Il Pensiero |
"Ora fra il rogo ardente delle mie idee anch'io son diventato fiamma; e scotto, brucio, corrodo..." Renzo Novatore |
Si definiva "anarchico individualista" Renzo Novatore, due parole che caratterizzarono tutta la sua romanzesca ed avventurosa esistenza, ed alle quali lui dava un valore e un significato ben preciso. "L'anarchico - scriveva - è solo colui che dopo una lunga, affannosa e disperata ricerca ha trovato sè stesso e si è posto, sdegnoso e superbo "sui margini della società", negando a qualsiasi il diritto di giudicalo". Parlava già di società in questi termini Novatore nel 1917, quando agginse a questa definizione un'idea radicale di lotta e ribellione permanente ad ogni ordine costituito, senza farsi abbindolare dalle false chimere della rivoluzione bolscevica, preannunciando anzi che dopo lo |
Zar sarebbe venuta la Guardia Rossa a sottomettere in modo innaturale e brutale le masse proletarie. "Ogni società che voi costruirete avrà i suoi margini e sui margini di ogni società si aggireranno i vagabondi eroici e scapigliati, dai pensieri vergini e selvaggi che solo sanno vivere preparando sempre nuove e formidabili esplosioni ribelli! Io sarò tra quelli!", tuonava. Il pensiero di Novatore, era però caratterizzato anche da un altra forte impronta originale, l'individualismo, che lo mise spesso in coflitto anche con altri membri del movimento anarchico di quegli anni, non ultimo Camillo Berneri. "Nella vita - spiegava - io cerco la gioia dello spirito e la lussuriosa voluttà dell'istinto. E non m'importa sapere se queste abbiano le loro radici perverse entro la caverna del bene o entro i vorticosi abissi del male". E continuava dicendo che: "Nessun avvenire e nessuna umanità, nessun comunismo e nessuna anarchia valgono il sacrificio della mia vita. Dal giorno che mi sono scoperto ho considerato me stesso come META suprema. Un individualismo che non aveva come fine nè il socialismo, nè il comunismo, nè l'umanità perchè "l'individualismo ha per fine se stesso." Tenace perseguitore della filosofia dell'azione perchè "la vita è altrove", di lui si disse che scriveva come un angelo e combatteva come un leone. Si definiva come "il soldato del sogno","un poeta strano e maledetto", su cui esercita un morboso fascino tutto ciò che è strano e perverso. Pensava fermamente che "la purezza della vita procede soltanto con la nobiltà del coraggio che è la filosofia dell'azione", e che i diritti conquistati da un uomo sono tanti quanto la sua capacità di potenza, così come la felicità e la grandezza si avranno solo in misura della propria forza. Questa sentiva essere la sua "condanna": "volersi affermare, voler fare trionfare le proprie idee, voler vivere secondo le proprie inclinazioni e voler sviluppare tutte le proprie qualità fisiologiche e cerebrali, ecco lo scopo di tutti coloro che hanno finalmente trovato il loro BENE e il loro "MALE". Coerente fino alla fine, giudicando severamente parte dei suoi contemporanei scriverà che sono pochi quelli il cui cuore possiede un lungo e durevole coraggio, ed il cui spirito ha la virtù della costanza,"...tutti gli altri sono codardi". Ostile alle aggregazioni sociali esaltava gli uomini solitari, odiando quelli che trasformano in legge il vivere in comunità. "Il sentimento della solitudine è il più elevato dei sentimenti umani. Appartiene allo stesso tempo alla forza e alla bellezza", è per questo che secondo Renzo Novatore l'umanità riconosce i solitari e li disprezza, detesta chi ha pochi amici perchè costoro ripugnano la menzogna e l'ipocrisia. Parlando di se stesso scriveva: "Il mio non è un pensiero o una teoria, ma uno stato d'animo, un modo particolare di sentire. Qaundo sentirò il bisogno di mettere decisamente in libertà i miei Centauri ed i miei furenti stalloni, sarà intorno a me un'orgia pazza d'amore e di sangue, perchè io sono, lo sento, ciò che gli abitanti delle paludi morali della società chiamano "delinquente comune". Un pensiero talmente originale che "solo il luccicar di stelle, lo scorrere dei fiumi, il mormorio della foresta, dicono qualche cosa di me. Chi non comprende le strane sinfonie delle natura non può comprendere le strofe sonore delle mie maliarde canzoni". Si definiva un "unico", un "vagabondo dello spirito", di certo si sentiva un eletto, così com'era convinto che l'anarchia non sarà mai sentimento delle masse, ma patrimonio esclusivo di pochi eletti, che hanno piena coscienza di ciò che sono e che sono stati, e sanno con chiara e neta decisione cosa vogliono. "A me - scriveva su "Iconoclasta!" - devono accostarsi soltanto coloro che gioiscono contemplando ardenti vulcani che lanciano verso le stelle le lave sinistre...". Lottava per la libertà e per i diritti delle masse, ma era anche sicuro dopo il fallimento delle insurrezioni del 1919, che non si potesse fare affidamento sul popolo. "Le masse che sembrano adoratrici di Errico Malatesta - scriveva con dispiacere- sono vili e impotenti. Il governo e la borghesia lo sanno e sogghignano". Inoltre nei suoi scritti emergeva chiara la ferrea volontà di non piegarsi al comunismo ateo, a testimonianza della sua diffidenza sulla suprema elevazione delle masse, e perciò negando di fatto la realizzazione dell'anarchia intesa come forma sociale di convivenza umana. Questo ed altri originalissimi particolari del suo pensiero fanno sì che Novatore abbia rappresentato nel suo tempo la figura di un ribelle esistenziale prima ancora che politico. Anticlericale convinto e fortemente contrario alla guerra del '15-'18, si opporrà in seguito senza nessun indugio all'avanzata del nascente regime fascista mussoliniano, definendolo come una creatura orrenda frutto dell'amore tra il socialismo e la borghesia del quale nessuno dei due però vuole la paternità.. A dispetto delle possibili apparenze, il filosofo ribelle di Arcola fu un padre affettuoso ed amorevole, capace di rischiare la vita per dare un ultimo estremo saluto ad un figlio morente. Ma anche marito premuroso con sua moglie, Emma, che amava di un "insuperabile amore", che in quegli anni terribili era però "da superare, perchè ben altro ci vuole in questo sanguinoso crepuscolo di una civiltà che ha fatto il suo tempo, suonata com'era l'ora di insorgere, e non soltanto con qualche antipatico e teorico ripugnante belato d'agnelli..." Si confermava un uomo d'azione insomma, un vero e proprio "artista del fatto", e il suo pensiero libertario lo portò ad opporsi ai fascisti lottando con coraggio smisurato. Fu tra i pochi che a poche settimane dalla marcia su Roma combatteva ancora con le armi in pugno, cosa questa che a nostro parere rende Renzo Novatore uno dei padri della lotta partigiana e antifascista in Italia. "Il soldato del sogno" morì e visse coerente a se stesso e alle sue idee, pensiero il suo che avrebbe meritato di certo ben altro studio e considerazione... |
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Renzo Novatore, "il soldato del sogno", fu filosofo, poeta e combattente libertario. Il suo pensiero con una forte impronta autodidatta lo portò sin da ragazzino ad accostarsi ad autori dal pensiero non comune quali tra gli altri: Oscar Wilde, Henrick Ibsen, Baudelaire e Nietzche. Lettore infaticabile e avido di vita e conoscenze, non si fece però mai condizionare dai suoi autori preferiti, sviluppando una sua originale personalità di pensiero. Difendendo ferocemente le sue idee di "Unico indiscutibile", passava le sue giornate, come ricorda il suo amico Auro D'Arcola, in continua elaborazione mentale, narrando i suoi "vagabondi del sogno" e i "pallidi sovvertitori impenitenti". |