LA NAZIONE: dicembre 2004
Terrorismo. E' la nuova accusa del pm Di Bugno per William Frediani, Alessio Perondi e Francesco Gioia
COR, associazione sovversiva
di Giuseppe Meucci
PISA - William Frediani resta in carcere. E con lui Alessio Perondi. Secondo la magistratura inquirente sono loro il cervello e il braccio delle Cor, quelle Cellule di Offensiva Rivoluzionaria che hanno rivendicato gli attentati incendiari contro esponenti di Alleanza Nazionale e sindacalisti e le pesanti intimidazioni contro giornalisti.
Insieme a entrambi condivide la responsabilità della leadership del gruppo eversivo pisano anche Francesco Gioia, arrestato insieme agli altri il 30 luglio scorso e latitante dall'8 agosto, quando dopo aver ottenuto gli arresti domiciliari, sparì dalla circolazione. Anche il Frediani aveva ottenuto in un primo momento gli arresti domiciliari, ma il Tribunale del riesame di Firenze condivise le motivazioni della procura della repubblica pisana che insisteva per una misura cautelare restrittiva in carcere. E così è stato.
Propaganda armata
Accusati fino a questo momento per associazione a delinquere, oltre che per i singoli episodi di violenza riconducibili a quella che in un loro volantino è stata definita «propaganda armata», il Frediani, il Peroni e il Gioia, si sono visti contestare dal sostituto procuratore della repubblica Antonio Di Bugno un reato nuovo e ben più pesante: l'associazione a delinquere al fine di sovvertire
l'ordine democratico.
Ed è sulla base di questa nuova imputazione, che sarà valutata nei prossimi giorni dal Gip Luca Salutini, che per i due giovani pisani esponenti delle Cor (il terzo è latitante) si per il momento è dissolta [errore nell'originale] la speranza di una scarcerazione. Delle Cor si è occupata dettagliatamente anche la relazione semestrale dei servizi segreti al Parlamento che le ha definite senza ombra di dubbio il gruppo più attivo nell'ambito della propaganda armata in Italia a partire dal luglio 2003. Nella sentenza del Tribunale del Riesame di Firenze, si parlava del Frediani come di una persona caratterizzata da «convinzioni che mostrano l'adesione convinta alla lotta violenta di classe di radice comunista che prevale sull'ispirazione anarchica».
Secondo il magistrati pisani fra le Cor e il gruppo anarco-ambientalista de «II Silvestre» c'era una contiguità ideologica e molti giovani poi incriminati facevano parte delle une e dell'altro.
Undici condannati
Proprio i militanti de «II Silvestre» sono stati protagonisti ieri a Firenze del processo per gli scontri con la polizia avvenuti il 7 ottobre del 2000 in occasione di una manifestazione contro le biotecnologie. Durante il corteo alcuni di loro si rifiutarono di togliersi il passamontagna e di abbandonare i bastoni. Ci furono degli scontri con la polizia e furono danneggiate alcune auto e due negozi. Le condanne sono state a un anno e otto mesi di reclusione per cinque imputati, un anno e nove mesi per quattro e due anni per altri due imputati. Due sono state le assoluzioni.
Le prove del Dna non avrebbero dato esito positivo. Le indagini sulle Cor e i rapporti con «II Silvestre»
di Giuseppe Meucci
PISA - «Non siamo terroristi e contro di noi non ci sono prove». William Frediani e Alessio Perondi, in carcere con l'accusa di associazione a delinquere con finalità di
terrorismo perché ritenuti i responsabili delle Cellule di Offensiva Rivoluzionaria, si
proclamano innocenti. Almeno per quanto riguarda l'accusa di terrorismo. Un comunicato a firma del Comitato contro la Repressione, che a partire dal loro arresto si è fatto portavoce di tutte le istanze difensive dei giovani incriminati per aver fatto parte delle Cor, è infatti categorico. «In questi mesi - scrive il Comitato - non è emerso alcun ulteriore indizio a carico dei due arrestati; anzi le prove del Dna e quelle dattiloscopiche effettuate su 486 corpi di reato avrebbero dovuto scagionarli. Ed invece il Gip pisano Luca Salutini ha accolto la richiesta del Pm Antonio Di Bugno che riqualifica i fatti oggetto dei precedenti provvedimenti coericitivi, attribuendo rilievo di associazione terroristica o eversiva all'associazione per delinquere semplice originariamente contestata, nonché assegnando finalità di terrorismo o di eversione dell'ordine democratico ai reati commessi dalla predetta associazione». Insomma, passi per l'accusa originaria di associazione a delinquere semplice, ma quella contestata ai due in un secondo momento, è - secondo il Comitato - «un'imputazione spropositata rispetto ai fatti oggetto dell'inchiesta».
Sia il Frediani che il Perondi stavano per compiere il periodo di carcerazione preventiva e avrebbero dovuto essere messi in libertà se non fosse loro piovuta sul collo la nuova e ben più grave imputazione. Accusa che riguarda anche il loro «compagno» Francesco Gioia, che si è dato alla latitanza subito dopo avere
ottenuto gli arresti domiciliari. Ma secondo il Comitato che perora la causa degli arrestati (e del latitante), quella di tenere i due in carcere «è una decisione politica, già presa da molto tempo, la cui gravità non ha bisogno di particolari commenti e assume i connotati del processo alle presunte intenzioni, alle idee, alla cultura e alla libertà di espressione».
William Frediani, in primo luogo, è ritenuto dai magistrati inquirenti il leader di quelle Cellule di Offensiva Rivoluzionaria che a partire dall'estate del 1973, sovrapponendosi al circolo anarco-ambientalista «Il Silvestre» che agiva alla luce del sole, si sono messe in evidenza con una serie di attentati incendiari alle auto o alle abitazioni di esponenti politici di Alleanza Nazionale e con minacce e tentativi di intimidazione rivolti a sindacalisti e giornalisti che ricevettero per posta una busta con un proiettile di pistola. Ed a finire nel mirino delle Cor ricevendo una lettere piena di insulti e di minacce è stata anche la vedova del tenente Fregosi ucciso a Nassirya, in
Irak. In un loro volantino le Cor hanno anche manifestato solidarietà alle Brigate Rosse di Nadia Lioce, Mario Galesi e Cinzia Banelli, sostenendo la necessità di riprendere la lotta armata in Italia. Primo passo: attentati incendiari e
intimidazioni a esponenti politici del fronte riformista. Il che si è puntualmente verificato.
PISA. Inviati due nuovi volantini
Le Cor all'attacco "Uccideremo quei magistrati"
Minacce al pm e al gip. Tornano a farsi vive le Cellule rivoluzionarie.
di Giuseppe Meucci
PISA - Finita la tregua natalizia le Cellule di offensiva rivoluzionaria (Cor) sono tornate a farsi vive e con due volantini, sormontati dalla stella a cinque punte delle Brigate Rosse minacciano di morte i magistrati pisani che seguono l'inchiesta che riguarda le loro imprese. Il pm Antonio Di Bugno e il gip Luca Salutini sono accusati di aver fabbricato prove false contro i leader del gruppo che ancora sono in carcere per associazione sovversiva: William Frediani e Alessio Perondi (un terzo, Francesco Gioia è latitante dall'agosto scorso e periodicamente si fa vivo con lettere che appaiono su alcuni siti Intemet).
Uno dei due volantini inviati per posta alle redazioni locali della Nazione e del Tirreno e imbucati a Torino, è dedicato a «un anno di attività». Con un linguaggio confuso e spesso contraddittorio le Cor spiegano che la loro organizzazione è articolata in tre cellule operative: una pisana, una toscana e una romana intitolata a Mario Galesi, il brigatista ucciso compagno di Nadia Lioce. Il progetto esplicito delle Cor, così come illustrato nel volantino «è quello di unire le componenti rivoluzionarie in azioni dirette, propaganda armata e lotta armata allargando ulteriormente il raggio d'azione, coscienti del fatto che i sequestri, le gambizzazioni e l'omicidio non sono solo per élite rivoluzionarie e che le minacce, i sabotaggi o i pacchi bomba non sono di minore importanza».
Definite nella relazione semestrale dei Servizi segreti al Parlamento un gruppo particolarmente pericoloso e fra i più attivi fra quelli che si sono messi in evidenza in Italia dopo l'arresto dei vertici delle nuove Brigate Rosse (Lioce, Banelli, Morandi e altri), le Cor hanno avuto origine a Pisa nell'ambiente degli anarco-ambientalisti del circolo «II Silvestre». Negli ultimi sei mesi si sono rese responsabili di numerosi attentati incendiari alle auto o alle abitazioni di esponenti di Alleanza nazionale, hanno poi inviato proiettili a giornalisti e sindacalisti e una lettera di insulti alla vedova del tenente Fregosi morto a Nassirya.
Del gruppo terroristico toscano si è anche occupato Adriano Sofri, che in una delle sue lunghe lettere dal carcere pubblicata su un quotidiano il giorno stesso in cui, per posta, sono arrivati i due volantini, ha sostenuto che le parole addebitate alle Cor «grondano di una retorica imbecille e di un gusto della minaccia megalomane. E l'imbecillità - ha aggiunto - quando è così retorica e così compiaciuta di sé è imperdonabile»..
Terrorismo Rilanciano la lotta armata
Volantini delle Cor con minacce di morte a Di Bugno e Salutini
I due magistrati sono invitati a scagionare gli arrestati William Frediani e Alessio Perondi e il latitante Francesco Gioia. Dal carcere anche Adriano Sofri interviene definendo i programmi delle Cor "retorici, megalomani e imbecilli"
di Giuseppe Meucci
PISA - Le Cellule di Offensiva Rivoluzionaria rialzano la testa dopo gli arresti dei
mesi scorsi e minacciano di morte i magistrati che conducono l'inchiesta e formulato
le nuove e più pesanti imputazioni contestate al gruppo (associazione a delinquere
con fini eversivi invece che associazione a delinquere semplice). Il pubblico ministero Antonio Dì Bugno e il Gip Luca Salutini sono così finiti nel mirino delle Cor di cui si ritiene facciano parte William Frediani (nella foto a sinistra), Alessio Perondi (nella foto a destra) e Francesco Gioia. Quest'ultimo è latitante dall'agosto scorso, mentre gli altri due, proprio in virtù delle nuove accuse, sono ancora detenuti: a Torino il Perondi, e nel carcere di massima sicurezza di Spoleto il Frediani. Le minacce di morte ai magistrati, insieme alla illustrazione di un progetto rivoluzionario» che propugna la ripresa dell'attività terroristica tramite «azioni dirette, propaganda armata e lotta armata» sono contenute in due volantini imbucati a Torino e recapitati per posta alle redazioni locali dei quotidiani. La stella delle Brigate Rosse campeggia sopra la scritta "Cellule di Offensiva Rivoluzionaria" ed il primo dei due documenti è dedicato ad una confusa ricostruzione dell'attività svolta che «mira nella teoria e nella pratica ad avvicinare gruppi che lottano contro lo stato e il capitalismo al di là di ogni dogma ideologico e settario». La strategia preannunciata è così descritta: «Oltre ad allargare il nostro raggio di azione vogliamo anche variare i tipi di interventi che andiamo a compiere, cercando di alzare il conflitto sociale spaziando dalla azione diretta, alla propaganda armata e alla lotta
armata, coscienti del fatto che i sequestri, le gambizzazioni e l'omicidio non sono
solo per élite rivoluzionarie e che le minacce, i sabotaggi o i pacchi bomba non sono di minore importanza». Nel documento si spiega anche che le Cor sono oggi formate
da tre cellule, una pisana, una toscana (quella che ha firmato il volantino) ed una romana intitolata a Mario Galesi, il brigatista ucciso compagno di Nadia Lioce.
Riguardo all'inchiesta in corso ed alle accuse nei confronti di Frediani, Perondi e Gioia si parla di «prove costruite, ridicole e inconsistenti».
Il volantino conclude con generiche minacce «di rappresaglie» per i giornali se il testo non sarà pubblicato integralmente. Pesanti e più esplicite le minacce rivolte ai due magistrati pisani per i
quali vengono ipotizzati l'incendio dell'abitazione, la gambizzazione con un proiettile calibro 9x21 in un ginocchio, o addirittura la morte se non dichiareranno immediatamente «l'insufficienza e l'inesistenza delle prove inventate per giustificare le ingiuste carcerazioni dei compagni reclusi». Delle Cor ed in particolare di William Frediani, conosciuto nel carcere di Pisa prima che fosse trasferito a Spoleto a causa della nuova imputazione, si è
occupato Adriano Sofri in una lunga lettera pubblicata martedì sul quotidiano livornese «II Tirreno».
Sofri definisce il Frediani «un ragazzo carino, orgoglioso, gentile, intelligente, scemo, premuroso verso i più disgraziati di qua dentro» ma aggiunge anche che le parole addebitate alle Cor «grondano di una retorica imbecille e di un gusto della minaccia megalomane». Adriano Sofri poi conclude: «Non solo per il futuro di William Frediani, che non è da buttar via, ma anche per la pubblica sicurezza, è più sensato il prolungamento della sua detenzione a Spoleto, o il suo ritorno a casa? Per me la risposta è chiara: e non solo per l'aria di Natale». Peccato che le Cor si siano fatte di nuovo vive confermando «la retorica imbecille e il gusto della minaccia». Che in non pochi casi è stata fatta seguire da azioni concrete.
Terrorismo. Così il procuratore aggiunto di Firenze giudica le Cellule di Offensiva Rivoluzionaria per il linguaggio usato nell'ultima lettera.
Fleury: "Sono più estorsori che rivoluzionari"
PISA - Le minacce di morte fatte per lettera a due magistrati pisani, a nome delle Cellule di offensiva rivoluzionaria (Cor), sono "un'anomalia" per un gruppo di combattenti politici. E' stata inoltre usata una
terminologia più da estorsori che da rivoluzionari. E' questo il commento del procuratore aggiunto di
Firenze Francesco Fleury, a cui è passata l'inchiesta sulle Cor, avviata dalla magistratura di Pisa.
Ieri ad alcuni quotidiani (tra cui «La Nazione», per posta, imbucate sembra almeno due da Torino, sono
arrivate le lettere di minaccia nei confronti del giudice per le indagini preliminari Luca Salutini e del
pubblico ministero Antonio Di Bugno, che si sono occupati dell'inchiesta sulle Cor, poi trasferita a Firenze perché è stato contestato il reato di associazione con finalità di eversione. La firma delle lettere è della cellula Toscana delle Cor, che insieme ha spedito anche una sorta di bilancio dell'attività del primo anno dell'organizzazione.
«Sono anomali - commenta Fleury - Non e' nella prassi dei gruppi di combattenti politici fare minacce preventive, soprattutto a magistrati". Il magistrato nota anche che viene utilizzata "una terminologia che richiama i banditi di strada, gli estorsori, più che i rivoluzionari».
Il procuratore aggiunto di Firenze definisce poi "scadente" il testo sul bilancio dell'attività, rispetto anche "ad altri documenti firmati sempre dalle Cor".
Il fascicolo inerente le minacce verrà trasmesso alla procura di Genova, competente a indagare su fatti
che riguardano magistrati toscani.
Il bilancio dell'attività delle Cor è invece entrato a far parte dell'inchiesta fiorentina: il reato, contro ignoti, è di propaganda sovversiva. Per le indagini in Toscana sulle Cor, sigla che ha rivendicato dall'estate
2003 una serie di azioni incendiarie nel pisano e a Roma, sono finite in carcere nove persone. Due quelle
ancora detenute: Alessio Perondi di Cascina (rinchiuso nel carcere delle Vallette a Torino) e William Frediani di Pisa (a Spoleto).
H O M E
La nazione 31 luglio
Gli articoli di dicembre 2004