Lettera al Direttore - CORRIERE DELLA SERA - mercoledì 15 Gennaio 1986 |
Rassegna Stampa | ||
CASAFLASH - 03 maggio 1984 | ||||||||
Per troppi anni la cultura della crisi ha impedito la realizzazione di grandi opere Il "tubo del lago di Como" visto come contributo alla soluzione dei problemi della zona | ||||||||
di Marina Moioli Il suo ideatore, l'ingegnere milanese Gianfranco Magrini, lo definisce un contributo alla soluzione dei gravi problemi socio-economici dell'area lariana e della Lombardia, ma anche una sfida allo spirito di rassegnazione e fatalismo che domina la nostra cultura. Da quando è stato presentato poco più di un mese fa a Como nella sede della Conter Leasing, la società che assicura il contributo promozionale all'iniziativa, il progetto di costruire una strada e una ferrovia sommerse nelle acque del lago continua ad appassionare e a far discutere. | ||||||||
Nella cartina è indicato il percorso del "tubo del lago di Como" | ||||||||
Qualcuno parla di fantascienza, altri cominciano a cercare i fondi necessari per realizzarlo, altri ancora giudicano il progetto completamente assurdo. Ma fra denigratori e sostenitori, il progettista dimostra di avere i piedi ben piantati per terra. "La mia ipotesi - sostiene - potrà apparire stravagante, forse indurre allo scetticismo: sono reazioni prevedibili e persino giustificabili. Ma sono il sintomo di uno degli aspetti più deprimenti e rischiosi di questi tempi di crisi: l'incapacità di "pensare e progettare il futuro", di "pensare in grande" superando i problemi congiunturali". D. Stabilito che nel caso questa incapacità è stata brillantemente superata, come le è venuta l'idea del "tubo del lago di Como"? R. "Nell'unico modo possibile per un progettista. Assunta una esigenza (voluta o commissionata) come quesito del problema, si inventano in assoluta libertà tutte le soluzioni umanamente pensabili che rispondono alla domanda nel modo più completo, quindi di ogni soluzione si verifica la fattibilità nello spazio pluridimensionale il cui contorno è definito dai limiti fissati o consentiti per ogni variabile. Per intenderci sono variabili "il rispetto dell'uomo, il rispetto della natura, il rispetto delle tradizioni, l'adeguamento delle tecnologie"; sono limiti di minimo o di massimo i vincoli imposti dalla legge dei codici, dalla legge non scritta della civiltà, dalla legge della scienza, dalla legge della tecnica. In pratica il tubo è una tra le tante proposte "umanamente pensabili" per soddisfare le esigenze che ritengo indispensabili e per eliminare in modo radicale i guai della zona; è una tra le tante proposte "fattibili" se soltanto si consente all'attuale limite della variabile "sperimentazione tecnica" di seguire il suo corso verso il progresso; è infine il "meno peggio" perché, in considerazione delle molte esigenze che può soddisfare, è di gran lunga il più economico. Però, lo ripeto e lo ripeterò fino alla noia, l'imbecillità, l'invidia, la pigrizia, il bigottismo, il fanatismo e la demagogia non devono ostacolare la naturale espansione delle conoscenze. Se ci guardiamo attorno, possiamo facilmente constatare che tutte le grandi opere esistenti risalgono, almeno nel loro impianto concettuale, a parecchi decenni fa, quando non addirittura al secolo scorso. Per troppi anno la "cultura della crisi" ci ha disabituati a lanciare lo sguardo oltre la gretta amministrazione dell'esistente. E questo non solo ci rende incapaci di guidare l'evoluzione sociale ed economica, ma toglie gusto al lavoro di tutti i giorni". D. Ma è davvero realizzabile il progetto? R. "Questa domanda non va rivolta a me, perché la risposta sarebbe ovvia. Spetta ad altri soddisfare una simile curiosità. Solo un consiglio: non formuli la domanda ai vermi che strisciano per terra, dal loro punto di vista anche un sassolino sembra una montagna invalicabile, si rivolga agli uomini, quelli in piedi, i soli che sanno assumersi la responsabilità delle proprie risposte". D. Quali i vantaggi indotti da una simile opera? R. "Grandissimi per tutta "l'azienda Italia" e troppi per essere elencati. Di tutti vorrei porre in primo piano quello realizzabile con il tubo ed il traforo dello Spluga. L'ing. Semenza, eroico paladino del traforo dello Spluga, gigante in un mondo di pigmei, passando con lo sguardo sopra il passo dello Spluga, ha chiaramente visto che al di là delle Alpi c'è l'Europa, quella ricca, quella che produce, quella di cui noi abbiamo bisogno e, forse, quella che potrebbe avere bisogni di noi, ma pochi hanno saputo e sanno valutare l'importanza delle sue argomentazioni. Il progetto del tubo nel lago offrirebbe una soluzione avanzatissima al problema del potenziamento dei trasporti nell'area del bacino lariano, migliorerebbe la viabilità autostradale verso la Valtellina, l'Engadina, Bormio e le altre località di villeggiatura specie verso i centri costieri. E' quindi una soluzione completa che può offrire nuove opportunità di sviluppo residenziale ed economico (soprattutto nel settore turistico) all'area del lago, fino ad ora condannato ad una condizione di sottosviluppo rispetto alle altre aree lombarde proprio per le difficoltà dei collegamenti. Se poi si vuole davvero pensare in grande, il mio progetto può essere solo l'avvio di un collegamento tra l'Europa centrale, l'Africa e l'Asia lungo due grandi direttrici di traffico da realizzare tramite altri passaggi sommersi. Non è solo fantascienza: è un modo di guardare al futuro che dovrebbe essere comune a molti. Purtroppo invece, in un'epoca in cui molte nazioni ragionano ormai in termini spaziali, noi non siamo neppure capaci di farlo in termini terrestri". | ||||||||