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Lettera al Direttore - CORRIERE DELLA SERA - mercoledì 15 Gennaio 1986

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Il Punto - Aprile 1984 - firma: Maria Castelli
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Il "tubolario": una sfida alla mancanza di coraggio e alla crisi

Una singolare proposta per costruire una grande via di comunicazione stradale e ferroviaria sotto le acque del Lario. Costo previsto: 6.900 miliardi di lire
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"Il tubo del lago di Como": è il nome di un progetto che un ingegnere milanese, Gian Franco Magrini, 50 anni, esperto in grandi impianti, ha presentato recentemente alla stampa, ad un gruppo di amministratori e di esperti locali. Ma per capire come è nata l'idea, come si è sviluppata e come andrà avanti, bisogna raccontare una lunga storia.

Dunque, l'ingegner Magrini è legato a Como da una serie di ragioni professionali ed affettive e da tempo era diventato l'interlocutore di parecchi sindaci del lago, i quali, affidandogli l'esecuzione di opere pubbliche, accompagnavano il gesto con un sospiro: "Eh, qua i paesi si degradano, la gente scappa, non abbiamo soldi, non abbiamo aiuti, dove andremo a finire...". L'ingegnere ogni volta rifletteva: "Eppure, tra questo lago e queste valli, a partire da Como fin lassù, a tutta la Valtellina e la Valchiavenna, c'è un tesoro nascosto, che bisogna scoprire".

Un giorno, salì in Val Codera, una valle impervia, affascinante e in via di spopolamento. Ciò che colpì Magrini fu l'estrema bellezza di quei posti, l'affacciarsi al mattino dalla finestra di una baita e vedere l'alba sulla neve, sedersi su un sasso ed aspettare il tramonto, come fosse un avvenimento grandioso. E dentro di sè, sentiva qualcosa che non gli era mai stato familiare, o forse si, ma soltanto anni e anni prima, nei tempi della felicità perduta. E si disse: "Già, ho delle sensazioni che non credevo di provare mai più. Ma a quanta gente piacerebbe provare queste sensazioni? Quanta gente sarebbe contenta di svegliarsi in una baita, di scoprire la Val Codera, di mungere le pecore con i contadini, di andare a cavallo sulla neve, di andare in barca su un fiume o un lago?".

Stava nascendo l'intuizione: c'è una zona vastissima che comprende il bacino del Lario e la provincia di Sondrio che potrebbe diventare ricchissima, da povera che è oggi, se si mettesse a vendere un prodotto inedito: sensazioni. Le sensazioni che derivano da tutto ciò che c'è in quest'area, la natura, la purezza, la bellezza e che nessuno ha mai valorizzato, mai "venduto" come una merce. Qualcuno fece bensì notare a Magrini che il turismo in quelle zone esiste da secoli, ma l'ingegnere ribattè subito che questa risorsa economica importante, il turismo, non era "venduto" come si doveva. Occorreva creare un "supermarket del turismo", a metà strada tra Como, Lecco e Sondrio. Tutte le offerte turistiche, tutte le possibilità del lago, dei monti e delle valli, per far vacanza dovevano essere "esposte" come si espongono le scatolette nei grandi magazzini, con il loro prezzo e il loro contenuto.

Dove far sorgere questo grande magazzino del turismo comasco e sondriese, in modo che la gente andasse lì, vedesse, scegliesse, dall'albergo, alla trattoria, all'escursione, alla sensazione? Sul Pian di Spagna, decise l'ingegnere. E una era andata. Ma il supermarket non bastava. Di che cosa ha voglia la gente, oggi? Di divertirsi. E dove hanno fatto la "città dei divertimenti"? Ma a Disneyland, la città degli eterni bambini felici. E Magrini pensò al Pian di Spagna e lì vide già una Disneyland per la cultura degli europei, quelli che si lasciano affascinare dalle "americanate" ma poi vogliono divertirsi a loro misura, con le giostre che esistono da secoli, ma anche i videogiochi, i percorsi-vita e le roulettes con le quali si sfida la fortuna. E Magrini pensò ad una "Disneyland europea" sul Pian di Spagna, oggi un'estensione enorme inutilizzata, "protetta", inutile.

Qui confluiranno coloro che scendono dallo Spluga, dal cuore e dal Nord dell'Europa e che si dirigono verso Sud, verso l'oriente e l'occidente. Il primo passo era fatto: era stato individuato un "polo" di ricchezza. Infatti, Magrini ha calcolato che con due strutture di quel genere, poste a metà strada tra il lago e le valli sondriesi, con cento paesi intorno, potrebbero arrivare 100.000 persone al giorno, ma soprattutto 2.500 miliardi all'anno perché ogni turista spenda in media 140.000 lire pro die, tra parco divertimenti, soggiorno, pranzo, cena e spuntino, passeggiate ed escursioni. Intorno, intanto, sarebbe stimolata l'iniziativa a realizzare tutto quanto può essere venduto in senso turistico: ogni investimento darebbe un reddito, che resta sul territorio, a favore di chi l'ha compiuto.

Ma tutti questi progetti, nella mente dell'ingegner Magrini si scontrano subito con la realtà: mancano i collegamenti tra Milano e Sondrio via Como. E Como che cos'è, se non il baricentro dell'Europa? Infatti, immaginiamo una carta del mondo: le direttrici che partono dall'Alaska e vogliono arrivare in Nuova Zelanda passano per Como, per esempio, dalla Siberia al Corno d'Africa, si intrecciano ancora a Como. Comunque sia, la città lariana è a metà strada tra Amburgo e Reggio Calabria, tra la Lombardia, con quel che significa Lombardia e la Svizzera, con quel che significa Svizzera.

Bastano, dunque, le strade tradizionali, la Regina, la Lariana, la statale 36? No, lo verifichiamo ora, tra lavori in corso e frane. E poi il mondo, tutto il mondo, ha bisogno di nuove, veloci e sicure vie di collegamento. Lo stesso trasporto merci oggi è penalizzato, non tanto dagli scioperai valichi doganali, sebbene importanti, ma dall'indisponibilità delle vie di collegamento.

Ma c'è una strada che non è stata ancora sfruttata: quella che passa in mezzo, dentro, sotto le acque. I giapponesi, che in quanto a tecnologia, non sono secondi a nessuno, l'hanno praticata questa strada, con un lungo tunnel sottomarino che inaugurano quest'anno, un tunnel che comprende un'autostrada. Magrini lancia dunque un'idea sconvolgente: il "tubo del lago di Como", una prima frazione di pipeline che passa nei laghi e nei mari e congiunge ogni punto del mondo.

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