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Lettera al Direttore - CORRIERE DELLA SERA - mercoledì 15 Gennaio 1986

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La Provincia 13 febbraio 1986 - firma: Maria Castelli
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L’ing. Magrini ripropone la sua idea:
strade, parcheggi, strutture sotto le acque del lago

Il “Tubolario”? Costruiamone un pezzo
E’ un progetto che va toccato con mano
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AVANZA e prende forma l’idea del tubo. Anzi del Tubo con la T maiuscola, perchè si tratta di un’idea nata intorno al Tubolario, quel famoso progetto presentato due anni fa dall’ingegner Gianfranco Magrini, un nome e una garanzia nel settore, con appoggio del ragionier Angelo Evolvi, comasco, imprenditore di grido nel ramo finanziario. Il Tubolario è un vero e proprio tubo che prende inizio a Como, raggiunge Colico, collega i paesi del lago e contiene una strada ferrata e un’autostrada. Scorre sotto il pelo dell’acqua e i tecnici l’hanno presentato nel marzo di due anni fa come la soluzione meno inquinante dal punto di vista ambientale per collegare in modo veloce, avveniristico, originale i punti cardinali del Lario. Costo in previsione: diecimila miliardi, lavori per vent’anni, possibilità di allestire agli imbocchi parcheggi, supermercati, impianti sportivi, il tutto sommerso, visto che ormai l’unico spazio sfruttabile è quello subacqueo. Ma non appoggiato al fondo, dentro l’acqua, con l’acqua sopra e sotto.
In seguito nacque anche la “S.r.l. Tubolario” i cui azionisti sono imprenditori interessati a una partecipazione anche a titolo di sponsorizzazione e professionisti convinti dal know how, cioè dalla tecnologia, che si può sperimentare e vendere.
Contemporaneamente, un napoletano verace, l’ingegner Antonio Fiorentino, dietro il quale esiste già una società per azioni, presentava il suo progetto del tubo. E’ il “ponte di Archimede”, cioè un tubo sommerso, con strada ferrata e autostrada, che passa dentro lo stretto di Messina. E sarebbe sostitutivo del ponte che è stato progettato per unire le coste calabre a quelle sicule.
Il professor Fiorentino, docente di tecnologia navale nel dipartimento di ingegneria navale dell’università di Napoli, un giorno lesse su un giornale una lettera dell’ingegner Magrini che spiegava la filosofia del Tubolario.

Nord e Sud si incontrarono intorno a un tubo: il tubo per il Lario inventato dall’ingegner Magrini, il tubo per lo Stretto messo a punto dal professor Fiorentino.
L’ingegnere milanese si è poi incontrato con il presidente della Società del tubo nello Stretto e ne è nato un consorzio di idee, collaborazione e progettazione.
Ieri mattina si è svolta una conferenza stampa nella sede della “Conter Leasing” del ragionier Evolvi e l’ingegner Magrini ha esordito dicendo questo: “Il problema che abbiamo messo a fuoco è uno, per il momento,: per rendere credibile il Tubolario, bisogna toccarlo con mano. Quindi, noi ci rendiamo disponibili a costruire un campione, un pezzo di cento metri e dimostrare come funziona nel concreto. Basta che i Comuni del Lario, da Como a Lecco ci chiamino.
Vogliono un collegamento suggestivo e inedito, da lasciare tutti a bocca aperta, tra Como e Villa Erba? Eccoci qua. E’ una cosa semplicissima, si prefabbrica, si butta nel lago, la si mette insieme. C’è qualcuno che vuol fare parcheggi sommersi, centri di shopping, un albergo, un centro sportivo? Noi gli studiamo tutto, gli mettiamo a punto il progetto, gli troviamo gli eventuali sponsors, lo lanciamo”.
Il professor Fiorentino ha poi illustrato i vantaggi del suo “ponte di Archimede”, così chiamato perchè, appunto, funziona secondo la legge di Archimede, mentre i ponti sospesi, che funzionano secondo la legge di Newton, sono un rischio in una zona non “coperta” dal punto di vista sismico, vincolata dal punto di vista ambientale, del tutto particolare da trattare. Il suo “tubo” comporta tecniche semplici, sarebbe il meno costoso, il più elastico rispetto alle correnti.
Materiale impiegato è: il cemento armato. Il “Tubolario” ha l’anima di ferro. E l’ultima funzione che possono svolgere è quella di rifugio. Antiatomico, s’intende.

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