La stampa del 31 luglio

La Nazione
Il Tirreno 
Altri      

Tra le numerose inesattezze contenute nell'articolo a firma Giuseppe Meucci ("Pisa, blitz contro le Cor. Arrestati tre militanti") segnaliamo:

I tre arrestati "Sono tutti accusati di associazione  a delinquere per scopi eversivi come gli altri sei già arrestati nel corso degli ultimi due mesi"

Mentre invece gli indagati erano accusati del reato di cui all'art. 416 c.2 che si riporta:
"Art. 416 Associazione per delinquere 
Quando tre o piu' persone si associano allo scopo di commettere piu' delitti, coloro che promuovono o costituiscono od organizzano l'associazione sono puniti, per cio' solo, con la reclusione da tre a sette anni.
Per il solo fatto di partecipare all'associazione, la pena e' della reclusione da uno a cinque anni."

In sintesi si tratta di partecipazione ad associazione a delinquere.

L'informato Meucci invece va oltre e nel sottotitolo scrive "Tra loro il presunto capo" inventandosi di sana pianta un'accusa non contenuta negli atti. Già il 31 luglio dunque si parla di "presunto capo".
Nell'articolo si notano punte deliranti quando si arriva a scrivere, sempre per una svista naturalmente, che "sarebbero stati loro a far saltare in aria l'auto del presidente provinciale di Alleanza Nazionale, alcuni mesi fa". Saltare in aria?

Ma Meucci si scaglia subito contro Frediani, inventandosi cose non scritte su alcun atto. Infatti scrive che è il Frediani il "personaggio-chiave di questo nuovo capitolo dell'eversione" (e di nuovo "eversione") e che sembra sia lui "il vero capo del circolo Il Silvestre alias Cellule di Offensiva Rivoluzionaria".

Nelle pagine interne troviamo l'articolo di Guglielmo Vezzosi che conferma pienamente l'impianto del giornale. L'articolo è collocato nella categoria "TERRORISMO" e già nel titolo porta la parola "eversione".
Nell'articolo si legge, relativamente ai fatti di cui sono accusati gli arrestati, la seguente frase: "Gli investigatori avrebbero infatti raccolto le prove di una loro precisa responsabilità e diretta partecipazione all'attentato (sic!) del 5 aprile scorso quando venne data alle fiamme l'auto del presidente provinciale di An, Marco Meucci".

Quali sono "le prove" della "loro precisa responsabilità e diretta partecipazione"?
Rifacendosi all'ordinanza cui si riferisce il giornalista le prove sarebbero queste:
1) Il Gioia parte da Rosignano alle ore 00.04, giunge a Pisa, transita per Piazza San Silvestro (vicino a dove abita Frediani) e va a parcheggiare alle 00.47 in Piazza Toniolo. Alle ore 1.24 riprende l'auto e va a parcheggiare in piazza S. Silvestro, riprendendo infine l'auto alle ore 2.33, per rientrare a Rosignano. L'incendio è avvenuto tra le 1.50 e le 2.05 e per il PM esiste compatibilità d'orario.
C'è un problema però: l'incendio avviene a Calci, quindi qualcuno deve aver trasportato il Gioia a comprare il materiale incendiario e poi a circa 7 Km di distanza da Pisa.
Il PM ritenne a suo tempo un indizio la presenza del Gioia a Pisa ma mancava la dimostrazione che qualcuno gli avesse offerto un passaggio per raggiungere Calci.

2) Il PM allora ritiene opportuno riascoltare le intercettazioni ambientali relative ad una conversazione avvenuta a bordo dell'autovettura del Gioia in data 4.4.04.
Riportiamo la conversazione così come si ricava dagli atti, pur non avendola mai ascoltata:

"(F=Frediani)
(G=Gioia)
F: Facciamo stasera la cosa?
(come si evince dallo studio dell'italiano, ma meglio ancora del pisano, "cosa" sta per tutto, cioé vuol dire "tutto", non per gli inquirenti che vuol  dire solo "incendio")
..... (lunga pausa di silenzio)
G (con tono di voce basso) Quando questa sera?
(Non aspettativi la risposta, ciò che segue è...)
.... (lunga pausa di silenzio) ....
F: Si va a piedi l'unica cosa è quella lì
(E' naturale, con una tanica di benzina, zampironi, diavoline e fiammiferi, da Pisa a Calci il modo migliore è andare a piedi: solo 7 chilometri circa)
G: Se c'hai il motorino a casa quanto ti ci vuole a prenderlo?
(finalmente il Gioia si rinviene, forse è meglio il motorino)
Prima che il Frediani risponda il Gioia riprende il discorso, tant'è che le due voci vengono a sovrapporsi.
F: (Ndr: le voci si sovrappongono) Ce l'ho!
(e qui, finalmente, è il Frediani che sembra rinvenirsi, dopo un bel pò gli verrebbe infatti a mente di avere il motorino)
G: (Ndr: le voci si sovrappongono) Portarlo a casa il motorino ...[i puntini puntini stanno per "incomprensibile"; quindi qui si lega un discorso ad un altro che potrebbe avere argomento diverso] non è che .... [puntini, puntini] pausa di silenzio ... [ripuntini, puntini] così (o cosa) vai a spinta fino lì? .... [ripuntini, puntini] lunga pausa di silenzio .... [ripuntini, puntini]
F: Però arrivare lì sotto (la parola che segue non è chiaramente distinguibile perché viene troncata. Sembra che il Frediani dica "ca") ... [ripuntini, puntini] ...
Ora vi sono almeno una ventina di modi diversi per interpretare questo dialogo. Ma non vi scoraggiate. Se non avete chiaro cosa si sono detti, ve lo spiega l'ordinanza: "i due quella sera avrebbero dovuto compiere un'azione certamente illecita in quanto non avevano intenzione di utilizzare la vettura del Gioia [mah!], ma piuttosto un altro mezzo di trasporto che era da loro stato individuato in un motorino che sembra non essere nella immediata disponibilità del Frediani". Ed inoltre: "nel corso della predetta conversazione, i due indagati si erano rappresentati la necessità di arrivare a piedi (o comunque a motore spento) in prossimità di un determinato luogo, individuabile nell'abitazione del Meucci". Facile no? Tutti quelli che non spiegano dove vanno, si recano a casa del Meucci
Viva il libero sfogo della fantasia!
Naturalmente avendo loro dato fuoco all'auto di Meucci, va da sé che hanno anche fabbricato, detenuto e trasportato materiale incendiario, e da qui un nuovo capo di imputazione.
STOP, non c'è altro. Queste sono  "le prove di una loro precisa responsabilità e diretta partecipazione all'attentato".

*****
Dopo un trafiletto completamente sbagliato, intitolato "Perondi torna in carcere a Pisa" (venne invece trasferito da Prato a Torino), si dedicano tre colonne, firmate  (indovinate un pò?) Giuseppe Meucci, nel quale si costruisce "Il PERSONAGGIO".
Scrive Meucci: "William Frediani è il personaggio-chiave di questo nuovo capitolo dell'avventura delle Cellule di Offensiva Rivoluzionaria. [Preparatevi ad una retorica ascesa] Un capo lasciano capire gli inquirenti. Forse addirittura il capo".
Si noti come gli inquirenti che sembrano non dirlo né scriverlo,  per Meucci, lo "lasciano capire" [a gesti?].  Il nostro personaggio conosceva bene (conosceva? bene?) quattro delle vittime degli "attentati" [attentati, lo scrive Meucci]  incendiari.... "Loro di destra sono rimasti ... e per questo sono stati colpiti .... Tanto che c'è da pensare - se le accuse saranno confermate - che nella mente del Frediani abbia preso corpo un forte desiderio di rimozione di un passato oggi vissuto come colpa. [So che siamo nel ridicolo, ma così sta scritto] Fino al punto di colpire i giovani di cui allora condivideva in buona parte le idee".
Finalmente Meucci, dopo aver scritto che Frediani approda "con un triplo salto mortale all'estrema sinistra, per poi finire nelle file dell'anarco-ambientalismo ... insomma in quel circolo Il Silvestre, che .. non è che una sigla di copertura per le Cellule di Offensiva Rivoluzionaria" si rinviene e comprende di essere andato fuori tema:  "Ma, a parte questa interpretazione più in chiave psicoanalitica che giudiziaria, c'è da dire che sono nate in quell'ambiente, scritte dalla stessa mano (e gli inquirenti non hanno dubbi su chi sia l'autore [avete provato ad indovinare di chi stiamo parlando?]) le lettere di  minaccia... il documento politico ... Ed è nato in quell'ambiente, scritto ancora dalla stessa mano, quello che gli inquirenti hanno definito il reperto d'accusa più grave [ci si riferisce alla lettera di minaccia alla signora Cohen, rimasta recentemente vedova dopo la scomparsa del marito a Nassirya].
Secondo Meucci, dunque, per gli inquirenti il reperto d'accusa più grave è questa lettera minatoria.

Ma veniamo a come si è giunti a capire che è la stessa mano.
Andiamo dunque all'ordinanza.
"In data 10.7.2004 il P.M. ha conferito ... una consulenza tecnica grafologica....è risultato quanto segue:
1) dall'esame della cifra "3" facente parte degli indirizzi apposti sia sulle buste con cui furono spedite alcune rivendicazioni... è emerso ... che tutti quei caratteri grafici provenivano "da un medesimo parametro ideativo". Detto "parametro ideativo" appare riferibile al Frediani...
Giova, peraltro, aggiungere che, anche qualora non si volesse accedere alla conclusione che precede, si dovrebbe comunque ritenere che il Frediani avesse ricevuto, a conferma della sua appartenenza alle COR, i documenti sequestrati da colui che aveva proceduto alla loro raccolta nonché alla compilazione dei ricordati documenti minatori."
Qust'ultimo periodo merita una spiegazione, altrimenti risulta incomprensibile.
Il P.M. decide di confrontare alcune fotocopie (di cui si era disfatto il Frediani) relative ad articoli di giornale con sopra apposta a mano la data (il tutto fotocopiato) con le scritte delle lettere minatorie. L'analisi dell'esperto si riduce però ad una somiglianza della sola cifra "3".
2) fra le lettere manoscritte di minacce, sono riconducibili alla grafia del Frediani quelle dirette al segretario della UIL di Pisa, alla vedova Fregosi, a Logli Gino e a Lazzerini Stefano. In proposito deve essere aggiunto che anche le altre lettere minatorie appaiono scritte con la stessa mano grafica
[Da notare come si parli della cifra "3", poi di alcune lettere e infine, già che ci siamo, di tutte le lettere.]
3) La lettera "n" facente parte degli indirizzi apposti sulle buste contenenti le lettere di minacce alla vedova Fregosi e a Lazzerini Stefano evidenziano qualitativamente una corrispondenza con la grafia di ... [ragazza di William] ..., anche se non del tutto sufficiente dal punto di vista quantitativo, in considerazione delle poche buste riportanti quel tipo di lettera "n", per giungere ad un giudizio di sicura attribuibilità.
[In altre parole la fidanzata potrebbe aver scritto la lettera "n", e il fidanzato la cifra "3", e non ci si deve meravigliare, perché...]
"Del resto se dette lettere erano scritte dal Frediani  appare verosimile che gli indirizzi fossero stati apposti dalla sua fidanzata" [Ovvio, no?]












Il Tirreno esce con un articolo a firma Candida Virgone che nell'occhiello porta la scritta "Allarme terrorismo".

Nell'articolo si parla a sproposito di gruppo eversivo (e non delinquenziale, come negli atti), si descrive "un autentico clima di tensione e paura" che sarebbe stato instaurato nella città di Pisa, si parla di una "escalation" di atti incendiari da "far paura" (l'ultimo atto pauroso sarebbe un portone bruciacchiato), si  adopera tranquillamente il termine "attentato" invece del più appropriato termine atto vandalico, anche qui si sottolineano le prove a carico del Perondi ("c'è la certezza di un filmato" nel quale "il giovane cascinese ... viene ritratto mentre acquista due taniche dello stesso tipo di quelle usate per dar fuoco al cantiere della ditta e ritrovate dopo l'attentato") e del Gioia-Frediani ("contro i quali vi sono prove decisive  ed accusati nello specifico dell'attentato avvenuto il 5 aprile" [per attentato intende l'incendio di un'auto, mentre per le prove decisive intende uno sconnesso dialogo tra Gioia e Frediani (vedi a lato)].
Non si risparmia la giornalista (come gli altri d'altronde) di far leva sul cuore del lettore quando chiama vili gli autori della lettera minatoria inviata alla 'politica' livornese che ha purtroppo perso il marito in Iraq.

Nell'articolo a lato intitolato "identikit degli arrestati", (che riporta tra l'altro un grossolano errore - crediamo in buona fede, naturalmente - nell'affermare che tre persone-obiettivo delle Cor sarebbero state nella stessa classe di Frediani)  i tre arrestati vengono definiti "l'anima delle COR, un gruppo nato nel cuore del Silvestre.

Nessun accenno al ruolo di capo per William Frediani per il quale si scrive che "avrebbe avuto un ruolo fondamentale".

Ben diverso dunque dall'articolo (a sinistra) della Nazione in cui viene descritto come "personaggio-chiave di questo nuovo capitolo dell'avventura delle Cellule di Offensiva Rivoluzionaria.  Un capo lasciano capire gli inquirenti. Forse addirittura il capo".

Ora si dà il caso che entrambi i giornalisti si siano recati alla stessa conferenza stampa, dal che si deduce che Meucci non segue affatto la linea ufficiale degli investigatori (almeno fino a questo momento).

  La stessa Candida Virgone, nella stessa pagina del giornale, pubblica un'intervista al P.M. Antonio Di Bugno, dal titolo "Un gruppo criminale pericoloso".

Il PM, in questa intervista, lo stesso PM che arriverà a somministrare agli indagati il 270 bis, afferma che siamo di fronte ad un gruppo che nel documento programmatico con il quale tentava il salto di qualità aveva elaborato uno scritto che era "una macedonia culturale politico-ideologica senza un filo logico, che poteva avere maggiore apparenza di serietà, ma nessuna novità. Accusavano la stampa di volerli appiattire sul cliché delle Br...".
Aggiungeva il PM Di Bugno "è un gruppo criminale senza vertici, che si sviluppa orizzontalmente per aggregazione momentanea e spontanea...".

Se la frase riportata dalla giornalista è vera, La Nazione scrive apparentemente cose inventate. Qual'è il motivo di questo falso? Un cattivo informatore? Un tentativo di depistare e pilotare in una certa direzione le indagini?





L'Unità


Come si può definire l'articolo a firma Luciano De Majo che nel titolo in prima pagina immediatamente scrive "Terrorismo, tre arresti a Pisa" e nel sottotitolo della pagina interna scrive "blitz antiterrorismo" ignorando di sana pianta le accuse della procura e la realtà dei fatti accaduti a Pisa. Evidentemente il giornale si è aggregato a quella vasta campagna che vede terrorismo dappertutto, campagna tesa a intimorire e scoraggiare le persone, che non si riconoscono nell'attuale regime di paura e di ineguaglianza sociale.

Il Giornale

Articolo di Simona Giuntini
(cappello al titolo: l'immancabile "Allarme Terrorismo")

Nell'articolo mi hanno colpito vari aspetti. Voglio citare solo il modo con cui la giornalista descrive la responsabilità del Perondi nell'atto incendiario alla costruenda caserma dei carabinieri di Navacchio.
Mettiamoci dalla parte di un lettore che non conosce gli atti e leggiamo quello che scrive la giornalista: "Ad inchiodarlo, dicono gli investigatori, c'è una prova schiacciante: un video".
"Prova schiacciante" e "video" associati insieme nella mente del lettore si traducono in questa immagine sintetica: "Perondi è stato filmato mentre appiccava il fuoco". Ed invece ciò è assolutamente falso (vedi articolo a lato).
A fondo pagina nell'articolo "Pianificata un'istruttoria contro un medico" si descrive come per il GIP il gruppo stesse "svolgendo attività minatoria, preliminare ad un atto di danneggiamento" .
Nell'articolo alla stregua dei giornalisti che vogliono far credere vere cose solo immaginate si adopera tempi diversi dal condizionale e così si esordisce con la frase "Le Cor  avevano già individuato il prossimo obiettivo".
Quest'obiettivo sarebbe stato il dott. Luciano Bassi, medico legale a Pisa, accusato, a torto o a ragione, da chi conosce la vicenda della morte di Marcello Lonzi (trovato in una cella di un carcere in un lago di sangue) di avere fornito falsi risultati autoptici (morte per causa naturale).
Per pianificazione si intende un minestrone di osservazioni.
Si va dalle scritte contro il dott. Bassi comparse sui muri dell'Istituto di Medicina Legale, a varie riunioni che si sarebbero tenute, alla manifestazione del 10 luglio scorso presso il carcere di Livorno. Nel corso di un pedimento l'autorità giudiziaria avrebbe notato 1) il Gioia e il Frediani con il motorino ad Antignano, luogo dove risiede il dott. Bassi (si fa notare che Antignano è anche un luogo che si trova a metà strada tra Rosignano, dove abita il Gioia, e Pisa, dove abita il Frediani) e 2) che questi si era intrattenuto per oltre due ore presso l'istituto di Medicina Legale prendendo le targhe delle auto (il cortile è piccolo, ciò nonostante ci vogliono più di due ore per prendere le targhe di poche auto). Ma c'è di più il Frediani butta via un volantino nel quale "era leggibile parte dell'indirizzo del dottore".  Resto un pò perplesso a leggere queste cose. E' certo che Frediani e Gioia saltuariamente si vedevano, è anche ovvio che i due si potessero accompagnare a casa passando da Antignano (con il  motorino si deve evitare la superstrada) , è anche vero che William è miope ma due ore per prendere le targhe di una decina di auto o strappare solo una parte dell'indirizzo del dottor Bassi mi paiono interpretazioni assai forzate. Può darsi che la giornalista abbia sbagliato a scrivere qualcosa e allora vado a leggermi l'ordinanza. Sostanzialmente le cose scritte  corrispondono a quanto riportato nell'ordinanza. La giornalista ovviamente non può sapere  che il Gioia sa di essere seguito nei suoi spostamenti da anni e  altrettanto sa bene il Frediani (anche se da poche settimane). In effetti si legge che il 14 luglio Frediani e Gioia a bordo di un motorino hanno viaggiato per strade interne di Antignano (si può intuire il perchè, essendo seguiti) e che lo stesso percorso lo aveva fatto il Frediani al ritorno da Rosignano. La cosa simpatica è leggere che il Frediani butta via un volantino con una parte strappata corrispondente alla via dove abita il medico ma dimenticando il numero civico che finisce nel cestino. Distratto il ragazzo. La cosa ancor più curiosa è che il volantino viene gettato via quattro giorni dopo quello che gli inquirenti chiamano sopralluogo, e che è stato descritto sopra.  Per quanto riguarda le targhe,  i pedinatori  ritengono che il Frediani abbia "preso i numeri di alcune autovetture", (quindi nemmeno tutte), intrattenendosi in tali luoghi per circa due ore.
Naturalmente vi sono spiegazioni alternative (in una società di democrazia liberale in verità nessuno dovrebe giustificare perché si trova in un luogo nel quale è consentito stare né si dovrebbe mai fare il processo alle intenzioni) , ma questo è compito della difesa.
Dell'articolo mi preme sottolineare il modo incompleto e riassuntivo (in pratica ulteriormente riaggiustato) delle intercettazioni ambientali (Frediani-Gioia, vedi colonna  sinistra: unico indizio relativo all'atto incendiario contro un'auto a Calci) e quella telefonica (Gioia-Bonamici). Ad esempio la giornalista dimentica i famosi "puntini puntini" cui corrispondono frasi non udite, cambi di soggetto, o quant'altro sia immaginabile.
Dall'ordinanza si riporta l' intercettazione telefonica Gioia-Bonamici avvenuta dopo la notizia degli arresti di giugno (i puntini sono nell'originale).
"G = Gioia
B = Bonamici
B: ho visto ora il TG ... dicano ... arrestato un cascinese per questa storia qui e poi dice e .... boh! Le COR fanno capo al Silvestre ... figurati!
G: Uh!
B: e ... ora come gruppo siamo proprio sputtanati, capito? ... hanno detto al Tg che ...... facciamo capo al Silvestre, capito?
G: Uh
Troppe pause, troppe frasi inaudibili, troppe interruzioni. Ma per gli inquirenti il dialogo è chiaro: "il gruppo, del quale entrambi fanno parte e che sarebbe stato 'sputtanato' dalla notizia riportata dalla televisione, non può, allora. che identificarsi nelle COR".

Da notare come negli articoli di Simona Giuntini, Frediani non viene presentato come il capo: quindi al 31 luglio solo La Nazione esce con questa notizia, che non ha chiaramente appreso dagli inquirenti durante la loro conferenza stampa.






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