<...pagina precedente... Veduta prospettica del "bitubo" proposto da Magrini per risolvere i problemi della circolazione sul lago e per restituire a Como un ruolo di centralità europea
Il tubo del lago di Como: eccolo. E' un disegno, finora, un'idea coraggiosa e conturbante, destinata a suscitare un'infinità di discussioni, ma che non va respinta, per tutta una serie di ragioni. Tutto il progresso cominciò così, infatti: con un'idea che sembrava irrealizzabile e che non è stata però respinta a priori, ma studiata, perfezionata, accolta e portata a compimento. Nella storia, ci sono migliaia di esempi di questo genere. Il "tubolario" è una sfida alla mancanza di coraggio e alla crisi. Proprio perché c'è crisi, dice Magrini, occorrono le grandi idee per superarla. Il tubolario è proprio un tubo, di 15 metri di diametro, anzi un bitubo, uno in andata e uno in ritorno tra Como e Colico, con una diramazione a Lecco e con una serie di collegamenti per i paesi più interessanti del lago. Sta a 20 metri sotto il pelo dell'acqua e nè crolla nè affonda per il principio di Archimede. Non rovina nè l'estetica, nè l'ecologia. Dentro, passano una autostrada a due corsie, più la corsia d'emergenza, mentre nella sezione sovrastante scorrono un tracciato ferroviario e una metropolitana. Provvisto di scale mobili, tapis roulant, ascensori, è in calcestruzzo. La roccia sarebbe tratta dalle stesse montagne del Lario, formando, in corrispondenza delle stazioni "nicchie" in cui ricavare palestre, bar, luoghi di ristoro sotterranei e tutte quelle strutture di cui i paesi del Lario sono oggi privi e per questo non hanno sviluppo. Costo: 9.900 miliardi in lire '83. Un'enormità? No, risponde Magrini. Perché l'opera è da cominciare adesso per i prossimi 150 anni e dev'essere cominciata come esperimento, in modo da poter subito trarre il primo profitto: vendere il know how. Secondo: un'opera così, intanto creerebbe migliaia di posti di lavoro, come alternativa alla cassa integrazione, per esempio. I cassaintegrati potrebbero già cominciare a fare qualche piccolo lavoro per il "tubolario", incaricati dallo Stato che potrebbe essere interessato alla ricerca e alla tecnologia che la realizzazione comporta. | | La ferrovia corre nel tubo, sopra una autostrada a due corsie
Ma l'ingegner Magrini ha già proposto due possibilità per reperire quattrini. Costituire la "Società Tubolario" che ha il compito di perfezionare la fase di progettazione. Questa società è formata da imprenditori locali, nazionali ed internazionali, ditte di grandi impianti, aziende di trasporto, grandi studi professionali, italiani ed esteri, che potrebbero aver interesse a sperimentare qualcosa di totalmente nuovo, di fortemente avanzato, che richiede investimenti, ma che dà anche profitti. Questa "Società Tubolario" ha però un altro compito, quello di dar vita a due consorzi: uno di imprenditori e uno di sponsor. Quest'ultimo è formato da società che hanno interesse ha lasciare il proprio nome (come è stato fatto per l'operazione "Azzurra" - America's Cup) in tutto quello che riguarda il "Tubolario", progettazione, esecuzione, gestione. Il consorzio degli imprenditori, invece, deve proprio cominciare ad investire in una serie di progetti di sviluppo del Lario, Valtellina e Val Chiavenna, per strutture turistiche, dalle quali ricavare il reddito da investire per il tubolario. In tutto questo, evidentemente, gli enti pubblici non sono estranei, anzi, saranno ben presto coinvolti, quantomeno a livello di sensibilizzazione. E la "Società Tubolario, diciamolo subito, sta già per nascere, per definire tutto, da qui al 2.100. Chi vi parteciperà? Alla domanda sarà possibile rispondere nei prossimi mesi: si sa già, comunque, che c'è un'area milanese fortemente interessata al progetto Magrini. Ma l'ingegner Magrini ha agito da solo. Quando ha "lanciato il sasso" ha trovato il ragionier Angelo Evolvi a raccoglierlo. Evolvi nasce come petroliere e si sviluppa come finanziere in particolare nel leasing. Sua è infatti la "Conter Leasing", una società di viale Varese 87, a Como, da vent'anni nel settore. Magrini conobbe Evolvi perché gli progettò la sede e l'arredamento della società e poi così per caso, parlò al finanziere comasco del "tubo". E Evolvi, amicizia a parte, subodorò l'affare, con tutti i rischi, certo, ma con la sua potenza innovativa, con la sua spinta prepotente per uscire dalla crisi. Una crisi più pesante sul lago e in Valtellina per le difficoltà di collegamenti. Evolvi dunque ha messo a disposizione la sua struttura operativa e il suo entusiasmo non solo per presentare il progetto all'esterno, ma anche per cominciare a realizzare una prima "area dell'intelligenza" che possa definirlo, avviare la sperimentazione e i consorzi. Ora si vedrà che cosa succede: un fatto è certo, c'è un movimento molto interessante intorno ad un progetto che sembra fantascientifico. Come cent'anni fa o forse molto meno, sembrava impensabile raggiungere la luna. Oggi la luna è nostra. | | |