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p. 137

Appendix

 

1. Iaºi, June 28, 1843 (National Archives of Romania, Vatican Microfilm Collection, reel 40, m. 505-510 / APF, vol. 10:. 331-333)

 

“Eminenza Reverendissima

Essendosi riuscita la processione del Corpus Domini con sollenne pompa e con santa allegrezza, sento il dovere di ragguagliarne codesta Sagra Congregazione. Il Governo locale si è compiacciato di favorirci la musica, e banda militare, nonchè un sufficiente numero di soldati per il buon ordine, sisono fatti quattro altari fuori dalla chiesa ove passava la processione, in ciascuno dei quali si diede la benedizione col sanctissimo ed ogni volta che si dava la benedizione i soldati facevanno una salva di colpi di fusile, lo stesso fecero quanda si cantava la messa solenne, ed all’elevazione, essendo stati i soldati destinati a tale oggetto fuori della chiesa dal capo della milizia v’era grande concorso di popolo, il quale tutto chè scismatico ammirava con rispetto il rito e le cerimonie della vera chiesa, tutto si fece con ordine, con commune soddisfazione degna, che possa appagare l’aspettazione di codesta Sagra Congregazione, ma qui è qualche cosa, aggradisca almeno nella mia essiguità la buona volontà chi è impegnata a comprovare coi fatti abbenchè tenui, fino dal principio della mia missione le brame di codesta Sagra Congregazione a cui sono totalmente dedicato.

Sono venuti per la processione del Corpus Domini i P. P. Melis ed Accardo, hanno piacere della mia venuta, mia protestazione tutto di rispetto ed il loro ossequioso omaggio, dimostranno il piacere di servire ancora la missione, sono partiti il giorno seguente per la loro parrocchia, ed in loro compagnia ho mandato i P. P. Vissani e Attard, spero che approfitteranno nell’imparare le lingue, e presto abiliteranno all’amministrazione di qualche parrocchia. Per ora in quei padri missionari italiani che nei primi momenti del mio arrivo ho conosciuto in loro qualche calma e tranquillità, due P.P. ungari Petrassi e Funta mi hanno scritto una lettera congratulandosi meco, con quasi troppa caricatura, ai quali ho subito risposto ringraziandoli, impegnandoli all’adempimento dei loro [?] doveri. In tale stato di tregua, che io non vorrei chiamare apparente, sarei di parere d’approfittarsene colla spedizione di altri misionari, come sarebbe dei Padre Topia di Costantinopoli, dei due P. P. Buffa e Tasca, giovani ben istruitti nelle scienze sagre, ben notti al Padre Reverendissimo Gualerni. Penso che i suddetti tre P. P. app[resso?] che saranno arrivati in questa missione di trattenarli in questa Residenza siccome mandarli subito non come erebbe e sarebbe difficile l’ottenere [il] mio intento, perchè il fuoco ungaro s’accinderebbe, per cui diede di trattenere farli imparare la lingua ungara, affinchè all’uopo siano pronti per ocupare qualche parocchia ungara, e cosi a grado a grado ci disfaremo degli ungari con loro

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sequele, noti che si fanno anche lecito di riscaldare la testa della popolazione dicendoli che parlandogli noi in lingua moldava li facciamo diventare scismatici. Per tanto io prego codesta Sagra Congregazione che mi permetta di fabbricare in questa residenza altre tre camere, giacchè siamo ancora nella buona stagione. Queste tre camere serviranno per i religiosi che dovranno qui istruirli. La spesa non crederà più di 150 zecchini. All’infretta ho data un’occhiata all’amministrazione economica ed ho veduto che della partenza di Monsignor Ardoino fino al giorno presente rimarranno nette cento scudi di avanza (non mi piace troppo l’amministrazione passata, ma speriamo che sarà meglio in avvenire) non compresi i crediti che si devono riscuotere, che sono più di 200 zecchini, i quali sono in pericolo quasi certa che si perderanno, perchè sono per fallire i debitori, avendo io dunque disponibili li cento scudi, altri sessanta in circa si potrebbero avere dalla vendita d’una casetta di campagna; se codesta Sagra Cngregazione melo permetterà di stantecchè la suddetta cassa è tutta passività, perchè l’affittuario sono due anni che non ci paga, altri 150 scudi spero d’economizzarli prima che termine la fabbrica delle suddette camere, questa sarebbe la mia idea onde liberari con bella maniera dagli ungari, preparare gli italiani per la lingua ungara, altrimenti sarebbe sempre da capo, il Provinciale dell’Ungaria ci mandarà sempre gli scarti, e noi dovremo soffrire gli scandali e pagare li cento annui scudi. Si compiaccia dal Padre missionario Accardo, religioso timorata di Dio che in Foxian vi è per parocco un ex minor osservante et pulso dalla sua Provincia di Ungaria (questi è un lupo che distrugge e disperge il gregge di Gesù Cristo, bisogna espellerlo il più presto che sia possibile, ma che sostituire a suo luogo? Io non so chi metterci, ecco una parrocchia vacante, per conseguenza il maggior bisogno di missionarii.

Domani parlo per provedere ai bisogni urgenti di quella cristianità di Bottoscian che si trova in grande pericolo, perchè senza chiesa, senza sacerdote, famiglie in [?] all’indifferentismo, pensiero che mi lacera il cuore giorno e notte, oltre che vi sono di 80 famiglie cattoliche vi sono ancora 30 famiglie luterani proclive al cattolicismo, perciò m’affretto perchè se si provedono d’un pastore luterano, oltre non v’è più speranza di guadagnare i Protestanti, perderanno concora i nostri cattolici, perciò prego l’Eminenza Vostra Reverendissima di far raccomandare confer(ma?) questa missione alla pia Associazione di Lione onde si degni di concorre ma con prontezza con sussidii per poter fabbricare nella suddetta città una chiesa, un abitazione per il sacerdote e per fare una scuola. Per toglierle le donne dalle case dei missionarii è d’uopo che io sia il primo a dare buon esempio, in questa residenza si è una donna che fa la cuoca, è vero che alta età, ma è un’ubbriaccona, spende, se non rubba troppo, e data li soggetti cosi vi può attendere? Che onesta, che pudore? Prego l’Eminenza Vostra Reverendissima per le viscere di Gesù Cristo di mandarmi almeno due laici, uno è già pronto nell vento dei S. S. Apostoli, si chiama fràte Giuseppe Binaglia, mi ha servito per [?] anni da cuoco in Costantinopoli, è morigeratissimo ed è molto economo, lo conosce anche il Padre Gualerni.

Il parrocco di Galatz mi prega e riprega di provveder d’un laico, perchè in quella piazza commerciale si fa la cerca alla marina due volte alla settimane, prima si raccoglieva beni e per i poveri e per gl’infami perchè v’era un laico, ora si serva d’un secolare, e questi non raccoglie più nella perchè quei fedeli non hanno più fiducia nel

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secolare, e forse questi raccoglierà per se. Io faccio e farò quanto posso per questa missione, non avendo altre mire che la gloria di Dio e per poter provere il mio vero attaccamento a codesta Sagra Congregazione, a cui sono tanto debitore, ma prego codesta Sagro Dicastero che ascolti le mie istanze, che spero giuste. Se avessimo più missionarii, e potessero stendersi, e potessero rimanere continuamente nei villaggi e coltivare i popoli nella pietà, alla mattina di buon ora, all’alba del giorno, alla sera tardi, ma con una semplice messa alla Domenica, e forse senza, o almeno una volta al mese, in questa maniera non si puo sperare gran bene, e questa missione sarà sempre stazionaria. È vero che vi sono dei villaggi nei quali vi sono poche famiglie; non possono avere nè chiesa nè sacerdote perchè non sono sufficienti a mantenere il sacerdote, e sono distanti dalla chiesa parrocchiale percui raramente veggono il parrocco, e perciò non è bene che siano abbandonate e anche queste sono anime redente col sangue di Gesù Cristo dunque anche queste meritano d’essere assistite. Per non aggravarsi di molte spese codesta Sagra Congregazione, potrebbe spedire i due laici per via di mare di Costantinopoli, in tale modo ottanta scudi basterebbero per tutti i due. Dico ottanta scudi perchè da Costantinopoli fino a Gallatz si spendono 20 scudi per ciascheduno, da Galatz fano a Iassi se non spendero sedici rimarebbe ora il vitto da Civitavecchia fino a Costantinopoli, credo che la spesa del vitto sia di dodici scudi.

Il principe regnante è ritornato, gli fatto fare l’istanza da questo agente austriaco a cui rispose che m’avrebbe ricevuto sabbato prima luglio, avuto gli detto che io doveva partire ed allontanarmi per qualche spirituale bisogno per alcuni giorni s’accordarono uniformemente che m’avrebbe ricevuto il mio ritorno. Ho preso di rimediare prima e riparare all’urgente danno di quelle anime, che alle viste di etichetta la quale trasferita non mi può nuocere e poi confido nel mio Iddio che proteggerà me e questa Cristianità più dagli uomini.

Ho cominciato a dare alle stampe la lettera pastorale, e spero che per prossimo Lunedi sarà finita, per cinquanta copie vuole lo stampatore 80 zecchini, è troppo cara, ma che fara? Anche questa lo credo necessaria, mi permetterà che ne (…) all’Eminenza Vostra Reverendissima una o due cop[ie]. Ometto per ora d’incommodare l’Eminenza Vostra Reverendissima che anche in questa volta l’ho di troppo tediata, nell’atto che prego l’Eminenza Vostra Reverendissima di permettermi che io passi riverentemente al bacio della Sagra Porpora, mi assegno con più ossequioso rispetto.

Dell’Eminenza Vostra Reverendissima

Iassi 28 giugno 1843

                                         Umillissimo devotissimo obbedientissimo servo

                                                             Fràte Paolo Sardi vescovo visitatore apostolico”

 

 

2. Iaºi, July 28, 1843 (National Archives of Romania, Vatican Microfilm Collection, reel 40, m. 544-547 / APF, vol. 10: 363-364)

 

“Eminenza Reverendissima

Dal tenore d’una lettera ultimamente ricevuta dalla Nunziatura Pontificia di Vienna mi sembra che codesta Sagra Congregazione abbia dato degli ordini precisi e

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definitivi concernenti la questione del Padre Provinciale di Ungheria con queste missione. La Nunziatura m’affretta di dare una relazione esatta e reale di quei religiosi ungaresi, che hanno prestato per un dato tempo il loro servizio a questa missione, che mi riconosca proporzionatamente debitore, affinchè la Nunziatura possa venire ad una transazione; quei religiosi che non mi piacciono che si dichiari ale Provinciale concui debba mettermi in corripondenza e presto altrimente avrà sempre diritto al famoso contratto, e che io finalmente esamini con occhio prudentissimo tutte le conseguenze se io posso far ameno d’avere dei religiosi ungaresi, in tale caso la Nunziatura ammetterà il contratto, giacchè non è che provisorio. Dal qui esposto pare che tutte le ragioni addotte da miei antecessori, che hanno fatto sospendere i pagamenti al Provinciale per lo spazio di sei anni non siano più valevole, e quello che non si è deciso in 6 anni si debba giudicare e decidere subito e presto. Non saprei che meglio di Magistro Ardoini avrebbe potuto dare relazione del servizio prestato dai religiosi ungaresi in questa missione, ed in quel modo mi rincresce di dover amareggiare il cuore dell’Eminenza Vostra Reverendissima col rinnovare la dolorosa narrazione degli accaduti scandali cagionati dai P.P. Lukotya e Konya, di questo ne parlerò dopo, il primo non esiste più in questa missione, il secondo disgraziatamente ancora esiste e continua a minacciare di farsi scismatico e già me l’ha scritto ironicamente ,se io tentassi di rimandarlo alla sua Provincia. La Sagra Congregazione non ignorerà quali siano stati i soggetti mandati dal Provinciale in questa missione dopo la detestabile condotta dei due sumentovati religiosi. Per riacquistare lo fama perduta in questa missione ho mandato il Padre Fortunato Papp, che da luterano fecesi religioso, quale culto prestasse alla S. S. Eucaristia è noto, Magistro Ardoini l’ha espulso dalla missione, per suo successore ha mandato il Padre Marslaski, uomo avanzato ben in età dedito all’ubbriacchezza, e di continuo si trova ora caduto, disteso in terra, ed ora non consiette più: ha mandato il Padre Clementis, giovane si, ma simile al Marslaski, basta vederlo in faccia per giudicare quello chi è afino questo s’ubriacca in casa, e spero che dia meno scandalo, non parlo d’altri soggetti di simil tempra perchè mi fa pena, e poi non esistono più. Ora io dedico, se dopo orrendi fatti per riparare a tanto male ha mandato soggetti se non peggiori dei primi, ma ugualmente perniciosi, e di danno alla religione ed alle anime che v’è di sperare di buonò in avvenire! E quel Provinciale scrive che vuole gli arretratti per poter educare la gioventù religiosa onde provedere questa missione! Anzi io prego codesta Sagra Congregazione d’intimare a quel Provinciale che non s’incomodi più, perchè non ho bisogno di simile gioventù; e quel Provinciale scrive alla Nunziatura che in forza del contratto fatto con Magistro Paroni stipulato e riconosciuto da codesta Sagra Congregazione ha sempre diritto alle sue pretensioni? Ed è perciò che io con questo mio avanti a codesta Sagra Congregazione come mio giudice superiore, e tribunale competente con tutte quelle formalità richieste dalle leggi in simili circostanze di resilire dal contratto in questione, e di disobbligare questa missione da ogni pretensione che in avvenire aver potesse il Provinciale di Ungheria su questa missione. Sono però obbligato di rendere giustizia alla condotta del Innocenzo Petràs venuto in missione nell’anno 1839 nel mese di maggio, questo e l’unico che abbia lavorato, e tuttavia lavori e del fino al presente di condotta morigerata tra li ungaresi religiosi. Che se poi la missione sarà obbligata a pagare gli arretratti per il Padre Finta e per il Filusztek, il

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primo è del anno 1835 che celebra la messa votiva di Maria S.S. per la privazione quasi totale della vista, ed è stato collocato in un villaggio di poche fatiche: questo P. Finta sa che sia stato più volte richiamato dal suo Provinciale, a cui mai non volle obbedire, credo che il Provinciale lo chiamava per amor del denaro, pregò i miei antecessori di non rimandarlo per cui l’hanno tollerato si per il servizio prestato per 33 anni, quanto per non accellerargli la morte atteso la sua decrepita età; il secondo per la sua incapacità non ebbe mai vera d’anime e quando l’ebbe è noto quel che ha fatto, giacchè per fare denari si era fatto parocco dei Luterani, ai quali dava seppoltura in chiesa nostra, e per i quali cantava e celebrava la messa, per tali irregolarità si volle rimandare da miei antecessori in Provincia, ma tanto pregò, scongiurò e finalmente minacciò, che i Superiori s’arresero e lo destinarono all’economie rurale, ma anche in questo si distinse, giacchè aggravò questa residenza di 700 zecchini. Ora se per averli tollerati non come degni al ministero apostolico, ma più per carità, ed affinchè non comettassero maggiori scandali, e pubblicità, la missione sarà per queste obbligata a pagare gli arretrati, Vostra Eminenza faccia pure decidere, che io m’abbandono intieramente nelle braccia dell’Eminenza Vostra e di buon grado m’assoggetterò a qualonque siasi determinazione. Non posso io mettermi in corrispondenza col Provinciale e dichiarargli la condotta scandalosa di suoi religiosi, quali mi fanno resilire dal contratto, perchè essendo quel Provinciale più che imprudente, mi compromtterebbe manifestando a questi suoi religiosi le mie lettere come fece lo stesso a miei antecessori, checchè ne sia poi accaduto da queste due imprudenze è noto essendo ancora questi religiosi non solo imprudenti, ma pericolosi, ma irruenti, ma vindicativi non posso io coporre la mia vita a pericolo, a veleno, a insidia, nella visita apostolica, nè concorrere a farli diventare scismatici per imprudenza del Padre Provinciale di Ungheria. Che piovesse io n’era persuaso ma che diluviasse ciò, che vi fosse del male la sopra, ma tanta perfidia non la credese. Ecco Eminenza Reverendissima una delle conseguenze che io debbo prevedere con occhio prudentissimo. La prego portanto di farmi dispensare dall’avercorrispondenza col Provinciale di Ungheria, se si desidera che io prestà l’opera in questa missione sia fatta la divina volontà, la vittima è pronta per il sagrificio. Ho bisogno che l’Eminenza Vostra m’insegni quale modo io debbo tenere per disfarmi insensibilmente degli Ungari senza che accadono publicità, perche prevedo che se i religiosi ungari missero a subordonareche si tenta di rimandarli in provincia, temo che non mi mettano il popolo in rivoluzione è da notarsi che in sole tre parrochie è necessaria la lingua ungara, insinuendo al popolo che confessandolo e predicandogli in lingua moldava lo facciamo diventare scismatico.

Mi permette ora che parli del Padre Konya, perche questo è il più pernicioso alla religione ed alle anime: sono estremamente addolorato dal sentire nella bocca dei popoli – audiamo a confessarci da Padre Konya che è mezzo Moldavo – cui e là intendano di dire essi io sanno per rimuovere questa pianta infetta dalla missione è d’uopo d’una grandissima prudenza ed avedutezza, trovare modo il meno clamoroso che sia possibile ma che sia tale come riuscito.

Alla Pasqua si uso del Superiore di traslatare gli amministratori da una parrochia all’altra, di dare a quelli che avevano parrocchie più faticose di meno fatiche e cosi vivendevolmente: con questo pretesto dimorei il Padre Konya in una parrocchia

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alle frontiere dei stati austriaci d’accordo con questo Agente disponendo prima tutto all’uopo, farlo proseguire il viaggio, e condurlo ben custodito e con sicurezza al suo Provinciale. Per ottenere ciò è necessario che sia avvisata la Segreteria di Stato di Vienna, la quale dia gli ordini precisi a quest’Agente onde presti la sua autorità, e potere all’occorenza. Se quale mezzo non piace all’Eminenza Vostra bisognerà sopportarlo in compagnia degli altri viziosi finotanto Iddio disponga melior successo. Questi sono i soggetti che il Provinciale manda in questa missione: oh povere anime più che tradite! Questi sono quelli che hanno prestato il loro servizio? Per questi il Provinciale vuole gli arretratti! E queste perchè si dovranno tollerare onde evitare gli scandali avvinculeranno la missione in forza del famoso contratto? Che io chiamarei vincolo d’ingiustizia, di tradimento, d’iniquità, di malizia… Io rimetto il tutto all’assennato giudizio di codesta Sagra Congregazione. Nulladimeno il cose non è disperato perchè mi si mandino tre buono soggetti, che l’innizierò nella lingua ungara nel prossimo inverno, alla Pasqua gl’installerò Parrocchi in quella Parrocchia stessa degli ungari, e queste fino a q[uesto] tempo o se ne saranno andati, o se ne anderanno da loro stessi senza violenza diretta, ma indiretta perchè vedranno occupate le loro parrocchie da religiosi più morigerati che a loro saranno di confe[sargli?] fino al presente non ho motivo di lagnarmi degli Italiani religiosi nè del Padre Petràs Ungaro. Attendo con impazienza i due Laici, almeno fra Giuseppe Rinaglia onde liberarmi dalla cuoca, e da altre servitù che sono un vero flagello per questa residenza. Mi sono presentato al Principe regnante a cui ho esibito la lettera dell’Eminenza Vostra, aggradi, ellesse con piacere i caratteri dell’Eminenza Vostra, ha ricolmato di gentilezze, si è offerto a mio favore in ogni circonstanza, ci ha ceduto nella città di Bottoscian un cimiterio, separato dai Protestanti, contribuirà alla costruzione della nuova chiesa di Bottoscian, jeri ho pranzato con lui in compagnia di questo Signor Eisenbach Agente austriaco. Mi ha incaricato d’umiliare a Sua Santità i sui sentimenti di venerazione. Intanto col debito ossequio bacio il lembo della Sagra Porpora dell’Eminenza Vostra e passo il vantaggio di ripetermi.

Dell’Eminenza Vostra Reverendissima

Iassi 28 luglio 1843

                                                   Umillissimo devotissimo obbedientissimo servo

                                                             Fràte Paolo Sardi vescovo visitatore apostolico”

 

 

3. Iaºi, February 9, 1844 (National Archives of Romania, Vatican Microfilm Collection, reel 41, m. 8-10 / APF, vol. 10: 435-436)

 

“Eminenza Reverendissima

L’influenza rutina in questo Principato diviene tutto di l’oggetto delle mie considerazioni e sollecitudini perche appunto il più volte ripotuto fanatismo ruteno può essere di sommo danno al cattolicismo di questi luoghi nelle sue funeste conseguenze. Non ha guari che si sono radunati i vocati elettori di questo Principato nella camera del parlamento per procedere all’elezione del nuovo metropolita, l’elezione cadrà sul Vescovo di Romano, il quale con una somma di 601 milla zecchini siè già assicurato l’elezione e non è viente meno fanatico del suo antecessore. Il generale Dascoff, console

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russo in Bucorest, assiste indirettamente alle sedute, e suggerisce ai vocati quello che si deve trattare nelle pubbliche assamblee, e che sarà per sanzionarsi. Hanno già eletto il Ministro di culto, tutto devotuto alla Russia. Hanno proposto nella prima seduta di sottomettere la religione del Principato, il clero nonchè i beni ecclesiastici al Sinodo di Pietro Burgo, a tale proggetto si è dichiarato qualche partito contrario ma essendo proposto dalla Russia temo fondatamente che debba effetuarsi a favore del proponente fatto questo tremendo posso la Russia ne farà dei più orribili contro di noi perciò io dicca l’influenza rutina può essere di grande detrimento alla nostra santa religione. Io attendeva con ansietà l’analogo, e felice risultato che codesta Sacra Congregazione in data dei 7 Dicembre mi faceva sperare a favore di questo agente imperiale, nonchè qualche riconoscenza degna di questo principe, il quale se bene conservarsi nella sua carica, e non omette occasione di comprovarmi il suo attaccamento, ma fino al giorno d’oggi rimango col desiderio, non ciò sperava di tenere sempre preparati, e disposti gli animi a nostro favore. Il mio antecessore Magistro Ardoini era più fortunato di me nelle sue dimande presso codesta Sacra Congregazione e me manco il modo efficace di esprimermi per ciò rimango privo d’ogni mio contento.

Mi faceva un dovere di ragguagliare all’Eminenza Vostra Reverendissima che il Principe Meternik ha scritto una lettera com petizione a questo Principe regnante ringraziandolo in pari tempo dell’impegnarla ha per noi, ed elle protezione che presta alla nostra religione. Sono ben persuaso che l’Eminenza Vostra Reverendissima vorrà prendere in buona parte questo mio esposto e che l’unico mio fine è di procurare ogni vantaggio alla cattolica religione anche con mezzi temporali allorche siano leciti, ma questa si dovrebbero usare a tempo per conseguirne l’effetto. Di quanto asterisco per maggiormente assicurarsene l’Eminenza Vostra Reverendissima potrebbe informarsene da Magistro Nunzio Altieri, il quale deve esserne ben aggiornato dalla Corte medesima di Vienna in torno alle cose che possono in questo Principato mi permitta ora che io preghé l’Eminenza Vostra Reverendissima onde si degni far me scrivere una lettera ostensibile, premesso che nulla possa ottenersi a favore dei nostri benefattori, affinchè possa comprovare a questo Signor Cavaliere Eisembach, che io sono stato grato e riconoscente alle di lui zelante premure.

Domani a Dio piacendo partirò per la visita ad’altri due distretti ben incomodi e distanti giacchè la terra è coperta con tre palmi di neve, e questa permette che si li camini sopra con tre tavole inchiodate senza ruote a guisa di cassa mortuario, e queste sono le carrozze che adopera il vescovo di Moldavia.

Approfitto di questa occasione onde rimovere all’Eminenza Vostra Reverendissima gli omaggi delle mia più profonda venerazione e mentre m’inchino al bacio delle Sagra Porpora posso al bene di confermarmi.

Dell’Eminenza Vostra Reverendissima

Iassi 9 febbraio 1844

                                                            Umillissimo devotissimo obbedientissimo servo

                                                            Fràte Paolo Sardi vescovo visitatore apostolico”

 

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4. Iaºi, July 21, 1844 (National Archives of Romania, Vatican Microfilm Collection, reel 41, m. 51-53 / APF, vol. 10: 472-473)

 

“Eminenza Reverendissima

La saggia determinazione di non ammettere missionarii indigeni non solo l’apprezzo, ma la venero. Intanto qual consiglio, quale aiuto è venuto in mio soccorso per non servirmi degl’indigeni? Quale determinazione si è presa fino al presente per allontanare dalla missione il più pericoloso, senon indigeno, ma quasi indigeno: per tale oggetto io aveva più volte implorato il consiglio di codesta Sagra Congregazione quasi nauscata del nome del detto soggetto mi rimetteva a Magistro Nunzio di Vienna, e questo encomiato prelato mi inculcava di mettermi in corrispondenza col Provinciale, e questi dopo d’aver indatto Magistro Nunzio a prestargli fede con lettera enfatica di nazionalismo, Magistro Nunzio mi scrisse che non poteva far ameno di non apprezzare le osservazioni del Provinciale che mi mandò l’ubbidienza in darno per il noto soggetto accompagnata con pochissime righe sterile che non incoraggiscono affatto l’individuo ad eseguire l’ubbidienza, era già da tempo che io conosceva il bramato intento del Provinciale, e vi è riuscito. Con ciò rilascia ame la parte odiosa, e non mi riesce di far partire il soggetto e continua le malaugurate minacie. Ecco l’esito d’una constante, ed illimitata prudenza, che pur devrò sostenere fino tanto e che rimarrò al governo di questa missione, affinchè non si riproducano i mali già sperimentali. Ciò promesso aveva richiesto il Padre Cagno per il prossimo autunno, dato che mi fosse riuscito d’eliminare il Padre Konyà, ed il fanatismo ungaro, ove questo bisognerà tollerarlo fino quando a lui piacerà, e ridotto la lingua ungara alla necessità per partito di nazionalità, e siccome dai religiosi d’Italia vi è poco da sperare, e perciò il Padre Cagno non occorre più perché indigeno, e[?]meno il Padre Danese perché affatto inetto al servizio di questa missione per cagione di salute, incapace ad apprendere la lingua ungara perché già avanzato in età, richieggo perora il solo Padre Nardi.

Se la Sacra Congregazione avesse giudicato spediente di rispondere ad alcune mie richieste fatte in varie mie antecedente lettere mi avrebbe sollevato da alcune mie angoscie, le quali mi tengono indeciso nelle mie intraprese. Aveva supplicato più volte per questo Signor Agente Imperiale che di continuo deggio manodare per invocare la sua protezione per le inusitate investigazioni che mi vengono fatte da dicasteri locali, vado sistemando le contrarietà che insorgano nell’interno della missione, ed appena giungo in città sane riproducano altri sciggerimenti dei nemici vicini per cui la mia situazione diviene ogni giorno invisa, ed io povero vescovo abbenchè prudente, e circonspetto corro a pericolo di cadere negli agnati. Aveva più volte pregata codesta Sagra Congregazione onde raccomandasse questa missione all’Associazione di Lione, a mi diedi le richieste informazioni, esesono stato, spero rispettoso nelle scriverle, sono stato anche discreto nel domandare, non quello che mi occorreva, ma solamente quello che da essa si poteva, non essendosi degnata fino al presente quella pia Adunanza d’accusarmi la recezione delle mie lettere, né codesta Sagra Congregazione avendomene dato nessun unno sono perciò perplesso nelle mie gestioni. Aveva anche informato codesta Sagra Congregazione intorno alle pretenzione di quel console sardo di Galazzo in riguardo alla nuova chiesa, e le prevenir a i dissapori che sarebbero

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perinsorgere, perciò pregava codesta Sagra Congregazione di comporra questa differenza per mezzo di Magistro Nunzio di Vienna col ministro Sardo colà dimorante guarandare finora il risultato, e dovendo andare a Galazzo non vorrei che tocasse a me anche questa parte odiosa, non ciò muovarmi qualche indiretta persecuzione come appunto più delle volte accede in tale occasioni. L’aver più volte ripetuto queste mie istanze alla Sacra Congregazione, e l’aveva informata d’ogni mia gestione, ed il non esserci, fino al presente niuna effettuata, ed il non averne ricevuto analogo riscontro, non vorrei perciò credere che io sià poco aggredito presso la Sagra Congregazione.

Non ostante posso assicurare l’Eminenza Vostra Reverendissima che le mie intenzioni spero che siano ritte, e che tendano al bene di questa missione percui non ometto eccezione intentata onde procurarle ogni vantaggio, per cui il non vedermi secondato troppo ne soffre il leale e sensibile mio cuore.

Permette che io abbia l’alto onore di baciarle il lémbo della Sagra Porpora, nonchè il bene di ripetermi con predestinata venerazione.

Dell’Eminenza Vostra Reverendissima

Iassi 21 luglio 1844

                                                                 Illustrissimo Domino Obsequentissimo Servo

                                                                 Fráte Paolo Sardi vescovo visitatore apostolico”

 

 

5. Iaºi, August 9, 1844 (National Archives of Romania, Vatican Microfilm Collection, reel 41, m. 61-63 / APF, vol. 10: 480-482)

 

“Eminenza Reverendissima

Il tentativo sulla novità dai sigilli fino al giorno d’oggi è riuscito vano il colpo scagliato dalla mano ostile, che delusa nel primo colpo non ha perduto l’occasione di vibrarne il secondo, a cui parimenti non si è omesso tempo di frapparvi argine all’uopo; quest’ultimo è il nuovo ministro del culto fautore fanatico dei vicini nemici, il quale suppongo che non mi darà lievo fastidio, come già fece nei passati giorni, mentre questo Signor Imperiale Agente era gravamente ammalato, e perciò ho decreto solo sostenere la causa. Il suddetto ministro per dare maggior importanza alla di lui nuova carica, voleva infastellare anche me colle attribuzioni che ha sui beni ecclesiastici moldovani; le sue richieste finora in iscritto, si riferiscono in sapere quanti sacerdoti cattolici trovansi in questo principato, quante chiese parrochiali, quante soccorsali, villaggi, enumerazione delle anime etc. Verbalmente poi nella civile visita che mi fece, voleva investigare sulle rendite della missione etc. alle prime ho risposto cattegoricamente in iscritto, come egli fece, alle seconde verbalmente, ma evasivamente con evangelica libertà, e semplicità che se non conoscessi la mia meschinità ela di lui finissime politica con tanti epiteti, ora di très digne, ore di très venerable, ora Grand Père de la paix evangelique, ora coll’allettamento di volermi riconoscere per vescovo di Iassi, mi sarei insuperbito, e sarei già caduto negli aguati. Sento pertanto all’egli soffra a malincuore, perchè gli abbia risposto per mezzo dell’Agenzia Imperiale, e non a lui direttamente come pretendeva. Questa mia condotta in tale gestione è stata applaudita da questo Signor Agente Imperiale, nonchè dal nuovo ministro Signor Principe Alessandro

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Ghyca, che mi assicurò di non ternere stò ora attendendo l’esito de suo livore con qualche nuova insidia.

Desidererei pertanto d’essere istruito dell’Eminenza Vostra Reverendissima come dovrei dirigermi intorno alle già riferite richieste, per mia sicurezza, ed alle nuove se li riprodurranno.

Spero che non sarà discaro all’Eminenza Vostra Reverendissima di sentire, che sono in queste giorni per erigere come nuova parrocchia sulla dimensione d’un terreno di sette ora di latitudine situato alle spiaggie del fiume Prud, che compiende 135 famiglie sparse longo la riva del detto fiume, che separa questo Principato dalla Bessarabia Russa, al di là delle cui sponde vi erano intieri villaggi cattolici, che passati sotto ulla dominazione russa nelle passate vicende, abbracciarono illusi anche lo scisma, seguendo l’esecrabile esempio dei loro pastori. Popoli che ignorano ancora la lingua delle religione dominante, e che ancora si ricordano d’essere stati amministrati dai religiosi di questa missione allorquando avevano libera communicazione, ora gemono sotto del gioggo ferreo.

L’aver provveduto quella stazione di sacerdote servirà di baluardo per preservare quelle Cristianità al di quà del fiume dai mali che maleauguratamente hanno invotto quelle vicine ragione, e servirà di climato per richiamare quelle erranti pecorelle all’ovile di Gesu Cristo, se loro verrà in sorte di sfuggire nel prossimo inverno allorquando le nevi sotto accattastrale impediscono lo sguardo alle guardie, i fuggitivi possano nascondere le loro fuga, del fiume essendo totalmente gelato servirà di ponte a loro bell’agio in ogni parte. L’amministratore di quella novella sposa è il Padre de Stefano, che conosce perfettamente quelle contrade, nonchè i mezzi per cooperare allo scopo, il tutto si fara con avedutezza onde nessuno sia compromesso. In tale modo a proporzione degl’individui che mi si spediranno per inparare le lingue estremamente necessarie, robuste per resistere all’intemperie, e rigidezza del clima, come pure a proporzione dei sussidii che verrano assegnate, che ancora ignoro, a questa missione onde provedere del necessario i nuovi operaj, munerò altre stazioni di religioso, che invigileranno alla cura di questo gregge situato principalmente nelle vicinanze del nemico mi occorrerebbero alcune copia del libro stampato da Propaganda, che porta per titolo Tutti decreti emanati dalla medesima [emphasis mine].

Colla viva fiducia d’incontrare nelle mie sovraindicate gestioni l’aggradimento dell’Eminenza Vostra Reverendissima, che pur meriterabbero qualche effetto alcune mie antecedente dimande passo al bacio della Sagra Porpora nonchè al bene di rispetosamente confermarmi.

Dell’Eminenza Vostra Reverendissima

Iassi 9 Agosto 1844

                                                                   Illustrissimo Domino Obsequentissimo Servo

                                                               Fráte Paolo Sardi vescovo visitatore apostolico”

 

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6. Iaºi, January 30, 1845 (National Archives of Romania, Vatican Microfilm Collection, reel 41, m. 126-130 / APF, vol. 10: 535-538)

 

“Eminenza Reverendissima

Li due matrimonii da me cosi detti convalidati alla riva del fiume Pruth, perchè dagli stessi contraenti acciò più per ripetute fiate richiesto, sono stati prima effettuati nel 1839 nelle Provincie della Podolia russa.

I coniugi mi pregarono di ribendire il loro matrimonio, mentre dubitarono dell’unità cattolica del sacerdote, che gli è stato assegnato in quelle oriende dal cosi detto ministro di culto a benedire il loro matrimonio. Li suddetti contraenti mi hanno più volte assicurato che essi non hanno mai veduto, nè conosciuto nella propria loro chiesa rutina unita tale sacerdote ad amministrare Sacramenti, nè funzionare in detta chiesa. Asserivano ancora sià il sacerdote che prima ufficiosa la loro chiesa rutina unita fu tolto dal governo locale, ne ignorano affatto quali sia stato il suo esito. Ciò premesso, stanta la loro instanze, ho esaminato lo stato libero dei contraenti, ed avendone avuto in loro favore delle prove non equivoche da testimoni connazionali degni di fede, ho proveduto alle celebrazioni dei detti matrimonii secondo le forme prescritte dal consilio di Trento. Ignoro positivamente se in quelle provincie sia stato emanato il Concilio Tridentino. Nell’estate passata avendo penetrato che nelle provincie vicine al di là del Pruth vi erano dei cattolici ai quali ancora stà ancora l’unità cattolica, e mi desideresibbero d’unirsi, giacchè sono privi d’ogni communicazioni, privi dalla propria lingua, che ignorano la dominante, che in quella chiesa si usa, volendo pertanto prestare loro qualche spirituale consolazione, e sembrandomi difficile lo scopo ideato mi per molte ragioni, delle quali la principale siè la diserzione scandalosa dell’unità cattolica dei proprii pastori di quelle provincie, mi sono perciò determinato, prima d’intraprendere il fine prefisso mi, d’interpellare Magistro Nunzio di Vienna onde conoscere il nome, cognome, condotta ed attaccamento all’unità cattolica di coloro ai quali era stata affidata la cura di quelle anime. Magistro Nunzio non solamente non fu in istato di soddisfare alle mie dimande , ma con graditissima premura mi essortava a guardarmi bene dal prestare pochissima fede a questo mi venisse da quel clero significato, o promesso per non irritare l’invidia altrui oggi troppo potentemente protetta, daciò ho dedotto che il mio timore non era mal fondato non solo, ma ragionevole percui non avendo potuto eseguire la mia gestione, mi è stato anche impossibile di venire in cognizione se abbiano ricevuto il Concilio Tridentino.

Oserei quali d’inferire, sensu in teoria, ma almeno in pratica che l’abbiano accettato, abbenchè non in ragione di legge, mentre sento che nessuno sacerdote possa ingerirsi nell’amministrazione di altre chiese, senon che quelle che gli vengono assegnati dalle rispettive autorità più civili, che ecclesiastiche.

Nei principati di Moldavia e Valachia egli è certo che non è stato pubblicato, tanto più che dopo la celebrazione del detto Concilio la religione cattolica ha sofferto delle persecuzioni, inendi, ed invasioni, a segno tale che che qualche religioso, abbenchè allora raro, era obbligato di nascosto d’amministrare i S. S. Sacramenti. Nè altre epoche più felice si sono presentate nelle quali s’abbia potuto emanare la legge del Tridentino, abbenchè da noi si eseguira esattamente, in ispecial modo per quello che

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riguardo l’amministrazione del matrimonio, ad eccezione di alcuni cosi matrimoniali, cui quali qualche nostro infelice cattolico, menendo per moglie una scismatica si è fatto congiungere in matrimonio dalla chiesa eterodossa e da noi si tollera come illicito, abbenchè valido, quando non ostavi qualche impedimento di sua natura dirrimenta, non potendo qui agire la cattolica autorità ecclesiastica per la posizione delle circonstanze. Sono dolentissimo di dover significare all’Eminenza Vostra Reverendissima che pochi messi dopo dal mio ingresso in questa missione il padre Bernardino Amantini mio segretario, ora parocco provvisorio del antica stazione vescovile di Baccow, cominciava a soffrire nel petto, ciò s’attribuiva alla semplice mutazione del clima, vado dato redu[ndose?] che tutto d’un dimagrandosi, senza mai cognarsi, che fatto visitare dal medico, il quale mi disse a labra di mezzati, che temeva di qualche attacco di petto, per cagione dell’incompatibilità del clima comi rigidezza è nociva di molto al fisico del detto padre il buon Giovanni religioso soffre e tace, ma vedo che va consumandosi perciò ora trovasi in altra aria, l’ho raccomandato al padre Accardo di me abbia tutta la premura, che se poi il male crescerà in modo da tenure, ragguaglivò l’Eminenza Vostra Reverendissima onde eseguise gli ordini di codesta Sagra Congregazione all’uopo, abbenchè sia per essere ame, alla missione sensibile il vuoto che farà la perdita di questo religioso, veramente mordiabile per condotta irrepressibile, per il disinteresse, e per la facilità nell’imparare le lingue percui è di edificazione ai provetti missionarii. Sia benedetta la Divina volontà! Il padre Francesco Pia da Constantinopoli ha esternato il desiderio che verrebbe volontieri a prestare la sua opera in questa missione, gli risposto che si rivolgesse a codesta Sacra Congregazione. Il suddetto Padre Pia durante il mio superiorato, ora di condotta lodevole, e perciò ricorigerato, ora robusto, e facile ad imparare la lingua delle missione, se la Sagra Congregazione giudicasse di commutarlo in vece del padre Giuseppe Danese, che sarebbe più addattato per quella missione di Constantinopoli e destinari il padre Pia per questa, a mio credere il cambiamento sarebbe vantaggioso ad ambidue le missioni.

La destinazione della quarantine al di là delle rive del Pruth el’intrapresa, veramente ingannatrice di voler ridurre questo fiume navigabile, ha di molto risvegliato l’energia dei rappresentanti dei potentati europei, in modo tale da poter rendere inoperosi, ad inefficaci gli attentati dai noti nemici, i quali oltrecchè ultimamente hanno perduto una grande copia di soldati nella guerra circasiana, delle provincie intiere si sono ribellate, e si sono date in balia chi della republica, chi dei circasiani.

Fino al giorno presente l’esito delle Assemblee tenute dalli otto di gennaio sono favorevoli alla causa nostra; la gioventù dai quatro anni in giù, meno fanatico di alcuni pochi attempati è dichiarata aversa ai noti nemici, di cui ne abomina il nome, cui avevo il momento di potersi unire con Roma, che chiamano la loro antica genitrice. Il primo giorno dell’anno, calendario giuliano, ho fatto secondo il solito la visita di felicitazione al principe, il quale mi ha domandato con molto impegno delle nuove di Sua Santità, incaricandomi di domandargli la sua benedizione, e che sperava alla prossima primavera di baciargli i S. S. piedi personalmente. Gli ho fatto sentire che non era soddisfatto dal ministro del culto mentre si arrogava delle attribuzioni, che non accordavano coi trattati e convenzione concernenti il libero esercizio del mio ministro assai cagionava qualche nozione colle inaudite sue inovazioni; mi ha però assicurato,

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che mi tranquillizassi che avrebbe prontamente riparato alla sua arroganza, giacchè durante il suo governo non intendeva di muoverse delle questioni di religione, e che pretendeva, che ognuno rimavisse in possesso pacifico di suoi antichi diritti. Chi faccio pertanto gradita premura di sottomettere a cognizione dell’Eminenza Vostra Reverendissima li consolanti cenni, come ancora nelle città di Bottoscian, e Fokscian, la prima situata in poco distanza al lato del Pruth, la seconda ai confini della Valachia, sono già in possesso dei terreni nel centro delle due città in cui spero a maggiore gloria di Dio, e spirituale vantaggio delle anime, che riuscirano due belle chiesoline. Ciò effettuato tutte le città provinciali di questo principato saranno provvedute di chiese cattoliche, eccettuata quella di Folticien, a cui usu mancherò di rivolgere le mie sollecitudini, se il Signore mi accordarà ancora vita. Ho già informato i due consigli di Lione, e di Parigi per le spese di previsione, e spero di provvedere anche Iassi d’un sufficiente collegio per ricoverare un buon numero di ragazzi e zittele onde salvarle da varii pericoli. Aggradisce in fine li sentimenti della mia predistinta venerazione, e rispetto e mentre m’inchino al bacio delle Sagra Porpora, ho il bene di ripetermi.

Dell’Eminenza Vostra Reverendissima

Iassi 30 gennaio 1845

                                                                   Illustrissimo Domino Obsequentissimo Servo

                                                               Fráte Paolo Sardi vescovo visitatore apostolico”

 

 

7. Iaºi, April 30, 1845 (National Archives of Romania, Vatican Microfilm Collection, reel 41, m. 141-143 / APF, vol. 10: 549-550)

 

“Eminenza Reverendissima

Non ancora si ebbero appena riordinate le cose in stabile pace e perfetta tranquillità dopo tanti tentativi machinati dal cosi detto ministro del culto già stato deposto, che se ne riprodussero delle altre forse più concise, e più funesti nelle sue conseguenze. Erano circa otto mesi che vagabondava in questo Principato un ungaro esploratore col pretesto d’investigare le antichità. Le sue imprudenti investigazioni di fanatismo ungaro, la sua temerità nel mentire, la sua sfacciatagine nello scrivere nei pubblici fogli delle cose spettanti alla religione cattolica in questo principato, e delle cose appartenente ai cosi detti ungari cattolici ho caginato negli animi prevenuti delle suscetibilità compromettendo in qualche modo la mia persona, li sacerdoti ed in conseguenza la nostra religione. Non ha guari che mi è stata comunicata da questo Signor Agente imperiale una nota confidenziale ricevuta dalla cancelleria di questo principato nella quale s’intiene l’espulsione dei sacerdoti ungari dimoranti in questa missione perchè disturbatori della pace, perchè sussorroni e sovvertitori della pubblica tranquillità e di sostituire agli ungari altrettanti sacerdoti italiani a cui il governo locale ha maggior stima e confidenza. A tale innovazione cagionata dall’imprudenza del mentovato esploratore Giovanni Iernes ho fatto le mie osservazioni di comune accordo con questo signor imperiale agente perchè ha dell’insinuazione e dell’assolutismo ruteno, perchè tale principio, abbenchè sembra lusinghevole in apparenza, ofende l’autorità ecclesiastica, a cui appartiene indipendentemente il provvedere i suoi popoli

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nei bisogni spirituali nelle libere elezione dei propri pastori senza mai avvincolarsi nei propri diritti. Piacquero al signor agente tali miei rimarchi di un ben presto ne fece uso con tutto lo zelo onde rinpedire ogni reazione nel mio esercizio del ministero vescovile presto nel principe regnante, che si compiacque d’aggradire a condizione però che il vescovo debbe essere risponsabile tenendo al dovere li religiosi dissidenti dissipando ogni spirito di partito. Non si manca tempo debito d’avvisarne dell’accaduto il principe Metternik il quale habente voluto commendare il modo tenuto in suazione donata rimembrata. Il Iernes abbandonò malincuore nell’incomminciare d’Aprile questo principato è partito vergognosamente confuso esule senza passaporte vilipeso nei pubblici fogli ed essendo partito le cose ritornarono nella pristina tranquillità, non si parla di lui se non con disprezzo. Se non avesse dato sospetto di materia politica avrebbe rovasciato anche l’ordine ecclesiastico, e già vi aveva tentato. In avvenire impererà a rispettare i diritti nei paesi forestieri e non arrogarsi delle attribuzioni che non gli appartengono. Questo signor agente mi ha fatto confidenza che l’allontanamento del soggetto da questa missione essere stata opera dal suo rispettivo governo.

Ho giudicato bene di arrecare a cognizione dell’Eminenza Vostra Reverendissima dell’accaduto virichio[?] perchè avendo ciò fatto gran rumore nei pubblici fogli, può darsi che l’Eminenza Vostra Reverendissima venga informata da qualche torbidafonte sotto altro aspetto.

Il famoso P. Konya fra pochi giorni partirà, quello che non hanno potuto ottenere i superiori l’ha ottenuto iddio per mezzo degli stessi suoi contadini connazionali, che tutti uniti non l’hanno più voluto riconoscere per loro parocco acosto di apportalare, di tanto si era fatto degno… non potendo affidargli altro popolo, egli stesso dimandò l’obbedienza che già tiene presso di se dal suo provinciale, la cosa sembra certa, e non ammette più luogo a dubitarne. Sia benedetto il Signore. Ora bisogna eliminare dalla missione anche qualche italiano, che non è viente meno pericoloso del padre Konya, ed è il padre Francesco Pellegrini siciliano, questo aveva più volte dimandato di ripatriare, or bene bisogna servirsi delle sue dimande stesse, sendendogli l’obbedienza per la sua provincia, giacchè non è più per la missione; sarebbe bene che gli giongesse l’obbedienza alla fine di luglio nella una epoca si spera la spedizione di qualche religioso dall’Italia, il modo da tenersi col mentovato soggetto lo indicato al padre procuratore Gualerni. Il padre de Stefano nella prossima passata quaresima è ricaduto nella medesima infirmità, percui mi fa continue istanze di lasciarlo ripatriare, egli mi promette di ritornare in missione all’autunno, se si rimetterà in salute, la mancanza di questo religioso mi rincresce perchè pacifico ed irreprensibile in materia di costumi, ma non posso oppormi alla giusta sua dimanda confermata dai medici, ed io sono testimonio della sua sofferenza. Per tale oggetto ne aveva già a tempo ragguagliata la Sagra Congregazione perciò se mai mancassi comedendogli questo permesso prego l’Eminenza Vostra Reverendissima di condonarmi giacchè il motivo è urgente. I padri pastori Nardi e Danesi sono arrivati a Galatz, il primo è nuovamente attacato delle febri che soffriva a Costantinopoli.

Prego in fine l’Eminenza Vostra Reverendissima d’aggradire li sentimenti della mia più profonda venerazione, e nell’alto che inchinato le baccio il lembo dalla Sacra Porpora, posso al bene di rassegnarmi.

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Dell’Eminenza Vostra Reverendissima

Iassi 30 Aprile 1845

                                                                   Illustrissimo Domino Obsequentissimo Servo

                                                               Fráte Paolo Sardi vescovo visitatore apostolico”

 

 

8. Iaºi, June 3, 1845 (National Archives of Romania, Vatican Microfilm Collection, reel 41, m. 145-149 / APF, vol. 10: 552-554)

 

“Eminenza Reverendissima

Essendo stato assente da questa residenza per lo spazio di circa 20 giorni in cui mi era recato sulla frontiera della Bucovina austriaca mi ascrivo a gradita premura di ragguagliare all’Eminenza Vostra Reverendissima il risultato della mia gestione.

Dopo d’aver vallicato i fiumi Sirét, Moldova e Bistriccia, traversato avendo più monti, penetrando in quelle selve mi venne in sorta di rinvenire quaranta famiglie cattoliche colà lanciate dalle vicisitudini rutene, le quali si procacciano il quotidiano sostentàmento coll’estirpare quai boschi, e che non sono conosciute nè per polacche, nè come tedesche, nè come rosse, nè moldovane, abbandonate alla sola protezione del cielo, abbi il somma piacere di trattenermi con esse per otto giorni cattechizandole nei doveri della religione di cui ne avevano estremo bisogno, espiarono le loro coscienza colla sacramentale confessione, confortarono le loro anime col pane degli angeli e ricevettero la sacra confermazione che ho amministrato ad una quarantina, ho proveduto i loro figli di scuola colla persona d’un buon giovane morigerato cattolico austriaco che ho trovato nella città di Foltician nuovamente edificata dal principe Cantacuzen, il quale oltrecchè possiede nei suoi territorii le rovine d’una nostra antica chiesa, secolo 14 nell’antica città di Baja distrutto dai barbari, fabbricata dalla principessa Elina di felice memoria, il sullodato principe, abbenchè moldovano, mi ha dimostrato il piacere di vedere eretta in quelle vicinanze una chiesa cattolica stante che la sua moglie è cattolica contessa Bavara, per cui concorrerebbe all costruzione della chiesa somministrandomi tutti i legnami occorenti; ed io mi sono approffitato della magnanima esibizione, e spero di vedere anche in quella città inalzata una chiesa al vero culto; con questa occasione ho raccomandato alla sua protezione quelle povere famiglie, la cui posizione gli è ben nota, e mi ha assicurato dalla sua assistenza; la stessa buona disposizione ho trovato nel governatore, nel pressidente e nelle primarie famiglie di quella città che facevano a gara d’offrirmi la loro ospitalità, non avendo mai veduto in quelle contrade un vescovo cattolico. Di là sono partito per la città di Bottoscian in cui ho comprato un decente terreno nel centro di detta città mediante contati 400 colonnati, nel quale terreno si riesciranno chiesa, casa parocchiale, scuola ed un picolo giardino; ho parimenti fatti, acquisto dei materiali occorenti per la chiesa, e sono già situati sulla faccia del luogo colla somma già sborsata di 450 colonnati, rimava qualche piccola difficoltà, che credo istigazione dei nati nemici, ma che tra poco ci supererà da questo signor imperiale agente, e spero mi breve di getterne le fondamente sollennemente. Stante un sì consolante di[?] mi arreco a mio indispensabile dovere di parteciparlo all’Eminenza

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Vostra Reverendissima colle delle speranze che possa essere messaggiero di spirituale contentamento al di Lei paterno cuore.

Arrivato da tale mia fausta gestione ho trovato la veneratissima dall’Eminenza Vostra Reverendissima dettata sotto li 26 Aprile che concerneva l’autorisazzione graciosamente concessa pel ritorno del P. de Stefano a cui ho fatto ostencibile lettura del paragrafo lusinghiero a cui riguardante penetrato delle mie ingenuità e del bisogno di questa missione si è deciso di prestare ancora la sua opera alla missione, sensa gli riscalderanno li maligni la testa, e di buon grado s’assumerà l’amministrazione delle parrochie che meschinamente amministrava il P. Pellegrini da cui ho ricevuto un istanza le più mi ponente che conservo per mia giustificazione, nelle quale mi domanda subdolosamente l’obbedienza che s’opponeva presso di me da due anni per andare in Italia. Sapendo egli d’essere stata svaluto le di lui condotte, le di lui solita congiura cogli ungari in danno macchinate, la di lui inerzia nell’amministrare quel popolo, consuendo egli ancora la partenza del P. de Stefano, quella del P. Konya, la malatia febrila del P. Nardi, l’allontanamento di questa missione del P. Holznecth e l’indisposizione del P. Amantini, tentò d’approfittarsi dell’urgente circostanza affinchè io lo pregassi a rimanere onde seguitare impunemente il riprovavole suo sistemo di vita; all’opposto però ci è trovato corrisposto, approfittandomi io dell’opportuna occasione col mandargli l’obbedienza, mediante la sua formale domanda me siccome preveggo che verrà colorire il suo pentimento cogli soliti suoi raggiri giudicandomi non abbastanza autorizzato perciò prego l’Eminenza Vostra Reverendissima di munirmi dell’autorità per maggior sicurezza. Ho creduto spediente d’informarne l’Eminenza Vostra Reverendissima dall’accaduto atale riguardo, protestandomi d’essere pronto a stenderne il processo e provare la necessità d’essere eliminato dalla missione senza che egli lo dimandasse al P. de Stefano, succederà il P. Toppia, e questi il P. Danesi, il. P. Nardi poi è obbligato al letto dalla febra che addossa da dieci mesi come egli stesso lo confessa, intanto si faranno tutte i tentativi per estirparla, e se fino a tutto Agosto non guarirà, allora pregherò l’Eminenza Vostra Reverendissima dal permesso per ripatriare prima chè gli sopravenga la rigida stagione in cui potrebbe imontrare delle funeste conseguenze. Il provinciale d’Ungheria mi fa sperare in breve per mezzo di Magistro nunzio di Vienna due sacerdoti, uno succederà al P. Konya, el’altro al P. Giovanni Holznecth nelle città di Fokscian in cui fa più male che bene, e mi mette in pericolo di distruzione quella parrochia per le sue imprudenze, ubbriachezza, ed altercazioni coi moldovani da cui non riceva che insulti, per cui in una mia pregava il P. Reverendissimo Gualerni di mandarmi l’obbedienza per la sua provincia romana.

Più m’inoltro nella cognizione di questa missione maggiori cattolici si scorgo della necessità di buoni operai da cui dimande di buon andamento, ed il gran bene che si può ottenere approfittandosi dalla tregua, e calma che la Dio mercé ci viene concessa dai noti nemici, ma è necessario lo spurgo dai guasti e malintenzionati locchi s’atterà con prudenza, e all’occasione, a proporzione dei buoni che verrano fra pochi giorni intraprenderò a percorrere le rive dall’Ostro, e li colli della Bucovina polacca, ma affatto incognito per non cagionare delle suscetibilità, in cui sento che vi siano cattolici, la cui condizione non è niente meno di quelli situati alle rive del Pruth.

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Avendo inteso qualche buona disposizione nell’arcivescovo e primato di Leopole a favore di questa missione che confina con quella sua diocesi, ho usato di pregarlo per la spedizione di due esemplari religiosi, e ciò per risparmiarmi il viaggio che mi era proposto, sperando anche in ciò d’incontrare l’aggradimento dell’EminenzaVostra Reverendissima con sentimenti di distintissima venerazione inchinato al bacio delle sagra porpora posso al bene di rassegnarmi.

Dell’Eminenza Vostra Reverendissima

Iassi 3 giugno 1845

 

                                         Illustrissimo Domino Obsequentissimo Servo

                                                           Fráte Paolo Sardi vescovo visitatore apostolico”

 

 

9. Iaºi, June 11, 1845 (National Archives of Romania, Vatican Microfilm Collection, reel 41, m. 151-152 / APF, vol. 10: 555)

 

“Eminenza Reverendissima

Mentre mi stava preparando per l’indicata mia gestione verso ai colli della Bucovina polacca, fui obbligato a differire l’ideata mia intrapresa stante la dilazione dal loro sgombramento da questa missione dai P. P. Konya e Pellegrini, e piacesse al cielo che ciò fosse unicamente per farmi esercitare nella pazienza ora mai stama elesa, mi vedo onorato dalla lettera di codesta Sacra Congregazione in data degli otto maggio in risposta della mia dei cinque Aprile in cui l’Eminenza Vostra Reverendissima si è degnata manifestatomi il pieno gradimento per quello che riguardo il divisato stabilimento prevenedo con ciò li desiderii delle Sacra Congregazione tendente allo stesso scopo.

Per secondare intanto le rette mire della sullodata Sacra Congregazione mi darà tutta la premura che sopra ogni cosa li giovanetti siano veramente mongerati e timorati di Dio, e poi m’occuperò d’indagare la loro vocazione e di scegliere una tra questi che dia segni non equivoci di futura e fondata speranza di buona indola di salute robusta che conosce in parte la lingua tedesca, che è parlo più la prima che parlano i ragazzi cattolici di questa città, nella lingua ungara, e fino alla primavera dell’anno futuro che che sia anche iniziato nella latina, è da notarsi però che i ragazzi da me prescriti sono di novi anni fino alli tredici. La Sacra Congregazione avrà tempo di preparare qualche provato alunno il quale oltre all’idoneità morale ed intellettuale saprà unire ancora la virtù della pazienza, ed’una non limitata avvedutezza sommamente necessaria alla direzione delle gioventù di questi luoghi in cui la malizia è precoce ed abbondà a preferenza degli altri, sarebbe necessario che conoscesse la lingua tedesca almeno la francese, le quali sono in questa città di gran vantaggio, e si può ottenere del bene anche dagli stessi eterodossi.

Sarei di parere di temporeggiare per le spedizione del soggetto in trattativa onde poter io con più sicurezza sistemare le cose in modo da poter prevenire le avvusioni che potrebbero susitarsi degli animi prevenuti nei primordi della pia intraprese chi è pur necessario di condurla a lento passo allo scopo prefisso con accortezza per non correre a pericolo di distruzione, sperando pertanto nel Signore che

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si degnerà d’accordarmi in questo intervallo di tempo maggiori lumi e tempo alla reflessione in un opera che intraprendo unicamente per la sua maggior gloria.

Sul terminare di questa mese si getteranno le fondamente dello stabilimento, che per ora non porte altro titolo che d’una casa, non si è potuto ciò ottenere prima per le difficoltà nel trasportare li materiali a cagione d’una epidemia attacata nelle bestie di cui ne fa gran strage.

Approfitto di questa occasione onde offrire all’Eminenza Vostra Reverendissima li sensi della mia totale servitù e di profondissima venerazione con mi posso al bene di rassegnarmi.

Dell’Eminenza Vostra Reverendissima

Iassi 11 giugno 1845

 

                                         Illustrissimo Domino Obsequentissimo Servo

                                                           Fráte Paolo Sardi vescovo visitatore apostolico”

 

 

10. Iaºi, July 3, 1845 (National Archives of Romania, Vatican Microfilm Collection, reel 41, m. 157-159 / APF, vol. 10: 560-561)

 

“Eminenza Reverendissima

Egli è con tutta l’esultazione dell’anima mia che prendo a notificare all’Eminenza Vostra Reverendissima la partenza del Padre Konya da questa missione accaduta li 22 giugno nel modo più pacifico e caritatevole mediante alcuni sagrificii di mia parte ma senza altercazione di sorta; sia mai sempre benedetto il Signore, e li degni di liberare sempre questa missione da simili soggetti, ora stò attendendo il risultato del P. Pellegrini, soggetto al certo che non lascierà grande desiderio di se in questa missione. Egli è similmente che con tutta la gioja del mio cuore che porto a notizia dell’Eminenza Vostra Reverendissima onde provi qualche spirituale consolazione per la processione della festa del Signore essendo in quest’anno riuscito oltre modo più solenne e più maestosa degli anni antecedenti.

Non mi dilaterò a narrare la grande copia a tale riguardo degli addobbamenti, nè la splendore e simetria dei medesimi ma quello che più sorprendeva e richiamava la pubblica attenzione era un drapello di dodeci esemplari donzelle trascelte tra le primarie famiglie che modestamente vestite e con edificazione schiarate erano tutte concentrate nelle dolce occupazione dello spargere per le vie dei fiori ove transitava il Re della gloria. Parimenti un corteo di dodici ragazzi di questa scuola, i quali splendidamente ornati a guisa di altrettanti leciti occupati indefessamente a mantenere ardente il fuoco degl’incensi e degli aromi, in somma tutta ecetava a pubblica pietà a contemplare la magnificenza del sagro apparato. Quello poi che più cagiono grande meraviglia perchè inaudito e non mai veduto si è che si fece le processione nella strada maestra di questa città, lorchè non chè mai usato, e ciò si deve all’intervenzione di Sua Eccelenza il Signor Principe Alesandro Ghyka, esimio nostro protettore che sempre ha amato ed ama questa missione, che Iddio conservi a lunga vita per il buon andamento di questa missione che già si gloria d’essere prosperata mediante il patrocinio di tanto uomo.

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Concorse ancora all’ornamento della Sagra Funzione il figlio del Principe regnante, generale della milizia di questo principato, il quale a mia istanza ha ben voluto accordarmi sessante soldate in grande uniforme, nonchè la banda militare; ed in conforma delle mie osservazione sottometto all’Eminenza Vostra Reverendissima il pubblico foglio che graziosamente è stato stampato, e favoritami senza mia intervenzione in contestazione del perfetto aggradimento dei medesimi indigeni moldovani. In questa occasione prendo la libertà di pregare l’Eminenza Vostra Reverendissima di preparare per questa missione due ben intenzionati missionari e se fosse possibile di farne la spedizione sui principi del prossimo settembre e ciò per non incontrare le difficoltà dell’anno scorso. Se veramente sarranno timorati di Dio facilmente si cosseguirà il già incominciato buon andamento di questa missione non solo ma si richiamerà a dovere la condotta di alcuni, che stimandosi di troppo necessari oltrecchè sono poco, o nulla esatti nel disimpegno del loro ministero, tendono ancora alle solite passate congiure, fomentatori d’insubbordinazioni scandalose ai giovani religiosi stessi.

Penetrato intanto dai sentimenti della più alta considerazione, inchinato al bacio della Sagra Porpora, posso al bene di rassegnare.

Dell’Eminenza Vostra Reverendissima,

Iassi 3 luglio 1845

                                         Illustrissimo Domino Obsequentissimo Servo

                                                           Fráte Paolo Sardi vescovo visitatore apostolico”

 

 

11. Iaºi, August 9, 1845 (National Archives of Romania, Vatican Microfilm Collection, reel 41, m. 179-181 / APF, vol. 10: 580-581)

 

“Eminenza Reverendissima

Mentre m’affretto premurosamente d’accesare all’Eminenza Vostra Reverendissima la recezione del venerato plico diretto al Padre Antonio Accardo, a cui immantinente i stato spedito con sicurezza non ometto nell’istesso tempo di far conoscere alla Sagra Congregazione che colla partenza del Padre Accardo maggiormente cresce il bisogno di pendenti missionari in questa missione giacchè difficilmente si potrà riempire il vacuo di quello soggetto, che sapeva unire insieme alla saggezza, la prudenza, morigeratezza, lo spirito di pace, e di subordinazione. Egli era mio vicario nel distretto della Bistriccia in cui ci sono cinque parrochie ungare, e mentre sapeva con tanta accortezza conteneva quei sacerdoti nell’adempimento dei propri doveri, sapeva ancora dissipare a tempo le riunioni, e le conventicole di nazionalismo in modo che ciè meritato tutta la mia stima e riconoscenza, e posso assicura l’Eminenza Vostra Reverendissima migliore scella e più opportuna non poteva fare per quella ame si cara missione din Costantinopoli, per il cui bene e vantaggio mi privo di buon grado di si lodevole soggetto. Nella mia antecedente lettera pregava l’Eminenza Vostra Reverendissima d’affrettare la spedizione di due idonei soggetti ora La prigherai e sie fossero trè giacchè oltrcchè devono partire indispensabilmente i P. P. Holznecht e Pellegrini a cui ho intimati la sospensione se nel termine d’un mese non partirà, non

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posso servirmi, inorà speranza giudicando da presenta del Padre Nardi giacchè di continuo è oppresso dalla febbre ordinata e temo che vada a degenerarsi in febbre ma tale e poi a proporzione ed a misura che li giovani religiosi li saranno instruiti ed abilitati dovranno evacuare da questa missione anche altri mentre la loro condotta non è affatto corrispondente all’apostolico ministero e non si tollerano che per il bisogno.

Siccome il Signor Ministro Principe Alessandro Ghyka continua a beneficare questa missione col sua volente patrocinio ed ora meco segretissimamente procura, e si presta di buon grado a megliorare la sorte di quei poveri cattolici situati alle rive del fiume Pruth agevolandoloro la fuga onde sottrarsi dal duro giogo senza la [?] mia compromessa perciò pregherai l’Eminenza Vostra Reverendissima di far ringraziare la corte di Vienna per mezzo di magistro nunzio per i buoni ufficii e premure prestati a favore di questa missione ci dello sacerdote ministro come ancora da questo signor agente Eisenbach e pregherei di fare in maniera che li ringraziamenti della sullodata Sagra Congregazione pervenissero a cognizione degli encomiati Signori per mezzo della stessa corte di Vienna, assicurando Vostra Eminenza Reverendissima che gioverebbe non poco allo scopo, rimetendomi mai sempre alla saggezza dell’Eminenza Vostra Reverendissima a cui inchinato baccio il lembo della Sagra Porpora, non profondissima venerazione mi dichiaro.

Dall’Eminenza Vostra Reverendissima

Iassi 9 agosto 1845

                                         Illustrissimo Domino Obsequentissimo Servo

                                                            Fráte Paolo Sardi vescovo visitatore apostolico”

 

 

12. Rome, August 15, 1845 (National Archives of Romania, Vatican Microfilm Collection, reel 41, m. 183-184 / APF, vol. 10: 583)

 

“Patente

Frater Ioannes Carolus Magni de Velitris artium et sacrae theologiae doctor totius ordinis minorum Sancti Francisci conventualium post eundem seraphicum patriarcham minister generalis

Centesimus

Dilecto nobis in Domino Confratri P. M. Antonio de Stephano Definitori perpetuo, et in Moldaviae Principatu missionis apostolico salutem et seraphicam

Benedictionem

Cum mens nobis sit ad universum prorsus nostram minorum conventualium ordinem pastoralem nostram sollicitudinem extendere omnesque nostros in Divo Francisco filios ubique terrarum existentes pari charitate complecti et in regulo quam professi sumus observantia continere, ex ipsis nullum patientes a paternis nostris adfectibus alienum hinc quod per nos ipsos ob distantias locorum aliosque ob rationabiles causas praestare non possumus, per interposita personas quae plenissimam nostram mereantur fiduciam ad effectum deducere constituimus. Ne ergo confratres nostri dilectissimi per Moldaviam sacras missiones exercentes rescissi perinde videantur a supremo ordinis capite quod nec ipsi sibi ministrum provincialem directam nobiscum

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communionem habentem eligere possint, nec nos ipsis dare eiusmodi dignitate insignitum virum, nullo ibi existente regularis provinciae clemento valeamus propterea Te praefatum P. M. Antonium de Stephano, cuius fidem, integritatem, prudentiam atque erga fratres charitatem gravia argumenta commendant, per Moldaviam et respectu mandatorum fratrum nostrorum commissarium nostrum generalem ad nostram  beneplacitum cum consilio et assensu nostrorum adsistentium instituimus et declaramus; atque institutum et declaratum ab omnibus vigore praesentium haberi volumus et mandamus Tuum proinde erit nostram apud ipsos representare personam, omnes hortando ad eam quam locales circumstantiae patiuntur regularem observantiam ab ea declinantes suaviter corrigendo, contentiones quae inter ipsos nascerentur dirimendo normam quam sequi oporteat tuis exemplis perhibendo, ad omnium virtutum exercitium favoribus, gratiis, ipsaque seraphica benedictione confortari.

Atque, ut plenius veri patris spiritualis partes gerere et implere possis, facultatem tibi faciemus durante munere ab omnibus censuris et casibus nostro Officio caeterisque Ordinibus Superioribus reservatis dispensandi; quam facultatem integram tibi erit, prout in Domino videbitur, et aliis communicare. Si quod autem extraordinarii contingerit, quod tamen Sagramentalem confessionem non respiciat; sed nostram tantum paternam sollicitudinem; nobis renuntiarenon praetermittas. Interea ut effectum habeat haec nostra dispositio praecipimus omnibus et singulis religiosis nostris in Moldaviae Principatu commorantibus idque ad meritum salutaris obedientiae, ut te tamquam commissarium nostrum generale revereantur et suscipiant; tuisque salutaribus monitis obsequentes se praebeant. In quarum [?]: Datum Romae: 15 augusti 1845.

Frater Ioannes Carolus Magni Minister Generalis

Frater Petrus Galandroni secretarius et assessor Ordinis”

 

 

13. Iaºi, September 7/19, 1845 (National Archives of Romania, Vatican Microfilm Collection, reel 41, m. 188-190 / APF, vol. 10: 587-588)

 

“Eminentissimo Principe

Al quanto incommodato di salute a cagione di un viaggio teste da me fatto in Bistrizia, è più ancora a cagione delle inquietudini e rimmarichi in questi ultimi tempi incontrati dispiacemi assai non potere questa volta umiliare all’Eminenza Vostra i propri miei caratteri. In quella guisa adunque che posso mi affretto significarle qualmente con indicibile mia sorpresa dalla campagna tornando ho qui trovato un plico del ministro generale P. M. Gian-Carlo Magni entro al quale mi dice egli avvi una lettera patentale per il P. Antonio de Stefano, in vigor della quale viene questo eletto e dichiarato commissario generale per la missione di Moldavia. Ciò ripeto mi sorprende al sommo; e perchè una tale elezione trovasi diametralmente opposta a quanto l’Eminenza Vostra fin’ora mi scrisse; e perchè essa non è accompagnata da alcun ordine dall’inappellabile nostro tribunale emanato; e finalmente perchè ho tutto il fondamente a credere che una elezione siffatta ad altro non potrà giovare se non se ad accrescere lo spirito di partito; ad alimentare l’orgoglio degl’insubordinati; ad alienare in fine l’animo de’ poco ben disposti dal loro vescovo. Frattanto essendo io in perfetta oscurità su

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questo punto, ne sapendo se una tale disposizione sia opera del sapiente consiglio dell’Eminenza Vostra, o degl’intrighi de miei contrari; ho creduto meglio dare subito libero il corso alla lettera sopradetta, e rivolgermi poi subito all’Eminenza Vostra, onde ricevere le necessarie istruzioni, e sapere almeno quali debbono essere in futuro le mie quali le attribuzioni del nuovamente eletto superiore; mentre neanche sei ciò mi viene cosa alcuna significata!

Bene però comprendo come il ministro generale sopralaudato non si crede pienamente sodisfatto nell’avere per capo de’ suoi religiosi missionarii in Moldavia un vescovo dell’Ordine istesso, e crede forse meglio esercitare la dilui giurisdizione multiplicando gli enti senza necessità ed esponendo la missione intiera a nuovi disordini. Ne creda già l’Eminenza Vostra che io parli cosi perchè senta qualche animosità o contrarietà verso il P. de Stefano: No, il Ciel mi guardi da tali bassezze! Parlo solamente perchè essendo il De Stefano un’uomo assai debole di animo, sempre irresoluto ed oscuro, temo fondatamente che faccia unione con il torbido ed irrequieto P. Melis (il quale con ripetute impertinenze e cimenti ha già etancata affatto la lunga mia pazienza); temo che il De Stefano unito al Melis formino partito e turbino cosi la da me con tanto studio conservata pace, e distruggano ad un tratto ciò che io finora edificai. Intanto altro fare non posso se non che reprimere con più forza ed attività la sfacciata baldanza del Melis; osservare attentamente le azioni del P. De Stefano; e rendere del tutto consapevole cotesta Sagra Congregazione di Propaganda.

Dopo ciò altro non restami se non che prostrarmi ai piedi della Vostra Eminenza; di cui baciando la sacra porpora ho il bene di potermi ristermare.

Dell’Eminenza Vostra Reverendissima

Iassi 7/19 settembre 1845

                                         Illustrissimo Domino Obsequentissimo Servo

                                                           Fráte Paolo Sardi vescovo visitatore apostolico”

 

 

14. Iaºi, October 13, 1845 (National Archives of Romania, Vatican Microfilm Collection, reel 41, m. 191-193 / APF, vol. 10: 590-591)

 

“Eminenza Reverendissima

In conseguenza di quanto aveva ragguagliato all’Eminenza Vostra Reverendissima nella mia lettera circa li 21 settembre p. p. che la nuova carica creata in questa missione dal moderno generale Magni avrebbe prodotto dei dispiaceri, confusioni e collizioni con mio sommo dolore debbo riferire all’Eminenza Vostra Reverendissima che appunto hanno già cominciato a germogliare e diramansi tuttavia, ed ove le qualche cuore ben fatto alieno dalle congiure, ed i congiurati tentano con ogni insidia onde si unisca al loro partito per il loro fine perverso. Ed ecco l’effetto della nuova carica fomentatrice delle discordie, rapitrice del prezioso dono della pace, che mercè la Divina Grazia e la mia miserabile cooperazione godeva già da qualche tempo questa invidiata missione. Prego portanto l’Eminenza Vostra Reverendissima di far giongere al P. Generale dell’Ordine gli opportuni remarchi facendogli osservare li disordini e sconcerti che ha cagionato colla sua immaginata carica veramente fuori di

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proposito che collo specioso pretesto di consolidare l’unione dei religiosi col capo dell’ordine, egli li rende insubordinati ed insolenti a me; al P(rocurato)re Generale è ben noto la condizione di questa missione e dei missionari. Oltrecchè dovrebbe atribuirsi al gloria l’aver un vescovo del suo ordine al regime di questa missione, di cui non cerca che prosperarla tanto nello spirituale che nel temporale, è ben giusto che anch’egli dovrebbe concorrere allo stesso scopo senza fomentare dissidi colle che innovazioni.

È per anche noto al P. Generale che tali novità altre volte introdotta in questa missione è stata abolita perchè non produceva il desiderato intento, ma sconcerti, collizioni col Visitatore. E poi dimanderei al P. Generale quale torto, quale ingiustizia, in che ho io oppresci li suoi religiosi? Per meritarmi un suo commisario? Ma piuttosto quante impertinenze, quante insobordinazioni, eppure sofferte con pazienza quante presunzioni da essi arrogatesi col manto di zelo che tuidari a ledere le ordinazioni e li decreti emanati. Quanti disordini ho procurato di coprire col manto della carità, e torno d’essermi reso colpevole il Divine Tribunale per la troppa indulgenza? La ora dal nuovo commissario si mena già tanto romore in compagnia del P. Melis perchè io abbia introdotto nella missione un religioso dell’istesso Ordine encomiato dall’Arcivescovo di Leopoli che diranno poi se pervengono a penetrare dell’educandato ecclesiastico ideato, e già incominciato! Che diranno al vedere un sacerdote secolare presiedere all’educazione degli alunni? Mi essi assicuranno una persecuzione interminabile.

Mi arceo a graditissima premura di portare a cognizione dell’Eminenza Vostra Reverendissima che Sua Maestà Imperatore di Austria si è degnato d’assegnare a vantaggio dell’incominciata chiesa di Bottoscian la somma di 600 fiorini. Come ancora mille fiorini per terminare totalmentela la chiesa di Galatz, assegnando ancora per il mantenimento del sacerdote 100 fiorini all’anno, e ciò per trè anni.

Ho pregato Monsignor Nunzio di Vienna di far tenere alla Sagra Congregazione la somma di 221 scudi dei quali prelevando qualche mio piccolo debito che ho colla Sacra Congregazione, il rimanente prego che venga rimesso nelle mani del Padre Procuratore Gualerni ai S. S. Apostoli.

Aprofitto di questa occasione onde offrire all’Eminenza Vostra Reverendissima li sentimenti della mia profonda venerazione.

Dell’Eminenza Vostra Reverendissima

Iassi 13 ottobre 1843

                                         Illustrissimo Domino Obsequentissimo Servo

                                                            Fráte Paolo Sardi vescovo visitatore apostolico”

 

 

15. Iaºi, October 17, 1845 (National Archives of Romania, Vatican Microfilm Collection, reel 41, m. 195-196 / APF, vol. 10: 593-594)

 

“Eminenza Reverendissima

Il Signor Giorgio Assaki, ispettore generale delle scuole ed Archivista di questo Principato, mi ha pregato di raccomandare all’impareggiabile bontà dell’Eminenza Vostra Reverendissima il suo figlio Alessandro che fra poco formerà dimora in codesta dominante per attendere allo studio delle belle arte ed in pari tempo di

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far tenere alla Sagra Congregazione di Propaganda la somma di cinquante zecchini imperiali, che in questo medesimo corso di posta spedisco a Magistro Nunzio Apostolico di Vienna con preghiera  di farli provenire all’Eminenza Vostra Reverendissima che si benignerà di far rimettere al giovane suddetto Signor Alessandro Assaki allorquando si presenterà alla Sagra Congregazione di Propaganda con mio apposito biglietto. Mi sono creduto in dovere di fare cosa grata al detto giovane raccomandandolo alla valevole protezione dell’Eminenza Vostra Reverendissima, stantecchè il di lui genitore è mio amico e benemerito benefattore di questa missione che all’occorenza le protegge e favorisce ancora la mia persona e poi sono anche soggetti da non farci pentire dei favori ricevuti.

Porto a notizia dell’Eminenza Vostra Reverendissima che nei giorni poco fa tracursi è stato emanato un ordine del Departamento Ecclesiastico di questo Principato, (…) quanto dire dal moderno Metropolita, che in avvenire nessun sacerdote di qualonque siasi culto o confessione non posse più nè entrare, nè uscire da questa provincia senza il previo permesso di Dicastero suddetto, percui è stato dilazionato l’ingresso di un religioso ungaro, nonchè la partenza del P. Prefetto Accardo, nelladimeno il religioso è contrato ed il Padre Accardo porte ora senza ricorrere alla formalità richiesta del nuovo ordine.

A tale inaudita innovazione ho giudicato spediente oppormi con qualche energia, ma colle debite cautele facendo li miei rimarchi alla Canceleria di questo Principato, ma molto più a quella di Vienna, perchè ho prove non equivoche che sia, secondo il solito tentativo ruteno d’unione di questo Signor Agente Imperiale Signor Cavaliere d’Eisenbach, ora ne attendiamo il risultato.

Ho sentito con somma gioja l’imminente spedizione dei religiosi P. P. Solinas e Catalano; il terzo potrà prepararsi meglio al Sacro Ministerio per la Pasqua futura.

Il Provinciale d’Ungheria senza mia saputa ha mandato un religioso che condusse seco una giovane, che ora chiama sua nipote, ora sua sorella, ma con accortezza l’ho spedito vicino ai monti Carpati colla speranza d’aver parrocchia, ho già dato ordine a quel mio Vicario che lo rimandi alla sua provincia. Prego infine l’Eminenza Vostra Reverendissima d’aggradire le contestazioni della mia più profonda venerazione, con cui premesso il bacio della Sagra Porpora, posso al bene di ripetermi.

Dell’Eminenza Vostra Reverendissima

Iassi 17 ottobre 1845

                                         Illustrissimo Domino Obsequentissimo Servo

                                                           Fráte Paolo Sardi vescovo visitatore apostolico”

 

 

16. Iaºi, October 17, 1845 (National Archives of Romania, Vatican Microfilm Collection, reel 41, m. 198-200 / APF, vol. 10: 595-596)

 

“Eccelenza Reverendissima

Appoggiato sulla viva fiducia che l’Eccelenza Vostra Reverendissima vorrà accordarmi l’alto favore che io possa ricorrere all’impareggiabile bontà e valevole patrocinio di Lei nelle mie occorenze ed è percio che prendo la libertà d’incommodarla

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pregandola in pari tempo di benignarsi di far incassare il contenuto della qui acclusa cambiale e farlo pervenire all’Eminentissimo Signor Cardinale Franzoni Prefetto della Sagra Congregazione di Propaganda.

No so se i molteplici affari avranno concesso all’Eccelenza Vostra Reverendissima tempo opportuno onde conoscere qualmente i miei antecessori stipularono un contratto colla provincia di Minori Conventuali d’Ungheria in vigore del quale deve la Provincia suddetta somministrare a questa missione di Moldavia sei religiosi buoni ed esemplari abili ad esercitar l’officio di missionario, a patto che durante il contratto la missione dovrà sborsare annualmente alla Provincia Ungarica la somma di scudi cento. Al mio arrivo in Moldavia trovai su ciò un intera confusione per dare un termine alla quale colla volevolissima intercessione di Sua Eminenza il Signor Cardinale Altieri allora nunzio in Vienna, si concluse che pagando io e il corrente e l’arretrato della somma convenuta mandarebbe il Provinciale d’Ungheria li mancanti soggetti a condizione però che per meglio evitare gli scandali accaduti dovesse egli prima significarmi i nomi dei religiosi per la missione destinati e darmi tempo necessario onde potessi io bene informarmi delle qualità dei candidati. Cosi andarono le cose nel tempo che l’Eminentissima Altieri fu nunzio a Vienna. Ora però l’Ungarico Provinciale ritornato alle sue cabale ha rotto ogni patto. Non è molto tempo dacchè gli scrissi onde ricordargli che erano mancanti due soggetti dei quali io abbisognava. Per evitare ogni ritardo gli suggerii i nomi di alcuni quali sarebbero stati da me graditi. Egli però mi rispose che ne mandarebbe ma non quelli da me proposti. Intanto vennero due religiosi, furono da me accettati e provvisti di parrocchie. Dunque tutto fatto: ma no, ora vedo arrivarmi inaspettatamente da Galazzo altro religioso ungaro insieme con una giovine donna quale egli ora nipote ora sorella dice essere; munito di patente dal suo Provinciale per questa missione; e sento che altri tre sacerdoti ungaresi sono giò in viaggio per la Moldavia. Tutto ciò si opera dal provinciale ungaro spontaneamente e senza mia saputa. E siccome il nominato provinciale si servi sempre della Moldavia onde purgare dai cattivi soggetti la sua Provincia, credo che anche adesso pensi tentare un simile spediente.

Ho scritto quindi al Provinciale suddetto che io nè posso ricevere i religiosi in modo bizzarro quà diretti ed ho ordinato ad un mio vicario ancora la di cui residenza è vicina al confine di respingere il già costi arrivata e tanti quanti ne giungessero. Temendo però che il Provinciale sopprimendo la mia lettera non affetti ignoranza prego l’Eccelenza Vostra Reverendissima dirigergli officialmente la qui acclusa appogiandola colla di Lei valevole protezione.

Per pegno dell’innata bontà dell’Eccelenza Vostra Reverendissima prego d’aggradire li miei più segnalati ringraziamenti nonchè li sentimenti della mia profonda venerazione con cui ho il bene di rassegnarmi.

Dell’Eccelenza Vostra Reverendissima

Iassi 17 ottobre 1845

                                         Illustrissimo Domino Obsequentissimo Servo

                                                            Fráte Paolo Sardi vescovo visitatore apostolico”

 

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17. Rome, November 9, 1845 (National Archives of Romania, Vatican Microfilm Collection, reel 41, m. 210-212 / APF, vol. 10: 605)

 

“Eccelenza Reverendissima

Mi dispiace di essere stato innocente occasione di sorpressa all’Eminentissimo Signor Cardinale Prefetto di cotesta Sacra Congregazione colla nomina da me fatta, senza darne partecipazione alla medesima, d’un commissario generale del mio ordine per la missione di Moldavia nella persona del P. Antonio de Stefano. La mancanza di partecipazione ebbe origine dalla convinzione in cui ora e sono che la detta mia nomina è perfettamente estranea da tutto ciò che può riguardare la missione come tale, non avendo eretto neppur per sogno un’autorità che potesse in verun caso immaginabile venire in collisione coll’autorità del prefetto o visitatore apostolico pro tempore [author’s emphasis]. In fondo, io non ho voluto che tenuamente rimunevare i molti servizi fedelmente prestati alle sante missioni per tanti anni dal lodato P. de Stefano, col dargli la qualifica quasi puramente nominale e titolare [author’s emphasis] di commissario generale e cogl’animarlo a seguitare a servirle per qualche altro tempo, giacchè sapeva che per istanchezza era determinato d’abbandonarle e chiedeva congedo. Con questo mezzo poi io intendeva mantenere in comunicazione col capo dell’ordine i miei figli in S. Francesco, dispersi in Moldavia, facendoli comunicare con un mio rappresentante, che si sarebbe tenuto in viva comunicazione con me; giacchè altrimenti quei miei missionarii di Moldavia avrebber potuto sembrare scismatici per rapporto all’ordine nei appartengono. Oltre ciò ho creduto di ben meritare della Sacra Congregazione, concorrendo per quanto dipendeva da me a mantenere la buona armonia e la pace fra quei missionarii, ed a renderli sempre più subordinati al Prelato Visitatore che li governa; ed a ciò inducevami anche in particolar modo amicizia sincera col prelato medesimo, non potendo io soffrire che vi assistesse un partito d’opposizione contro di lui, a me ben noto forse in tutte le sue particolarità. Se dispiace alla Sacra Congregazione che io m’adoperi per far regnare la tranquillità in quella missione, me ne ripeta un cenno, e diverrò io stesso, sebben con dolore scismatico coi miei figli!

Ed a ben giudicare delle mie intenzioni si rifletta all’attribuzioni da me assegnate al mio commissario. Io non gli ha communicato verun potere se non quello di assolvere quei missionarii che avesser la disgrazia d’incorrervi, da tutti i casi riservati a me secondo le mie constituzioni, ed agli altri superiori dell’ordine subalterni. Oltre ciò l’ho incaricato di rappresentare le sole parti amorevoli di quella Serafica Paternità [author’s emphasis] che ho creditato, sibbène indegnamente, dal mio caro fondatore San Francesco. Vale a dire che insista continuamente in mio nome per mantenere quei miei religiosi nella più perfetta subordinazione agli ordini del Prelato Visitatore, che impedisca le dissensioni, i complotti, i partiti, che metta la quiete fra tutti, che eforti tutti alla maggior possibile osservanza delle nostre leggi e che mostri a tutti inalterabilmente esempio d’ogni virtù propria del claustrale instanza e dell’Uomo Apostolico. Se in tutto questo vi è un elemento di collisione, lo lascio giudicare a chi è più saggio di me. Qui se vi è errore, come io vedo le cose, non vi sarebbe che quello dever reso un tantino più venerabile il P. de Stefano tra suoi colleghi, nell’intento di promuovere il maggior bene

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della missione, persuaso che i frati saranno tanto più buoni missionari tanto più saranno buoni religiosi.

Dietro quisti schiarimenti aspetto l’oracolo della Sacra Congregazione per reggermi meglio. Intanto inchinato al bacio del Sacro Anello, con sensi d’altissima stima, rispetto profondissimo mi rassegno.

Roma 9 novembre 1845

Di Vostra Eccelenza Reverendissima

                                         Umilissimo Domino Obsequentissimo Servitore

                                    Fra Giancarlo Magni Ministro Generale dei Minori Conventuali”

 

 

18. Rome, November 14, 1845 (National Archives of Romania, Vatican Microfilm Collection, reel 41, m. 215 / APF, vol. 10: 609)

 

Eccelenza Reverendissima

Appena mi fu porto l’ultimo dispaccio di cotesta Sagra Congregazione ho scritto al P. De Stefano esser cessata in lui la qualifica di Commissario Generale per cui gliene ritirava la patente.

Resto colla solita profonda stima

S. S. XII Apostoli 14 Novembre 1845

Di Vostra Eccelenza Reverendissima

                                         Umilissimo Domino Obsequentissimo Servitore

                        Fra Giancarlo Magni Ministro Generale dei Minori Conventuali”

 

 

19. Hãlãuceºti (Moldavia), December 3/15, 1845 (National Archives of Romania, Vatican Microfilm Collection, reel 41, m. 221-223 / APF, vol. 10: 615-616)

 

“Eminentissimo Principe!

Pur nulla io richiesti. Contento era di servire la missione da semplice missionario apostolico. Piacque al Padre Reverendissimo Generale d’investirmi della qualifica di suo Commissario in Moldavia. Fui buona pozza indeciso nell’accettar tale orrevole carica. Prono mi resi alla fine ai voleri del Supremo Capo del mio serafico ordine. Le di lui intenzioni erano rette. Affedandomi tal incarico voleva che io fassi il mediatore di pace, di tranquillità fra questi religiosi ed il nostro superior Monsignore Sardi; non autore delle discordie, non seminatore di zizzania. Durando il mio officio cercai dal canto mio di spengere non di ravvivar, qualche scintilla che splendeva di malcontento. Posso di tanto senza verun scrupulo assicurare l’Eminenza Vostra Reverendissima. Le disposizioni però della Sagra Congregazione non potevano essere più savie. Fin dal momento che fui insignito di tal qualifica cambiossi la benevolenza che il degnissimo Monsignor Sardi aveva verso di me, in sospetto (e forse in isdegno). Fin d’allora si è mostrato sempre di mal umore. Pensava forse che andassi io ostilmente con Lui. Mi guardi il Cielo, Eminenza, di esser in lizza coi miei superiori! Quante lettere erano a me dirette mi venivano tutte aperte - tutte. Qualcuna non mi perveniva

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affatto. Benchè Commissario Generale non cessai di essere missionario apostolico, qual era e son rispettoso ed obbediente agli ordini dell’immediato mio superior Monsignor Sardi. Nè ebbi mai in mira di ledere, o di usurparmi l’autorità ed i di Lui diritti. Ora che la Sacra Congregazione prese la saggia misura di spogliarmi di simile vesta, porto piena fiducia di rientrare nella premiera grazia del più volte sulodato Monsignore Sardi. Era dolente (lo lodavvero) di esserne caduto. Non mancai nè mancheró in tutti i giorni dindirizzare all’Altissimo una sebbèn non tanto fervorosa prece onde gli dia tutti quei lumi, grazie e favori che pari freno al retto e (…) talevole regime di questa dispersa e vasta missione. Esaudirà li voti lo spero.

Intanto ringrazio assai la Vostra Reverendissima. Le imploro setteforme signore ogni bene, lunghi giorni e propizii. Le bacio [?]messivo il lembo della Sagra Porpora econ profondo rispetto mi fa un dovere di confermarmi.

                     Alauceste in Moldavia 3/15 Decembre 1845

                       Dell’Eminenza Vostra Reverendissima

                                         Umilissimo Domino Obsequentissimo Servitore

                                                              Fra Antonio de Stefano

(Verso: “All’Eminentissimo Principe Il Cardinale Franzoni Prefetto della Sagra Congregazione di Propaganda Roma”)

 

 

20. Iaºi, February 7, 1846 (National Archives of Romania, Vatican Microfilm Collection, reel 41, m. 230-234 / APF, vol. 10: 622-625)

 

“Eminenza Reverendissima

Reduce dalla mia visita pastorale che intrapresi il giorno settimo dell anno nuovo mi faccio una graditissima premura d’arecarne a cognizione dell’Eminenza Vostra Reverendissima il consolante risultato della mia pastorale gestione.

Avendola incominciata nei limiti della parrocchia di Galatz alle rive del Danubio costeggioi quelle del fiume Pruth ai confini della nuova parrocchia di Bottosciani situata ai late della piccola Russia percorsi uno spazio di 27 poste, nei cui intervalli amministrai il sacramento della Confermazione a 130 individui, la maggior parte adulta, di nazione svevi e slavi provenienti dai dominii russi, ed ora vanno formando una colonia nella città di Galatz, e nei suoi contorni. Nella detta città oltre la lingua italiana si parlano ancora le lingue tedesca, francese, polacca, la moldovana, greca ed ungara, percui il P. Danesi è moralmente impossibile che possa amministrare quella parrocchia non conoscendo che la sola lingua italiana, ne s’è segno di speranza che nella sua provetta età possa imparare altre lingue ci indispensabile a quell’importante missione alla cui amministrazione sarebbe molto addattato il P. Filippo Nicolà di Constantinopoli [author’s emphasis] che conosce tutte l’indicate lingue e sarebbe di più spirituale vantaggio che il bieco, leso negli occhi, scarcissimo d’intellettuale facoltà P. Liverotti che si tenta di destinare per questa missione e sarà più d’incomodo che d’aiuto. Inoltre è da osservarsi che il Governo locale si prepara per aprire una scuola di lingua italiana, francese e tedesca in quella città, ed il console prussiano abbenchè protestante m’invita a provvedere da sacerdote intelligente nella

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tedesca favella quella parrocchia di Galatz, mentre è formata di cattolici e non cattolici sudditi e che secondo la mente del suddetto console, vorre chiamare quella chiesa simultanea io gli risposi urbanamente lodando il suo zelo senza punto compromettermi, confermando ancor’io la necessità dell’indicatomi soggetto perciò diceva se questi ci precedano nella loro intraprese possano apportare qualche grave danno spirituale a quell’indifferente christianità, nonchè ai loro figli, solito dei popoli di Germania, indifferenti in materia di religione; e sacco il Cielo, quanta pena e fatica mi costò a persuadere i genitori cattolici di Iassi onde togliere i loro figli dalle scuole moldovane e protestante, ne siano mai sempre lodi a Dio che si sono riuscito. In questa occasione non ometto di significare all’Eminenza Vostra che un presbitero luterano si stà cattechizzando nelle verità della nostra santa religione ed è quasi pronto per abjurare.

Permette ora l’Eminenza Vostra Reverendissima che Le parli della mia ultima gestione fatta in Bottosciani, avendo avuto cola una lunga conferenza col clero armeno eretico ho fatto conoscere loro l’unità della Chiesa Cattolica, governata da un solo legittimo Pastore, vicario visibile di Gesù Cristo, a cui i loro correligionarii in più concilii li unirono; quei poveri, più ciechi nell’intelletto, che nella volontà confermarono quanto io loro proponeva, ma li soli motivi di puro timore, di rispetto umano e di temporale lucro li trattengano ad una santa e ci salvifica risoluzione, che ora differiscano, ma che non dispero, mentre non cesserò di fare loro più frequente le mie visite, tanto più che mi hanno promesso d’accordarmi due loro figli per essere instruiti nelle scienze sagre [author’s emphasis], perciò sarei di parere d’allontanarli dalla Moldavia per varie ragioni spedirci a codesta Sagra Congregazione di Propaganda, se fino a quell’avventuratissimo momento non sopraggiungerà il nemico di questo mistico lampo e rendere vano il frutto delle mie fatiche; nulladimeno a tenore della riuscita ne informerò l’Eminenza Vostra Reverendissima ed eseguirò quello che si compiacerà d’ingiungermi a tale riguardo.

Il giovanetto candidato che l’Eminenza Vostra Reverendissima si benignerà d’ammettere nel collegio Urbano dopo le ferie autunnali dell’anno corrente è corredato d’ottime qualità e dà prove non equivoche di vera vocazione allo stato ecclesiastico, egli è d’anni 18 in circa, nato da onesti parenti ungari, sono quasi 3 anni che frequenta la nostra scuola, ed ora è un anno che dimora in questa residenza, e come accolito assiste ai divini misteri.

Se nel lodato collegio si fosse luogo, e l’Eminenza Vostra lo permetesse vorrei unire al suddetto giovane anche un altro il quale senon sigura il primo in morali qualità, in talenti ed in vocazione almeno l’uguaglia ed è un anno che anche questi dimora in residenza. Per riuscirne poi nella spedizione vorrei io stesso accompagnarli fino a Vienna, se ciò potrò effettuare, stante la necessità della mia miserabile presenza in questa missione, ne in ciò potrei servirmi d’un religioso missionario eccettuàto il mio segretario Padre Amantini, perchè oltrecchè mi dissuaderebbe i giovanetti, mi accenderebbe il fuoco della rivoluzione, abbenchè la prevegga inevitabile appena resa si manifesta la spedizione per Propaganda anche di un solo giovane, la quale spedizione sara obbligato d’operare con massima avvedutezza per la rimembrata ragione, per cui sempre più imploro ed invoco il potente patrocinio dell’Eminenza Vostra affinchè non rimanga un povero vescovo oppresso e vittima della persecuzione di cui mi si prepara

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un campo aperto. E qui mi sia lecito di depositare nel paterno cuore dell’Eminenza Vostra chi è impegnato del P. Melis il quale [author’s emphasis] siccome più anziano degli altri in missione purchè sia irreprensibile in materia di dane, d’inalzare seranne e bandiere di ribellióne ai superiori siccome era uso per lo passato egli eccoi fa [?] comprovano la mia asserzione perchè solamente s’immagine che il prelato non lo voglia secondare, di non volere in missione che soli religiosi italiani, ai quali pur resiste con odio implacabile, se non s’uniscono con lui in tutte le sue mire qualonque essi siano come appunto ha fatto coi P. P. Amantini, Vissani, Altieri ed Accardo a quest’ultimo ha negato il bacio della riconciliazione con scandalo che il sullodato Padre Accardo voleva evitare perchè pubblica prima della sua partenza per Constantinopoli, ma il Padre Melis è rimasto inesorabile, ed ora sono sei mesi che non mi scrisse più perchè l’ho corretto, abbenchè mio vicario e che sono obbligato di levare non solo da vicario, ma ancora da quel distretto, non insinuando ai religiosi che germi d’insubordinazione e di odiosità. Si mormora, si grida sfacciatamente dal P. Melis, a cui s’unisce per conivenza il P. de Stefano, contro la lingua ungara e contro li sacerdoti ungari e li vorrebbero fuori dalla missione, ancor’io lo vorrei perchè cercano più il nazionalismo, che il bene reale delle anime, ma le presente circonstanze eligano prudenza e moderazione, l’Ungaria è allarmata, è prevenuta percui in Vienna non lascia via intruttata onde l’ottenere l’intento, e non vorrei che la Sagra Congregazione venisse obbligata a fare qualche sagrificio maggiore. E poi i miei antecessori hanno tollerato li sacerdoti ungari appunto allora per il bisogno ed ora bisogna fare lo stesso per le presente circonstanze, saper dissimulare, attendere dal tempo altra opportunità, tanto più che le parrocchie occupate degli Ungari nei monti Carpati non possano amministrarsi degl’Italiani che ignorano afatto la lingua ungara, e oltrecchè fanno il proprio comodo nelle parrochie più agiate, oltrecchè accumulano denaro perchè troppo impinguati ricalcitrano e mormorano. Siccome l’ordine mio ha penetrato [?] mi lagno perchè mi manda lo resto scosto delle provincie e non promettano buona riuscita perchè vecchii, perchè ammalatici, perchè in fine di nessune utilità, mi ha fatto capire che al riguardo la mia condotta non è aggradita, perchè si tenta di farmi odiato maggiormente dai P. Melis e de Stefano abbenchè a quest’ultimo in più occasioni abbia dimostrato le più cordiali espansioni che forse avrebbe riconosciute se non fosse lusingato dal moderno generale e dal Melis. Ne io saprei come meglio governare questa missione, obbedire alla Sagra Congregazione secondo l’instruzione dei 23 novembre pp., che è giustissime lodevalissima ed in pari tempo contentare l’Ordine, che non vuole nè sacerdoti indigeni, nè Polacchi, nè Ungari, per cui molto si è detto scritto a carico del P. Cagno abbenchè creatura del sempre incoerente P. Magni. Intanto io convengo coll’istruzione emanate, ma per formare il clero indigeno bisogna estrarlo degli Ungari nati in Moldavia, perchè questi più timorati di Dio, più riducibili nei poveri agriculturi. Intorno a ciò attenderò il sapientissimo consiglio dell’Eminenza Vostra Reverendissima siccome pure vorrei rivolgermi all’Arcivescovo di Leopoli per altro soggetto minorita ornato di tutte le [author’s emphasis] qualità per l’educazione della gioventù, il quale so indirettamente che verrebbe discorerei la sacramentaria del P. Peroni [author’s emphasis]. Intanto umilmente inclino, Le bacio la Sagra Porpora ed ho il bene di confermarmi.

Dell’Eminenza Vostra Reverendissima

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Iassi 7 febbraio 1846

                                         Illustrissimo Domino Obsequentissimo Servo

                                                            Fráte Paolo Sardi vescovo visitatore apostolico”

 

 

21. Iaºi, February 13, 1846 (National Archives of Romania, Vatican Microfilm Collection, reel 41, m. 236-238 / APF, vol. 10: 628-630)

 

“Eminenza Reverendissima

Con piacere riceverei il giovane sacerdote che l’Eminenza vostra si benigna propormi, se fosse egli istruito almeno in due delle tre lingue indispensabili per questa scuola di Iassi e necessarissime nelle città di questo principato. Si compone la scuola di Iassi di piccoli e miserabilissimi giovanetti, tedeschi, polacchi ed ungari. Se dunque il magistro che deve istruirli non possiede bene il tedesco ed almeno mediocramente una delle altre due lingue è assolutamente impossibile che possa disimpegnare un tale officio. Quindi è che stante il rifiuto dell’alunno Laitner, prevedendo io l’impossibilità di avere da cotesta Sagra Congregazione un sacerdote atto a tale impiego, credetti bene rivolgermi di nuovo a Leopoli ove mi si dice per certo trovassi alcuni soggetti ottimi di costumi ed instruiti all’uopo, e d’onde spero fondatamente essere contentato da quell’ottimo arcivescovo che con tanta premura si presta alle mie domande. Nulla dimeno se il Signor Arabagiski possiede almeno il tedesco e l’italiano, io lo riceverò di buon grado per Galazzo; rendorsi ora necessarissime queste due lingue. Che se poi egli è ignaro della teutonica favella debbo mio malgrado rispondere che potrà essere più utile in Filippopoli che in Moldavia. Pero in mancanza del rimembrato alunno, stante il rifiuto del Signor Laitner, veduta la impossibilità di avere ora il Padre Nicola da Constantinopoli, cosa farò io di Galazzo, ove come dissi è presentamente necessario un sacerdote che sappia la lingua tedesca ed italiano che s’impieghi alla istruzione della gioventù. Osa quindi pregare nuovamente l’Eminenza Vostra Reverendissima di voler proporre queste stazioni al nominato Laitner. Che se forse motivi di famiglie lo indussero a rifiutarsi di venire a Iassi, spero che tali ragioni dispareranno allorchè gli si parlerà di Galatz, città ben distante di quasi venti poste da Iassi. Dal fin esposto potrà ben conoscere l’Eminenza Vostra Reverendissima quale mi stia ancora l’adempire puntualmente le intenzioni della Sagra Congregazione; e quanto tramerei io (nonostante le prevedute persecuzioni) introdurro in questa missione alcuni bravi allievi di Propaganda i quali servissero d’ombra e di stimolo ai religiosi missionari, onde umiliarli e persuaderli non essere essi di prima necessità come si credono; ed eliminare cosi quest’incapace che occupavo le stazioni inutilmente, come accede ora in Galatz. D’altrocchè conviene persuadersi che la Moldavia và tutto d’illuminandosi e che abbisognano quindi missionarii bene istruiti principalmente nelle lingue affinchè non addivengano il trastùllo degli eterodossi. Io queste cose l’esposi già anche al mio ordine, ma dopo avere inutilmente attesso risposta, mi vidi proporre il padre Liverotti, uomo affatto inetto per le ragioni nell’altra mia già mentovate. Tutto l’appoggio adunque per questa missione giove sperarlo da codesta Sagra Congregazione coll’aiuto della quale perverremo un giorno allo scopo prefisso. Prego il Signore che mi conceda salute per

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vedere adempiti i miei voti che ho formati per questa missione. Sono intimamente mortificato che non siano giunti all’Eminenza Vostra li 220 scudi quando che magistro nunzio in data del 31 ottobre e dei 12 dicembre m’avvisa aver eseguito la spedizione de suddetta somma. Quello che più mi sorprende è il non avermi mai accusato il ricevimento di tante mie lettere dupplicate riguardanti magistro Primate d’Ungaria ed il famoso Padre Rosen nell’istessa occasione che ragguagliava a magistro nunzio il mio provedere con Magistro Primato e col Provinciale Ungaro, gli raccomandava ancora le mie lettere dell’istesso contenuto all’Eminenza Vostra diretto fino al giorno d’oggi ignoro quale esito abbiano avuto detta mia lettera.

Finalmente dopo avermi lasciato per tanto tempo angustiato, si degnò a scrivermi ai due di gennaio in risposta d’una mia dei 30 novembre che si congratulava meco essermi liberato dal Padre Rosen, per cui tante volte l’aveva scongiurato d’assistermi, ma che in avvenire si presterà occorendo l’inizio dei religiosi ungari per Moldavia, tostocchè la Sagra Congregazione gli farà conoscere quale temperamento dovrà tenere a tale riguardo, lasciandomi ancora ignorare la sorte delle mie antecedenti lettere; come pure se abbia spedita al Padre Reverendissimo Gualerni alla somma di 100 zecchini, che doveva realizzare in Vienna ai 12 di Gennaio. Andando le cose in questa piede sarà obbligato a fare da me stesso quello che potrò acosto di qualche sagrificio, siccome già lo fatto. In questa occasione porto a cognizione dell’Eminenza Vostra Reverendissima che questo Agente Imperiale Signor Cavaliere Augusto Eisembach ha avuto dal suo rispettivo governo altra destinazione e la sua partenza da questo principato s’effettuerà alla fine del prossimo Aprile, osàra pertanto rinnovare le mie suppliche onde l’encomiato signore venisse riconosciuto e distinto con qualche decorazione in segno di soddisfazione e d’aggradimento dei tanti servizzi prestati a me ed alla missione con segnalato zelo, ma per animare ancora quello che lo succederà a prestarsi di buon grado avantaggio dalla religione seguendo le pedate degli antecessori suoi.

Permetta in fine che m’approfitti della presente opportunità onde offrire all’Eminenza Vostra Reverendissima li sentimenti della mia profonda venerazione ed inchinato al bacio della Sagra Porpora posso al bene di protestarmi.

Dell’Eminenza Vostra Reverendissima

Iassi 13 Febbraio 1846

                                         Illustrissimo Domino Obsequentissimo Servo

                                                            Fráte Paolo Sardi vescovo visitatore apostolico”

 

 

22. Iaºi, October 23, 1846 (National Archives of Romania, Vatican Microfilm Collection, reel 41, m. 277-279 / APF, vol. 10: 666-667)

 

“Eminenza Reverendissima

Sebbene ancora indisposto e possa conoscere con qualche incommodo essento per l’infortunio mio avvemetomi descritto nella mia de 21 Agosto scorso, nulladimeno fui nuovamente costretto d’intraprendere un lungo viaggio fino alle frontiere di questo principato per se dare alcune differenze di religione in sorte in un villaggio composto di cattolici ungari e di calvinisti ungari, dei quali il villaggio conta 25 famiglie, essendomi

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riuscita questa mia gestione non meno salve dell’antecedente nel suo senso morale posso gloriarmi nel Signore d’aver impresso in quei focolari abituri una pace costante e perfetta armonia nonchè d’arrecare all’Eminenza Vostra la consolante nuova, che venti delle suddette calviniste famiglie sono quasi pronte ad abbraciare la nostra religione giacchè ho lasciato alla cura di esse un sacerdote ungaro affinchè vengono instruite nel dogma e doveri della nostra Sagra Madre Chiesa per poi riceverne conseguentamente l’abjura; contento ancora al pari di me il feudatario Signore assoluto del villaggio nominato mi ha già assegnato il terreno per fabbricarsi una chiesa a favore di quella nascente cattolicità. Di là mi sono trasferito sui colli e rovine dell’antichissimo vescovado di Milkovia una volta cattolico fino dal nono e decime secolo sulle cui rovine ora v’è fabbricato un monastero scismatico! Ivi ho trovato una sola famiglia cattolica, e di cui genitori disgraziatamente vivono incestuosamente da circa 20 anni, ed hanno generato tre figli ed è una grazia speciale del Signore se in uno stato si pericoloso di prossima perdizione abbiano ancora conservato la fede cattolica. Li suddetti sono Stefano Jakavezki e Cunigonda Zachaveski oriundi di Ungheria, sono parenti in secondo grado di consanguinità, gli oratori supplicano dell’opportuna dispensa per essere congionti in sagro matrimonio. Nella mia antecedente dei 21 Agosto riferiva all’Eminenza Vostra che dal mio arrivo in questa missione fino a quel giorno già s’erano erette a gloria del Signore quattro chiese nelle città provinciali di questa missione, nonchè l’acquisto d’un decente e sufficiente locale per fabbricare una chiesa nella città di Romano, ora mi faccio una gradita premura di portare a cognizione dell’Eminenza Vostra che di simile locale ho anche proveduto la città di Berlat, la cui cristianità malauguratamente era stata negligentata. In detta mia lettera pregava l’Eminenza Vostra di promovere alla paternità di Provincia i P. P. Michele Filustek, Stanislao Zamoyski e Carmelo Ceraulo, i due primi supplicavano d’essere figli del Sagro Convento d’Assisi ora aggiongo alle mie antecedenti suppliche che il Padre Giovanni Battista Dornsaiffer ha anche promesso alla paternità di provincia mentre zelo la gloria di Dio ed ha richiamato alle ovile di G. C. circa novanta famiglie sui confini dalla Bokovina austriaca; ma tutti cum onere complendi [author’s emphasis].

In questa occasione prendo la libertà d’accluderle la fede di battesimo per l’alunno Samuele Kadar, nonchè una lettera direttagli quale spero che si sia arrivato in compagnia del giovanetto Bauer. Riguardo poi al caso matrimoniale dello scismatico Maurocordato e della cattolica Viola non mi viene fatto finora ulteriore istanza, non potendo dare maggiori rischiarimenti degli antecedenti, per evitare ogni mia compromissione crederei per ora differire qualonque indagine ed attendere il tenore delle loro future richieste. Permetta che inchinato posse al bacio della Sagra Porpora, con profonda venerazione abbia il vantaggio di riconfermarmi.

Dell’Eminenza Vostra Reverendissima

Iassi 23 Ottobre 1846

Illustrissimo Domino Obsequentissimo Servo

Fráte Paolo Sardi vescovo visitatore apostolico”

 

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23. Sãbãoani, December 22, 1846 (National Archives of Romania, Vatican Microfilm Collection, reel 41, m. 343-344 / APF, vol. 10: 729)

 

“Eminenza

Nei passati mesi d’ottobre e Novembre l’Illustrissimo e Reverendissimo nostro Monsignore Paolo Sardi, guidato non so da quale spirito, si faceva complice d’una congiura contro la Serenissima famiglia regnante della Moldavia, e non temeva di consigliarmi in iscritto di fare ribellare il mio popolo contro il figlio del Principe attuale Padrone di questi feudi. La congiura era ordita aver principio dei villani cattolici ed appunto da quelli di Saboano. Tali consigli fatali e contrari allo spirito della chiesa non seppi ascoltare, anzi procurà di calmare gli spiriti, già pronti al tumulto. Tutti i conspiratori mi si dimostrano offesi perchè il loro piano sia andati a vuoto; ed io sono contento d’aver agito giusto i sentimenti della mia coscienza e della mia religione. Fin’ora tacqui ed era pronto di partire qualsiasi danno che mi si poteva recare dai conspiratori, ed avrei taciuto se non sagessi di certo che il Principe Regnante oggi giorno conosce che il nostro vescovo è uno dai congiurati. Grandi mali ne debbiamo temere, ed io mi facio un dovere d’annunziare il fatto a Vostra Eminenza.

Con tutta la riverenza le bacio il lembo della Sacra Porpora e col più profondo rispetto ho l’onore di dirmi.

Di Vostra Eminenza

Saboano 22 Decembre 1846

                                                   Umillissimo e obbedientissimo servo

                                                   Fràte Agostino Melis minore conventuale

 

 

24. Iaºi, January 29, 1847 (National Archives of Romania, Vatican Microfilm Collection, reel 41, m. 297-299 / APF, vol. 10: 686-687)

 

“Eminenza Reverendissima

Nell’accusare all’Eminenza Vostra Reverendissima la recezione delle di Lui veneratissime dei 24 Dicembre scaduto, che concerne la rimessa dei 30 ducati al padre Reverendissimo Generale Magno, prego ancora d’aggradire l’Eminenza Vostra le mie azioni di grazie predistinte. Ardirei ancora di supplicarla d’accordarmi simile favore allorquando si sarà effettuato l’incassa dei 220 scudi, per cui la mia condotta a tale riguardo è caduta in sospetto a cagione dell’inesatezza altrui. Non è guari che si vociferava d’una sollevazione dei nostri cattolici agriculturi qui dimoranti a cagione della troppa oppressione in una possessione che il figlio del Principe Regnante tiene a suo conto ed abbenchè per lo Dio grazia siasi affatto dileguata e dissipata siasi ogni ombra di timore nulladimeno non mancarono degli animi malintenzionati, che tentarono d’intaciare maliziosamente la mia persona indirettamente quasi che io fossi causa di tale disordine; ognato Eminenza Vostra Reverendissima, oso dirlo, orditomi, non dai eterodossi ma da quelli stessi che meco hanno mangiato l’istesso pane alla medesima mensa! Nulladimeno conscio io del retto testimonio della mia coscienza non mi sono turbato punto, ed ho risposto si con prudenza, ma colla mia solita libertà evangelica che

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tostocchè il governo locale potrà provarmi con fatti autentici tale calunnie degna veramente dei delatori, io sono pronto a rendere conto della mia condotta, a subirne la meritata pena, se non sembreranno sufficienti le prove di mia giustificazione. Eminentissimo Principe degnisi riflettere, che se l’attentato contro della mia persona è falso altrettanto è degno di tutta considerazione quantonque io spero d’averlo già in parte superato, mediante la mia apostolica influenza che godo presso le locale autorità non solo ma ancora presso dei Consoli delle rispettive potenze Europee. Per prova della mia innocenza verace io non desisto punto dalla mia intrapresa gestione, che non potrei effettuare in altra stagione, perciò domani, a Dio piacendo parto alla volta d’alcuni villaggi confinanti colla Transilvania, per ivi amministrare la Sagra Confirmazione, e poi quel Dio, di cui spero d’aver sempre zelato la sua gloria, spero che m’aiuterà.

Ho creduto bene di tenere informata l’Eminenza Vostra delle cose correnti, affincchè possa regolarsi se mai a tale oggetto durante la mia assenza. La giongesse qualche nota; siccome ancora è prevenuto questo Signor Cavaliere Augusto Eisenbach Agente Imperiale, poco fa ritornato da Vienna, il quale in tutte le occorenze m’accorda la volevole sua assistenza, per cui in questa volta a preferenza di tante altre mi nuovo le mie preghiere affincchè vengo conducati con qualche distintivo in prova di pontificio gradimento per i continui servizii da lui prestati alla missione. Alla suddetta mia supplica ardisco ancora d’aggiongere quest’altra riguardante il Signor Principe Alessandro Ghyka, al cui decoro potrebbe l’Eminenza Vostra spedirmi una medaglia d’oro del nostro sommo Pontefice con due righe d’accompagniamento il di un importo io pagherei, siccome altra eguale pregherei parimenti accompagnata con altre due linee per il Signor Sebastiano Calcagni vice Console francese nella città di Fokscian, il quale è l’unico cattolico che cola si presta a favore di quella nuova chiesa di cui è sindaco esemplare. Rimettendomi in fine in tutto e per tutto alla saggezza dell’Eminenza Vostra a cui premesso il bacio della Sagra Porpora posso all’alto onore di ossequiosamente protestarmi.

Dell’Eminenza Vostra Reverendissima

Iassi 29 Gennaio 1847

                                         Illustrissimo Domino Obsequentissimo Servo

                                                            Fráte Paolo Sardi vescovo visitatore apostolico”

 

 

25. [no date] (National Archives of Romania, Vatican Microfilm Collection, reel 41, m. 299-301 / APF, vol. 10: 688)

 

“Eminentissimi ac Reverendissimi Principes!

Frater Alexander Kampus ad Sanctum Petrum Poenitentiarius humillime exponit E. E. V. V. vehementem dolorem Patris Romani Szabo Provinciae Hungariae ordinis Minorum Conventualium Provincialis propter retardatam solutionem duobus annis a missione Moldaviae quotannis in scudi 100 Provinciae praestandam; quin haec sex individuis illam coadjuvare sese obligavit, statque fideliter promissis.

Quaeritur ergo idem Provincialis in suis litteris secunda cuius mensis et anni scriptis saepius se convenisse Illustrissimum Episcopum Sardi; at incassum; in eius

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silentio appellavit ad Eminentissimum ac Reverendissimum D. D. Praefectum Sacrae Propagandae Fidei et gloriatur se suavissimum responsum de dato 30 mensae Aprilis anno currente a Sua Eminentia accepisse cum promissione gratiosa videlicet; Illustrissimum Episcopum ab Eadem Sua Eminentia jam praeadmonitum esse ad solvendas restantias duorum annorum, sew summas: 200 scutorum Romanorum – provinciali Hungariae et hujus ordinis facti attentionem ab eodem Antistitae Eminentiam Suam Expectare.

In hac benevolentia Suae Eminentiae requierit Provincialis quotidie solicitior recipiendarum pecuniarum, unde miserias et afflictiones fratrum ob nimiam caristiam in conventibus superioris Hungariae degentium sublevaret; Sed nusquam solamen juvamen et consolationem accipiendo, novissime ad me utpote assistentem generalem Provinciarum ultramontes die secunda Junii scribente evocavit me, ut ex officio medelam procurarem in bonum meae Provinciae enarratque tristissimam et luctuosissimam faciem terrae in parte superiore regni Hungariae, quam ego E. E. V. V. audeo synoptice in praesentiarum referre sequentibus:

“In quibusdam pagis sclavicis famelici homines jam omnes canes, et feles absumserunt; multi afflictam vitam sustentant pane – si panis dicendus est – e scobe runcinae sectarum tabularum et corticibus arborum et plurimi jam prae fame mortui sunt: ast majora adhuc timenda sunt mala his in partibus autumnales etenim segetes via redditurae sunt semen; sata vero vernalia ob diuturnam siccitatem penitus exaruere; pomma terrestria et legumina potissimum sunt in statu eodem quo terrae mandata fuerunt seu nec nata etc, etc., etc.”

Iam his auditis plenam spem collocat Frater Alexander Kampus orator Provincialis in E. E. V. V. apud Easdem humillime supplicant quatenus hac saltem vice gratiose resolvere ac Nuntio Apostolico Viennae mandare dignarentur, ut 200 scutorum romanorum Provinciali citius numerare velit, se pro hac gratia obtinenda exauditum iri.

Quam Gratiam Deus etc.”

(Verso: “Ad Eminentissimos ac Reverendissimos Principes S. R. E. Cardinales Congregationi Sacrae Propagandae Fidei Praepositos”)

 

 

26. Iaºi, April 22, 1847 (National Archives of Romania, Vatican Microfilm Collection, reel 41, m. 312-314 / APF, vol. 10: 698-699)

 

“Eminenza Reverendissima

Mi trovo nella dura necessità et angustiatissima condizione di riferire all’Eminenza Vostra Reverendissima un’avvenimento che sommamente mi affligga.

In una mia umilissima dei 29 Gennaro portava a conoscenza dell’Eminenza Vostra che si ordirà a mio carico disdoro delle calunnie onde rendere la mia persona odiosa presso del Principe Regnante, quasi che io avesse suscitato a sollevazione alcuni coloni cattolici che formavano un villaggio tenuto in affitto dal figlio del Principe Regnante, e che le mentovate infamie e congiure venivano macchinate da quelli stessi, che meco si nudrivano del istesso pane alla medesima mensa. Io intorno a tali andamenti ho voluto dare luogo alla riflessione, sia per non precipitare in cui affare si

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delicato che poteva essere solamente basato sulla supposizione e sul solo detto, non potendo mai credere che un sacerdote potesse giongere al colmo di tanta insana perfidia, sperando infine, che la mia lunga sofferenza, il mio silenzio, la mia abusata clemenza e prudenza di tre anni continui di non interotte ingiurie ed impertinenze avrebbe richiamato a maggior senno il fortunato detrattore, ma in darno dissimulai e malauguratamente fui deluso nella mia aspettazione speranza; il calunniatore dunque è il Padre Melis, che unitosi col figlio del Principe, come già dissi è affittuario del villaggio di Saboano amministrato dal ricordato Padre che non ha omessa sia intentato di denigrarmi e di mettermi in sospetto presso del Principe regnante da cui non sono che pochi giorni che per mezzo di quest’ottimo Signor Agente Imperiale Cavaliere d’Eisenbach mi vennero alcuni rimarchi e rimproveri, incolpando per tale riguardo anche il bravo Padre Amantini, che è il tipo della bontà per essenza. Intanto in questi giorni l’encomiato Signor Agente mi presenterà al Principe per venire a varie spiegazioni onde dare prove non equivoche della mia condotta e palpabilissima innocenza a cui giova sperare che vorrà bene persuadersi della mia provatissima giustificazione e che perciò verrà dileguato ogni sospetto a mio riguardo, e non cagionerà reazione veruna al libero esercizio del mio ministero, ma è necessario, anzi prego per quanto so e posso l’Eminenza Vostra Reverendissima che il padre Melis venga all’instante richiamato alla sua regolare Provincia e sia rimesso da queste missione onde impedire maggiori scandali e sconcerte ed assicurare alla missione un felice avenire e perfetta pace di cui ni è sempre stato il perturbatore di continua angustia dei superiori e dei suoi correligiosi. Per maggiormente conoscere che sia il Padre Melis s’interroghi il presente generale dell’Ordine, si esamini la corrispondenza degli anni 1833, 36 e 39 si dimandi al mio benemerito antecessore Magistro Ardoini e da quest’ultimo si sentiranno li maneggi e le prattiche tenute dal Padre Melis, che ora giunto all’acciecamento di calunniare il lodato Prelato che avesse aderenze con Dame di primo rango di questa città corteggiate dal Principe, e poi se ne servisse per fare il referendajo alla corte di Vienna, come apparisce dalla corrispondenza di Magistro Ardoini che addolorato si lagnava meco, e col Signor Eisenbach. Potrei dire di più, ma non voglio abusarmi dell’eminente di Lei bontà, ne di più amareggio e il di Lei paterno amore, per cui inchinato con profonda venerazione posso al bacio della Sacra Porpora e dal consueto onore di rispettosamente protestarmi.

Dell’Eminenza Vostra Reverendissima

Iassi 22 Aprile 1847

                                         Illustrissimo Domino Obsequentissimo Servo

                                                            Fráte Paolo Sardi vescovo visitatore apostolico”

 

 

27 Rome, May 2, 1847 (National Archives of Romania, Vatican Microfilm Collection, reel 41, m. 314-316 / APF, vol. 10: 700-701)

 

Il sotto scritto Procuratore Generale delle missioni dei minori conventuali nel rimettere a codesta Sagra Congregazione la lettera del Padre Melis missionario apostolico nella Moldavia si fa un dovere di parteciparle che altra simile lettera nel

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medesimo ordinario fu anche a Lui diretta dallo stesso religioso contro Magistro Visitatore e che per ogni ragione ha dovuto considerarla come uno dei soliti inconsiderati passi del Padre Melis. Se difatti Magistro Sardi avesse congiurato contro la famiglia regnante di Moldavia al certo non sarebbe egli più sofferto non solo in Iassi ma neppure in quel principato; i pubblici fogli ne avrebbero già parlato con calore; e gli altri P. P. missionarii ne avrebbero in qualche modo dovuto scrivere alle superiorità: niente di tutto questo è a notizia dell’ordine.

Se non che è da osservarsi che nella Moldavia gli affittuarii delle terre dei villaggi sono i sovrani di fatto di quei cattolici contadini e dominatori puranche del Padre missionario parocco; sicchè importa assai che il Bojardo sia più o meno generoso. Al presente l’affittuario di tutte le terre del villaggio di Saboano dove il Padre Melis attualmente è parocco, è il figlio minore del Principe regnante, il quale mesi sono principio quest’affitto. Quindi è che temendo forse il Padre Melis parocco di Saboano che il nuovo affittuario non gli sarebbe stato tanto favorevole siccome gli fu il passato potrebbe darsi che abbia fatto a prima dell’affitto o sui principio del medesimo qualche passo non del tutto cancelato percui dopo di avere in qualche modo compromesso se stesso in faccia al Principe Regnante, abbia poi compromesso ancora Magistro Sardi mediante qualche lettera responsiva al detto Padre Melis dove vi fosse qualche parola poco esatta e relativa all’affare in proposto. Ecco quel tanto che lo scrivente può solo immaginare avvenuto nel caso di cui parla il Padre Melis, mentre ripete ciò che di sopra ha detto intorno alla diretta supposta congiura di magistro Sardi.

Non essendo però la prima volta che il Padre Melis accusa i superiori di quella missione ed i suoi ricorsi risguardando per lo più cose gravissime il sotto scritto Procuratore sarebbe di subordinato parere che codesta Sacra Congregazione domandasse dal detto Padre Melis l’analoga giustificazione della lettera del 22 decembre 1846 per quindi prendere quelle determinazioni che si stimeranno necessarie ed opportune al mantenimento di quel bene che si è procurato in questi ultimi anni per la detta missione di Moldavia. E con sensi di perfetissima stima e venerazione si protesta.

Di Vostra Signoria Reverendissima

S. S. Apostoli li 2 maggio 1847

                                                   Umilissimo devotissimo servo

                                         Fràte Giacinto Gualerni minor conventualis”

[Down at the page 700: “Reverendissimo Signore abbate Palma Propaganda”]

 

 

28. Rome, May 17, 1847 (National Archives of Romania, Vatican Microfilm Collection, reel 41, m. 316 / APF, vol. 10: 702)

 

In seguito dell’ordine di codesta Sagra Congregazione in data del 13 corrente il sotto scritto Procuratore Generale delle missioni dei minori Conventuali si fa un dovere di fare avere a Vostra Sua Illustrissima e Reverendissima l’Obbedienza ad nativam provinciam regularem pel Padre Agostino Melis missionario apostolico nella Moldavia; mentre con sensi di perfetissima stima si rassegna.

Di Lei

p. 175

S. S. Apostoli li 17 maggio 1847

Illustrissimo e Reverendissimo

Signore abbate Palina

di Propaganda

Umillissimo Devotissimo Servitore

Fràte Giacinto Gualerni manu propria”

 

 

29. Iaºi, June 7, 1847 (National Archives of Romania, Vatican Microfilm Collection, reel 41, m. 318-321 / APF, vol. 10: 706-708)

 

“Eminenza Reverendissima

Nell’accusare all’Eminenza Vostra il ricevimento della di Lei veneratissima sotto la data dei 30 Aprile scorso, che concerne li reclamidel Padre Provinciale dei Conventuali della Provincia d’Ungheria, mi arreco a gradita premura di significare all’Eminenza Vostra che fino dal principio dell’anno presente aveva ordinato al mio vicario del Distretto di Totrus di far tenere al suddetto Provinciale la somma di scudi Imperiali 100 per mezzo del guardiano del Convento di Kanta dell’istesso ordine siccome mi scriveva il Provinciale il ricordato mio vicario mi scrisse d’aver avvisato il predetto Padre Guardiano di tale mia disposizione, ma che ancora non s’era effettuata per mancanza di sicura occasione; nulla dimeno mi giova sperare che presto si eseguirà, come rilevo da ultima lettera di recente ricevuta da quel vicario farò poi tenere al Provinciale il rimanente del suo credito purchè mi conceda per unico titolo di giustizia la somma di scudi 40 di cui ho speso nel mese di Novembre del 1845 per rimandare in Provincia il Padre Rosen spedito da esso Provinciale arbitrariamente in questa missione senza essere stato di me richiesto, religioso indegno del carattere sacerdotale, che con accortezza e pecuniarii sacrificii mi riusci d’eliminare da questa missione onde salvarla da orrendo sfregio. Ho ribbrezzo di richiamare alle memoria dei racconti a tale riguardo e poi non voglio amareggiare il paterno cuore dell’Eminenza Vostra. Pregherei pertanto l’Eminenza Vostra d’ordinare a quel Provinciale di non più infestare questa missione colla spedizione di simili soggetti che sono di rovine al bene che per la Dio grazia si va facendo. Che s’attenga all’ultima mia proposta e determinazione cioe che occorendomi sacerdoti ungari ne attendasse la mia richiesta, mi scrivesse prima nome, cognome dei soggetti che si proponeva di mandarmi, che mi dasse tempo d’informarmi e poi ricevutane la mia conferma ed assenso ne facesse le spedizione. Premesso questo sisteme la missione prenderà migliore andamento, mi posso gloriare nel Signore d’averle ridotto in condizione vantaggiosa, nonostante le opposizioni di P. P. Ungari che ora servano la missione attendano con esattezza all’adempimento dei loro doveri, e mi fanno godere da parte loro perfetta pace, m’augurerei altretanto da alcuni P. P. Italiani che tanto mi affliggano. Mi è ben grato il sentire che il padre Cagno venga trattenuto in Constantinopoli perchè disimpegna con zelo il proprio ministero, abbenchè il Padre Prefetto Accardo m’avesse impegnato ad ottenergli l’avesso in questa missione si perchè aveva tutte le qualità richieste si per consolare la cadente di lui genitrice, mi sarei però ostenuto di farne più di lui mensione, se ciò non mi si fosse lasciato in mia libera

p. 176

elezione non solo ma se avessi potuto penetrare che vi assistessero ancora delle difficoltà per parte d’alcuni suoi correligiosi irrequieti, perturbatori e superbi perchè appunto di troppo arricchiti privi affatto della vera carità evangelica, quali non solamente sono contrarii al Padre Cagno ma anche a me e non omettono vie intentate di compromettermi presso delle locale autorità, come ho già notato alla Sagra Congregazione a cui domandava l’obbedienza per il Padre Melis, che in quest’ultimi giorni per dare maggior prova della sua dislealità ha voluto ben affligermi e vendicarsi suscitando contro del suo correligioso Padre Carmelo Caraulo tre villaggi in una coi rispettivi proprietarii che con inaudite calunnie ha fatto [si impio?] dell’onore del suo confratello, quale ora giace immerso nell’abominazione e nell’afflizione e forse la missione lo perderà. Vorrei che i superiori si persuadessero che il troppo ascendente del Padre Melis che ha presso li suddetti è nocivo e che questi è stato ed è il corifeo delle malaugurate vicissitudini passate, e congiure molto si è detto, e li scrive a mio carico perchè io abbia spedito li due alunni al collegio Urbano e non all’Ordine perchè io abbia fatto venire due religiosi minoriti da Leopoli, abbenchè integerrimi ed esemplari quali hanno cura di 3 mille e più Polacchi rifugiati in questa missione il che non si può fare dalli scarti, che dell’Italia si inauda in questa missione, a cui sono più di aggravio che di utilità. Saranno blaterazioni delle teste leggiere dei religiosi è vero, ma intanto in qualche modo prevalgano indirettamente e suppongano ostacoli alle mie dimande che tendono al bene ed al buon andamento della missione uni si vogliano fare dei rimproveri, che spero di non meritare. Si vuo le fare prova della mia costanza in missione ed ella mia pazienza sia pur fatti la Divina volontà a cui faccio un totale sagrificio della mia.

Ho giudicato spediente nel Signore di non accedere a Vienna perchè l’abbandonare questa missione nelle persente circostanze che minacciano fame e carestia a cagione della mancanza di piaggie per cui la terra è affatto orsa, nulla promettendo la campagna, perciò dica non conviene ad un Pastore lasciare il suo gregge. Gli oggetti che l’Eminenza Vostra si è degnata ottenere per li signori Eisenbach, Principe Ghyka e Sebastiano Calcagni credo che li potrei ricedere in unione delle carte d’accompagnio pervia della legazione austriaca e della cancelleria di stato di Vienna. Aveva supplicato affinchè il Padre Giovanne Battista Dornsaiffer fosse fatto Padre di Provincia ora oserei di perorare a favore del padre Bonaventura Brajda onde a quest’ultimo fosse conferita la laurea dottorale, io non ho altro scopo che di animare li buoni a continuare a zelare la gloria di Dio, ma ambidue cum onere complendi [author’s emphasis]. Raccomando all’Eminenza Vostra la decisione riguardante il matrimonio dello scismatico Alessandro Maurocordato e la cattolica Teresa Viola.

In fine prego l’Eminenza Vostra a concedermi un benigno compatimento se cui sono di troppo maltrato con prolissità in questa mia, e mentre animato da si dolce lusinga, posso al vantaggio di riconfermarmi premesso il bacio della Sagra Porpora con uguale profonda venerazione e rispetto.

Dell’Eminenza Vostra Reverendissima

Iassi 7 giugno 1847

                                         Illustrissimo Domino Obsequentissimo Servo

                                                           Fráte Paolo Sardi vescovo visitatore apostolico”

 

p. 177

30. Iaºi, July 5, 1847 (National Archives of Romania, Vatican Microfilm Collection, reel 41, m. 321-323 / APF, vol. 10: 709-710)

 

“Eminenza Reverendissima

Nel mentre che rendo distintissime grazie all’Eminenza Vostra Reverendissima dell’obbedienza che con tanta premura si è degnata spedirmi per il Padre Agostino Melis, mi faccio anche un preciso dovere di portare a cognizione dell’Eminenza Vostra avere adoperato quei mezzi i più prudenziale e convenevoli alla mia dignità, avuto riguardo alla posizione del luogo, delle presenti circostanze e del soggetto ancora, onde fare eseguire l’obbedienza mandatami. Il Padre Melis dunque ha sgombrato da questa missione il giorno 26 del prossimo passato Giugno, incaminandosi alla volta di Galazzo in cui s’imbarcherà per Costantinopoli.

Mi è pur grato di ragguagliare all’Eminenza Vostra che le brighe e gl’intrighi macchinati dal nominato Padre Melis non mi hanno potuto affatto nuocere, anzi il Principe Regnante, ed il di Lui figlio penetrati dalla pura verità e persuasi della mia innocenza e condotta irreprensibile mi hanno in maggiore stima, di tanto mi hanno assicurato gl’Illustri Personaggi stessi con cui ho avuto un lungo colloquio, di modo chè ora sono più libero nell’esercizio del mio ministero.

Sono però sempre obbligato ai Signori Eisenbach e Principe Ghyka che hanno perorato la mia giusta causa ad onore dell’imparziale giustizia e reale verità. Anzi il Signore Principe Ghyka a mia istanza ha fatto deporre il Governatore della città di Hus, perchè quel Governatore aveva barbaramente trattato quei nostri cattolici, da ciò si deve argomentare che il perorare la causa, sempre però con moderazione, dei poveri oppressi nostri cattolici non è già suscitarli a ribellarsi contro le autorità.

Sarò costretto di permettere al Padre Carmelo Caraulo d’assentarsi per qualche tempo dalla missione, perchè lo stato della di Lui salute lo richiede. Non mi occoranno per ora nuovi missionarii, almeno fino alla futura primavera, e poi mi sono più d’angustia che di consolazione.

Permetta che inchinato possi al bacio della Sagra Porpora e con sentimenti di consueta venerazione abbia il bene di rassegnarmi.

Dell’Eminenza Vostra Reverendissima

Iassi 5 Luglio 1847

                                         Illustrissimo Domino Obsequentissimo Servo

                                                           Fráte Paolo Sardi vescovo visitatore apostolico”

 

 

31. Iaºi, August 23, 1847 (National Archives of Romania, Vatican Microfilm Collection, reel 41, m. 335-337 / APF, vol. 10: 721-722)

 

“Eminenza Reverendissima

Reduce da lungo e penoso viaggio fatto nei monti Carpati in mezzo dei quali ho avuto la consolazione di sistemarvi ed erigervi una nuova Parrocchia, ho trovato qui giacente la veneratissima lettera dell’Eminenza Vostra dei 23 Luglio ora scaduto in cui mi notifica di soddisfare con premure gli arretrati dovuti da questa missione alla

p. 178

Provincia d’Ungheria; a tale riguardo mi faccio un preciso dovere di significare all’Eminenza Vostra essere già stati consegnati al Padre Guardiano di Kanta la somma di scudi 100; come apparisce da analoga ricevuta dei 14 Giugno prossimo passato, la quale presso di me rimane, siccome ancora non ha guari ho ordinato a quel mio Vicario di Totrus di far nuovamente passare al indicato Padre Guardiano altri 100 scudi, e fra poco mi giove sperare d’ottenerne analoga ricevuta, questo quanto ho l’onore d’umiliare all’Eminenza Vostra in esecuzione degli ordini di Lui veneratissimi. Da ciò quel Provinciale potrà facilmente dedurre che in vece di trattarlo con durezza prendo piuttosto parte alla di lui descritto miseria, e tanto più potra persuadersi, se per un momento vorrà anche riflettere che io appena qui giunto al regime di questa missione, che al certo non era in quel tempo in miglior condizione di quella Provincia, gli ho soddisfatto 6 anni arretratti dal mio antecessore. Che se poi quel gardiano di Kanta trattiane presso di se il denaro da me ricevuto, come sento indirettamente fino all’elizione del nuovo Provinciale, che avrà luogo fra giorni, la colpa non è mia, ma è di quel Provinciale che mi ha indicato quel Padre Guardiano, e questa forse sarà la cagione di suoi reclami, delle sue miserie descritte con tanto impegno a codesta Sagra Congregazione.

Ciò nonostante ho il retto dettame dall’animo mio che non mi rimprovva da durezza veruna, anzi ne ricevo, e continuamente ne soffro, frutti che produce la posizione fisica e morale di questa missione per il cui buon andamento mi sono totalmente dedicata. Ho sostenuto or ora per lo spazio di 29 giorni tutti gli ardori del sole evocente, ora che sperava di riposire, mi sopragiunge altro improbo strapazzo, e viaggio di circa dieci giorni fino a Galazz da cui mi scrive il Console Sardo Signore Matthieu, già per la terza volta non essere contento del Padre Filippo Nicola, e perciò vuole che sia eliminato da quella Parrocchia. Ho al ricorrente che prima devono precedere le canoniche ammonizioni, nonchè il debito esame della causa ho scritto al Padre Nicola di fare uso di moderazione, di prudenza, ma l’uno e l’altro rimangano ostinati, perciò devo assolutamente colà trasferirmi.

Annetto all’Eminenza Vostra la risposta richiesta e separata concernente il matrimonio della cattolica Teresa Viola collo scismatico Maurocordato. Ringrazio infine l’Eminenza Vostra degli oggetti seguati nella sempra lodata lettera dei 23 Luglio quali mi farò un dovere di rimettere al loro destino tostocchè giungeranno nelle mie mani; quindi con sentimenti di profondissima venerazione passo al vantaggio di ripetermi.

Dell’Eminenza Vostra Reverendissima

Iassi 23 Agosto 1847

                                         Illustrissimo Domino Obsequentissimo Servo

                                                           Fráte Paolo Sardi vescovo visitatore apostolico”

 

p. 179

32. Iaºi, June 1, 1848 (National Archives of Romania, Vatican Microfilm Collection, reel 41, m. 350-352 / APF, vol. 11: 4-5)

 

“Eminenza Reverendissima

Abbenchè potrei fare le mie osservazioni ai forti reclami che l’Eminenza Vostra Reverendissima mi notifica colla sua veneratissima dei 30 Novembre, fatti a carico del Padre Nicola e dimonstrate con prove di fatto le cagioni dei ricorsi, quali non hanno che fini bassi, e poco onorevole per un personaggio constituito in carica, dominato più da passioni che da vero spirito di carità, solamente mi limiterò col pregare l’Eminenza Vostra di fare spedire dai superiori dell’ordine l’obbedienza dal Padre Nicola onde sia richiamato alla sua regolare provincia, perchè non essendo più atto per quella parrocchia di Galatz, stante la sua dissipata ed intemperante condotta, per la stessa cagione non lo posso più destinare al regime di altra stazione di questa missione; ne altro soggetto potrei ora collocare in quella din Galatz, intelligente di lingua tedesca, senza cagionare un grava sconcerto e danno al buon andamento delle altre parrocchie.

Pregherei pertanto l’Eminenza Vostra Reverendissima se tale mia preghiera può avere luogo, di fare passare da quella missione di Costantinopoli in quella di Galatz il Padre Gherber, che alla lingua tedesca unisce ancora la conoscenza di altre lingue, se poi non lo potrà ottenere, provederi quella stazione di sacderdote italiano, che ha imparato la lingua moldava, e potrà imparare la tedesca, giacchè avrà tempo abbastanza d’occuparsene. Ciò è quanto posso fare per eseguire li venerati comandi dell’Eminenza Vostra e per provedere agli urgenti bisogni di Galatz.

Rimetterò poi al giudizio degli assennati, si sia commendurle la pubblicità del Signore Matthieu console sardo in Galatz fatta nell’ultima domenica di Novembre in quella nostra chiesa parrochiale nell’occasione, che fece cantare una messa solenne per le cose presente d’Italia, nonchè l’Inno Ambrosiano, in fine del quale il Signore console sardo, in compagnia d’alcuni suoi invitati, si è messo a schiamazzare con evvie e con vociferazioni, con strepiti, di maniera che hanno ridotto la chiesa a guisa di convito profano, di teatro e d’albergo; non contento d’aver prima fatto inalzare in mezzo della chiesa un trofeo composto di cannoni, di fucili e d’altre munizione di guerra, cose più spettanti agli arsenali che alla casa di Dio.

Per un operare tanto fuori di proposito, non avuto riguardo al luogo se ne alla terra che abitanno, io già ebbi delle rimostranze dal Principe Regnante per mezzo dell’Agente Imperiale Signore Eisenbach e per il di cui mezzo ho già risposto in modo il più veritièro con nota apposita, che non solo non ho preso parte veruna a questa pubblicità accaduta in Galatz, ma neppure non sono stato interpellato, per cui appene pervenne a mia cognizione tale avvenimento, ho proibito al parroco di Galatz di non mai più amettere simili inviti in chiesa senza il mio permesso che toties quoties dovrà da me ottenere, che gli concederò esaminate le cause, se giudicherò spediente nel Signore. Fino a questo punto stanno le cose, ora ci età attendenda quale mi pressione farà a Pietroburgo, che ora mai dispone a suo bell’agio teoricamente e praticamente di questo principato. Ma se a quel console sardo sfuggirano tanti riguardi, egli è certo che in avvenire non disporrà più di quella chiesa e del sacerdote, come ho fatto finora, ne

p. 180

permetterò mai che venga compromesso nè la missione e la mia persona per le esaltazioni cerebrale del Signore Matthieu.

Permetta che offra all’Eminenza Vostra li miei predistinti ringraziamenti per le medaglie, nonchè dalla parte del Signore Eisenbach, che ha con piacce aggradito al breve di decorazione mentre ringrazio ancora dell’attenutami matrimoniale dispensa, prega in fine l’Eminenza Vostra d’aggradire il nuovo calendario dell’ora incominciato anno, posso al bene di riconfermarmi nell’atto che inchinato Le bacio il lembo della Sagra Porpora.

Dell’Eminenza Vostra Reverendissima

Iassi 1 Gennaio 1848

                                         Illustrissimo Domino Obsequentissimo Servo

                                                           Fráte Paolo Sardi vescovo visitatore apostolico”

 

 

33. Iaºi, June 7/19, 1848 (National Archives of Romania, Vatican Microfilm Collection, reel 41, m. 370-372 / APF, vol. 11: 24-25)

 

“Eminentissimo Principe

Monsignor vescovo non è qui in Iassi; quindi l’Eminenza Vostra non potrà subbito ricevere riscontro preciso alla lettera riguardante il Padre Nicola scritta in data del 27 maggio. Io intanto ardisco informare la medesima Eminenza Vostra dell’accaduta. Cioè Monsignor vescovo pronto sempre ad eseguire puntualmente gli ordini di cotesta Sagra Congregazione spedi già in Galazzo il nuovo parroco nella persona del Padre Toppia; con ordine al sopradetto Padre Nicola di eseguire la ricevata ubbidienza. Ma questi d’accordo con il console austriaco ha sollevato molto popolaccio a suo favore ed ha costretto armata mane il Padre Toppia a ritornarsene al luogo d’onde era venuto. Ed ora essi stanno le cose. Che fare Eminentissimo Principe? I tempi sono calamitosi: il colera infuria in Galazzo, in Ibraila, in Buchoreste e jeri l’altro ha incominciato anche qui in Iassi. Molto popole vuole il Nicola; possiamo noi fare guerra e moltiplicare i disordini? Sara meglio aspettare la fine del colera; lasciare che il Nicola si stanchi da per se stesso di uno stato cosi violento, e dare tempo al tempo. Intanto il partito Piemontese contrario al parroco di Galazzo se vuole ajuto spirituale da altro Padre; puole servirsi del Padre Missionario Braida parroco in Hus, o di quello di Fokscian. Io credo dover parlare cosi Monsignor vescovo al suo ritorno da Bakou le darà più preciso riscontro.

Ora in Moldavia è grande il pericolo, molte le afflizioni cagionate dalla siccita, delle locuste, dal colera e dal malcontento dei popoli. Io adunque non parla adesso di ritorno, ma se queste con tutte passeranno ed io rimarri in vita, non tarderò molto ad incommodare l’Eminenza Vostra.

Intanto, per non moltiplicare lettere e spese e per non perdere il tempo adesso troppo prezioso, ardisce umilmente pregare la medesima Vostra Eminenza di benignarsi far sapere ai due giovani ungari di Moldavia che qua sono state ricevute le loro lettere e consegnate ai rispettivi parenti; ma le risposte si avranno più tardi; giacchè il Fratello di

p. 181

Samuel sta lontano di qua essendo ora cantore in Bacou; ed il Padre di Bauer in tempi cosi miseri ha altri pensieri, essendo carico di famiglia e senza lavoro. Essi credono forse che nell’Italia solamente siano le turbolenze, ma devono persuadersi che queste sono adesso dapertutto.

Prego infine l’Eminenza Vostra di perdonarmi se mi sono troppo dilungato nello scriverei e di credermi veramente tale, quale baciandole il sacro anello ho l’onore di potermi ridire.

Dell’Eminenza Vostra Illustrissima e Reverendissima

Iassi 7/19 giugno 1848

                                                   Umillissimo e obbedientissimo servo

                                         Fráte Bernardino Amantini minore conventuale”

 

 

34. Iaºi, July 26, 1848 (National Archives of Romania, Vatican Microfilm Collection, reel 41, m. 376-379 / APF, vol. 11: 28-30)

 

“Eminenza Reverendissima

Siccome per la Dio grazia mi è riuscito di mandare a fine totale, e perfetto compimento la costruzione delle chiese parrocchiali nelle città provinciali di Foxian e Bottoscian di questo principato, per cui mi faccio uno doverosa premura di portare a cognizione dall’Eminenza Vostra Reverendissima si fausto annunzio, da cui la nostra S. S. religione ha riscosso un irreffutabile trionfo e splendore.

Nelle feste della natività di Maria S. S. è stata da me solennemente benedetta ed innaugurata la chiesa di Foxian, dedicata ai S. S. Apostoli Pietro e Paolo e nelle feste del glorioso apostolo S. Matteo Evangelista è stato da un parimente benedette con uguale solennità e giubilo la chiesa di Bottoscian dedicata a San Giovanni Battista sarà pur grato all’Eminenza Vostra il sentire, che alle dette fonzioni intervenne numeroso popolo non solo cattolica ma eterodosso ancora Armeni e Moldavi, nonchè le civili autorità, che mi facero pompa e corona quali vollero ben onorarmi accordandomi ancora la banda e musica militare di quella città.

Spero che non sarà discaro che in questa occasione significhe all’Eminenza Vostra che al mio arrivo in questa missione nella città di Bottoscian non v’era guasi vestigio di nostra religione ed eccezione di poche famiglie cattoliche abbandonate le quali per il continuo contatto cogli eterodossi e per la lunga privazione di sacerdote cattolico, avevano dimenticato l’esercizio della propria religione, per cui erano cadute in un totale indifferentismo, ora colla divina grazie attendano con assiduità alle frequenza dei S. S. Sacramenti ed una trentina di famiglie luterane dimorante in detta città abbracciarono la nostra S. S. religione. In fine quelle nuove chiese primeggia colle eterodosse, quella parrocchia si moltiplicano a tutto andare è provveduta d’ogni spirituale assistenza, di scuola, di solida casa parrocchiale attigua alla chiesa, la cui costruzione unita alle spese della nuova chiesa, ascende alla somma di cinque milla scudi Romani, ed ho la dolce consolazione di poter assicurare l’Eminenza Vostra che sotto al mio parere governo in questa missione già sei chiese torreggiano in mezzo allo scisma nella città di questa provincia. Ho ricevuto non sono che pochi giorni, da

p. 182

Magistro Nunzio Apostolico di Vienna con involto contenute il breve di decorazione per questo Signore Agente Imperiale Eisembach e due scattole con medaglie; sono nondimeno oltrecchè rilevo che è semplicemente cavaliere di San Silvestro, ed il suo antecessore Signore Walemburg nell’istesso impiego è stato condecorato commendatore di San Gregorio, perciò non vorrei espormi, attenderò a tale riguardo il sopiente consiglio dell’Eminenza Vostra che oserei ancora pregare farmi conoscere ancora l’importo delle medaglie. Avendo spedito l’ultimo aretratto al Padre Provinciale dei Conventuali d’Ungheria, ed essendo munito d’analoghe ricevuta ora mi faccio un piacere di notificarlo all’Eminenza Vostra, essere questa missione con quel Provinciale affatto al corrente in genere d’interesse.

In una mia umilissima antecedente aveva scritto all’Eminenza Vostra, che doveva recarmi a Galatz per sistemare alcune differenze in sorte tra quel console sardo, ed il Padre Filippo Nicola, avendo effetuatto detta mia gestione, ho alla meglio rattoppato provvisoriamente, ma usu del tutto che poteva io fare se il Signore console sardo abbandone nella maggior necessità il sacerdote? Che poteva io fare se il Padre Toppia parte da Galatz senza mia saputa, senza informarmi dell’aveduto esenza attendere ulteriore mia istruzione se ne ritorna all’antica sua residenza? Come io poteva e che doveva sostituire a Galatz mentre il solo Padre Toppia rimaneva disponibile, il cui popolo veniva amministrato dal sacerdote pro(…) di Bakou e poi quell’ultimo viene attaccato dal cholera, che io ho dovuto assistere, e trovandomi assante per quaranta giorni, per cui non ho potuto rispondare prontamente alla di Lei lettera dei 27 Maggio? Ecco Eminenza Reverendissima la condizione mia presente la è pur critica! Quelli che mi dovrebbero assistere onde fare eseguire gli ordini superiori mi fanno ostacolo! Iddio sa quante sagrificii io debbe fare e quanti agguati mi circondano! Il rinuove ed il lattenere il Padre Nicola in Galatz è divenuto impegno diplomatico si adoperano mezzi indegni per trattenerlo e poco onorevoli per rinoverlo e mentre l’uno e l’altro agiscano per vendetta le autorità eclesiastiche vengono compromesse. Se li due governi fossero d’accordo, loro consoli sarebbero più esatti, s’arrogherebberò meno attribuzioni e sarebbero più esatti nelle loro relazioni. Del resto io mi rimetto sempre agli assennati consigli e comandi dell’Eminenza Vostra Reverendissima. Il cholera fa straga in questa capitale in cui sono già morti 10 milla, fra quali 250 dei nostri cattolici. Ora si sparge per le campagne. Finora un solo nostro religioso è stato infetto, ora di fuori di pericolo, ma si teme della sua grande debolezza. Il flagello delle locuste ha devastato tutte le raccolte, perciò vi regna già grande caristia, da miseria cresce. Sono 15 giorni che sono entrati in Moldavia dieci mille Rossi, ma si dice che partiranno.

Infine passo all’alto onore, premesso il bacio della Sagra Porpora, di rassegnarmi colli reiterati sentimenti di profonda venerazione e rispetto.

Dell’Eminenza Vostra Reverendissima

Iassi 26 Luglio 1848

 

                                         Illustrissimo Domino Obsequentissimo Servo

                                                           Fráte Paolo Sardi vescovo visitatore apostolico.”

 

 

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