Contesto Storico e culturale
"Vi sono momenti nella vita, momenti angosciosi e strazianti, nei quali il pianto è solo dei forti, degli audaci, di coloro
che nuotano disperatamente contro il torrente..."
Renzo Novatore

Racconterà la sua infanzia con risentimento: "la gente mi chiamava "il pazzo", mia madre "il lunatico", mio padre non si curava di me e i miei amici... con sarcasmo ed ironia... mi chimavano "il poeta".
Ma Arcola, nonostante il suo immobile tempo contadino, era anche nei primi decenni del '900 la fucina del pensiero libertario, una specie di piccola capitale dell'anarchia ligure. Per questo non fu difficle per Abele accostarsi d'apprima ai circoli mazziniani, e poi "diventare" il Renzo Novatore che conosciamo, scrivendo su vari quotidiani di ispirazione libertaria del nord Italia.
In Novatore come in altri suoi contemporanei vi era l'esatta certezza di viviere una fase di trasformazione importantissima, dopo il buio ottocentesco i movimenti libertari si trovavano di fronte ad un nuovo periodo di lotte  in cui tutto era ancora possibile, come un grande divenire. A differenza di alcuni apparteneti al movimento anarchico egli non si fece contagiare dei falsi sogni di gloria del primo conflitto mondiale del '15-'18, considerando la guerra una lotta non sua. Nonostante il suo caratteri di combattente quindi, si oppose fortemente al conflitto, forse perchè secondo il suo amico Auro D'Arcola: "Renzo amava intensamente la guerra, e per questo altrettanto intensamente la odiò".
Nel 1917 smorzò il diffuso entusiamo per la rivoluzione russa di Lenin, preannunciando nei suoi articoli ai quotidinai libertari che si sarebbe andati incontro solo ad un avvicendarsi di dominio, in pratica al governo oppressivo dello Zar  si sarebbe sostituita la Guarida Rossa, senza alcun vantaggio per le masse popolari.
I moti insurrezionali del 1918-1919 e l'occupazione di alcune fabbriche a La Spezia come a Torino, gli fecero sperare che il vento stesse finalmente cambiando, ma il successivo compromesso del sindacato con il governo  lo deluse, tanto che Novatore lo interpretò come un tradimento della causa libertaria, e lo disilluse a tal punto che per il resto della sua vita maturò l'idea dell'impossibilità di una rivoluzione mossa solo dalla effettiva forza delle masse popolari. Negli anni successivi il clima si fece sempre più repressivo e difficile per i movimenti di sinistra e per i libertari in particolare. Nel 1922 la caduta del governo fantoccio di Facta spianò la strada al fascismo di Benito Mussolini che intensificò la persecuzione per incarcerare, esiliare e talvolta uccidere i dissidenti al nascente regime. Si volevano imbavagliare coloro che, per dirla come Novatore, hanno compreso la vita, "e chi ha compreso la vita non può vivere inginocchiato".
La repressione fascista si fece sempre più forte, Arcola e i comuni vicini vennero assediati dai camion dei neri mussoliniani. Novatore  si difese con le bombe a mano da un assalto mirato alla sua abitazione, prima di vedersi costretto subito dopo  a darsi alla latitanza sull'Appennino.
In questo ultimo periodo della sua vita si aggregò alla banda Sante Pollastri, che con rapine e furti seminò il terrore in Liguria e nel basso Piemonte.
Anche dopo la sua morte avvenuta alla fine del novembre 1922 in uno scontro a fuoco, la sua figura eccezionale di artista di penna e di combattente indomito, rimane sospesa oltre il suo tempo.
Come uno sguardo rivolto a futuro, Renzo Novatore rimane una fugura profondamente sincera e piena di sentimento
e passione, che nonostante tutto non teme la realtà, ma la affronta con il coraggio estremo di un "soldato del sogno".










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Nacque nel 1890 Renzo Novatore, "il soldato del sogno", figlio di un contadino di mezzadria. Crebbe a Baccano, una frazione del comune di Arcola in provincia di La Spezia, sulla riva destra del fiume Magra. Suo padre, rude contadino, lo obbligò a scegliere tra la scuola e il lavoro nei campi, ma Abele (non ancota Renzo Novatore..) rimase restio ad entrambe, e rifiutò sia la dura vita nei campi che l'inquadramento servero della disciplina scolastica.
La sua formazione fu fortemente autodidatta. I suoi autori preferiti, per quel tempo davvero rivoluzianari, furono Baudelaire e Wilde, Ibsen e Nietzche, le cui idee di certo stridevano non poco con i ritmi conservatori della vita di un piccolo paese ligure di inizio novecento.