La Provincia - 15 gennaio 1986 - firma Gianfranco Magrini
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Perchè mancano i miliardi per il manufatto del Tubolario?
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Egregio Direttore,
l8 marzo del 1984 in una cronaca del suo giornale relativa alla presentazione del Tubolario, largomento che più veniva sbandierato per dichiarare la non fattibilità dellopera, era il costo, preventivato in 6.900 miliardi, che, con finiture e impianti, avrebbe raggiunto 10.000 miliardi valore 84. Le allego ritaglio de Il Giornale in cui vengono riportati i costi preventivati e prevedibili per la realizzazione del collegamento Calabria -Sicilia (meno di 4 km).
Forse alla luce di queste cifre sarà possibile capire la estrema economicità dellopera da me suggerita , in quanto 10.000 miliardi dell84 potrebbero permettere di realizzare ben 75 km di viabilità principale (autostrada - ferrovia - metropolitana) e circa 25 km di viabilità secondaria. Pensierino: 10.000 miliardi per 3,3 km di manufatto in Sicilia, si trovano, mentre è improponibile sperare in 10.000 miliardi per 100 km di manufatto nel Lario, anche se, a differenza del collegamento sullo stretto, che servirà solo lestremo lembo meridionale dellItalia senza per questo aprire le porte allAfrica (meglio servita dai porti di Genova, Livorno, La Spezia e Napoli), il Tubolario, oltre a servire una delle zone più emarginate ma interessanti del nord, avrebbe il vantaggio di aprire le porte allintera Europa. La morale del pensierino: forse il vero argomento che rende unopera irrealizzabile, non è il suo costo, ma la rassegnazione e lautofrustrazione dei beneficiari. I siciliani e i calabresi non sanno se si può fare il ponte, il tunnel o il viadotto sommerso, però lo vogliono o lo pretendono, costi quel che costi.
I lariani e i valtellinesi, prima di sapere se il Tubolario si può fare o no, non ci vogliono credere, i mass media non scuotono dal torpore le imprenditorialità frustrate, non invocano innovazioni che potrebbero anche essere solo chimere, ma comunque degne dessere sognate. No, i lariani e i valtellinesi si ritengono troppo smaliziati e dignitosi per pensare che qualcuno destini loro tanti soldi per quello che può sembrare un giocattolo troppo bello, e quel giocattolo non lo avranno mai, neanche nei sogni.
E neanche sulle pagine dei giornali che potrebbero pubblicizzare nel mondo limmagine del lago e dei monti (tanto per non trascurare i dintorni più immediati).
Evviva la noia! Evviva la rassegnazione! Evviva la crisi!
Questo inno allinedia, purtroppo, è il cancro che affligge la nostra collettività o se preferisce, è l Aids che assale gli squallordipendenti e che consuma la prosperità e il benessere costruiti con volontà, entusiasmo e fantasia sulle macerie di una guerra che, sì, aveva distrutto tutto, ma in compenso aveva forgiato negli uomini la speranza di un domani in cui credere e la voglia di impegnarsi per tentare di realizzarlo.