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Lettera al Direttore - CORRIERE DELLA SERA - mercoledì 15 Gennaio 1986

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L'Ordine - 8 marzo 1984 - firma: Maria Castelli
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Un ingegnere milanese ha presentato ieri un progetto fantascientifico per il rilancio del lago, della Valchiavenna e della Valtellina - La colossale e futuristica opera collegherebbe l'Europa all'Africa e all'Asia - Previsto l'insediamento al Pian di Spagna di un supermarket gigantesco del turismo e di una "disneyland" - Calcolata un'affluenza di 36 milioni di persone l'anno per un "reddito" di 2.500 miliardi

Il "tubolario" del Duemila

Auto, treno e metrò correranno sott'acqua
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Realizzare il grande condotto del diametro di 15 metri costerebbe attualmente quasi settemila miliardi da reperire attraverso l'attività di due consorzi

C'è un "tubo" nel futuro del lago di Como e delle terre che gli gravitano intorno. Non è uno scherzo, nè un modo di dire. E' un progetto redatto non da un mattacchione, bensì da un ingegnere milanese sulla cinquantina, Gian Franco Magrini, docente universitario, esperto in calcoli di cemento armato e in strutture ad alto contenuto tecnologico, collaudatore, tra l'altro, della metropolitana milanese. Il personaggio capitò qualche tempo fa sul Lario come tutti i milanesi: chiamato da un antico amore e da un fascino misterioso. Poi qualche sindaco cominciò a proporgli progetti importanti, quelli che qualificano un'amministrazione e un'epoca. Ma ad un certo punto, girando qua e là, l'ingegner Magrini cominciò, come dire, a essere stufo di sentire i "pianti greci", che ormai sono denominatore comune per comaschi e sondriesi.

I termini sono noti: non c'è più sviluppo, non ci aiuta nessuno, abbiamo perso i treni, lo Spluga, che è una delle pochissime possibilità per collegare la Lombardia all'Europa, è un miraggio, e poi chissà che subbuglio si crea, non abbiamo strutture, i paesi vengono abbandonati e i territori si degradano. Magrini , che è un uomo brillante, quasi quasi andava in crisi anche lui.


L'ingegner Magrini autore del futuristico progetto del "tubolario" presentato ieri

Un bel giorno, un suo amico, il ragionier Evolvi, comasco, lo chiamò per fargli progettare la nuova sede della sua ultima creatura: una società finanziaria che aiuta le imprese e gli imprenditori con buone idee a reperire capitali per gli investimenti. Magrini allestì una sede in Viale Varese 85-87 a Como, che non si può descrivere, unica nel suo genere, dall'impatto fortissimo e nello stesso tempo accogliente. Da restare lì, a bocca aperta, prima sconvolti e poi convinti.

Poi Magrini ritornò in Viale Varese, dal suo amico Evolvi: una parola tira l'altra e Magrini sputò il rospo: "Il tubo del lago di Como". Evolvi, che è abituato a tutto, trattando di impresa e di finanza, restò lì, in un primo momento. Poi disse: "Guarda, il futuro nasce dalle idee. Dobbiamo pensare alla grande, smetterla, hai ragione, Magrini, smetterla di piangere. Lanciamo una proposta: non sarà capita subito, perché è una sfida, perché è nuova, perché nessuno l'aveva mai immaginata. Ma lo scopo dell'imprenditore è anche quello di lanciare idee. Quando s'è convinto, i capitali li trova, le difficoltà le supera. E poi noi facciamo sperimentazione: non si può fare sul lago di Como? Okey, proponiamo il nostro know how da altre parti, per congiungere Reggio Calabria a Messina, per esempio"

L'hanno fatto i giapponesi

Il ragionier Evolvi mise dunque a disposizione la sede della sua società, la Conter Leasing perché Magrini illustrasse alla stampa e agli amministratori il suo "progetto del tubo". Detto in poche parole, si tratta di questo: una autostrada a due corsie, più un tracciato ferroviario, più una linea della metropolitana a 20-25 metri sotto il livello delle acque del lago di Como, il tutto dentro un tubo del diametro di 15 metri e mezzo. Costo in lire '83, esclusi costi per l'armamento delle linee, tapis roulant, scale mobili, ascensori, impianto di ventilazione e di illuminazione e altri dettagli, 6.900 miliardi. Vedremo poi i particolari di questa che per ora chiamiamo "cosa", ma non chiamiamo più nemmeno tubo.


Il ragionamento dell'ingegner Magrini è molto serio e supportato da calcoli precisi. Tra parentesi i giapponesi stanno facendo da vent'anni, e lo inaugureranno forse quest'anno, un "tubo" sotto il mare, a trecento metri di profondità.

L'ingegnere milanese dice: "Quali possibilità di sviluppo ci sono per il bacino del lago di Como, la Valtellina e la Valchiavenna, così come stanno le cose oggi? Nessuna. C'è il rischio non solo di perdere la ricchezza, ma anche la cultura economica e sociale sulla quale per secoli, la nostra gente ha vissuto, stentatamente, ma ha vissuto, lasciandone impronte e vestigia significative per l'uomo di oggi. La perdita fondamentale dell'uomo di oggi è quella delle sensazioni: abbiamo questo, quest'altro e quell'altro, ma perché non abbiamo opportunità o non ne abbiamo voglia, non cogliamo le sensazioni, che sono l'essenza della vita. Mettiamoci dunque a vendere sensazioni con i tramonti del lago o le albe della montagna. Ma oltre le sensazioni, ci vuole qualcosa di tangibile, di godibile concretamente: i servizi, le strutture".

Ecco, secondo l'ingegner Magrini, tesi difficilmente contestabile, se vogliamo attirare gente sul lago, sulle montagne, da Como a Sondrio, dalla Val d'Intelvi alla Valtellina, dalla Valsassina alla Valchiavenna, dobbiamo offrire qualcosa. Offrire significa sviluppare. E quale sviluppo per quest'area a nord di Milano? Certo, non lo sviluppo industriale, impossibile, non quello legato all'agricoltura e all'artigianato, ma lo sviluppo legato al turismo. "Da secoli, si dice che la zona nord di Milano è turistica - ha osservato l'ingegner Magrini - ma non è vero. C'è un'offerta scoordinata, un turismo maturo, che non da grandi redditi, che non gira e non fa girare denaro".

Ed ecco la prima proposta, quella che fa da volano a tutte e che giustifica, tanto per incominciare, la struttura viaria sotto il lago: creare sul Pian di Spagna, un'area vastissima, bellissima, ma desolata, vuota in tutti i sensi, un supermarket del turismo. Uno arriva lì, al capolinea, e trova questa struttura: le "merci" sono le offerte alberghiere, di sport, di divertimenti, di escursioni, residenze, trattorie, bar, discoteche e night, per tutta la zona, lago, valli, Sondrio e Como e il Lecchese. Supermarket e va bene.

Ma sul Pian di Spagna, secondo Magrini, che di battaglie ecologiche, biotopi e geotopi sa già tutto e sa anche come si può affrontare questi ostacoli, deve nascere anche un "holiday shop", oppure una "Disneyland", a misura d'europeo, che non ha la cultura della cartapesta, ma ha la sensibilità artistica e sociale e ha voglia di divertirsi sia con le "americanate" che con quanto l'Europa gli invia. I contenuti di questa "Disneyland europea" sono tutti da stabilire: il dato certo è che la gente ha voglia di divertirsi e di provare sensazioni: quindi ci possono essere le slot machines come le giostre, i videogiochi, e tutte le diavolerie che il gusto di giocare riesce ad inventare.

Ma il problema è questo: come ci si arriva sul Pian di Spagna, scendendo dal Nord Europa o salendo da Milano o dai paesi del lago o da tutto il resto del mondo? Con la Regina? Con la Statale 36? Nossignori, dice Magrini. Troppo poco queste arterie per un vero sviluppo. E con lo Spluga che ci porterà milioni di automezzi l'anno che dovranno andare da qualche parte come faremo? Imbottiglieremo questo fiume di veicoli e di gente sulle strade attuali e sui battelli?

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