IL GIORNO 20 maggio 1989 P. Lo. Scavo notturno alla Bottega dei Sogni nellantica contrada del guasto Sotto la pietra lodore dei secoli Grande attesa per lo scoperchiamento di una lastra del pavimento. Delusione finale e rifugio in altre fantasticherie Cosa cè sotto la pietra?. Se lo chiedeva un comunicato spedito nei giorni scorsi in redazione dallAssosogni, che risiede in via Anfiteatro 11. E continuava: Un cunicolo che porta al Castello e alla Basilica di San Simpliciano? Una segreta col tesoro dei guasti? Un pozzo, una cisterna, oppure terra? Cera insomma di che incuriosirsi a pensare a quella pietra situata diceva il comunicato al centro del pavimento. Così, allora e alla data fissata (le 22 dellaltro ieri), il piccolo locale della Bottega dei Sogni, dove i soci si ritrovano per chiacchierare in libertà, era affollato di curiosi e di appassionati del mistero. Cerano anche un archeologo, giornalisti e fotografi, tutti pronti allo scoperchiamento dellantica pietra. Per la verità, alla Bottega dei Sogni è antico tutto: i muri, il pavimento, il soffitto. E antichi sono la strada e lintera contrada detta del guasto per le continue battaglie alla conquista del Castello, che tanto lontano non è. Vicino alla pietra in questione grigia, fredda, con una fenditura che pareva un ghigno erano pronti piccone e altri arnesi. Un faretto illuminava la piccola area che di lì a poco sarebbe stata un cantiere. Attorno unanimazione da prima teatrale. Non mancavano, ohibò, gli abiti da sera e quel chiacchiericcio sportivo-mondano che, si vede, alligna pure dove si ritrovano i sognatori. Se la rideva beato Gianfranco Magrini, ingegnere del tempo libero alla Bottega, nonché presidente dellAssosogni e ingegnere sul serio nella vita. E la suspance che conta: è il sogno, diceva. Sarà, m quel piccone, allora? Alla fine, come dicono i poliziotti, si procedeva. Silvano Zazzi, il proprietario del locale, sollevava la lastra e cominciava a levar terriccio, frammenti di mattone, schegge di ardesia. Intanto, come a evocare gli spiriti, qualcuno apriva una vecchia madia che custodisce piccoli reperti venuti alla luce nei lavori di sistemazione del locale: frammenti di ceramiche, vecchi chiodi e altro, compresa questa si uninteressante pietra incisa che era nascosta nel camino. Silvano Zazzi scavava, scavava, il sudore scendeva, scendeva, ma dal buco saliva, soltanto, lodore umidiccio dei secoli. Sotto la pietra, per almeno mezzo metro, cera soltanto materiale di riporto. Una mezza delusione, ma non è detto che non si possa riprovare a sognare più avanti, senza pietre. |