i nomi. Il discorso è incomprensibile, ma tanto i lettori sono gente che beve tutto]
Su Frediani, dunque, si concentrano le indagini della Digos. Il giovane viene pedinato 24 ore su 24.[sottolineatura aggiunta] E' lui - come confermerebbe anche la perizia calligrafica, [il giornalista non ha letto la perizia calligrafica] l'autore delle (numerose) lettere di rivendicazione delle 'imprese' delle Cor - inviate ai giornali. Un'attenzione - quella del Frediani nei confronti dei mass media - testimoniata anche dal ritrovamento, tra le sue carte, di un'accurata, poderosa e aggiornatissima rassegna stampa sull'attività delle Cellule di offensiva rivoluzionaria.[Naturalmente i motivi di tale raccolta possono essere vari, ma al giornalista ne viene in mente uno solo]
Sulle motivazioni di tanto odio nei confronti di Alleanza Nazionale da parte di William Frediani - che ieri è stato sottoposto all'interrogatorio di garanzia - al momento non è dato di sapere. Certo è che nel mirino di questo giovane era finito un noto professionista [noto?] che lui stesso aveva seguito attentamente [seguito attentamente?] per conoscerne le abitudini (a sua volta pedinato dai poliziotti). Frediani aveva fatto un sopralluogo [sopralluogo?] nella residenza [nella residenza?] della probabile vittima, l'aveva atteso per ore fuori dal luogo di lavoro [per ore fuori dal luogo di lavoro?] e aveva annotato il numero di targa della sua auto [ma chi glielo ha detto?]. Ma stavolta, per fortuna, è stato bloccato prima che potesse mettere a segno l'ennesimo incendio [questo si chiamerebbe "processo alle intenzioni"].
(giornalista [sic!] anonimo [ovviamente])



7 agosto 2004. Terrorismo [sic!]. Interrogati poche ore prima dell'arresto di «Willy»
Cor: Frediani, Gioia e Bonamici non parlano davanti al giudice
PISA — Ieri, alle cinque della sera, per William Frediani - il giovane ritenuto la 'mente' delle Cellule di offensiva rivoluzionaria - si sono aperte le porte della casa circondariale Don Bosco. I carabinieri del reparto operativo e gli uomini della Digos della Questura hanno eseguito un ordine di custodia cautelare in carcere disposto da Luca Salutini, giudice per le indagini preliminari del Tribunale. I più recenti sviluppi delle indagini sulla lunga serie di 'imprese', puntualmente rivendicate dalle Cor - tra le quali le minacce alla vedova del maresciallo Fregosi, morto a Nassiriya [Si tratta della signora candidata a Livorno che aveva pregato di non richiamare la memoria del marito parlando di lei]- hanno portato all'emissione di questo provvedimento nei confronti dello studente in Lettere, accusato di incendio, danneggiamenti e propaganda sovversiva. Secondo quanto è trapelato per il gip è «Willy» sarebbe [l'errore grammaticale "è"/"sarebbe" è nell'originale] «l'acclarato autore» dell'ultimo attentato compiuto lo scorso 24 luglio dalle Cor, l'incendio del portone di casa di Giovanna Fusco (sua ex compagna di classe [ah! ah! ah]), presidente del circolo territoriale di An «Pisa Nord», nonché l'autore della successiva e-mail di rivendicazione. I carabinieri del nucleo operativo, infatti, sono subito risaliti al computer con il quale Frediani avrebbe scritto e spedito la rivendicazione. In mattinata William Frediani, Francesco Gioia e Giuseppe Bonamici avevano fatto scena muta. All'interrogatorio di garanzia svoltosi a Palazzo di giustizio davanti al gip Luca Salutini (che ha sostituito il collega Leonardo Degl'Innocenti), infatti, i tre giovani aderenti al gruppo anarco-insurrezionalista «II Silvestre» — arrestati venerdì della scorsa settimana — si erano avvalsi della facoltà di non rispondere. All'interrogatorio, che quindi si è svolto in pochi minuti, erano presenti Antonio Di Bugno, il magistrato che affianca il procuratore capo della Repubblica di Pisa, Enzo lannelli, nell'inchiesta sulle Cor e gli avvocati di fiducia dei tre indagati — due dei quali sono ancora agli arresti domiciliari — Luca Pellegrini di Cecina per William Frediani e Francesco Gioia, e Massimo Focacci di Pietrasanta per Giuseppe Bonamici. A questo proposito la Procura ha ufficialmente presentato appello al Tribunale del Riesame di Firenze poiché «per la pericolosità dei soggetti ritiene assolutamente necessaria la misura della custodia cautelare in carcere»

Terrorismo [sic!]. Vignetta su «Panorama»: lo sceicco del terrore al telefono con anonimi confidenti pisani. Il maestro: «Ispirato dai gruppi locali»
Feroce satira di Forattini: è qui la base degli amici di Bin Laden
PISA — La nostra città legata da vincoli di amicizia e complicità addirittura con Bin Laden, lo sceicco del terrore, il nemico giurato degli Usa e dei loro alleati. E' quanto traspare, in maniera fin troppo esplicita, dalla vignetta che Giorgio Forattini ha firmato per l'ultimo numero di Panorama.
La scena non lascia dubbi: il principe del male è ritratto in una grotta, il suo nascondiglio segreto. Barba lunga e turbante, in una mano il mitra e nell'altra un telefono cellulare che squilla. L'anonimo interlocutore è proprio un pisano e dice: «Pronto, compagno Bin? Qui Pisa. Quand'è che ti decidi a far fuori Berlusconi?». E lui, freddo e cinico, risponde: «Come e quando lo decido io, compagni! Io vi pago solo per segnalarmi i suoi spostamenti».
Dunque, Pisa come base di amici fidati e sodali di Bin Laden. La vignetta è satira, ma la matita pungente di Forattini ha lasciato comunque il suo segno. Perché proprio Pisa? Lo abbiamo chiesto direttamente a Forattini: «E' semplice. In questi giorni su tutti i giornali — spiega dalle vacanze — si è parlato dei gruppi e delle frange anarco-insurrezionaliste che a Pisa hanno trovato un terreno fertile per svilupparsi. Nella vostra città è da sempre attiva una grossa attività 'gruppettara' contraria agli Usa e ai loro alleati e quindi amica di Bin Laden e di chi predica il terrorismo [Vergogna!]. Nuclei eredi delle Br o che in qualche modo ad esse si ricollegano inneggiando alla lotta armata con proclami di vario segno». Un giudizio severo che, anche se reso mediante una vignetta satirica, non mancherà di far discutere.
Guglielmo Vezzosi


La Nazione – Primo Piano Pisa – pagina III – domenica 8 agosto 2004
Terrorismo (sic!). I retroscena sulle Cor
William Frediani ha portato in carcere una copia del Corano
Gli investigatori lo ritengono un vero e proprio 'pericolo pubblico'. Ha una vasta e variegata biblioteca PISA — In carcere con il Corano. A portare il sacro testo dell'Islam in una cella del Don Bosco è stato William Frediani, 28 anni, lo studente pisano di lettere — un «pericolo pubblico» lo ha definito ieri un investigatore — ritenuto la 'mente' delle Cellule di offensiva rivoluzionaria finito venerdì pomeriggio dietro le sbarre, dopo che dal 30 luglio scorso, assieme ad altri due giovani — Francesco Gioia di Rosignano e il pisano Giuseppe Bonamici — era ai domiciliari con l'accusa di far parte delle Cor (Cellule di offensiva rivoluzionaria), organizzazione che ha rivendicato dal luglio 2003 una ventina di azioni: attentati incendiari e lettere minatorie. Quando i carabinieri e poliziotti sono andati a prenderlo — per eseguire l'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip Luca Salutini (in cui viene accusato di danneggiamenti, incendio e attività sovversiva) - gli hanno detto di prepararsi una borsa con indumenti ed effetti personali, ma lui ha risposto: «Non importa, porto solo questo", e ha mostrato appunto il Corano.
Secondo le risultanze degli ultimi sviluppi investigativi, William Frediani sarebbe l'autore e il 'rivendicatore' dell'incendio doloso appiccato la notte tra il 24 e il 25 luglio scorsi al portone dell'abitazione di Giovanna Fusco, esponente di Alleanza Nazionale e figlia di un colonnello dei paracadutisti e già vicecomandante della Smipar.
In precedenza Frediani era stato accusato anche di aver preso parte all'attentato incendiario messo a segno lo scorso 5 aprile ai danni dell'auto di Marco Meucci, segretario provinciale di An, nonché di essere l'autore di numerose lettere di rivendicazione e minatorie inviate a vari giornali e persone e firmate Cellule di offensiva rivoluzionaria. Tra queste quella recapitata alla vedova del luogotenente Enzo Fregosi, morto nell'attentato di Nassiriya nel novembre scorso: un documento particolarmente grave dove, tra l'altro emerge anche qualche ideale di estrema destra poi rinnegato con il passare degli anni da Frediani. In totale, per il momento, le indagini sulle Cor hanno portato all'arresto di nove persone — otto eseguiti dai Carabinieri e uno dalla Polizia — tutti giovani frequentatori del circolo anarco-insurrezionalista «II Silvestre». Attualmente, due sono in carcere (William Frediani e Alessio Perondi), sei sono ai domiciliari (Gioacchino Somma, Francesco Gioia, Costantino Ragusa, Giuseppe Bonamici, Leonardo Landi e Benedetta Galante), mentre una (Alice Motta) è stata subita rimessa in libertà. Gli investigatori hanno diffuso le foto di tutti gli arrestati sperando che dai cittadini arrivino segnalazioni utili per lo sviluppo delle indagini. I carabinieri hanno anche rivelato che è dal 2002, dopo i primi attentati contro An e contro i ripetitori della telefonia mobile, che i frequentatori de «II Silvestre» sono sotto indagine. Fu proprio in quel periodo che i carabinieri scoprirono ad uno dei leader del circolo, materiale che faceva riferimento a quelle azioni. Anziché fermarlo i carabinieri decisero di tenerlo sotto controllo per capirne di più. «L'indagine non è stata facile — ha spiegato un investigatore — perché queste persone vivono in modo maniacale, non usano cellulari, fanno poche conversazioni telefoniche e soprattutto organizzano contropedinamenti quando si spostano per capire se sono seguiti».

'Willy' si è servito dei pc dell'Università e della biblioteca provinciale
Localizzati i computer usati per rivendicare l'ultimo rogo
LE PROVE che hanno determinato l'emissione e quindi l'esecuzione dell'ordinanza di custodia in carcere nei confronti di William Frediani («Willy» per gli amici) sono state trovate anche grazie al 'fiuto' del team di 'investigatori informatici ' del reparto operativo del comando provinciale dei carabinieri. Mentre gli agenti della Digos da tempo stavano pedinando quello che è ritenuto la 'mente ' delle Cor, i militari dell'Arma sono riusciti a risalire, ai luoghi dove era stata preparata e poi inviata la e-mail in cui le Cor rivendicavano la loro ultima 'impresa'': il rogo al portone di casa di Giovanna Fusco, esponente di An. Ovvero, rispettivamente un computer dell'Università (dove è stato registrato l'account) e uno della biblioteca provinciale (dove l'e-mail è stata spedita). Negli orari di registrazione e di invio William Frediani era presente nei due luoghi sopra citati.

GLI INVESTIGATORI. L'inchiesta è coordinata dal sostituto Antonio Di Bugno che ha affiancato il procuratore capo della Repubblica Enzo lannelli
Un'indagine condotta in sinergia tra Carabinieri e Polizia
PISA — Specie negli ultimi mesi, con l'escalation delle imprese delle Cellule di offensiva rivoluzionaria, la nuova sigla apparsa per la prima volta nel luglio dello scorso anno in città — il primo episodio rivendicato dalle Cor fu l'attentato alla sede della Caaf dell'Ugl in via Sant'Apollonia — le indagini sono state sempre più serrate e in tempi ragionevolmente rapidi hanno già dato i loro frutti grazie a un infaticabile e accurata attività investigativa svolta in perfetta sinergia tra i Carabinieri e la Polizia di Stato. L'inchiesta sulla lunga serie di attentati incendiari e lettere minatorie — una ventina di episodi nei quali sono stati presi di mira politici (soprattutto di Alleanza Nazionale), sindacalisti, professionisti e altri — è stata condotta dal sostituto dottor Antonio Bugno che ha affiancato il procuratore capo della Repubblica di Pisa, il dottor Enzo Iannelli, che si sono avvalsi della collaborazione di investigatori esperti come i militari del reparto operativo del comando provinciale dell'Arma — diretti dal maggiore Remo Robazza, con la supervisione del colonnello Angelo De Luca — e degli agenti della Digos della Questura che hanno lavorato senza sosta e in silenzio per cercare di porre fine a questa ondata di atti vandalici-intimidatori che ha fortemente preoccupato la città.


9 agosto 2004 - La Nazione - Quotidiano nazionale pag.15
Pisa - Francesco Gioia, 25 anni, era ai domiciliari con i nonni e la madre anche per il rogo dell'auto del presidente della Provincia
Cor, fugge uno degli arrestati
Sabato sera il controllo ma lui non c'era già più
II Pm si era opposto alla detenzione in casa per motivi di sicurezza
PISA — E' fuggito dalla sua abitazione di Rosignano, dove era costretto agli arresti domiciliari da venerdì scorso, con l'accusa di associazione a delinquere, detenzione e porto di ordigni esplosivi. Francesco Gioia, 25 anni, disoccupato, è uno dei 9 indagati nell'inchiesta pisana sulle Cor, le Cellule di offensiva rivoluzionaria, che hanno firmato i numerosi attentati degli ultimi mesi. Sabato pomeriggio alle 16,30 i carabinieri lo avevano trovato nella casa di Rosignano, dove abitava con i nonni e con la madre. Ma al successivo controllo, avvenuto alle 19,30, Francesco Gioia non c'era più e i familiari non hanno saputo dare alcun tipo di indicazione su come fosse scomparso e dove fosse andato. Il giovane, però, non avrebbe preso soldi, né auto e nemmeno il motorino e la bicicletta. E' scappato a piedi, lasciando anche il suo cane Ludd (da Ned Ludd, fondatore del gruppo dei luddisti inglesi, primi contestatori e autori di atti vandalici della rivoluzione industriale).
Con grande probabilità ha deciso di fuggire in tutta fretta, dopo aver saputo del trasferimento in carcere del suo amico William Frediani, anche lui appartenente al gruppo anarchico-insurrezionalista pisano «II Silvestre» e accusato degli stessi reati. Frediani era stato costretto in un primo momento agli arresti domiciliari, ma venerdì era scattato il trasferimento in carcere. «Francesco aveva paura del carcere e forse è per questo che è scappato», dice il nonno Sergio, preoccupato per quel nipote un po' strano, che mangia solo verdure e formaggio e non indossa scarpe di pelle perché contrario a qualsiasi forma di violenza sugli animali. «Ora però deve tornare a casa. Costituirsi sarebbe un'attenuante: spero che ci pensi». Francesco Gioia è un evaso a tutti gli effetti. Carabinieri e polizia gli stanno dando la caccia. E questa volta anche per lui si aprirebbero porte del Don Bosco.


10 agosto 2004 - La Nazione (Toscana e Liguria pag.2)
An accusa il Gip per i «domiciliari» a Gioia,di cui si sono perse le tracce
«La fuga del militante Cor è soltanto colpa del giudice»
PISA — Francesco Gioia sembra scomparso nel nulla.
Evaso sabato pomeriggio dall'abitazione dei nonni a Rosignano Solvay, dove era costretto agli arresti domiciliari da otto giorni, il venticinquenne disoccupato, ritenuto un militante delle Cellule di offensiva rivoluzionaria, è ancora uccel di bosco.
Per il momento, nonostante le ricerche serrate, gli investigatori non hanno individuato alcuna traccia del latitante, fuggito all'indomani dell'ingresso in carcere del suo amico William Frediani, con il quale condivide le accuse di associazione per delinquere, danneggiamento e incendio. Gioia potrebbe essere nascosto per cercare di evitare di finire in prigione, ma ora potrebbe anche darsi alla clandestinità e intraprendere qualche 'impresa': il percorso, cioè, praticato a suo tempo da Nadia Desdemona Lioce. Intanto, sulla scomparsa di Frediani [Ndr: errore sull'originale], si registra la rabbia e lo sconcerto di Virgilio Luvisotti, consigliere regionale di Alleanza Nazionale, che interviene parlando di «fuga annunciata» e accusa il giudice per il [Ndr: errore sull'originale] indagini preliminari di Pisa «di aver restituito la libertà a un giovane terrorista [sic]». «Ci sono precise responsabilità in questa fuga — sostiene Luvisotti — da parte di chi ha ritenuto non pericoloso questo individuo, rigettando la richiesta di carcerazione avanzata dalla Procura di Pisa».

H O M E