Note e documenti riguardanti la storia della Legazione italiana a Bucarest
(1879-1914)*
Rudolf Dinu
Istituto Romeno di cultura
e ricerca umanistica,
Venezia
"La diplomazia è l’arte
di ottenere quello che si vuole,
applicata alla politica estera.
Fuori di questo campo siamo tutti
diplomatici (o cerchiamo di esserlo!),
nella famiglia, negli affari e nell’amore."
[Daniele Varè, Il diplomatico sorridente,
Milano: A. Mondadori, 1941: 73]
F
ino alla prima Guerra Mondiale la diplomazia fu un campo riservato in tutti gli stati europei. La strategia diplomatica era il prodotto di un gruppo limitato di fattori di decisione, che era condotto, nella maggior parte dei casi, dal monarca. Tutti i monarchi del tempo accordarono una notevole importanza alle prerogative di questo campo; si tratta, non esclusivamente però, di quelli che disponevano di poteri straordinari (lo zar della Russia o il sultano dell’Impero ottomano) e dei monarchi costituzionali: il re dell’Austro-Ungheria, Franz Joseph, i re tedeschi Wilhelm I e Wilhelm II, le regine e i re dell’Inghilterra, da Vittoria a Edoardo VII e Giorgio VI, i re d’Italia, Vittorio Emanuele II, Umberto I e Vittorio Emanuele III, il re del Belgio, Leopoldo II ecc [1].All’interno di questo gruppo di decision making, i diplomatici rappresentavano indubbiamente l’elemento più importante. Ricostituendo la storia della formazione e dell’evoluzione di questo corpus di specialisti – quasi dappertutto in un rapporto particolare col proprio sovrano, e reso autonomo in un certo senso tramite questo legame – si ricostituisce praticamente la storia, di quello che si chiama in maniera limitativa politica estera, delle relazioni internazionali. L’analisi della struttura del corpo diplomatico italiano e romeno, accentrata sulle rappresentanze dei due stati a Bucarest e Roma, tra il periodo 1880-1914, costituisce una parte della ricerca, molto più ampia trattata in una tesi di dottorato sui Rapporti romeno-italiani all’interno della Triplice Alleanza (Raporturile româno-italiene în cadrul Triplei Alianţe). L’approccio prioritario del caso italiano si impose grazie alla migliore sistemazione dei fondi documentari (ritrovabili nell’Archivio Storico Diplomatico del Ministero degli Affari Esteri - ASDMAE), e si deve soprattutto all’esistenza dei modelli metodologici [2].
L'avvio dei rapporti diplomatici a livello di Legazione, tra Roma e Bucarest, si produsse il 5 dicembre 1879, mediante il riconoscimento dell’indipendenza della Romania da parte dell’Italia e l’accreditamento a Bucarest, in qualità di Inviato Straordinario e Ministro plenipotenziario, del conte Giuseppe Tornielli Brusati di Vergano [3] (la nomina del suo omologo, Nicolae Kretzulescu, si farà il 3/15 febbraio 1880 [4]). Il quadro legale di sviluppo delle relazioni diplomatiche tra i due stati sarà creato alcuni mesi dopo, tramite la firma a Bucarest di una Convenzione consulare tra l'Italia e la Romania (17.VIII.1880) [5]. Con l’adesione dell’Italia al trattato austro-ungherese del 1883 (il 9 maggio 1888), i rapporti romeno-italiani inizieranno una nuova tappa di evoluzione, quella di collaborazione tra i limiti imposti dal sistema politico-militare e da quello economico della Triplice Alleanza [6].
Tra il 1880-1914, l’Italia accreditò a Bucarest 4 Ministri plenipotenziari, 2 Consiglieri, 23 Segretari (di cui 2 compiono inizialmente la funzione di addetti, 1 viene promosso come Consigliere durante la missione e il quarto viene nominato temporaneamente gerente della Legazione), 6 Addetti e 2 Gerenti, in complesso 34 diplomati la cui presenza fu accertata in questa Legazione. È possibile, data la mancanza di un elenco annuale del personale della legazione italiana, che a livello dei gradi inferiori – segretari e addetti – la nostra evidenza sia incompleta. Per la maggior parte di questi diplomatici si fece possibile il compilare – senza lacune essenziali – della scheda informazionale che include i dati anagrafici, il tipo di studio, il tipo e la data dell’ammissione nella carriera, l’origine geografica, l’origine sociale e la funzione occupata alla Legazione di Bucarest. Si deve specificare che la presente analisi non include il personale consolare accreditato in Romania [7] (a Galaţi, Brăila e Constanţa), gli addetti militari [8], subordinati al Ministero della Guerra, e nemmeno gli addetti commerciali [9] (presenti a Bucarest dal 1909), subordinati al Ministero dell’Agricoltura, dell’Industria e del Commercio.
La creazione di una Legazione: Bucarest (1878/1879)
L’intento del nostro studio non è la ricostruzione del percorso delle trattative diplomatiche italo-romene che hanno portato al riconoscimento dell’indipendenza della Romania da parte del governo di Roma (riconoscimento condizionato dal Trattato di Berlino tramite la retrocessione della Basarabia e la modifica dell’art. 7 della Costituzione riguardante la concessione dei diritti civili e politici), e neppure lo studio dell’evoluzione dei rapporti politico-diplomatici tra i due stati. Un’analisi estremamente pertinente di quest’argomento fece Domenico Caccamo, più di 20 anni fa [10], lo storico italiano riuscendo a stabilire con molta chiarezza in che cosa consistette l’evoluzione di quello che possiamo chiamare con una certa indulgenza, la strategia politico-diplomatica italiana nei confronti della Romania, nel periodo 1870-1879, quando si succedono al portafoglio degli Affari Esteri Emilio Visconti Venosta (14 XII 1869-25 III 1876), Luigi Amedeo Melegari (26 III 1876-25 XII 1877), Agostino Depretis (26 XII 1877-24 III 1878; 19 XII 1878-14 VII 1879), Luigi Corti (26 III-27 X 1878) e Benedetto Cairoli (27 X-19 XII 1878; 14 VII 1879-29 V 1881). Ci limitiamo a riportare qui alcune delle sue conclusioni:
Quello che intendiamo sottolineare riguardo quest’analisi, brevemente presentata, è che, in fin dei conti, il riconoscimento dell’indipendenza della Romania e una delle finalità logiche di quest’atto, cioè la creazione della Legazione italiana a Bucarest, non dipendeva esclusivamente dal contesto internazionale di quel momento oppure dalle divergenze a livello della strategia diplomatica esistenti all’interno del gruppo di decision making italiano, ma anche da ragioni di ordine amministrativo-leggislative, e soprattutto dagli interessi di diversi personaggi diplomatici concorrenti all’ottenere questo posto.
Nel 1879, la struttura del Ministero Italiano degli Affari Esteri continuava ad essere identica a quella del 1861, nel momento del costituirsi del Regno d’Italia, avendo tre carriere distinte: interna, diplomatica e consolare. Nel 1861 la carriera diplomatica contabilizzava 47 unità: 10 Ministri plenipotenziari prima classe, 10 Ministri residenti, 5 Consiglieri, 10 Segretari di Legazione prima classe, 12 Segretari di Legazione seconda classe [12], e nel 1882, 56 (10 Ministri plenipotenziari prima classe, 10 Ministri plenipotenziari seconda classe, 7 Consiglieri, 14 Segretari prima classe, 15 Segretari seconda classe) [13]. Non abbiamo, per gli anni 1879/80, dati simili che ci permettano a stabilire se la formazione della Legazione a Bucarest ha presupposto la modifica dello organigramma della carriera diplomatica. Ma ha implicato con certezza l’approvazione del Parlamento per lo stipendio del futuro Ministro plenipotenziario, all’interno del budget generale del Ministero degli Affari Esteri. Il voto del Parlamento è stato necessario anche per la trasformazione dell’Agenzia Diplomatica in Legazione (il loro numero essendo stabilito a termini di legge), la stessa istituzione doveva stabilire anche il budget annuo di rappresentazione, nell’ambito dell’stesso budget generale del M. A. E. Così si spiega perché la Consulta (Ministero degli Affari Esteri) abbia attirato l’attenzione, sin dal luglio del 1878, del governo di Bucarest sul fatto che la promozione della suddetta Agenzia Diplomatica a Legazione sarebbe stato un processo più lungo: "la transformation d‘une Agence diplomatique en Légation étant en même temps une question budgétaire (l’augmentation du nombre des Légations prévues par la loi), la chose ne pourrait se résoudre qu’au comencement de la prochaine session, [ottobre 1878 – n.n.], mais que très probablement la transformation désirée par nous se ferait après que le Parlement aura approuvé l’augmentation don’t il s’agit. […]" [14]. Quello che, in effetti sarebbe successo solo nel 1879, nella sessione primaverile del Parlamento italiano.
Per ciò che riguarda la somma di rappresentazione stanziata per Bucarest sembra che siano esistite delle discussioni tra i rappresentanti del Ministero degli Affari Esteri. La decisione della somma stanziata dipendeva in alcuni casi, oltre ai criteri ordinari – la zona geografica, i costi di vita locale, l’importanza politico-diplomatica ed economica del luogo, ecc. – anche dagli interessi dei potenziali titolari trovati in una posizione che poteva influire sulla decisione [15]. Riferimenti alla situazione di Bucarest troviamo nella corrispondenza del marchese Maffei di Boglio [16], Segretario Generale del Ministero degli Affari Esteri (3 giugno-19 dicembre 1878, 28 luglio 1879-29 maggio 1881), con uno dei futuri diplomatici accreditati a Bucarest, Alberto Pansa [17]. Secondo questa testimonianza, una discussione riguardante il futuro budget della Legazione avrebbe avuto luogo poco dopo la presa del portofoglio degli Affari Esteri da Benedetto Cairoli, tra Maffei e il conte Giuseppe Tornielli-Brusati, ex-Segretario Generale del M. A. E. (2 aprile 1876-3 giugno 1878), uno dei principali candidati per il posto di Bucarest, quest’ultimo mostrandosi disposto ad accettare la nomina come titolare della nuova missione, nel caso in cui avrebbe beneficiato di una somma soddisfacente. La cifra indicata da Tornielli era di 45,000-50,000 L it. [18], una somma abbastanza alta, se paragonata a quella delle altre Legazioni di secondo grado (Atena, Belgrado, Bruxelles, Berna, Haga, Lisabona, v. tabella no. 1). Il suo interlocutore invece, più prudente riguardo le cifre, intendeva presentare alla Camera dei Deputati per approvazione somme più modeste: 35.000 L per Atena e 40.000 L per Bucarest. In seguito alla caduta del governo di Carioli (19 dicembre 1878), la Camera sospese i dibattiti sul budget del Ministero degli Affari Esteri, per essere poi ripresi dopo la formazione del nuovo gabinetto (Depretis) e la promozione di nuove proposte [19]. Secondo tutte le probabilità, Tornielli, rimesso nella funzione di Segretario Generale (19 XII 1878-6 VII 1879) nel secondo governo Depretis, è riuscito a imporre la votazione del budget desiderato, tenendo conto del fatto che nei primi anni della sua esistenza, la Legazione di Bucarest appare nelle pubblicazioni del M.A.E. con un assegno di 50,000 L it. (v. Tabella no. 1).
Tabella no. 1. Assegni locali ai Capi di Missione e ai consiglieri/segretari di Legazione nel 1882
No. |
Residenza |
Capi di Missione |
Consiglieri/Segretari |
1. |
Atena |
35,000 L it. |
4,000 L it. |
2. |
Belgrado |
36,500 |
4,000 |
3. |
Berlino |
155,000 |
9,000 |
4. |
Berna |
32,000 |
4,000 |
5. |
Bruxelles |
32,000 |
4,000 |
6. |
Bucarest |
50,000 |
8,000 |
7. |
Buenos Aires |
50,000 |
9,000 |
8. |
Copenhaga |
32,000 |
4,000 |
9. |
Constantinopoli |
80,000 |
9,000 |
10. |
Haga |
32,000 |
4,000 |
11. |
Lisabona |
45,000 |
5,000 |
12. |
Londra |
150,000 |
9,000 |
13. |
Madrid |
70,000 |
8,000 |
14. |
Monaco |
32,000 |
5,000 |
15. |
Parigi |
150,000 |
9,000 |
16. |
Pietroburgo |
150,000 |
9,000 |
17. |
Vienna |
155,000 |
9,000 |
Fonte: Ambasciate e Legazioni…
Tabella no. 2. Assegni locali ai Capi di missione e ai consiglieri/segretari di Legazione
No. |
Residenza |
1886 |
1890 |
1909 |
1886 |
1890 |
1909 |
1. |
Atene |
35,000 |
35,000 |
- |
4,000 |
4,000 |
- |
2. |
Belgrado |
36,500 |
28,100 |
- |
4,000 |
4,000 |
- |
3. |
Bruxelles |
32,000 |
32,000 |
24,000 |
4,000 |
4,000 |
5,000 |
4. |
Bucarest |
42,000 |
42,000 |
30,000 |
8,000 |
8,000 |
8,000 |
5. |
Costantinopoli |
100,000 |
100,000 |
80,000 |
9,000 |
9,000 |
9,000 |
6. |
Lisabona |
45,000 |
45,000 |
30,000 |
5,000 |
5,000 |
5,000 |
7. |
Pietroburgo |
150,000 |
144,000 |
90,000 |
9,000 |
9,000 |
9,000 |
8. |
Vienna |
155,000 |
144,000 |
90,000 |
9,000 |
9,000 |
9,000 |
*Nelle prime tre colonne sono iscritte le somme (in lire italiane) assegnate ai Capi di missione.
Fonte: Annuario Diplomatico del Regno d’Italia, 1886, 1890, 1909.
Numerosi problemi e soprattutto varie proroghe si registrarono nella presa di una decisione finale in occasione della scelta del futuro titolare. La spiegazione ufficiale avanzata dal governo italiano, si riferiva alla sua intenzione di accreditare a Bucarest, come Ministro plenipotenziario, una personalità di rilievo della diplomazia italiana, così che la sua nomina fosse percepita come una decisione autonoma dell’Italia, conforme al suo statuto di Grande Potenza, come segno di stabilire stretti rapporti con il giovane Principato per aiutarlo nel consolidarsi della sua posizione internazionale. Il ritardo nel portare a termine questo proposito era motivato dalla mancanza momentanea del personale atto a compierlo.
"Ainsi, dit-il [Tornielli, Segretario Generale del M.A.E. – n.n.] nous désirons (je vous le dit en confidence) vous envoyer un homme de haute valeur, qui établisse nos relations sur le pied d’une parfaite amitié, un homme très rompu aux questions politique. J’ai pensé à Monsieur le Baron Blanc [20], actuel Ministre aux Etats-Unis; mais il a épousé une américaine, il y doit rester encore quelque temps pour affaires de familles; d’autre part il est engagé dans un arbitrage entre l’Espagne et un Etat d’Amérique. Il ne pourrait se rendre de sitôt en Roumanie. Monsieur Maffei désirait venir à Bucarest, mais les Affaires de Grèce sont à l’ordre du jour plus que jamais. Mr. Maffei connaît bien les hommes et les choses, et ce n’est pas le moment bien choisi de lui faire quitter ce poste et d’y envoyer quelq’un qui y soit tout à fait nouveau. Nous nous trouvons donc dans l’impossibilité d’avoir le personnel désiré pour accréditer un Ministre plénipotentiaire à Bucarest.[s.n.][…] [21]".
Sfortunatamente questa intenzione apparteneva soprattutto al conte Tornielli e non coincideva che parzialmente con le concezioni degli altri fattori di decisione italiani, meno favorevoli all’abbandono della posizione di solidarietà con i gabinetti di Berlino, Londra e Parigi. È interessante, però, di precisare il fatto che Tornielli riuscirà a materializzare, in parte, uno dei suoi progetti – destinato a soluzionare il problema del riconoscimento ufficiale dell’indipendenza della Romania – progetto esposto nella stessa discussione con il Gerente dell’Agenzia Diplomatica romena, Obedenaru, del 19/31 maggio 1879: "[…] Mr. Tornieli répartit que, – selon son avis personnel, toujours – nous pourions nous tirer d’affaire de la manière suivante – ‘Monsieur Pansa, premier Secrétaire de Légation, arrivé à Bucarest, notifierait que le Gouvernement italien reconnaît l’indépendance de la Roumanie et qu’il est prêt à entrer en relations officielles. Après cela, la Roumanie accréditerait son Ministre plénipotentiaire à Rome; puis l’Italie répondrait en accréditant le sien. Quant à Mr. Fava [Console Generale d’Italia a Bucarest – n.n], après la notificatio faite par Mr.Pansa (ou un peu avant), il prendrait un congé. […]" [22].
Tramite il decreto ministeriale del 20 maggio 1879, Alberto Pansa, Segretario della Legazione di prima classe, sarà davvero destinato per Bucarest, dove arriva il 31 maggio [23], però senza che, durante i sei mesi e mezzo di permanenza ufficiale nella capitale romena (31 maggio-13 novembre 1879), intraprenda alcuni degli interventi preconizzati da Tornielli e propensi a portare al riconoscimento dell’indipendenza del Principato romeno [24].
Ritornando alla questione del personale della futura Legazione – secondo certe autorità italiane, essenziale per l’aspetto del significato politico-diplomatico – sarebbe importante a stabilire, a nostro parere, che cosa significava in termini di organigramma. Presupponeva, prima di tutto, la nomina di un Rappresentante Straordinario in vesti di Ministro plenipotenziario di seconda classe oppure Console di prima classe (come si agisce nel caso di Atena, per esempio) vista la posizione secondaria di Bucarest nell’insieme delle rappresentanze diplomatiche italiane, europee ed extraeuropee [25], e di un Segretario di Legazione di prima/seconda classe, secondo l’importanza accordata alla missione diplomatica. In seguito, questo schema del personale sarebbe completato da un archivista-copista e, in base alla quantità del lavoro nella cancelleria della Legazione, da un Segretario di seconda classe e/o uno o più Addetti.
Nella maggior parte dei casi, la formazione di una Legazione significava la creazione di nuove opportunità e alternative per una parte del corpo diplomatico italiano, dalle persone più importanti fino a quelle di minore sostanza. Era prima di tutto una chance per i diplomatici a rango di Ministro plenipotenziario (seconda classe), che nella mancanza di una missione diplomatica all’estero, erano obbligati a svolgere la loro attività, sia nella centrale del Ministero, sia di aspettare in disponibilità temporanea l’apparizione di un posto. In una simile situazione si trovava nel 1879 Giuseppe Tornielli. Nella mancanza di una Legazione, nel periodo giugno-dicembre 1878, quando non compie la funzione di Segretario Generale del M.A.E., sarà nominato Primo Maestro di Cerimonie del Re Umberto I [26].
Una tale posizione poteva rappresentare un’opportunità anche per quelli che erano già titolari di una Legazione, nel caso in cui si trovavano in missioni extraeuropee (Rio de Janeiro, Buenos Aires, Tokyo, ecc.), generalmente poco apprezzate oppure di una minore importanza politico-diplomatica (Cettinge-Montenegro). In entrambi i casi il trasferimento significava una promozione. Le stesse motivazioni erano valide anche per i gradi inferiori: il trasferimento in un posto considerato più vantaggioso oppure la promozione. Una Legazione di secondo grado poteva essere tentante anche per altre ragioni: possibili costi di vita più accessibili, una minore quantità di lavoro nella cancelleria, paragonata con quella di un’Ambasciata, ecc.
In queste condizioni, la trasformazione dell’Agenzia Diplomatica esistente a Bucarest in Legazione, ha portato inevitabilmente a varie combinazioni e giochi dietro le quinte di quelli interessati, a ripercussioni negative – incertezza, proroghe ripetute – sul processo di decisione soprattutto quello riguardante la nomina del titolare. Secondo la corrispondenza di Maffei di Boglio con Alberto Pansa, nell’estate del 1878 l’intenzione del Ministro degli Esteri Luigi Corti era di proporre per Bucarest il marchese Francesco Curtopassi (v. tabella no. 5), Consigliere all’Ambasciata di Vienna [27]. I nomi di altri due possibili Capi di Missione sono avanzati da Tornielli-Brusati, nel maggio del 1879, in una discussione con il gerente dell’Agenzia romena, Obedenaru, già citata: il barone Alberto Blanc, Ministro plenipotenziario a Washington e il marchese Carlo Maffei di Boglio, Ministro plenipotenziario di seconda classe, uno dei capi della Consulta nel periodo seguente. Dal punto di vista cronologico, le prime nomine sembrano essere di Francesco Curtopassi (giugno 1878) e Maffei di Boglio (agosto 1878). Quest’ultimo, di recente installato come Segretario Generale (3 giugno 1878), confessa allo stesso Alberto Pansa, in una lettera del 31 agosto, l’intenzione di prenotarsi il posto di Bucarest – anticipando una nuova crisi di governo e la sua possibile sostituzione. Saverio Fava, l’Agente Diplomatico di Bucarest, avrebbe dovuto gestire la legazione fino alla votazione del budget (la primavera del 1879), e ulteriormente sarebbe stato nominato come Capo di Missione a Buenos Aires [28].
Sarebbe difficile stabilire che cosa conosceva il barone Fava [29] dai progetti del suo superiore, è certo però che non si sbrigherà ad abbandonare il posto in cui si trovava dal 16 novembre 1868 [30]. Anzì essendo palesemente interessato alla prospettiva di una sua riconferma in qualità di Ministro Plenipotenziario a Bucarest, farà tutto il possibile per prolungare il suo soggiorno, aspettando una decisione in questo senso. Sarebbe da precisare, per ciò che lo riguarda, che non è esistito che l’intento di un accreditamento temporaneo. Il 9/21 giugno del 1878, mediante una nota del M. A. E. no. 8987, il governo romeno, volendo un riconoscimento più urgente da parte dell’Italia, aveva richiesto "la nomina senza rinvii del barone Fava come Ministro Plenipotenziario" [31], la soluzione sarà tuttavia respinta dal Segretario Generale Maffei , nell’assenza di una approvazione parlamentare. Nel maggio del 1879 (quando si sapeva già che per motivi familiari il barone Blanc non potrà essere nominato a Bucarest), l’agente romeno avanzerà per la seconda volta la soluzione di un accreditamento temporaneo come Ministro plenipotenziario del barone Fava, ricordando all’altro Segretario Generale, Tornielli-Brusati, che il Ministro degli Affari Esteri Corti aveva considerato questa possibilità nel 1878: "[…] Je rappelai au Comte [Tornielli-n.n.] par Mr.Fava, quitte à doner à l’Agent diplomatique actuel une autre destination au bout d’un mois ou deux, et d’envoyer à Bucarest un Ministre plénipotentiaire définitif. Grâce à cette combinaison, dis-je, ou nous reconnaît sans retard, et l’on nous témoigne ainsi de la confiance. […]" [32]. Nemmeno questa volta la soluzione riusciva attuabile per motivi di … carriera!
"[…] Le Comte répartit que cela ne pouvait pas être mis en pratique, car bien que l’on ait lieu d’être content de la manière don’t Mr.Fava s’est conduit pendant la dernière guerre, on est pourtant décidé à l’envoyer ailleurs, parcequ’on ne peut pas l’élever actuellement au rang de Ministre plénipotentiaire. […]" [33]. Tramite il decreto regale del 3 luglio 1878, Saverio Fava era veramente trasferito, almeno nei documenti, a Rio de Janeiro come Incaricato d’affari. Siccome le Legazioni extraeuropee non presentavano nessun’attrazione nemmeno dal punto di vista di una promozione – la maggior parte dei diplomatici italiani confrontati con una tale prospettiva preferivano aspettare in disponibilità temporanea l’eliberarsi di un altro posto – Fava cercherà di prolungare il più possibile la sua missione a Bucarest, ricorrendo persino a una falsa resa dei conti verso il proprio Ministero per ciò che riguarda l’evoluzione dei dibattiti parlamentari in Romania relativi alla modifica dell’art. 7 della Costituzione.
"Nous subisons un temps d’arrêt. […]. Le Cabinet italien veut maintenant tirer en longueur avec la notification de la reconnaissance parce que la France cherche à ralentir le mouvement de l’Italie et parce que Mr. Fava a télégraphié que nous ne pouvons pas compter sur une majorité suffisante dans les Chambres. Il a demandé l’autorisation de prolonger son séjour pour régler ses affaires. La prolongation a été accordée. […] Mr. Fava se montre pessimiste pour rester encore. […] Avant de recevoir Votre dépêche no. 7545 du 4 juin, j’ai vu Monsieur le Secrétaire Général, qui m’a dit que Mr. Fava lui avait télégraphie qu’il n’est pas sûr que le Gouvernemet [României-n.n.] ait dans les Chambres une majorité sufisante pour résoudre la question de la révision de la manière qui conviendrait le mieux au Gouvernement roumain. […] On m’aprit de plus que Mr. Fava avait demandé l’autorisation de retarder encore son départ parce qu’il ne pourrait pas vendre de sitôt ses meubles et ses chevaux. Connaissant sufisamment Monsieur Fava et le monde qu’il fréquente à Bucarest, sachant à peu près ce qu’il écrit dans de nombreuses lettres qu’il adresse à des personnages importants d’ici, je m’attendais à ce qu’il posât un pronostic pessimiste et à ce qu’il demandât l’ajournement de son départ. [s.n.][…]" [34]. Così si spiega l’insuccesso del progetto ideato da Tornielli-Brusati, del riconoscimento della Romania tramite un Incaricato d’affari, vale a dire i 6 mesi di inattività del Primo Segretario di Legazione trasferito a Bucarest alla fine di maggio, Alberto Pansa: "Mi ha detto [Tornielli-n.n.] che il signor Fava avendo richiesto il prolungamento del suo soggiorno di qualche giorno per poter vendere le sue cose, non si potrà fare nessun documento di notifica attraverso il signor Pansa, per il tempo che l’Agente diplomatico si trova ancora lì. Che il personale diplomatico, l’Incaricato d’affari non poetvano cominciare la loro missione che dopo la partenza del personale consolare. […]" [35]. Fava lascierà Bucarest solo all’arrivo del primo Ministro plenipotenziario, Tornielli, dopo il 16 dicembre 1879.
L’ultimo, su questo non molto lungo elenco di possibili titolari della Legazione di Bucarest, è il conte Giuseppe Tornielli-Brusati di Vergano. Personalità di primo rango della diplomazia italiana, Tornielli-Brusati aveva alle sue spalle in quel momento circa 13 anni di ampia collaborazione, concreta e quotidiana nella direzione della politica estera italiana. Grazie, prima di tutto, alle funzioni governative assunte a partire dal 1867: Capo del Gabinetto Ministeriale (ottobre 1867-gennaio 1868), Direttore della Direzione degli Affari Politici (gennaio 1868-marzo1876), Segretario Generale del M.A.E., ma grazie allo stesso tempo all’influenza esercitata su alcuni Ministri degli Esteri (Luigi Amedeo Melegari e soprattutto Agostino Depretis) [36]. Quello che lo determina in fin dei conti a rinunciare alla posizione privilegiata, occupata nel M.A.E. è il suo conflitto con il Ministro degli Esteri Luigi Corti, provocato dalle divergenze di opinioni riguardanti la gestione della politica estera italiana in diretto rapporto con la questione orientale e le relazioni con l’Austro-Ungheria [37]. La sua sostituzione dalla funzione di Segretario Generale con Maffei di Boglio, il 3 giugno 1878, lo costringerà a prendere in considerazione l’unica alternativa onorevole possibile, vale a dire l’accreditarsi in una Missione Estera, preferibilmente una di rilievo. Almeno in una prima fase, l’intento di Tornielli è stato quello di ottenere la nomina come Inviato Straordinario a Costantinopoli. Vari considerenti impediranno tuttavia il concretizzarsi di quest’intento: Da una parte l’esperienza e il grado diplomatico (Ministro plenipotenziario di seconda classe), che non gli permettevano di occupare un simile posto importante, dall'altra parte l'opposizione dello stesso Ministro Corti [38]. In più, ci sarebbero da aggiungere i sospetti dovuti al suo atteggiamento filorusso (era sposato dal 1864 con una nobile russa, Olga Rostopkin), sospetti che influenzeranno, durante tutto il percorso della carriera, i rapporti sia con i fattori di decisione del Ministero italiano degli Esteri, sia quelli con i rappresentanti di alcune Grandi Potenze. Soltanto nel dicembre del 1878 sembra fissare la sua attenzione su Atena e su Bucarest, decidendosi alla fine per l’ultima, secondo tutte le probabilità, nel febbraio del 1879, momeno in cui era già titolare del posto di Segretario Generale [39].
Dato che l’instabilità politica interna – caratteristica per tuttol il periodo 1878/79 – non minaccia l’esistenza del Governo Depretis (Presidente del Consiglio e Ministro ad interim degli Affari Esteri, dicembre 1878 - luglio 1879), Tornielli rimanda la presa di una decisione riguardante la Romania. Nel giugno del 1879 rifiuterà la sollecitazione di Maffei, l’unico contraccandidato serio rimasto in corsa, di essere nominato come titolare della nuova Legazione [40], perché poi all’inizio di luglio, diventando imminente la demissione del governo Depretis, si decidesse la sua titolatura a Bucarest. Il decreto di conferma sarà firmato da Umberto I il 6 luglio 1879 [41]. Ridiventato Presidente del Consiglio e Ministro ad interim degli Affari Esteri , Benedetto Cairoli rimanderà varie volte la presentazione delle lettere di accreditamento, in seguito alle stesse pressioni esercitate tanto dalle organizzazioni israelite quanto dai gabinetti di Berlino, Parigi e Londra.
L’ammissione nella carriera e l’occupazione di un posto: criteri e pratiche
Teoricamente qualsiasi possessore di un diploma universitario e di un reddito annuo di 8000 lire, poteva iscriversi ad un concorso per accedere alla carriera diplomatica. L’entrata nel Ministero degli Affari Esteri si faceva tramite un concorso – tranne le nomine politiche – concorso organizzato in base agli atti normativi successivamente elaborati [42]: Decreto Ministeriale 15 maggio 1869, Regio Decreto 27 settembre 1887 no. 4993, R. D. 2 dicembre 1888 no. 5862, R. D. 27 febbraio 1890 no. 6792, R. D. 5 gennaio 1893 no. 3, R. D. 20 giugno 1895 [43], R. D. 8 dicembre 1895 no. 705, R. D. 24 dicembre 1896 no. 579, R. D. 9 settembre 1902 no. 415, R. D. 18 giugno 1903 no. 269, R. D. 24 marzo 1904 no. 138 e la Legge 9 giugno 1907 no. 298. Le condizioni imposte, incluse nell’art. 1/1869 erano:
a. La cittadinanza italiana;
b. L’età non minore degli anni 20, né maggiore dei 30;
c. Il diploma dottorale ottenuto in una facoltà qualsiasi presso una delle università italiane, o negli istituti pareggiati alle medesime, ovvero la prova del risultato favorevole ottenuto negli esami della scuola superiore di guerra o dei corsi di applicazione per le armi del genio, dell’artiglieria e dello stato maggiore generale, o per la marina [44];
d. Il possesso di mezzi sufficienti di fortuna per provvedere con decoro alla propria sussistenza, segnatamente durante il volontariato all’interno od all’estero (per l’assegnazione alla carriera diplomatica è indispensabile il possesso di un reddito annuo disponibile non inferiore a lire 8000 – art. 5) [45];
e. L’appartenere a famiglia di condizione e di attinenze rispettabili e lo aver sempre tenuto una buona condotta;
f. L’esito favorevole dell’esame speciale di concorso secondo le prescrizioni degli articoli seguenti [46].
In pratica, l’ammissione e, in generale, l’evoluzione nella carriera si faceva sostanzialmente secondo le regole del sistema clientelare. Salvago Raggi, uno dei futuri Ambasciatori dell’Italia e governatore civile della colonia Eritrea (dal 1907), ci lasciò nelle sue Memorie (Memoriile) una descrizione relativamente ampia della propria ammissione al Ministero degli Affari Esteri (1888): "[…] Venne a salvarmi un amico mio già in carriera che mi disse che ero molto ingenuo se credevo di ottenere la riuscita semplicemente studiando. […] Bisognava assicurarsi il posto con l’appoggio certo di un uomo politico ‘veramente’ influente. […] Se non avevo tale appoggio, bisognava disporre di quello della massoneria; se non avevo nemmeno quello, fare come egli aveva fatto: pagare una persona influente. Non esitai più" [47]. La persona influente che assicurava, per la somma di 6000 lire, l’ammissione al concorso era proprio Francesco Crispi, in quel periodo Presidente del Consiglio e Ministro ad interim agli Affari Esteri [48].
La maggior parte del personale accreditato in Romania, dalle figure più note a quelle anonime, deve l’ammissione nella carriera, la promozione, la nomina a una certa funzione, al di là dei meriti personali, al lobby di uno o più "protettori" o a un gruppo di pressione. Giuseppe Tornielli-Brusati, ad esempio, figlio di uno dei gentiluomini di camera del re Vittorio Emanuele II, lui stesso Primo Maestro di Cerimonie del re Umberto I, fa parte del gruppo ristretto degli intimi del monarca. La sua promozione al rango di Ministro Plenipotenziario (II classe) e l’affidamento di una Legazione, si fa alla diretta richiesta di Vittorio Emanuele II [49]. Uno dei suoi successori, il marchese Beccaria d’Incisa deve la sua nomina a Bucarest sempre a un "excellent et bien cher protecteur" – il barone Alberto Blanc, Ministro degli Affari Esteri in quel periodo (1893-1896) [50]. Più o meno simile si rivela anche il caso di Carlo Fasciotti, Capo-gabinetto del marchese Antonio Di San Giuliano, Ministro degli Affari Esteri tra 1910-1914.
La stessa situazione caratterizza anche i gradi inferiori: Carlo Terzaghi, uno degli segretari accreditati a Bucarest, ottiene la carica per l’intervento diretto dell’Ambasciatore italiano a Vienna, Carlo Felice Di Robilant [51]. Cucchi Boasso, pure lui Segretario di Legazione a Bucarest e futuro Ministro plenipotenziario dell’Italia a Sofia, gode, all’inizio della sua carriera, del sostegno di suo cugino Alberto Pisani Dossi, Capo-gabinetto del Ministro degli Affari Esteri ad interim, Francesco Crispi [52]; Mayor des Planches (consigliere di Legazione), di quello del ministro stesso, il cui segretario personale fu prima della nomina a Bucarest (1887-1891) [53]. Tuttavia la più sorprendente ci sembra l’ascesa di Emanuele Berti, il figlio del uomo politico Domenico Berti [54], evoluzione determinata in grande misura dai capricci e dagli interventi di sua madre, Sofia. Il 29 gennaio 1888, „per facilitargli la continuazione della sua carriera diplomatica"- in realtà per poter godere di uno stipendio di Primo Segretario- Berti, è mandato a Bucarest nel posto di Giorgio Vigoni Segretario cl. I, trasferito a Berna. Ma dato che, per i Segretari di Legazione cl. I a cominciare dal 1889 sarà prevista la prenotazione dei posti di Prim Segretari nell’Europa, Berti sarà trasferito da Bucarest il 9 novembre 1889. "ma si ebbe cura pur destinandolo a 2° Segretario di dargli il posto di Buenos Ayres che a differenza dei posti di 2° Segretario in Europa, è provvisto di assegno"! Ulteriormente a 21 giugno Sofia Berti interverrà presso il Sottosegretario si Stato Abele Damiani affinché suo figlio sia trasferito da Buenos Aires a Montevideo. La ragione: Emanuele non poteva accettare l’incarico umiliante di subordinato di un altro Segratario, regente della Legazione." [55]! Simili interventi presso il marchese Borea d’Olmo, il capo del dipartimento personale del M. A. E. e Federico Barilari, Capo Sezione dello stesso dipartimento dovranno assicurare al giovane diplomato non solo la possibilità di scegliere tra tra Buenos Aires e Rio de Janeiro ma anche quella di rifiutare all’interno dello stesso dipartimento la futura destinazione, senza essere considerato dimissionario [56]. Dunque Berti rifiuta tutte e due le residenze! Richiamato alla disposizione del Ministero (1 marzo 1891) – in un’epoca in cui tanti altri diplomati in seguito a rifiuti similari erano obbligati a passare in disponibilità temporanea per evitare di essere licenziati [57] - dopo di nuovi interventi, prima presso il Presidente del Consiglio, Di Rudini, poi presso il Segretario Generale del Ministero, Giacomo Malvano, a 13 aprile 1891 verrà nominato per L’Ambasciata di Berlino [58]. Nel settembre di 1893 alla notizia di alcuni cambiamenti all’interno delle Legazioni, i Berti avranno nuovi interventi presso gli ufficiali del Ministero degli Esteri (presso il Sottosegretario di Stato, Luigi Ferrari, e presso il Segretario Generale, Malvano) per evitare un eventuale allontanamento del loro figlio dall’Europa [59]. Finalmente, a 18 agosto 1894, dopo circa 8 mesi passati a Lisabona, malgrado il voto sfavorevole del Sottosegretario di Stato Giulio Adamoli [60], verrà trasferito a Haga, in una della Legazioni indicate dalla famiglia. Emanuele Berti finirà la sua carriera diplomatica come Ministro Plenipotenziario cl.II nel 1913! E la citazione di tali esempi si può continuare per la maggior parte dei diplomatici presenti a Bucarest [61].
Dal punto di vista statistico, 91,17% (31) il personale della Legazione italiana a Bucarest viene reclutato nella carriera per concorso (cf. tabelle 1-5), tranne solo 3 degli agenti diplomatici accreditati nel periodo 1879-1914 (8,83 %). Fatto che non costituisce una sorpresa o un’anomalia, nelle condizioni in cui, all’interno del corpo diplomatico italiano (1860-1915) prevale, in generale, questo tipo di reclutamento: 82,8% ammissioni in base a concorso, mentre le nomine politiche o di altra natura rappresentano solo il 6,6% [62].
Il clientelismo può essere dunque considerato una caratteristica del modo di funzionamento del Ministero Italiano degli Affari Esteri, e, nello stesso tempo, un fattore limitativo del processo di reclutamento, nelle condizioni in cui interferiva con l’indipendenza dell’istituzione in questo processo [63]. Il criterio che attuava invece la più drastica selezione era quello finanziario: in un paese in cui lo stipendio medio al giorno era di 3 L it. [64], e gli stipendi del Ministero degli Affari Esteri non superavano 8,000 L it. all’anno se non a livello dei ranghi di Ministro plenipotenziario e Ambasciatore, solo le categorie sociali più benestanti potevano permettersi il lusso di avviare i figli verso una carriera diplomatica. A questa conclusione arriva anche lo studio dell’Università di Lecce, fatto sull’insieme del personale diplomatico italiano, nel periodo 1861-1915, uno studio che sta ad indicare un percentuale di 18,8 % nel caso degli impiegati molto benestanti, 64,6 % nel caso dei benestanti, e solo 6,4 % in quello dei diplomatici che disponevano di mezzi ridotti di sussistenza (da un totale di 314 diplomatici, 10,2 % essendo quelli non classificati) [65].
Per sfortuna, nel caso del personale accreditato a Bucarest, i dati dispersi di cui disponiamo non permettono la delineazione di un tale profilo economico. Possiamo solo presupporre che, in linea di massima, esistessero delle situazioni somiglianti a quelli dell’insieme della carriera diplomatica. Sappiamo, ad esempio, che nel 1879, nella prospettiva della nomina, Maffei di Boglio era preoccupato tendenzialmente dal livello dei costi di vita esistenti nella capitale della Romania, dovuto alla situazione incresciosa degli "affari personali" [66]. Mentre Tornielli-Brusati, sempre nella prospettiva della nomina, nell’autunno del 1879 spedisce a Bucarest una mobilia di 80.000 franchi fr., necessaria ad una sistemazione di una "certa dignità" [67].
Tabella no. 3. Lo stipendio del personale diplomatico italiano accreditato all’estero.
No. |
Grado diplomatico |
1886 |
1890 |
1909 |
1. |
Ministri plenipotenziari I classe |
15,000 |
15,000 |
15,000 |
2. |
Ministri plenipotenziari II classe |
9,000 |
9,000 |
9,000 |
3. |
Consiglieri di legazione I classe |
5,000 |
5,000 |
6,000 |
4. |
Consiglieri di legazione II classe |
- |
- |
5,000 |
5. |
Segretari di legazione I classe |
4,000 |
4,000 |
4,000 |
6. |
Segretari di legazione II classe |
3,000 |
3,000 |
3,000 |
7. |
Segretari di legazione III classe |
- |
- |
2,500 |
Fonte: Annuario Diplomatico del Regno d’Italia, 1886, 1890, 1909.
Due dei Segretari della Legazione, Riccardo Bollati e Gaetano Caracciolo hanno un reddito annuo assicurato dai genitori, per tutto il periodo della permanenza nella carriera politica, di 8,000 e rispettivamente di 15,000 L it. all’anno [68]. In questo senso esistono dati anche per il primo impiegato di rango diplomatico accreditato a Bucarest, Alberto Pansa: "[…] Mr. Pansa est un jeune homme de bonne famile, de parents piémontais, possédant des propriétés dans la province de Modene, jouissant d’un revenu personnel de trente mille francs environ; il est assez mondain. […]" [69]. Però gli esempi si fermano qui e purtroppo sono lontani da essere concludenti.
Formazione intellettuale
Le normative riguardanti l’ammissione nella carriera non hanno sempre previsto l’obbligatorietà di una laurea. Anzì, nelle diplomazie preunitarie sono frequenti i casi degli impiegati senza titolo di studio universitario. Quello che spiega parzialmente le presenze di questo carattere registrate dopo il 1861 nel Ministero italiano degli Affari Esteri. Neanche nel caso degli ufficiali provenienti dalle scuole militari – le cosiddette "armi colte" – né in quello degli Addetti onorifici e delle nomine politiche si richiedeva la laurea. Quello che, d’altronde, spiegava la presenza nella carriera, prima e soprattutto dopo il 1861, di certi diplomatici senza studi superiori [70]. Nel complesso (carriera interna, consolare e diplomatica) il Ministero degli Affari Esteri presenta nel periodo 1861-1915, dal punto di vista della formazione intellettuale la seguente situazione: 77,3 % laureati e 22,7 % senza studi superiori. Al livello della carriera diplomatica, nello stesso periodo, la proporzione era di 73 % di laureati e di 27% senza studi superiori [71].
Nel periodo 1869-1896 l’ammissione al Ministero non presuppone, almeno non ufficialmente, una certa specializzazione universitaria [s.n.]. La formulazione esatta del decreto ministeriale del 15 maggio 1869 era: "la laurea ottenuta a una qualsiasi facoltà [s.n.], all’interno dell’università italiana…" Quello che, teoricamente, offriva la stessa possibilità, all’ammissione nella carriera, a tutti i candidati, indifferentemente dalla disciplina universitaria studiata. Un’analisi più attenta delle disposizioni legali riguardanti il concorso di ammissione – soprattutto del programma per l’esame allegato all’art. 10 del D. M. del 15 maggio 1869 – sta a dimostrare che, ufficiosamente, una certa specializzazione universitaria era, se non imposta, almeno suggerita. Dai 9 esami scritti e orali che dovevano essere sostenuti, 3 (1/3) erano di carattere giuridico (v. supra, n. 33): uno scritto (legislazione) e due orali (legislazione civile, penale e commerciale; diritto internazionale e costituzionale). Ma l’importanza non risiede nel suo numero, comunque preponderente, bensì nel modo in cui erano valutati. Più esattamente, il totale massimo che si poteva ottenere in seguito ai 9 esami era di 5,000 punti, e il minimo necessario alla promozione – 3,000 punti [72]. Paradossalmente il punteggio massimo offerto dalle 3 discipline giuridiche totalizzava 2,000 punti (44%) [73]. L’importanza attribuita alla preparazione giuridica del diplomatico – grazie a una tradizione di origini rinascimentali – riesce a spiegare sostanzialmente la configurazione del personale M. A. E., dal punto di vista della specializzazione universitaria (v. tabella no. 4).
Tabella no. 4. Configurazione del personale M.A.E. dal punto di vista della specializzazione universitaria.
Specializzazione |
Totale generale M.A.E. |
Carriera diplomatica |
Diritto |
567 84,8% |
189 81,8% 33,3 da t.g. |
Scienze politiche |
5 0,74% |
1 0,43% 0,7% |
Lettere |
5 0,7% |
3 1,3% 6,0% |
Scienze econom. |
18 2,7% |
1 0,4% 5,6% |
Scienze sociali |
58 8,7% |
32 13,9% 55,2% |
Altro |
17 2,5% |
6 2,6% 35,3% |
Totale |
669 100% |
231 100% 34,5% |
Fonte: La formazione… indagine statistica, p. 47
Dal 1896, con la promulgazione del R.D. no. 579 e, poi, della Legge 298/9 giugno 1907 il campo universitario di reclutamento sarà drasticamente limitato. D’ora in poi erano accettati per l’iscrizione al concorso: diploma di laurea in diritto ottenuto in qualsiasi Università italiana, e quelli ottenuti alla Scuola di Commercio di Venezia, alla Scuola Superiore di Commercio di Genova, all’Istituto di Scienze Sociali "Cesare Alfieri" di Firenze, all’Università Commerciale di Milano, all’Istituto Superiore di Studi Commerciali, Coloniali e Amministrativi di Roma (dal 1908) [74].
In quanto alla ripartizione degli impiegati secondi i centri universitari di provenienza, la ricerca fatta dall’Università di Lecce indica le seguenti cifre: 1. Torino (24,7%); 2. Roma (19,4%); 3. Napoli (9,4%); 4. Firenze (8,9%); 5. Genova (6,4%); 6. Bologna (5%); 7. Pavia (3,8%); 8. Palermo (2%); 9. Altre (19,6%) [75]. Torino rappresenterà, almeno fino il 1887, il principale centro di provenienza degli aspiranti per l’ammissione al M.A.E., dopo questa data essendo notevolmente concorso da altri tre centri universitari: Roma, Napoli e Firenze (Istituto di Scienze Sociali "Cesare Alfieri") [76].
Rifacendo questo percorso, la situazione nel caso del personale accreditato a Bucarest nel periodo 1879-1914, è la seguente: dal totale di 34 diplomatici recensiti, 30 (88,23%) sono laureati, 3 (8,82%) non hanno studi superiori (Francesco Curtopassi, Giorgio Vigoni e Gaetano Caracciolo), e 1 (2, 94%) non classificato (Carlo Camerana).
Uno dei tre ufficiali senza studi universitari è il conte Francesco Curtopassi, Inviato Straordinario e Ministro plenipotenziario a Bucarest tra 1888-1895. La sua ammissione al Ministero degli Esteri del Regno delle Due Sicilie si colloca in un’epoca (1857) in cui non era previsto l’obbligatorietà della laurea. Le altre presenze vengono registrate a livello dei Segretari di Legazione, tutti e due i diplomatici essendo in realtà Addetti onorifici designati per decreto ministeriale, un’altra modalità di reclutare che non necessitava la possessione di un diploma universitario.
Dal totale dei diplomatici con studi superiori, due (6,66 %) hanno doppia laurea: Enrico De Nitto, Segretario I classe e poi Consigliere di Legazione, laureato in legge ed in scienze sociali all’Università di Napoli, e Pietro Arone di Valentino, Addetto, laureato in legge all’Università di Palermo e in scienze sociali all’Instituto "Cesare Alfieri" di Firenze.
Dal punto di vista della specializzazione, 25 (inclusi quelli con doppia laurea), cioè 83,33 % sono laureati delle facoltà di diritto; 6 (tra cui 1 con doppia laurea), cioè 20 % (rapportato al numero totale di quelli con studi superiori), sono laureati in scienze sociali all’Istituto "Cesare Alfieri" di Firenze, e 1 (con doppia laurea), cioè 3,33 % è laureato in scienze politiche (v. tabelle 5-9). Nessuno dei 30 diplomati possessori di diplomi universitari ha il titolo di dottore.
Per ciò che riguarda i centri universitari di provenienza, la situazione è la seguente:
Torino 8 26,66% (dal totale generale di 30)
Roma 6 20%
Firenze 6 20%
Napoli 4 13,33%
Pisa 2 6,66%
Bologna 1 3,33%
Palermo 1 3,33%
Catania 1 3,33%
Totale laureati 30 100%
*Pietro Arone di Valentino appare sia nel caso dell’ Università di Palermo sia in quello dell’ Instituto "Cesare Alfieri" di Firenze.
Il corpo diplomatico italiano accreditato a Bucarest presenta dunque, in linea di massima, le stesse caratteristiche dell’insieme del personale M.A.E. Date le proporzioni interamente diverse dei due casi, le discrepanze esistenti sono normali. La mancanza dei laureati in lettere e scienze economiche, ad esempio, tra i diplomatici accreditati a Bucarest, non necessita troppe spiegazioni visto che al livello dell’intera carriera diplomatica il loro numero è di 3 e rispettivamente 1.
Provenienza geografica
Lo studio della composizione regionale dell’insieme del personale diplomatico italiano ha messo in rilievo una prevalenza del gruppo piemontese, con un percentuale di 23 % (anche all’interno di ciascuna delle 3 carriere), seguito da quello esterno (diplomati nati fuori lo spazio italiano) 11,4%, toscano (9,12%), lombardo (8,89%), campano (8,31%), laziale (Lazio 7,04%), ligure (5,9%), veneto (5,08%) e siciliano (4,27%) [77]. Un’immagine di "club subalpino" (piemontese/lombardo) si fa dunque percettibile, almeno fino il 1890 anche dal punto di vista della provenienza geografica [78]. Questo tratto, valido del resto anche per la formazione intellettuale e per la provenienza sociale, si modificherà però notevolmete dopo il 1900, nella cosiddetta "era giolittiana", in cui la diplomazia italiana mostrerà di essere un corpo vivo, capace di rinnovarsi e di dirigersi verso un modello di rappresentanza diplomatica nazionale [79].
Nel caso degli impiegati accreditati a Bucarest, prevalgono quelli nati fuori lo spazio italiano (21,21 %), tra questi trovandosi l’unico caso registrato nella storia del Ministero italiano degli Esteri di un diplomatico che aveva uno dei genitori romeni: il principe Mario Ruspoli di Poggio Suasa, nobile di Viterbo, figlio del principe Emanuele Ruspoli e di Caterina Conachi-Vogoride [80], nato a Ţigăneşti (Ţigăneştii-Vechi, villaggio situato sulla riva sinistra del fiume Bârlad nella provincia Tecuci - Moldavia, una proprietŕ della madre), il 26 luglio 1867 [81]. Lui sarŕ due volte inviato in Romania, prima come Addetto, tra 1895-1897 (essendo il primo impiegato di un simile rango designato alla Legazione di Bucarest), e ulteriormente come Segretario di Legazione (1903-1904). Segue, nell’ordine dell’importanza, il filone piemontese (18,18%), lombardo (15,15%) e veneto (12,12% - v. la tabella).
Esterni* 7 21,21%
Piemonte 6 18,18%
Lombardia 5 15,15%
Friuli-Veneto** 4 12,12%
Puglia 3 9,09%
Campania 2 6,06%
Sicilia 2 6,06%
Liguria 2 6,06%
Lazio 1 3,03%
Toscana 1 3,03%
Totale 33 100%
*Inghilterra (1), Austro-Ungheria (1), Egitto (1), Francia (3), Romania (1).
**inclusi quelli nati a Trieste.
NORD
(Piemonte, Lombardia, Friuli-Veneto, Liguria) 17 51,51%
CENTRO
(Toscana, Lazio) 2 6,06%
SUD
(Puglia, Campania, Sicilia) 7 21,21%
ESTERNI 7 21,21%
Totale 33 100%
L’eccezione, in rapporto con l’insieme del corpo diplomatico viene conferita – secondo uno schema di distribuzione troppo ridotto - dal surclassare dei diplomati provenienti dalla zona centrale (Toscana, Lazio), da quelli del sud (Puglia, Campania e Sicilia). Ma secondo lo stesso schema rimane maggioritario anche a questo livello l’elemento nordico (Piemonte, Lombardia, Friuli-Venezia-Giulia, Liguria), con un percentuale di 51,51%.
Origine sociale
Nella letteratura di specialità, la presentazione della diplomazia come appannaggio quasi esclusivo dell’aristocrazia è diventata uno stereotipo [82]. Questo fatto si spiega in grande misura con la realtà dell’epoca alla quale ci riferiamo. Le sfumature sono tuttavia obbligatorie nello stadio attuale della ricerca storica, dato che gli studi recenti [83] non tollerano le affermazioni generiche in senso assoluto.
Nella Francia repubblicana il concorso di ammissione nel Ministero degli Affari Esteri resta un campo riservato alle Famiglie del „Vecchio Regime"schierate intorno alle autorità stabilite. La presenza della nobiltà è più che consistente, specialmente in quello che riguarda i gradi inferiori: consiglieri, segretari e addetti diplomatici.Questa cosa succede in particolar modo perché le epurazioni dell’amministrazione tra 1878-1880, si riferiscono in primo luogo agli Inviati Straorinari (circa ľ degli Ambasciatori) [84]. Tra 1870 e 1914, 44,79% dei Capi Missione accreditati all’estero sono nobili. La presenza dell’aristocrazia si riduce drasticamente a questo livello, dal 88,98% tra 1871-1878 al 7,14% tra 1903-1914 [85]. L’impero Germanico offre sotto questo aspetto dati ancora più concludenti: nel periodo compreso tra 1871 e 1914, da un totale di 548 ufficiali del Ministero degli Affari Esteri (cariera diplomatica, consulare e interna), 377 (68,80%) hanno titoli nobiliari. Fra i 30 Ambasciatori accreditati in Europa tra 1871-1914 non esiste neanche un rappresentante della borghesia, mentre il 91% delle Legazioni europee (39 da 43) hanno come titolari degli aristocrati [86]. Una configurazione similare ce l’ha anche la diplomazia austro-ungherese con una percentuale di 72% nobili nel 1847 e rispetivamente 66% nel 1918 (dal totale delle cariere) [87]. Benché lontano da queste percentuali, il Foreign Office e il Diplomatic Service sono indiscutibilmente le istituzioni con il più consistente corpus aristocratico di tutto l’apparato politico-amministrativo britanico, e sono anche gli unici che non adotino il sistema di recrutazione fondato su concorsi, sistema introdotto dal 1860 [88]. Tra 1908-1913, ad esempio, da 92 persone scelte per le due carriere 37 (40,21%) sono di origine arstocratica [89]. Un profilo atipico da questo punto di vista offre non solo la citatatissima diplomazia americana, ma anche quella svizzera: tra i 28 dei Capo Missioni accreditati all’estero nel periodo1848-1914, solo 4 (14,28%) sono aristocrati [90].
L’analisi della struttura sociale delle tre carriere del Ministero Italiano degli Affari Esteri compiuta dall’Università si Lecce, ha rilevato un leggero superamento del segmento aristocratico rispetto a quello borghese. Più esattamente da un totale di 866 impiegati verificato nel periodo 1861-1915, 492 (56,8%) sono borghesi, mentre soltanto 374 (43,2%) sono nobili. L’unica struttura in cui questa situazione si ribalta è la carriera diplomatica: 204 (65%) nobili, da un totale di 314 diplomati [91]. Tra i 374 impiegati nobili 238 appartengono alla nobiltà di servizio (63,6%) e 136 (36,4%) alla nobiltà indipendente, la prima categoria essendo preponderante in tutte e tre le carriere. Finalmente, come una conseguenza della disgregazione delle regioni, si è notato il fatto che il Piemonte è la zona di origine del maggior numero di nobili (83) nella carriera diplomatica e consolare [92]. In base a queste cifre, le conclusioni della soprannominata indagine contraddicono la descrizione comune di casta, di club esclusiov applicata alla diplomazia italiana: "[…] Si può ritenere quindi che la ‘carriera’ si caratterizzi, più che come un club esclusivo, come un’élite funzionale al cui reclutamento solo in parte presiedono filtri censitari (giuridicamente sanzionati) e in una certa misura sociali e regionali, riflesso di tradizioni e di equilibri di potere stabilitisi al momento dell’Unità ma destinati ad attenuarsi col decorso del tempo. […]" [93]. Però, dovrebbe essere messo in rilievo il fatto che il profilo del servizio diplomatico italiano (65% nobili) corrisponde in linea di massima al modello europeo dell’epoca: nel 1886, ad esempio, 20 (95,23%) delle 21 de Missioni italiane esistenti in Europa hanno come titolari dei diplomati nobili, eccetto la rappresentanza in Montenegro [94]; nel 1909, anche se in discesa, la presenza aristocratica continua ad essere maggioritaria, 15 Legazioni (71,42%) da 21 avendo dei titolari nobili [95]; secondo l’analisi Grassi, nella carriera diplomatica la componente nobiliare rimane superiore a quella borghese fino al 1904 e il rapporto si inverte solo nel periodo tra 1905-1915 [96]. Da sottolineare il fatto che anche il filtro censitario imposto dalle regole di ammissione determinano una certa composizione sociale (non per caso, in quello che riguarda gli impiegati molto benestanti di tutte e tre le carriere, il maggior numero è quello dei nobili [97]). E da rilevare anche il fatto che nelle stesse regole di ammissione esiste, almeno fino nel 1890, un „discreto" riferimento alla condizione sociale dei candidati e che l’indagine preliminaria del Ministero verificava non solo la situazione materiale ma anche la provenienza sociale, le origini, le relazioni, e la posizione sociale. "L’appartenere a famiglia di condizione e di attinenze rispettabili e lo aver sempre tenuto una buona condotta" [98]. Possiamo dunque concludere che la rilevanza dell’origine sociale nel processo di recrutazione resta, come del resto anche la partogenesi, un aspetto che dovrebbe essere ancora approfondito. In quello che riguarda la Legazione italiana a Bucarest nell’intero periodo compreso tra 1879-1914 la componente nobiliare è senz’altro preponderente:
Nobili 17 50%
Borghesi 12 35,29%
Nonclassificati 5 14,70%
Tutti e quattro i Ministri Plenipotenziari che si susseguono in questa residenza hanno dei titoli nobiliari: Giuseppe Tornielli-Brusati, conte di Vergano, Francesco (dei Marchesi) conte Curtopassi [99], Emanuele Beccaria Incisa, marchese di Santo Stefano, e Carlo, barone Fasciotti (titolo accordato con il D. R. motu proprio di 26 marzo 1898).
Tranne l’esempio di Fasciotti, che proveniva da una famiglia borghese (sua madre apparteneva ad un’antica familia di commercianti genovesi – i Gnecco [100]) tutti gli altri provengono da famose familie aristocratiche: quella di Tornielli, ad esempio, era una delle più antiche e influenti di Novara (nel secolo XII-esimo fu attestato Guglielmo di Tornielli, vescovo di Novara). Da questa stessa famiglia provengono una grande parte dei magistrati locali, prefetti, intendenti, sindaci e tre vescovi; il nonno di Tornelli, Giuseppe Maria, aveva avuto una brillante carriera nel regno piemontese, occupando successivamente le funzioni di Prefetto, Intendente Generale a Chambery (1816), Direttore dell’ Amministrazione del debito pubblico (1820), Vicere della Sardegna (1824), Ministro Segretario di Stato (1836), venendo poi nominato Grande di Corona (1831) e decorato con l’ordine supremo di S.S. Annunziata. Il padre del diplomatico, Eugenio, sindaco di Novara e deputato, gentiluomo di camera di Vittorio Emanuele II aggiungerà al suo cognome quello di sua madre, Camilla Brusati, l’ultima descendente di un’altra grande famiglia di Novara [101]. Tramite la madre Tornielli era imparentato con la famiglia dei duca di Guerrieri-Gonzaga [102], appartenendo, dunque, all’alta aristocrazia savoiardo-piemontese, e alla quale appartenevano anche altre importanti personalità della diplomazia italiana: Carlo Nicolis di Robilant, Edoardo De Launay, Carlo Alberto Maffei di Boglio, Carlo Gerbaix De Sonnaz, ecc. Nomi di questa „importanza" sono reperibili anche al livello dei gradi inferiori: Alessandro Guasco, conte di Bissio, Enrico Caprara, conte di Montalba, Carlo Arrivabene, conte Valenti-Gonzaga, Mario Ruspoli, principe di Poggio Suasa, Gaetano Caracciolo duca di Castagneto, ecc.
Questa configurazione sociale si spiega tanto con i „riflessi, le pratiche e i rapporti di potere tradizionali" quanto con le realtà del momento. Alla fine del XIX- esimo secolo in tutta l’Europa monarchica - compresa l’Italia - il Re continuava ad avere una posizione estremamente importante se non addiritura una posizione determinante nel processo di decision making negli affari militari e quelli esteri [103]. L’amministrazione - perfettamente costituzionale [104] – di quest’ultime continuava ad essere una „illuministica", razionale, basata ancora sull’idea di arcana imperii che sfuggiva al controllo delle istanze parlamentarie. Il monarca interviene non solo nella scelta del Presidente del Consiglio, o del Ministro degli Affari Esteri, ma anche nella scelta dei Capi Missione, dei Ministri Plenipotenziari e degli Ambassadori, fatta prevalentemente dall’ambito di questa elite che forniva da secoli simili impiegati. Grazie alle loro origini sociali, una parte dei diplomatici, senza essere necessariamente "i cugini del Re" – hanno una relazione privilegiata col Sovrano, sono i suoi uomini di fiducia. Prima di essere gli Ambassadori e i Ministri del Governo italiano sono i Missi del Re; godono ancora di quello che nella diplomazia tedesca si chiamava Immediatrecht – cioé di accesso diretto al Re [105].
Oltre alle pratiche tradizionali ce ne sono anche altri aspetti ugualmente importanti: 1° Aristocrazia rappresenta in quel momento il segmento sociale con la migliore educazione, nell’accezione più complessa: cultura, lingue straniere, condotta. 2° Dal punto di vista ideologico gli aristocratici sono politically reliable per i regimi che rappresentano. 3° La configurazione sociale di un’Ambasciata/Legazione poteva essere imposta/determinata anche dalle esigenze del regime politico, rispettivamente dalla Corte presso la quale funzionava. Era ad esempio il caso di Viena, un vero „tempio dell’aristocrazia", specialmente dato il fanatismo con il quale la Casa di Habsburg applicava e rispettava „l’etichette spaniola" [106].
Dunque, la diplomazia europea era nelle mani di un gruppo ristretto che parlava la stessa lingua e rispettava degli standard di comportamento similari. Ignorando o eludendo le regole sociali generalmente accettate si potevano avere delle conseguenze negative anche sull’attività diplomatica. Un esempio in questo senso è il caso di Francesco Curtopassi, il secondo Ministro Plenipotenziario dell’Italia in Romania tra 1888-1895. A circa un anno di distanza dalla sua nominazione (2 aprile 1888), data la sua impossibilità di comunicare con il Re Carol I e con i Ministri della Germania e dell’Austro-Ungheria che „agivano all’insaputa del rappresentante italiano" [107], il diplomato italiano si trova in difficoltà nell’informare il proprio governo sui cambiamenti avvenuti nella vita politica romena e sulla crisi russo-romena [108]. La posizione di isolamento in cui si trova il Ministri italiano, in qualche modo spiegabile prima del 1888, era difficilmente spiegabile in quel momento, dato che il Marchese Curtopassi – nella sua qualità di negoziatore diretto del trattato di adesione dell’Italia all’accordo austro-romeno e, ulteriormente, da rappresentate di un governo alleato – aveva stabilito nel 1888 un rapporto di intima collaborazione non solo con i suoi colleghi tedeschi e austro-ungheresi, ma anche con il Re Carlo.
Per scoprire se la singolare posizione in cui si trovava il Ministro dell’Italia a Bucarest si spiegava con ragioni strettamente attinenti alla personalità e al comportamento di costui, o con una linea di conduita comune ai tre stati alleati, il Presidente del Consilio, Crispi, trasmetterà ai suoi rappresentanti a Viena e Berlino l’ordine di interrogare i rispettivi governi in quello che riguarda la questione in causa [109]. La spiegazione verrà dall’Ambasciatore italiano a Berlino, De Launay, in un telegramma confidenziale del 13 aprile 1889: "[…] Secondo notizie venute indirettamente a mia conoscenza e delle quali non posso accertare se abbiano qualche fondamento di verità oppure se non siano altro, come giova ammetterlo, che esagerazioni o mere pettegolezze [sic!] il cavaliere Curtopassi sarebbe palesemente in istretissima relazione con una dona di malaffare e un po’ giovane che egli vorrebbe persino sposare. Se la cosa avesse soltanto apparenza di verità nuocerebbe assai alla posizione sociale di quel R. Ministro e spiegherebbe che ne soffrissero i rapporti sociali coi Ministri di Germania e d’Austria-Ungheria ambidue [sic!] ammogliati. Dovrebbe anche risultarne qualche mancanza di fiducia verso chi dimostrerebbe poca serietà di contegno [s.n.]. Mi rincresce assai di essere costretto ad entrare in questi particolari che comunico a V. E. in via strettamente segreta e confidenziale, e voglio sperare che dopo di avere appianato [?] i fatti ne risulterà trattarsi di semplici malintesi o coincidenze strane. Pare, a quanto mi viene riferito, che il nostro rappresentante a [Bucarest] si tiene pure isolato dai suoi colleghi delle stesse potenze" [110]. Secondo le informazioni ricevute ulteriormente dal Sottosegretario di Stato Abele Damiani, dall’estate del 1888 il marchese Curtopassi aveva una relazione "con una persona appartenente all’alta società di Bucarest, la Signora de Hertz …, figlia del Principe D. Ghica, appartenente perciò ad una delle più nobili e riche famiglie della Romania, … maritata al de Hertz, tedesco. […] Di questo fatto si faceva un gran rumore. […] E pure della Signora de Hertz, peccatrice non recente, tutti si occupavano, e per lacerarla meglio, laceravano anche i panni a dosso al nostro buon amico [Curtopassi – n.n.]. Vi era chi assicurava che in Sinaia si vedevano sempre insieme pubblicamente, seguiti dal compiacente marito… Sul principio dell’inverno quando tutta la società distinta era rientrata alla capitale, si diffuse la voce che la Signora de Hertz andava a divorziare, ed i maligni si sforzarono a far credere che tale divorzio preludiava le nozze del Curtopassi con la Signora. […]" [111].
Dunque il deterioramento temporaneo dei rapporti del Ministro italiano con la Casa Reale e con i rappresentanti della Germania e dell’Austria-Ungheria a Bucarest è accaduto per relazione poco conforme ai canoni sociali del tempo, relazione che probabilmente finí all’inizio del 1889, e non neccessariamente per ragioni politico-diplomatiche attinenti ai rapporti nella Triplice Alleanza, come potremmo credere dopo una prima lettura della documentazione. L’incidente del resto non avrà delle conseguenze durature. Francesco Curtopassi ha continato a rappresentare l’Italia a Bucarest fino ad aprile 1895, godendo per tutto il resto del periodo della piena fiducia del sovrano romeno, come lo dimostra la sua corrispondenza ufficiale e privata con i fattori di decisione italiani. Nel 1892 sarà incaricato con la negociazione e la firma del secondo trattato di adesione dell’Italia all’accordo austro-romeno (28 novembre).
Il caso del Ministro plenipotenziario italiano non è per nulla spettacolare e dovrebbe essere preso in considerazione solo come indicatore dei paramentri (altro che politici, militari o economici) in cui si svolge l’atto diplomatico D’altronde non è unico nella storia del corpo diplomatico accreditato a Bucarest prima della Prima Guerra Mondiale. Molto più "celebre" e discussa sarà, ad esempio, la relazione del Segretario di Stato per gli Affari Esteri dell’Impero Germanico, Alfred von Kiderlen-Wächter, Ministro plenipotenziario a Bucarest tra 1899-1910, con Hedwige Kiepke, "la domenstica" sistemata né più né meno che nel locale della Legazione tedesca [112].
Durata della missione
Tra 1879 e 1914 l’Italia ha accreditato a Bucarest quattro Ministri plenipotenziari , il che ci da una media di durata per missione di 8 anni e mezzo, segno di grande stabilità nell’atto di rappresentazione, specialmente se pensiamo al fatto che nello stesso periodo la Romania aveva accreditato presso il Quirinale un numero di 12 Ministri! La stessa immagine ci risulta anche dal paragone con il resto delle Rappresentanze italane nel Sud-Est europeao: 8 Ministri plenipotenzari ad Atene tra 1879-1914 [113], 10 Ministri residenti e plenipotenziari in Montenegro, 9 Agenti diplomatici e Ministri plenipotenziari a Sofia nello stesso periodo e 4 titolari a Belgrado tra 1879-1887. La Legazione a Bucarest si presenta da questo punto di vista come una Missione stabile quanto le Ambasciate italiane a Viena e Berlino che hanno 3, rispettivamente 4 titolari tra 1876-1914.
Il Decreto reale no. 6090 di 29 novembre 1870 sull’organizzazione delle Legazioni e del corpo diplomatico italiano nu prevvede espressamente una certa durata di una missione. Interpretando invece l’articolo 23 [114] che si riferisce alle condizioni in cui si accordano le indennità di sistemazione (… "che si acquista in tre anni dalla data della nomina o traslocazione" …), si potrebbe dedurre che la dutata minima di uno stagio fosse di 3 anni [115]. La realtà invece non conferma una simile interpretazione.
Nel caso dei plenipotenzairi accreditati in Romania, la situazione stabilita in basa ai dati dei decreti di nominazione e di ritorno è la seguente: tre dei quattro hanno una permanenza in funzione di 8 (Giuseppe Tornielli-Brusati, dicembre 1879–gennaio 1888) e rispettivamente di 7 anni (Francesco Curtopassi, aprile 1888–febbraio 1895 e Carlo Fasciotti, giugno 1911–marzo 1918). Come atipica ci appare la Missione del Marchese Beccaria Incisa, il terzo titolare della Legazione, essa rappresentando una cifra record di 16 anni (febbraio 1895–giugno 1911), Bucarest essendo del resto la prima e l’ultima destinazione del diplomato italiano in qualità di Inviato Straordinario [116]. C’è invece una notevole differenza tra i dati registrati nei documenti e la presenza effettiva sul posto. Secondo lo stesso regolamento di 29 novembre 1870, il momento in cui il diplomatico avrebbe dovuto trovarsi alla destinazione assegnata, si stabiliva nel decreto reale di nominazione o di trasferimento (art. 11). In realtà questo provvedimento ci appare come spesse volte ignorato dagli Inviati Straordinari dato che tra la data di emissione del decreto di nomina e la data dell’arrivo effettivo ci sono delle differenze importanti: 6 mesi nel caso di Tornielli-Brusati, 3 mesi nel caso dei Ministri Curtopassi e Beccaria, 1 mese nel caso di Fasciotti. L’articolo 28 (titolo II) prevvedeva che "se le esigenze del servizio lo consentono, gli ufficiali diplomatici potranno ottenere un congedo normale di un mese per ogni anno di servizio effettivo, non compreso il tempo necessario per i viaggi di andata e di ritorno. Qualunque però sia il numero degli anni trascorsi senza prendere congedo, l’assenza dal posto non potrà eccedere i sei mesi" [117]. In realtà i congedi dei titolari della Legazione superavano costantemente la durata di un mese, e questo evidentemente con l’accordo del Ministero.
Per passare le suse vacanze, Tornielli preferisce generalmente i mesi autunnali e invernali (ottobre-dicembre/gennaio), la durata dei suoi congedi totalizzando 2-3 mesi all’anno, rispettivamente 22 mesi da un totale de 96 mesi di missione [118]. Un’eccezione rappresenta il periodo 8 ottobre 1882–1 maggio 1883, assenza giustificata da una parte dalla sua volontà di accendere in un posto più importante (sembra scontata la sua nomina come Ambasciatore a Pietroburgo [119]), dall’altra parte dalle divergenze con il Ministro degli Affari Esteri, Mancini, per quello che riguarda la posizione dell’Italia rispeto alla Romania nell’ambito della questione danubiana [120]. Le "esigenze del lavoro" impediscono o rimandano molto raramente le partenze per i congedi: nell’ottobre del 1886, ad esempio, il Ministro degli Affari Esteri, di Robilant, rifiuterà la richiesta di congedo presentata da Tornelli, considerando come inoportuna l’assenza del titolare della Legazione in un momento in cui gli effetti della crisi rumeliota non erano del tutto consumati [121].
Molto più frammentaria e irregolare ci appare la permanenza del secondo Ministro italiano, Francesco Curtopassi, a Bucarest – i suoi congedi totalizzando 23 mesi di un totale di 84 [122] - prima di per tutto per il cancro di cui soffre negli ultimi anni della sua vita, malattia che lo ucciderà il 7 aprile 1895, proprio nel momento del suo trasferimento a Pietroburgo [123].
Oltre ai dati statistici - incompleti per gli altri due titolari - deve essere notato il fatto che le assenze temporanee degli Inviati italiani non influiscono in modo negativo sui rapporti con i fattori locali di decisione, la continuità dell’atto di rappresentazione essendo assicurata dai Segretari di Legazione accreditati a Bucarest, o, nella loro mancanza, dai diplomati trasferiti dalle Rappresentanze italiane più vicine [124].
La longevità e la stabilità nel posto erano considerate come un indicatore dell’efficienza dell’attivita del diplomato e, indirettamente, come un indicatore del livello di interesse del proprio governo per la zona data. Una missione più lunga presentava il vantaggio della totale ambientazione del diplomato nelle realtà romene e sud-est europee; come una conseguenza logica, una buona conoscenza dei costumi e delle idee locali conferiva al titolare una certa libertà nell’agire e una relativa indipendenza nel rapporto con le autorità centrali, potendogli offrire una partecipazione più consistente nell’atto di decision making o addirittura la possibilità di determinare/ imporre una strategia diplomatica. D’altra parte, la stessa permanenza di durata associata alla tendenza dei molti diplomati del tempo di passare i loro congedi fuori dallo spazio italiano, presentava il rischio dello staccarsi dalle realtà del proprio paese e, di conseguenza, dell’apparizione di incongruenze tra il proprio discorso e la strategia del Ministero. Per eliminare un simile rischio Consulta promuove a 9 luglio 1889 la circolare n. 18 – Contegno dei regi agenti all’estero – che raccomandava ai propri impiegati di passare le loro vacanze in Italia per potersi „attualizzare" le proprie conoscenze in quello che riguardano „i progressi, le nuove tendenze, le idee dominanti e le necessità del paese" [125]. L’efficienza della missione dipendeva d’altra parte prima di tutto dall’intelligenza, l’immaginazione, le iniziative e l’ambizione del diplomatico e non necessariamente dalla sua longevità e stabilità. Da questo punto di vista riesce difficile apprezzare i 16 anni passati dal Marchese Beccaria a Bucarest, anni che chiudono una carriera alla quale manca qualsiasi gloria, come una missione di successo. Senza iniziative, dotato di un’intelligenza mediocre, pessimistico in quello che riguarda le prospettive di sviluppo della Romania, Beccaria si limiterà al ruolo di scrupoloso informatore e fedele esecutore degli ordini della Consultai, la sua missione registrando, nella mancanza di una strategia consistente del centro per lo spazio romeno, un’evoluzione insignifiante dei rapporti italo-romeni [126]. Il ruolo dei titolari della Legazione nello sviluppo dei rapporti tra i due stati si costituisce in un aspetto che sarà trattato distintivamente nel nostro materiale.
Ritornando alla durata della missione, la situazione al livello dei gradi inferiori risulta radicalmente diversa da quella dei Ministri Plenipotenziari: in un arco di 35 anni alla Legazione italiana a Bucarest lavorano niente meno di 28 diplomati , Consiglieri, Segretari e Addetti. I più numerosi risultano i Segretari (23) con un ritmo di cambiamenti estremamente instabile [127]. La durata delle missioni varia da 4-6 mesi a 4-7 anni. I più longevivi sono Giacinto Auriti e Carlo Baroli con 7,3 e rispettivamente 4,2 anni. Al polo opposto si trovano Cahen della Torre Alfina (4 mesi), Hierschel de Minerbi (6 mesi) e Carlo Sforza (8 mesi) [128]. Una più grande stabilità c’è fra gli Addetti (6), accreditati a Bucarest a cominciare dal 1895, con una vacanza del posto di due anni tra 1905-1907. La loro permanenza varia tra 10 mesi e 2,10 anni [129]. Due di loro, Mario Ruspoli e Silvio Cambiagio, ritornano più tardi a Bucarest come Segretari. Deve essere sottolineato il fatto che a questo livello - come anche nel caso dei Ministri Plenipotenziari – ci sono delle differenze notevoli tra i dati registrati nei decreti di nominazione e di trasferimento e la presenza effettiva a Bucarest.
Questa fluttuazione accettuata dei diplomatici si spiega con varie ragioni. Prima di tutto con la mancanza di regole precise per quello che riguarda la durata della missione: solo nel 1908 , nel R. D. n. 712 sull’ammissione e la promozione in carriera, all’art. 15 appare l’obbligo per gli addetti di effettuare uno stagio minimo di 2 anni (dei quali uno in una Legazione) per poter essere promossi al grado si Segretario cl. III. e l’obbligo di uno stagio di 5 anni per gli altri gradi (art. 19 sqq.) [130]. Un’altra spiegazione dei frequenti cambiamenti è il difficile addattamento alle condizioni della residenza: il clima [131], il costo elevato della vita [132] e persino la monotonia della vita di Bucarest [133]! Anche le difficoltà di relazionarsi con il Capo della Missione poteve costituirsi in un motivo di trasferimento. Il principe Mario Ruspoli, ad esempio, chiederà nell’estate del 1904 il trasferimento da Bucarest invocando il carattere „strano" del Marchese Beccaria Incisa e il "regime autoritario" al quale esso lo sottoponeva [134].
La conseguenza inevitabile dei frequenti cambiamenti era la non-specializzazione dei diplomati in date zone geografiche, fatto che non poteva non incidere sull’attività della Legazione. Ai periodi che inevitabilmente passavano tra la partenza e l’arrivo di un nuovo Segretario o Addetto, si aggiungevano altri periodi in cui quest’ultimo doveva addattarsi e conoscere gli affari della Canceleria, il Ministro essendo spesse volte obbligato a limitarsi alla collaborazione con l’Interprete-archivista [135]! La situazione migliorerà solo più tardi, dopo 1909-1910, molto probabilmente in seguito all’applicazione dei provvedimenti del nuovo Regolamento di funzionemento del corpo diplomatico (prommosso il 29 settembree 1908), periodo in cui, con l’apparizione del secondo Segretario, si registra anche un numero maggiore di impiegati nella Legazione.
(continua)
*
* *
Tabella no. 5. Ministri plenipotenziari accreditati a Bucarest (1879-1914) [136]
No. |
Nome e cognome Data dell’entrata nel M.A.E. |
Durata della missione a Bucarest e il grado diplomatico |
Formazione intellettuale |
Origine sociale. Data e luogo di nascita |
1. |
Giuseppe Tornielli Brusati di Vergano (1859) concorso |
05.XII.1879/18.XII.1879 25.XII.1887/19.I.1888 Ministro plenipotenziario II classe |
Laureato in legge Università di Torino (1858) |
Conte 12.II.1836 - Novara |
2. |
Francesco Curtopassi (1857) concorso |
02.I.1888/05.IV.1888 03.II.1895/07.IV.1895 Ministro plenipotenziario II classe* |
senza studi superiori |
Marchese 12.XII.1839 - Bisceglie |
3. |
Emanuele Beccaria d’Incisa (1867) concorso |
03.II.1895/23.V.1895 18.VI.1911/10.VII.1911 Ministro plenipotenziario II classe* |
Laureato in legge Università di Torino (1867) |
Marchese 23.V.1846 - Nizza |
4. |
Carlo Fasciotti (1896) concorso |
18.VI.1911/21.VII.1911 01.III.1918/7.III. 1918* Consigliere di legazione I classe* |
Laureato in legge Università di Roma (1895) |
Barone 28.XII.1870 - Udine |
*Francesco Curtopassi è promosso Ministro plenipotenziario I classe il 30 giugno 1892.
*Emanulele Beccaria d’Incisa è promosso Ministro plenipotenziario I classe il 5 maggio 1895.
*Carlo Fasciotti, Ministro plenipotenziario di II classe il 29 aprile 1913, torna a Bucarest, per continuare la stessa missione, tra 02.I.1919/11.III.1919.
Tabella no. 6. Segretari di Legazione accreditati a Bucarest (1879-1914)
No. |
Nome e cognome Data dell’entrata nel M.A.E. |
Durata della missione a Bucarest e il grado diplomatico |
Formazione intellettuale |
Origine sociale. Data e luogo di nascita |
1. |
Alberto Pansa (1865) concorso |
24/27.IV.1879/13.XI.1879 Segretario di Legazione I classe |
Laureato in legge Università di Torino (1863) |
8.II.1844 Torino |
2. |
Carlo Terzaghi (1865) concorso |
??.XII.1879-4/20.V.1880 Segretario di Legazione I classe |
Laureato in legge Università di Vienna (1860) |
29.VII.1839 Trieste |
3. |
Oscarre Hierrschel de Minerbi (1867) concorso |
04/23.VI.1880-8.I.1881 Segretario di Legazione II classe |
Laureato in legge Università di Padova (1864) |
Conte 25.VIII.1838 -Trieste |
4. |
Carlo Terzaghi |
13(?).I.1881-??.IX.1881 Segretario di Legazione I classe |
Laureato in legge Università di Vienna (1860) |
29.VII.1839 Trieste |
5. |
Alberto Pansa |
12.IX.1881/14.VI.1883 Segretario di Legazione I classe |
Laureato in legge Università di Torino (1863) |
8.II.1844 Torino |
6. |
Alessandro Guasco di Bisio (1872) concorso |
19.V.1883-17.XII.1885 Segretario di Legazione I classe |
Laureato in legge Università di Torino (1870) |
Marchese 1.IX.1848 -Alessandria |
7. |
Giorgio Vigoni (1864) |
12.V.1886-29.I.1888 Segretario di Legazione I classe |
Senza studi superiori |
Conte 13.I.1840 Milano |
8. |
Emanuele Berti (1882) |
29.I.1888-9.XI.1889 Segretario di Legazione II classe |
Laureato in legge Università di Roma (1881) |
13.X.1859 Genova |
9. |
Enrico De Nitto (1866) concorso |
9.XI.1889-24.XII.1891 Segretario di Legazione I classe |
Laureato in legge (1864) e Scienze politiche (1884) Università di Napoli |
16.VII.1839 Latiano |
10. |
Riccardo Bollati (1880) concorso |
31.VIII.1891-8.V.1894 Segretario di Legazione I classe |
Laureato in legge Università di Torino (1877) |
15.I.1858 Novara |
11. |
Giulio Melegari (1877) concorso |
14.VI. 1894-16.IV.1896 Segretario di Legazione I classe |
Laureato in legge Università di Pisa (1877) |
Conte 11.XII.1854 - Torino |
12. |
Carlo Baroli (1884) concorso |
26.II.1897-19.IV.1901 Segretario di Legazione I classe |
Laureato in legge Università di Torino (1882) |
Nobile 1.V.1861 - Cremona |
13. |
Fausto Cucchi Boasso (1888) concorso |
19.IV.1901/29.IV.1901 5.VI.1902/23.VIII.1902 Segretario di Legazione I classe |
Diploma in Scienze sociali (1885) Istituto "Cesare Alfieri" - Firenze |
14.VIII.1864 Milano |
14. |
Teofilo Rodolfo Cahen della Torre Alfina (1891) |
31.VII.1902-27.XI.1902 Segretario di Legazione II classe |
Diploma in Scienze sociali (1890) Istituto "Cesare Alfieri" - Firenze |
Conte/ marchese 15.XI.1869-Parigi |
15. |
Luigi Bruno (1884) concorso |
08.I.1903-29.IX.1903 Segretario di Legazione I classe |
Laureato in legge Università di Napoli (1880) |
Napoli 3 II 1858 |
16. |
Mario Ruspoli di Poggio Suasa (1895) concorso |
30.IX.1903-21.X.1904 Segretario di Legazione II classe |
Laureato in legge Università di Napoli (1894) |
Principe 20.VII.1867-Ţigănesti (Romania) |
17. |
Carlo Michele Sforza (1896) concorso |
16.IV.1905-14.XII.1905 Segretario di Legazione II classe |
Laureato in legge Università di Pisa (1895) |
23.IX.1872 Luca |
18. |
Carlo Arrivabene Valenti Gonzaga (1899) concorso |
19.II.1906-20.XI.1907 Segretario di Legazione II classe |
Laureato in legge Università di Bologna (1897) |
Conte 10.XI.1874 Mantova |
19. |
Lazzaro Cambiassio Negrotto* concorso |
10.IV. - 4.VI.1907 Segretario di Legazione II classe |
Diploma in Scienze sociali(1898) Instituto "Cesare Alfieri" Firenze |
04.IX.1874 Cavi di Lavagna (GE) |
20. |
Gaetano Caracciolo di Castagneta |
11.I.1909-19.X.1909 Segretario di Legazione I classe |
Senza studi superiori |
Duca Napoli 16.I.1879 |
21. |
Agostino Depretis |
19.X.1909-28.II.1911 Segretario di Legazione I classe |
Laureato in legge Università di Napoli (1900) |
26.VIII.1877 Stradella |
22. |
Silvio Cambiagio (1900) |
17.I.1911-15.XI.1912 Segretario di Legazione I classe |
Laureato in legge Università di Roma (1896) |
6.III.1874 Trieste |
23. |
Carlo Camerana concorso |
Segretario di Legazione III classe (II classe il 15.XI.1912) |
Non classificato |
Non classificato |
24. |
Giacinto Auriti (1907) concorso |
23.V.1913 - Segretario di Legazione I classe |
Laureato in legge Università di Roma (1905) |
24.VI.1883 Roma |
25. |
Ugo Cafiero (1911) concorso |
Segretario di Legazione III classe |
Laureato in legge Università di Rom a (1910) |
05.X..1887 Barletta |
*A 10 mai 1907, Arrivabene è nominato a Buenos Aires però senza occupare il posto. La Consulta designerà un supplente: Negrotto.
Tabella no. 7. Consiglieri di Legazione accreditati a Bucarest (1879-1914)
No. |
Nome e cognome Data dell’entrata nel M.A.E. |
Durata della missione a Bucarest e il grado diplomatico |
Formazione intellettuale |
Origine sociale Data e luogo di nascita |
1. |
Enrico De Nitto (1866) concorso |
31.V.1890-30.I.1891 Consigliere di Legazione II classe |
Laureato in legge(1864)/ scienze politiche(1884) Università di Napoli |
Conte 16.VII.1839 - Latiano |
2. |
Edmond Mayor Des Planches (1875) concorso |
30.I.1891-15.I.1892 Consigliere di Legazione II classe |
Laureato in legge Università di Torino (1874) |
Conte 27.VII.1851 - Lyon |
Tabella no. 8. Addetti di Legazione accreditati a Bucarest (1879-1914)
No. |
Nome e cognome Data dell’entrata nel M.A.E. |
Durata della missione a Bucarest e il grado diplomatico |
Formazione intellettuale |
Origine sociale. Data e luogo di nascita |
1. |
Mario Ruspoli di Poggio Suasa (1895) |
6.VIII.1895-5.V.1897 Addetto |
Laureato in legge Università di Napoli (1894) |
Principe 20.VII.1867 – Tigăneşti (Romania) |
2. |
Enrico Caprara di Montalba (1897) |
31.V.1897-1.IV.1898 Addetto |
Laureato in legge Università di Roma (1895) |
Conte 8.I.1871-Alessandria (Egitto) |
3. |
Silvio Cambiagio (1900) concorso |
24.II.1900-26.IX.1902 Addetto |
Laureato in legge Università di Roma (1896) |
6.III1874 Trieste |
4. |
Giuseppe Catalani (1901) concorso |
5.IV.1902-6.II.1905 Addetto |
Diploma in Scienze Sociali (1898) Istituto "Cesare Alfieri" Firenze |
14 II 1875 Torquay (Inghilterra) |
5. |
Filiberto Frescot (1907) concorso |
17.VII.1907-29.X.1909 Addetto/SegretarioIII classe (1909) |
Laureato in legge Università di Torino (1899) |
20.XI.1877 Torino |
6. |
Pietro Arone di Valentino concorso |
12.I.1912-20.X.1913 Addetto |
Laureato in legge Università di Palermo (1906) e Scienze sociali (1907) Istituto "Cesare Alfieri" – Firenze |
23.XII.1882 Palermo |
Tabella no. 9. Personale esterno incaricato con la gestione della Legazione (1879-1914)
No. |
Nome e cognome Data dell’entrata nel M.A.E. |
Durata della missione a Bucarest e il grado diplomatico |
Formazione intellettuale |
Origine sociale. Data e luogo di nascita |
1. |
G. Pirrone (1867) |
7.II.1882-4.IV.1882 Vice Console a Rusciuk |
Laureato in legge Università di Catania (1867) |
1843 Catania |
2. |
Francesco Bottaro- Costa (1880) concorso |
7.V.1886-28.VI.1886 Segretario di Legazione II classe |
Diploma in scienze sociali Istituto "Cesare Alfieri"- Firenze (1879) |
Conte 10.X.1858 - Vienna |
* I primi quattro capitoli di questo studio, in una forma più ristretta, sono stati pubblicati - sotto il titolo "Notes regarding the History of the Italian Legation in Bucharest (1879-1914)" - in Revue des Etudes Sud-Est Européennes 37 (2000), 1-4. L'autore ringrazia sentitamente il personale dell'Archivio Storico-Diplomatico del Ministero degli Esteri Italiano, in particolar modo la dottoressa Stefania Ruggeri, per tutto l'aiuto prestato durante l'investigazione.
[1] Cf. R. GIRAULT, Diplomatie européenne et impérialisme, 1871-1914, Parigi, 1979: 13; Harold NICOLSON, Storia della diplomazia, Milano: Corbaccio, 1995: 49-54; Satow’s Guide to Diplomatic Practice (a cura di Lord GORE-BOOTH), editzione 5ta, Londra-Nuova York: Longman, 1979: 3-9, 27-36.
[2] Luigi V. FERRARIS, L’amministrazione centrale del Ministero degli esteri italiano nel suo sviluppo storico (1848-1954), Firenze, 1955; R. MOSCATI, Il Ministero degli Affari Esteri, 1861-1870, Milano, 1961; Federico CHABOD, Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896, Bari: Laterza, 1965: II, 649-799; A. MARESCA, La missione diplomatica, Milano, 1967; Enrico SERRA, La diplomazia in Italia, Milano, 1984; La formazione della diplomazia nazionale (1861-1915). Indagine statistica (a cura di Fabio GRASSI), Roma: Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, 1986; La formazione della diplomazia nazionale (1861-1915). Repertorio bio-bibliografico dei funzionari del Ministero degli Affari Esteri (a cura di F. GRASSI), Roma: Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, 1987; La formazione della diplomazia italiana, 1861-1915 (a cura di Laura PILOTTI), Milano: Franco Angeli, 1987; R. J. B. BOSWORT, Italy, the Least of the Great Powers: Italian foreign policy before the First World War, Londra-Nuova York-Sydney: Cambridge University Press, 1979; Marta PETRICIOLI, "L'«italietta» sul Bosforo. Appunti sulla storia di un'ambasciata, Storia delle relazioni internazionali 3 (1987), nr. 1: 3-19; Giorgio PETRACCHI, "Ambasciata e ambasciatori italiani a Pietroburgo (1861-1917). Le due tendenze della diplomazia italiana in Russia", Storia delle Relazioni Internazionali 3 (1987), nr. 2: 161-207; Rosaria QUARTARARO, "L'Ambasciata di Londra: alcuni interpreti della politica estera italiana (1861-1915)", in La formazione (a cura di Laura PILOTTI), cit.: 586-623; Enrico SERRA, "La burocrazia della politica estera italiana", in R. BOSWORTH, S. ROMANO, La politica estera italiana, 1860-1985, Bologna: Il Mulino, 1991: 69-90; Daniel J. GRANGE, L'Italie et la Mediterranée, 1896-1911. Les fondements d'une politique étrangère, École Française de Rome, 1994, vol. II, cap. XXIII: 1109-1196.
[3] Cf. ASDMAE, Copialettere in partenza. Romania, registro n. 1202, Benedetto Cairoli a Saverio Fava, Roma, 5 dicembre 1879.
[4] Cf. L’Archivio Storico centrale, Bucarest [ANIC], fondo
Casa Regală, busta 23/1880, Nicolae Kretzulescu a Carol I, Roma, 3/15 febbraio 1880.[5] Cf. Trattati e Convenzioni tra il Regno d'Italia ed i Governi esteri, VIII, Roma, 1883: 78-104.
[6] Cf. Renato MORI, "Francesco Crispi e l'accessione italiana allo accordo austro-rumeno", Clio 5 (1969), n. 2-3: 192-238; Rudolf DINU, "Romanian-Italian Relationship Inside of the Triple Alliance. The 1888 Agreement", Annuario dell'Istituto Rumeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia 2 (2000): 175-224.
[7] Dal 1 gennaio 1881 e, probabilmente all’iniziativa del conte Tornielli, il personale della Legazione si completa tramite l’assunzione di un Interprete-Archivista. Per circa 35 anni questo posto sarà occupato da Teodoro Olivotto (1857-1920), originario di Ospitale (Friuli). Ex-mulinaio, arrivato in Romania, Olivotto lavorerà come vetturino per il Consolato Generale italiano perché, dopo la formazione della Legazione - forse grazie alla moglie, Carlina Sormani (1858-1943), concittadina del Ministro Tornielli - sia designato Interprete della Missione, con uno stipendio annuo di 2500 lire. Per i servizi portati al paese, nel 1905 riceverà il titolo di Vice-console onorifico dell’Italia a Bucarest. Suo figlio, Alberto, architetto, goderà di questo titolo fino il 1946. Le due figlie, Olga e Zoe, lavoravano, nel 1949, la prima alla Legazione dell’Italia, la seconda al Consolato Generale italiano. Cf. Alessandro VIGEVANI, Friulani fuori di casa in Croazia e in Slavonia, [Opuscoli della Società Filologica Friulana, no. 13], Udine: Tip. D. Del Bianco & Figlio, 1950: 139.
[8] Alberto Cerutti, colonello di fanteria, (accreditato a Vienna, Bucarest e Belgrado, 28 ottobre 1882); Ugo Brusati, tenente-colonello di Stato Maggiore, (Vienna, Bucarest e Belgrado, 20 novembre 1887); P. Marini, tenente-colonello (Vienna, Bucarest e Belgrado, 1893–1895/96?); Vittorio Trombi, tenente-colonello (Costantinopoli e Bucarest, 1896/97?–1905); Carlo Papa di Costigiole, capitano di Stato Maggiore (Bucarest e Belgrado, 1905–1912); Isidoro Zampolli, tenente-colonello di Stato Maggiore (addetto militare temporaneo a Bucarest, 4 novembre 1912–3 luglio 1913); Luciano Ferigo, capitano di Stato Maggiore, generale-maggiore nel 1918, comandante delle Legione romena costituita in Italia nel 1918, (Bucarest, 19 luglio 1913–1920).
[9] Dott. Donato Sibilia, accreditato a Bucarest in qualità di Delegato Commerciale nel 1909,con un’indennità di 9.000 L it., aumentata a 10.000 L it. în 1910, all’intervento del Ministro Plenipotenziario, Beccaria Incisa. Cf. ASDMAE, Achivio del Segretario Generale, cassella 40, Antonio di San Giuliano a Carlo Fasciotti, Roma, 19 agosto 1911.
[10] Domenico CACCAMO, "L’Italia, la questione d’Oriente e l’indipendenza romena nel carteggio del consolato italiano a Bucarest (1870-1879)", Storia e Politica 18 (1979), 1: 65-124. Riguardo lo stesso argomento cf. R. V. BOSSY,
Politica externă a României între anii 1873-1880 privită de la Agenţia Diplomatică din Roma, Bucarest, 1928; C. GIGLIO, "Il secondo gabinetto Depretis e la crisi balcanica", Rivista Storica Italiana, 1955: 182-212; Augusto TORRE, "La politica estera di Benedetto Cairoli", Annali Pavesi del Risorgimento, Pavia, 1963; Pia G. BALDELLI, "La politica estera della Sinistra: Il banco di prova della Questione d’Oriente, 1876-78", parte I-II, Storia e Politica 20 (1981), I-II: 90-135, 259-295; William O. OLDSON, "Italy and the Question of Romanian Independence", Il Politico 54 (1989), nr. 2: 197-217; Daniela BUŞĂ, Beatrice MARINESCU, "Italia şi recunoaşterea independenţei României", in In Honorem Paul Cernovodeanu (a cura di V. BARBU), Bucarest: Editura Kriterion, 1998: 269-282.[11] Ibidem: 79, 83, 98 sgg.
[12] Cf. Enrico SERRA, "Italy. The Ministry of Foreign Affairs", in The Times Survey of Foreign Ministries of the World (a cura di Zara STEINER), Londra: Times Books, 1982: 297-323; IDEM, La burocrazia …: 69-89. Con la legge no. 298/1907 il loro numero sarà ridotto a 2: diplomatica e consolare, nella struttura interna del Ministero impiegandosi, da quel momento, il personale consolare o diplomatico.
[13] Ministero, Ambasciate, Legazioni e Consolati. Agenti diplomatici e consolari degli Stati esteri in Italia, 15 aprile 1882, Roma: Tipografia del Ministero degli Affari Esteri, 1882: 64.
[14] Cf. Independenţa României. Documente, vol. IV (Documente diplomatice, 1873-1881) [I.R.D.], Bucarest: Editura Academiei R.S.R., 1978, n. 146: 396 sqq., il gerente dell’Agenzia Diplomatica a Roma, Obedenaru, al Ministro degli Esteri, M. Kogălniceanu, Roma, 7/19 iulie 1878.
[15] È il caso, ad esempio, della Legazione italiana a Berna e del Ministro degli Esteri Luigi Amedeo Melegari. Alla fine del mandato (dicembre 1877), dovendo tornare al posto in Svizzera, Melegari stabilisce prima l’aumento della somma di rappresentanza assegnata alla Legazione con 5,000 L it. "[…] Ricorderà che quando Melegari se ne ritornò a Berna, non postò altro aumento in bilancio per le legazioni, tranne 9 mila lire per la sua propria. Cioè 5 mila lire di più come assegno. […]". Cf. ASDMAE, Carte Pansa, busta no. 5, Maffei di Boglio ad Alberto Pansa, Torino, 31 dicembre 1878.
[16] Carlo Alberto Maffei, marchese di Boglio (1834-1897), Ministro plenipotenziario II cl. dal 1876, accreditato in questa qualità ad Atene tra 31 dicembre 1876–3 giugno 1878 e 9 febbraio–28 luglio 1879, Bruxelles (1881-1886), Madrid (1886-1887), Copenhaga (1887-1889), Ministro plenipotenziario di I cl. dal 1888, Ambasciatore straordinario a Madrid (1889-1895) e a Pietroburgo (1895-1897).
[17] Alberto Pansa (1844-1923), diplomatico italiano, accreditato due volte a Bucarest (1879; 1881-1883), Console Generale a Budapest (1886-1889), Ministro plenipotenziario a Pechin (1889-1894, Console Generale a Cairo (1894-1895), Ambasciatore a Costantinopoli (1895-1901), Londra (1901-1906) e Berlino (1906-1912).
[18] Cf. ASDMAE, Carte Pansa, busta no. 5, Maffei di Boglio ad Alberto Pansa, Torino, 31 decembrie 1878. "[…] Senonché, quando andò via Corti, Tornielli venne a dirmi che essendo cosi rimosso l’ostacolo principale che lo teneva lontano dagli affari, avrebbe accettato Atena o Bucarest, se si renderano finanziarmente possibili. Egli proponeva 40 mila L. per Atene e 45 o 50 per Bucarest. […]".
[19] Ibidem, "[…] Io finii per fissarmi sopra la media di 35 per Atene e 40 per Bucarest. Donde [?], se durava il gabinetto Cairoli, appena votato il bilancio degl’esteri, io avrei mandato Fava a Buenos Ayres, e Tornielli e Spinola si sarebbero accomodati fra di loro. La Camera, già guidata da uno spirito ostile alla passata amministrazione suggeri la sospenssione di tutte le mie proposte di aumento, volendo sentire l’avviso del nuovo Ministero. Tornielli è deciso a sopprimerle tutte, tranne quelle per Atene e Bucarest. […]".
[20] Alberto Blanc (1835-1904), diplomatico italiano, Segretario Generale al Ministero degli Affari Esteri (11 aprile 1869-15 settembre 1870; 2 giugno 1881-4 gennaio 1883), Ministro plenipotenziario dell’Italia a Madrid (1870-1871), Bruxelles (1871-1875), Washington (1875-1880), Monaco (1880-1881), Madrid (1883-1886), Ambasciatore a Costantinopoli (1886-1891), Ministro degli Affari Esteri tra 15 dicembre 1893 e 10 marzo 1896.
[21] Cf. I.R.D.
, IV, nr. 211: 534, Obedenaru a Kogălniceanu, Roma, 19/31 maggio 1879.[22] Ibidem: 535.
[23] ASDMAE, Carte Pansa, busta no. 5, Diario, II (aprilie 1879-octombrie 1883), sabato, 31 maggio 1879.
[24] Sull’attività del diplomatico italiano a Bucarest, in questo periodo, cf. ibidem, giugno-novembre 1879.
[25] Nel periodo 1879-1914, dai quattro Inviati Straordianri accreditati a Bucarest, tre avevano, nel momento della designazione del posto, il rango di Ministri plenipotenziari II classe, e il quarto, il barone Carlo Fasciotti, il rango di Consigliere.
[26] Cf. La formazione…Repertorio: 719.
[27] ASDMAE, Carte Pansa, busta no. 5, Maffei a Pansa, Roma, 25 giugno 1878: "[…] A parlare schietamente fino a che dura il Congresso [Congresso di Berlino – n.n] e che non rivedo Corti, non lascierò dare Atene a nessuno. Corti ha l’idea di mandar Spinola costà [Atene –n.n.], Fava a Buenos Ayres e Curtopassi a Bucarest, con patente da Ministro come era Spinola a Copenaghen. Se ciò succede conosco un Segretario Generale che ritornerà ben presto sul lastrico a tener compagnia ai due che già vi sono. Fino a novembre questo Ministero andrà certo avanti. […]".
[28] Ibidem, Maffei a Pansa, 31 agosto 1878: "[…] Mi viene d’altronde in mente un progetto che le confido in tutta segretezza. Bucarest diverrà una Legazione e Fava Ministro [plenipotenziario – n.n.]. Ma per l’una e l’altra cosa ci vuol l’approvazione parlamentare. Cosiché pel momento Fava reggerebbe solo la nuova Legazione con patenti da Ministro, e io sto meditando di fargli prendere l’impegno di andare a Buenos Ayres appena il bilancio conterrà un posto di capo missione di più. Questo non avverrebbe che in gennaio o febbraio e frattanto, manderei Spinola a Atene, riservandomi Bucarest, faute de mieux, pel giorno del capitombolo. […]".
[29] Dati sulla personalità del barone Saverio Fava in F. LOVERCI, "Il primo ambasciatore italiano a Washington: Saverio Fava", Clio 13 (1977): 239-276. Secondo Sonnnino, nel 1899 Fava apparirà su un elenco dei possibili Ministri degli Affari Esteri: "8 maggio 1899. […] La sera sul tardi ricevo un biglietto di Pelloux che mi dice averlo Visconti disimpegnato e che mi pregava di passare domattina a palazzo Braschi per prendere insieme "concerti per formazione del Gabinetto". Rispondo semplicemente che domattina ci sarò. Da Friedlander so che nei conversari con lui Pelloux parla dei propositi più folli, di ottenere l’esercizio provvisorio per quattro mesi come un diritto del potere esecutivo, per fare le elezioni; e come ministro degli Esteri fa delle liste in cui discute di Branca, di Damiani, come di candidati possibili, oltre Fava, Boselli, ecc. […]", Sidney SONNINO, Diario, 1866-1912, I, Bari: Laterza, 1972: 407.
[30] Cf. D. CACCAMO, art. cit.: 66 e nota 4.
[31] I.R.D.
, IV, no. 146: 398, Obedenaru a Kogălniceanu, Roma, 7/19 luglio 1878.[32] Ibidem, no. 211: 534, Obedenaru a Câmpineanu, Roma, 19/31 maggio 1879.
[33] Ibidem. Secondo i documenti, il 3 luglio 1879 Fava viene transferito a Rio de Janeiro, e il 7 settembre 1879, a Buenos Aires. Ciò succedeva nelle condizioni in cui, il 16 dicembre 1879 si trovava ancora a Bucarest! Cf. ASDMAE, Archivio dell’Ufficio del Personale, serie VII, Tornielli-Brusati, T 1, Fava a Cairoli, Bucarest, 16 dicembre 1879, ore 16,30.
[34] I.R.D., IV, no. 213: 342-343, Obedenaru a Câmpineanu, Roma, 25 maggio/6 giugno 1879.
[35] Ibidem.
[36] "[…] Al pari del Maffei di Boglio, anch’egli piemontese, il Tornielli fu l’ispiratore della politica italiana dal ’76 al ’81, alle spalle del Depretis e del Cairoli e fino all’arrivo del Mancini, che revoluzionò effettivamente la mentalità, lo stile e la prassi diplomatica, ancora tipicamente piemontesi. Salisbury, che visitò Roma nel novembre del ’76 pensò che il Tornielli fosse ‘il vero ministro degli Esteri’[…]". Apud Rosaria QUARTARARO, op. cit.: 610.
[37] Cf. ASDMAE, Carte Pansa, busta no. 5, Maffei a Pansa, Roma, 1 giugno 1878: "[…] Frattanto Tornielli fa sforzi sovraumani per rimanere. È andato dal Re, ha sedotto Cairoli, il quale, come Ella sa, tiene ufficio alla Consulta, e da cui egli è continuamente, a fierissimo dispetto di Corti. Infatti la lotta tra I due è tremenda, e, davvero, mi reca meraviglia come un gentlman al par di Tornielli si metta in tale posizione. Corti gli disse in, as many words, che o l’uno o l’altro deve uscir dalla Consulta, e andò a rivangare le mille amarezze di cui il cessato Ministero lo abbeverò [?] a Costantinopoli e che tutte eran frutto delle insinuazioni di Tornielli. […] Del resto egli non teme opposizione da Cairoli, il quale piegherebbe alle sollecitazioni di Tornielli piuttosto per debolezza di carattere, che per qualunque altra ragione. Un altro motivo per cui Corti vuol assolutamente allontanare Tornielli dalla Consulta prima della riunione del Congresso, è perché pretende che Tornielli sotto il Ministrero di Melegari e di Depretis ci aveva posto a due dita di una guerra coll’Austria, spingendo il R. Governo a impedire l’annessione della Bosnia ed Erzegovina all’Austria, o almeno protestare, per stabilire il principio che a noi dovrebbe essere accordato un compenso. Corti invece è fieramente opposto a questa politica, sia perché ha la convinzione che tutta l’Europa, compresa la Germania, spinge l’Austria a ciò, sia perché trova che una protesta da parte nostra, oltre al non aver alcun valore, ci isolerebbe, porrebbe in rilievo la nostra debolezza e last not least ci metterebbe in una posizione falsissima rispetto all’Austria. Ora siccome le idee di Tornielli sull’Italia irredenta concordano pur troppo con quelle sempre propugnate da Cairoli e dal suo partito, Corti teme che, se non vi pone riparo, vista massima la debolezza di carattere del Presidente del Consiglio [Cairoli-n.n.], potrebbe succedere qualche grosso pasticcio. La morale di tutto questo è che I due contendenti quasi non si rivolgono più la parola. È Malvano [direttore della Direzione degli Affari Politici-n.n.], che fa tutto, con grande ira di Tornielli il quale bestemmia contro tale manomessione dei suoi diritti, ma non si decide ad … andarsene. […]".
[38] Ibidem: "[…] Corti dice che non solo non lo manderà a Costantinopoli ma che, ove il suo nome venisse proposto, la S. Porta lo rifiuterebbe, imperoché l’accettarlo equivarebbe come all’aver la legazione italiana retta da un agente russo. […]".
[39] Ibidem, Maffei a Pansa, Roma, 4 febbraio 1879: "[…] Se la Rumenia fosse sul punto di essere riconosciuta, mi darebbero, credo, senza troppe difficoltà la legazione di Bucarest. Ma essa potrebbe eventualmente ance servire di comodino a Tornielli. […]".
[40] Ibidem, Maffei a Pansa, Roma, 21 giugno 1879: "[…] Ora vengo al più interesante. Non so se sapesse che Blanc doveva andare a Bucarest. Egli, pare, non vi si recherà più, ragioni di famiglia tenedolo tuttora inchiodato in America. […] In questo stato di cose ho chiesto a Tornielli perché non si pensasse a me, ed egli risposemi che vi si era pensato, ma che non si sapeva chi mandare a Atene. Sugeri il povero Spinola, ma Tornielli masticò e vidi subito che non è una delle sue creature. [...]". Ibidem, Diario II, giovedì, 26 giugno 1879: "Lettera di Maffei, da cui risulta che verrebbe volentieri a Bucarest, ma che il Ministro ha altre idee."
[41] Cf. La formazione… Repertorio: 719.
[42] Cf. Annuario Diplomatico del Regno d’Italia per l’anno 1886, Roma: Ipolito Sciolla, 1886: 279-84; Annuario… 1890: 305-313; Annuario… 1909: 339; La formazione… indagine statistica: 132-141. Conformemente a R.D. 27 febbraio 1890 e ulteriormente alla Legge 298 di 1907, al capitolo condizioni generali del 2 articolo si aggiunge il paragrafo c).: "l’avere soddisfatto agli obblighi del servizio militar
e" şi paragraful d): “l’essere di sana e robusta costituzione che permetta di affrontare qualunque clima, provata con certificati di medici militari designati dal Ministero degli affari esteri ad eseguire la visita". Cf. ibidem, 1909: 339;[43] Notevole innovazione è quella apportata all’art. 2 lett. f): "[…] Possono tener luogo, a giudizio della commissione esaminatrice […], pubblicazioni storiche, politiche, giuridiche, sociali, economiche o commerciali, od altre prove notorie di capacità nelle Scienze relative." Con R.D. 8 dicembre 1895 no. 705, vengono aggiunte le pubblicazioni geografiche od anche pubblicazioni che dimostrino il pieno possesso delle lingue orientali (arabo, turco, persiano, amarico, giapponese, cinese). Cf. La formazione… indagine statistica: 135.
[44] In R. D. 579/1896 e ulteriormente nella Legge 298/1907 questa previdenza si modifica radicalmente. Conformemente all’art. 2, paragrafo f), la condizione richiesta era: "l’avere ottenuto la laurea in legge in una Università del regno, oppure l’attestato di licenza degli istituti contemplati dalla legge 21 agosto 1870, n. 5830 - Scuola superiore di commercio di Venezia (Legge 21 agosto 1870, n. 5830), Scuola superiore di commercio di Genova (R. Decreto 19 agosto 1891, n. 533), Istituto di scienze sociali "Cesare Alfieri" di Firenze (R. Decreto 28 maggio 1903, n. 307), Università commerciale "Luigi Becconi" di Milano (R. Decreto 5 agosto 1907, n. 396), Istituto superiore di studi commerciali, coloniali ed attuariali in Roma (R. Decreto 12 marzo 1908, n. 104)". cf. ibidem: 136; Annuario… 1909: 340.
[45] Nel processo di reclutamento, i fattori di decisione del Ministero degli Affari Esteri dimostrano un interesse particolare per la soddisfazione o no delle previdenze contenute nei paragrafi d) ed e), e per il livello dei redditi, la provenienza sociale e la condotta nella società, il candidato essendo obbligato, nella maggior parte dei casi, a provare il compimento delle condizioni menzionate. Nel caso di uno dei diplomatici accreditati a Bucarest, Fausto Cucchi Boasso, abbiamo identificato addirittura la prova di una vera e propria verifica, fatta dal Ministero degli Affari Esteri prima dell’accezione della candidatura per l’esame di ammissione. Attraverso la nota del 24 aprile 1886, il Ministero richiedeva alla Prefettura di Milano delle informazioni dettagliate ed esatte riguardanti il comportamento del giovane aspirante, di carattere politico e morale; riguardanti le condizioni finanziarie della famiglia e il reddito annuo disponibile, riguardanti le autorità che potevano offrire delle garanzie in questo senso: "Il signor Fausto Cucchi Boasso, da Milano, di anni 22, avendo compiuto in modo distinto il corso degli studi nella Scuola delle Scienze Sociali di Firenze, aspira ad entrare nella carriera diplomatica. Per poter prendere in considerazione cotale domanda, è anzitutto d’uopo che questo Ministero ponegga minute ed esatte informazioni sulla condotta del giovine suddetto, sia in linea politica, sia in linea morale. Sarebbe necessario altresi conoscere le condizioni finanziarie della famiglia e sapere approssimativamente di quale redito annuo egli disponga. Non sarà difficile a questa Prefettura di procurarsi cotali informazioni. Si crede però bene di notare che tra le persone le quali dovrebbero trovarsi in grado di fornire ragguagli in proposito, sono nominati l’on. Bianchi, il Marchese Luigi d’Adda Salvaterra ed il nob. Giovanni Visconti Venosta. […]". Cf. ASDMAE, Archivio dell’Ufficio del Personale, serie VII, Cucchi Boasso, C 6, fasc. 23 B6, Roma, 24 aprilie 1886. Vedi anche la nota di risposta pozitiva del prefetto di Milano, nr. 561, din 30 aprilie 1886, ibidem. Riccardo Bollati, Primo Segretario di Legazione a Bucarest tra 1891-1894, presenta, nel momento dell’iscriversi al concorso per l’ammissione alla carriera, due dichiarazioni, una del padre, Attilio Bollati, e l’altra del Sindaco di Novara, tutte e due garantendo l’esistenza di un reddito annuo di 8,000 L it. "Il sottoscritto dichiara che per abilitare il proprio figlio, av. Riccardo Bollati presentarsi all’esame per essere ammesso alla carriera diplomatica e per intraprenderla, gli assegno l’annua somma di lire ottomila, che gli pagherò per tutto il tempo nel quale rimarrà nella carriera stessa. Attilio Bollati, Novara, 26 ottobre 1880; Il Sindaco della città di Novarra certifica essere vera la sovra detta firma del cav. Attilio Bollati e dichiara che lo stesso cav. Bollati è in tali condizioni di fortuna, da poter senza verun disagio pagare al proprio figlio av. Riccardo Bollati l’annuo assegno di lire 8,000. Il Sindaco, Novara, 26 ottobre 1880." I minuti di queste dichiarazioni sono rintracciabili nell’ Archivio di Stato-Novara, Carte Bollati, (documentazione non inventariata), Novara, 26 octombrie 1880. L’applicazione rigorosa di questi criteri di selezione era assolutamente normale data la retribuzione modica praticata dal Ministero degli Affari Esteri, rispettivamente dalle concezioni social-politiche conservatori dell’epoca.
[46] Ibidem, 1886: 279-280. Secondo lo stesso decreto ministeriale, il numero totale degli esami da fare era 9: esami scritti (2) – Legislazione, Economia politica, storia e geografia; esami orali (7) – Legislazione civile, penale e commerciale, Diritto internazionale e costituzionale, Economia politica, Storia, geografia ed estetica, Lingua francese, Lingue straniere (altre che il francese), Aritmetica e contabilità; cf. ibidem, art. 8, p. 284. Con l’adozione delle Legge 298/1907, il numero degli esami diventa 15: esami scritti (5) – Diritto internazionale, Economia politica, Storia moderna, Lingua francese, Lingua inglese o tedesca; esami orali (10) – Diritto internazionale, Istituzioni di diritto e procedura civile, Diritto commerciale marittimo, Diritto costituzionale e istituzioni di diritto amministrativo, Istituzioni di diritto e procedura penale, Storia moderna, Geografia, Economia politica e nozioni di statistica, Lingua francese, Lingua inglese o tedesca; cf ibidem, 1909: 341.
[47] Cf. Glauco LICATA, Notabili della terza Italia. In appendice, carte di Savago Raggi e altri inediti, Roma: Edizione Cinque Lune, s.a.: 252 sqq. Per "l’età giolittiana" cf. Daniele VARÈ, Il diplomatico sorridente (1900-1940), Milano: A. Mondadori Editore, 1941: 3-102.
[48] Ibidem.
[49] Cf. Federico CHABOD, Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896, Bari: Laterza, 1965: II, 780, n. 371.
[50] ASDMAE, Archivio Segreto di Gabinetto, cassetta verde n. X, Beccaria a Blanc, Bucarest, 19 agosto 1895.
[51] Ibidem, Carte Pansa, busta n. 5, Maffei, ad Alberto Pansa, Roma, 4 febbraio 1879: "[…] La votazione del posto di più chiesto dal Ministero, per provedere alle nuove esigenze di Bucarest, sarà favorevole, e così, in seguito alla morte dello sciagurato Balbi, la promozione di Lei e quella di Terzaghi restano imminenti. Anzi, siccome esisteva un compromesso con Robilant in favore di Terzaghi, fu questa la sola ragione ch’io, uscendo dal Ministero, non feci firmare la nomina di Lei, non permettendomi i quadri di farne altrettanto pel protetto del nostro Ambasciatore a Vienna [s.n.]. […]". Cf. D.D.I., seconda serie, vol. XII, nr. 492: 384, Maffei all’Ambasciatore d’Italia a Viena, Di Robilant, Roma, 18 dicembre 1879: "[…] Mi pare che il tuo protetto Terzaghi si possa chiamare soddisfatto per la destinazione che, mercé l’influente tuo patrocinio, egli riusci a ottenere. "
[52] Cf. Glauco LICATA, op. cit.: 238.
[53] Cf. La formazione … Repertorio: 477.
[54] Letterato e filosofo, deputato nelle legislature IV - XVIII, senatore (1895), Ministro della Pubblica Istruzione nel Governo La Marmora (1865-66) e Ricasoli (1866-67), Ministro dell’Agricoltura e del Commercio nel IV e nel V governo Depretis (1881-84), Vice Preside della Camera dei Deputati nel 1884.
[55] "È venuta stamane da me la Signora Berti per farmi conoscere che in seguito alla partenza del duca di Licignano, Ministro a Buenos Ayres, il di lei figlio Secondo Segretario di Legazione colà si trovasse in una posizione ch’essa giudica umiliante perché rimane subordinato di un suo collega, il Cav. Ferrara Dentice il quale come più anziano ha assunto la direzione della Legazione. La signora Berti mi pregava di esaminare se a ciò v’era riparo mandando per esempio il di lei figlio a Montevideo. Il Ferrara Dentice è più anziano di due anni del Cav. Berti; è un giovane distinto che di più di due anni trovasi a Buenos Ayres in qualità di 1° Segretario di quella R. Legazione. Non si potrebbe senza commettere ingiustizia toglierlo di là ora che a buon diritto gli spetta la reggenza della Legazione nella quale ha prestato con lode servizio. V. E. sà del resto che il Cav. Berti prima di recarsi a Buenos Ayres trovavasi a Bucarest dove era stato mandato per facilitargli il mezzo di continuare nella carriera diplomatica. Se non che nel frattempo essendosi stabilita e per solide ragioni la massima che I posti di 1° Segretario delle Legazioni dà Europa debbono essere riservati ai Segretari di 1° classe, si dovette in omaggio a questa massima togliere il Berti di Bucarest ma si ebbe cura pur destinandolo a 2° Segretario di dargli il posto di Buenos Ayres che a differenza dei posti di 2° Segretario in Europa, è provvisto di assegno. Di tutto ciò risulterebbe che il Berti non ha ragione di lagnarsi… Che se poi, per considerazioni independenti da quelle che ho avuto l’onore di esporle si volesse togliere il Berti da Buenos Ayres non vi sarebbe che destinarlo a Rio Janeiro dove, trattandosi di Legazione d’America, potrebbe esercitare le funzioni di 1° Segretario e godere di assegno locale". Cf. ASDMAE, Archivio dell’Ufficio del Personale, serie VII, Emanuele Berti, B 7, [Abele Damiani a Francesco Crispi], Roma, 21 giugno 1890, minuta.
[56] "Mille remerciements à vous et au Cav. Damiani pour l’intérêt que vous portez à nous et à notre cher fils; mais puisque le Chevalier Damiani veut bien avoir la bonté de nous donner le choix, nous préférons de beaucoup mon mari et moi l’avoir à Buenos Ayres malgré les troubles qui y ont éclatés, qu’exposé au climat peu salubre de Rio Janeiro.[…]", ibidem, Sophie Berti a Federico Barilari, Roma, 6 august 1890. "[…] Sans doute le télégramme que vous avez eu la bonté d’envoyer à la Légation de Buenos Ayres le laisse en pleine liberté d’accepter ou non la proposition de S. E. Damiani sans que son refus s’il croit devoir la refuser lui fasse tort ou lui portait préjudice. […]", ibidem, Sophie Berti a Giovanni Borea d’Olmo, Roma, 18 agosto 1890. In totale contraddizione con le Norme di disciplina imposte dal Decreto regale 5503 di 24 giugno 1888: "Nessun impiegato può rifiutare il posto che il Ministro crede opportuno di assegnargli. Un rifiuto può essere considerato come una dimissione dall’impiego." Cf. Annuario Diplomatico… 1890: 391, art. 2.
[57] È, per esempio, il caso di Riccardo Bollati che a 8 maggio 1894, dopo quasi 3 anni trascorsi a Bucarest come Primo Segretario, viene trasferito a Rio di Janeiro; per evitare una simile destinazione e per non essere considerato dimissionario, esso seceglierà di essere mandato temporaneamente in disponibilità. Cf. ASDMAE, Archivio dell’Ufficio del Personale, serie VII, Riccardo Bollati, B 10, Bollati ad Alberto Blanc, Bucarest, 21 maggio 1894. Da notare il tono violente del dispaccio con il quale il Minstro Balnc gli raccomanda l’aspettativa e gli fa sapere che non acccetta dei favoritismi! "Colla lettera del 5 corrente la S. V. ha declinato la destinazione di Rio Janeiro e di Buenos Aires per motivi che io non ho da apprezzare. È però mia intenzione di mantenere fermo il principio di disciplina e sopratutto di non costituire una categoria di funzionari che, a differenza di altri, sarebbero destinati a rimanere sempre in residenze privilegiate o che si credono tali. Perch’io non sia costretto a prendere a di lei riguardo il severo provvedimento indicato dalle vigenti norme di disciplina, cioè di considerarla come demissionario, occore che ella domandi l’aspettativa per quei motivi di famiglia che ella addusse come motivo del suo rifiuto a recarsi all’assegnata destinazione; e lascio a lei l’alternativa nell’interesse suo". Archivio di Stato – Novara, Carte Bollati, Blanc a Bollati, Roma, 20 giugno 1894.
[58] "D’après une lettre de S. E. le Président du Conseil nous voyons qu’il y aurait quelque difficultes à ce qu’Emmanuel obtienne le poste de Lisbonne. Mon mari vous prierait donc cher Monsieur Malvano de donner cours à votre proposition de l’envoyer à Berlin, destination qui, pour le moment, serait peut-être plus désirable pour notre fils que Lisbonne. […]". Cf. ASDMAE, Archivio dell’Ufficio del Personale, serie VII, Emanuele Berti, B 7, Sophie Berti a Giaccomo Malvano, [Torino], 14 aprile 1891.
[59] "Ho un figlio che in questo momento sta per passare segretario di prima e che è applicato in qualità di segretario di seconda presso la nostra ambasciata a Berlino. Deputato anziano non ho mai raccomandato una persona nelle ambasciate o fuori delle ambasciate… […] Il posto al quale io desiderei che fosse eletto se non potesse stare a Berlino sarebbe o Munich, o La Haye, o Bucarest. Non scrivo a Brin perché so quanto siete concordi nei vostri pensieri e nel modo di giudicare. Non aggiungo altre parole. Sono persuaso che non mi avete dimenticato." Cf. ibidem, Domenico Berti a Luigi Ferrari, [Mazzi Canavese, 14 settembre 1893]; Sophie Berti a Giaccomo Malvano, Mazzi Canavese, 14 settembre 1893.
[60] "Sul desiderio espresso dal Cav. E. Berti, Segretario di Legazione di 2° classe a Lisabona, di essere traslocato all’Aja si osserva: che il Cav. Berti, adducendo motivi di famiglia, ha declinato non ha guari l’incarico che gli spettava di recarsi a Rio Janeiro per reggervi quella Legazione; che, per analogo fatto, taluni colleghi del Berti hanno dovuto o dovranno essere collocati in aspettativa per evitare l’applicazione del Regolamento, secondo il quale sarebbero considerati demissionari; che apprezzando I motivi addotti dal Berti, non si è preso a di lui riguardo uguale provvedimento, è già questa una eccezione difficile a giustificarsi verso i colleghi, i quali protesterebbero contro una palese ingiustizia quale sarebbe quella di una destinazione pià vicina. Siffatta diversità di trattamento fra il Berti ed i suoi colleghi darebbe luogo a giustificati reclami ai quali, almeno per ora, il Ministero non potrebbe esporsi." Cf. ibidem, Adamoli a Blanc, Roma, 30 iunie 1894. Sull’ulteriore evoluzione cf. Vico MANTEGAZZA, L’Altra Sponda. Italia ed Austria nell’Adriatico, Milano: Libreria Editrice Lombarda, s. a.: 44 sqq.
[61] Sempre al livello dei gradi inferiori viene registrata anche la presenza di 3 diplomatici ammessi nella carriera per decreto ministeriale di nomina (Teofilo Rodolfo Cahen, marchese di Torre Alfina nel 1891, Gaetano Pisquizi Caracciolo, principe di Castagneto nel 1900 e Agostino Depretis nel 1901) – una modalità di reclutamento che dipendeva (tranne i posti di Ministri plenipotenziari e Ambasciatori), dalla volontà exclusiva del Ministro degli Affari Esteri.L’ultimo tra questi, Primo Segretario di Legazione a Bucarest tra 1909-1911, era il fliglio di uno dei più grandi uomini politici dell’Italia moderna, Agostino Depretis, per 7 vplte Presidente del Consiglio di Ministri e 4 volte Ministro degli Affari Esteri. Cf. La formazione… Repertorio: 125, 141, 279. La professione del padre nel caso dei diplomatici italiani accreditati a Bucarest:
Diplomatico/Console* 3 8,82%
Libero professionista 1 2,94%
Magistrato, funzionario, ufficiale 9 26,47%
Commerciante, banchiere, industriale 1 2,94%
Possidente 10 29,41%
Non classificato 10 29,41%
Totale 34 100,00%
* Giuseppe Catalani, figlio di Tommaso, Ministro plenipotenziario, Carlo Fasciotti, figlio di Eugenio Vicenzo, Console, Ministro plenipotenziario, Giuseppe Melegari, figlio di Luigi Amedeo, Ministro plenipotenziario e Ministro degli Affari Esteri.
[62] Cf. La formazione … indagine statistica: 25.
[63] Per "l’età giolittiana" cf. R. J. B. BOSWORTH, La politica estera dell’Italia giolittiana, Roma: Editori Riuniti, 1985: 114-116.
[64] Cf. R. J. B. BOSWORTH, op. cit.: 114.
[65] La formazione… indagine statistica: 37-38.
[66] ASDMAE, Carte Pansa, busta nr. 5, Maffei a Pansa, Roma, 21 giugno 1879: "[…] Il favore che da Lei impero sarebbe adesso si scrivermi altrettanti ragguagli che potrà su codesto posto… Sopra tutto sulla parte finanziaria e sulla carezza del vivere, poiché pur troppo i miei affari particolari mi costringono ancora per qualche anno a severe economie. […]".
[67] Archivio Centralle dello Stato-Roma, Carte Depretis, busta 23, fasc. 81, Tornielli a Depretis, Belgrado, 27 novembre 1879: "[…] Ho già mandato in Rumania per più di 80,000 franchi di suppelettili perché ritenevo che lo stabilirmi colà con un certo decoro gioverebbe. […]".
[68] Archivio di Stato-Novara, Carte Bollati, cit. (cf. nota 32); ASDMAE, Archivio dell’Ufficio del Personale, serie VII, Caracciolo di Castagneto, C8, Carlo di Castagneto al Ministro per gli Affari Esteri, Canevaro, Napoli, 24 iulie 1898.
[69] I.R.D., IV, nr. 210: 530, Obedenaru a Câmpineanu, Roma, 14/26 mai 1879.
[70] La formazione… indagine statistica: 44.
[71] Ibidem.
[72] Cf. Annuario Diplomatico…, 1886: 284.
[73] Ibidem.
[74] Cf. supra, nota 41.
[75] La formazione… indagine statistica: 47.
[76] Ibidem.
[77] La formazione… indagine statistica: 31.
[78] F. CHABOD, op. cit.: II, 594.
[79] Cf. La formazione… indagine statistica: 105 sqq.
[80] Era la figlia del poeta Costache Conachi (1777-1849) e di Smaranda Donici, nata a Iaşi il 2 aprile 1831 e morta a Lion il 22 febbraio 1870, sposata inizialmente con Nicolae Vogoride-Conachi, principe di Samos (1820-1863), luogotenente della Moldavia tra febbraio 1857 – ottobre 1858. Il 10 giugno 1864 si risposerŕ con il principe Emanuele di Poggio Suasa (1838-1899), membro del governo provvisorio di Roma nel 1870, deputao nelle legislature XI-XVII, senatore (nominato il 25 ottobre 1896), e sindaco di Roma tra 1892-1899. Cf. Nicolae IORGA, "Cărţi şi scriitori români din veacurile XVII-XIX", Analele Academiei Române, Memoriile Secţiunii Literare, seria II, 29 (1906): 31-34; V. DOZE, Un mois en Moldavie, Bruxelles, 1857: 64-66, 76; Nicolae IORGA, "Câteva lămuriri noi cu privire la istoria românilor", Analele Academiei Române, Memoriile Secţiunii Istorice, Bucarest, Leipzig, Vienna, 1915: 5-7. Da questo matrimonio nacque anche una figlia, Caterina (n. 15 novembre 1868 Ţigăneşti – m. giugno 1912 Berna), sposata, il 8 gennaio 1887, con il diplomatico Albert de la Forest Divonne, proprietaria del podere Domneşti-Pufeşti nella provincia Putna – Moldavia. Cf. Biblioteca Academiei Române [BAR], corrispondenza, fondo G. C. Cantacuzino, S 17 (1-2)/MLXXI, fondo D. A. Sturdza, S 32/CM.
[81] Cf. ASDMAE, Archivio dell’Ufficio del Personale, serie VII, Ruspoli Mario, R7.
[82] "[…] En vérité, mode aristocratique et monde diplomatique se chevauchent encore legerment en cette fin de siècle; les représentants diplomatiques sont très souvent membres des familles titrées, non seulement dans des États où la noblesse occupe encore les places essentielles dans la vie politique et administrative, ainsi en Europe méridionale ou orientale, mais même dans des pays où la bourgeoisie est dominante. […]", cf. R. GIRAULT, op. cit.: 13. "[…] Moreover, European diplomacy was still in the hands of a small social circle who spoke a common language and accepted similar standards of behavior. […]", cf. Zara STEINER, The Foreign Office and Foreign Policy, 1898-1914, Cambridge: Cambridge University Press, 1969: 185.
[83] William D. GODSEY Jr., Aristocratic Redoubt: The Austro-Hungarian Foreign Office on the Eve of the First World War, West Lafayette, 1999; IDEM, "Quarterings and Kinship: The Social Composition of the Habsburg Aristocracy in the Dualist Era", Journal of Modern History, vol. 71, n. 1, marzo 1999: 56-104; Les Affaires étrangères et le corps diplomatique français, Parigi, 1984, vol. II; Sir A. W. WARD, G. P. GOOCH, The Cambridge History of British Foreign Policy, 1783-1919, Cambridge: Cambridge University Press, 1923: III, 539-630; Z. STEINER, "Elitism and Foreign Policy: The Foreign Office before the Great War", in B. J. McKERCHER, D. J. MOSS, Shadow and Substance in British Foreign Policy, 1895-1939, Edmonton, 1984: 19-55; IDEM, "The Last Yers of the Old Foreign Office, 1898-1905", The Historical Journal 6 (1963): 59-90; IDEM, "Grey, Hardinge and the Foreign Office, 1906-1910", The Historical Journal 8 (1965): 415-39; IDEM, "The Foreign Office under Sir Edward Grey, 1905-1914", in British Foreign Policy under Sir Edward Grey (a cura di F. H. HINSLEY), Cambridge: Cambridge University Press, 1977: 22-69; Lamar CECIL, The German Diplomatic Service, 1871-1914, Princeton: Princeton University Press, 1976: 58-103; Carter VAUGHN FINLEY, Ottoman Civil Officialdom. A social History, Princeton: Princeton University Press, 1989: 89-111; J. C. HUREWITZ, "Ottoman Diplomacy and the European State System", Middle East Journal 15 (1961), n. 2: 141-152; Nuno G. MONTERO, "Noblesse et aristocratie au Portugal sous l’Ancien Régime", Revue d’Histoire Moderne et Contemporaine 46 (1999), n. 1: 185-210; Claude ALTERMATT, Les débuts de la diplomatie professionnelle en Suisse, 1848-1914, Éditions Universitaires Fribourg Suisse, 1990: 256-283.
[84] R. GIRAULT, op. cit.: 14: "[…] L’institution en 1877 des deux concours d’entrée dans la Carrière (réunis en un seul concours par un décret du 10 juillet 1880) ne modifie pas les usages, puisque la ‘discrète «enquête» prélimnaire aux épreuves consolide les traditions. […]".
[85] Cf. Lamar CECIL, op. cit.: 67, nota 28.
[86] L. CECIL, op. cit.: 67-68; Jens PETERSEN, "La Wilhelmstrasse", in Opinion publique et politique extérieure, 1870-1915 (Colloque organisé par l’École française de Rome et le Centro per gli studi di politica estera e opinione publica de l’Univeristé de Milan, Rome, 13-16 février 1980), I, Università di Milano – École Française de Rome, 1981: 132 sqq.
[87] Helmuth RUMPLER, The ‘Ballhausplatz’ in Vienna. The Social and Political Centre of Empire-Policy, in Opinion publique …: I, 139-55, 149.
[88] Cf. The Cambridge …: III, 599 sqq; R. GIRAULT, op. cit.: 14.
[89] Percentuale calcolata in base ai dati pubblicati da Z. STEINER, The Foreign Office …: 218-19.
[90] Claude ALTERMATT, op. cit.: 282.
[91] La formazione… indagine statistica: 39.
[92] Ibidem: 40.
[93] Ibidem: 43-44.
[94] Annuario Diplomatico … 1886: 53 sqq.
[95] Ibidem,1909: 24 sqq.
[96] La formazione… indagine statistica: 64, fig. 16.
[97] Ibidem: 40.
[ 98] Annuario Diplomatico … 1887: 315.
[99] Francesco di Paolo, conte Curtopassi di Giambattista proveniva da una famiglia di grande tradizione dalla provincia di Bari (Bisceglie); dato che il titolo di marchese si trasmetteva al primogenito, cioé al fratello Giuseppe Maria, Curtopassi chiederà al Re Umberto I nel gennaio del 1893, in occasione del matrimonio con la principessa Maria Camilla Pallavicini l’ssegno di un altro titolo nobiliare, per evitare ulteriori incovenienti in famiglia. Con il decreto regale motu proprio di 2 marzo 1893 gli si concede il titolo ereditario di conte. Cf. ASDMAE, Archivio dell’Ufficio del Personale, serie VII, Francesco Curtopassi, C 8, la nota di 25 febbraio 1893 del Ministro della Real Casa a Ministero degli Affari Esteri e la nota dell’Ufficio Araldico no. 8673 di 6 marzo 1893 di M. A. E. ; cf. anche Vittorio SPRETTI, Enciclopedia storico-nobiliare italiana, II, Milano, 1929: 592.
[100] Cf. Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 45, Roma, 1995.
[101] Vittorio SPRETTI, op. cit.: VI, 658 sqq.
[102] La formazione … Repertorio: 721.
[103] Per Vittorio Emanuele II ed Umberto I cf. Federico CHABOD, op. cit.: II, 705-730; per Vittorio Emanuele III cf. Daniel J. GRANGE, op. cit.: II, 1112-1120; G. NEGRI, La politica estera della Repubblica italiana, Milano, 1967: III, 728; Enrico SERRA, La questione tunisina da Crispi a Rudini ed il "colpo di timone" alla politica estera dell’Italia, Milano: Giuffrè Editore, 1967: 87 sqq. Per Serra, questa "plusvalenza" della Corona nel settore della politica estera spiega anche la preponderanza dei diplomatici piemontesi.
[104] Statuto Fondamentale del Regno, art. 5: "Al Re solo appartiene il potere esecutivo. Egli è il Capo supremo dello Stato; comanda tutte le forze di terra e di mare; dichiara la guerra, fa i trattati di pace, d’alleanza, di commercio ed altri, dandone notizia alle Camere tosto che l’intersse e la sicurezza dello Stato li permettono, ed unendovi le comunicazioni opportune. I trattati che importassero un onere alle finanze o variazione di territorio dello Stato non avranno effetto se non dopo ottenuto l’assenso delle Camere". Cf. Annuario Diplomatico… 1886: 12.
[105] Cosa che non presuppone neccessariamente l’esistenza di due strategie parallelle: quella del Governo e quella del Monarca. Almeno non dopo il 1870. In questo proposito si veda F. CHABOD, op. cit.: II, 705 sqq.
[106] Cf. L. CECIL, op. cit.: 68-69.
[107] Ibidem, no. 543, nota 5: 322, Curtopassi a Crispi, Bucureşti, 8 aprilie 1889: "Ho stimato inutile riferire le varie combinazioni sparse in cittŕ sulla composizione del nuovo Gabinetto perché tutte incerte e se non fossi stato onorato a fatto compiuto delle informazioni dei miei due colleghi avrei dovuto continuare a tacere giacché è ormai indispensabile che Ella sappia come essi non so se per propria elezione o per ordine superiore agiscano regolarmente all’insaputa del rappresentante d’Italia. […] Mi permetta l’E. V. di asserire che il prestigio e la dignità del governo del Re non avranno a soffrire in Rumania sempre che il suo rappresentante sia collocato al posto che gli compete. […]". ASDMAE, Serie Politica A, Romania, busta 107, fasc. 6, Curtopassi a Crispi, Bucarest, 14 aprile 1889: "[…] Spero di essere ricevuti oggi o domani da S. M. alla quale, grazie alla benevolenza di cui mi onora, mi prefiggo di rappresentare rispettosamente quelle verità che, per avventura, avessero potuto sfuggirle od esserle nascoste; ponendo in cima del mio còmpito la più gelosa cura della dignità e del prestigio dell'Italia, sento il dovere di fare intendere al Sovrano ed ai suoi consiglieri che i rappresentanti del Re non ammettono disparità di trattamento dai loro colleghi d'Austria e di Germania, sempre che si tratti di far prevalere la politica pacifica e conservatrice della Triplice Alleanza".
[108] La crisi russo-romena di aprile-maggio 1889 ha le sue origini immediate nell’espulsione da parte del governo di Bucarest di alcuni venditori di icone russi accusati di propaganda panslavista. La decisione del governo romeno avrà come conseguenza il deterioramento pericoloso dei rapporti russo-romeni, ad un certo momento apparendo il pericolo dell’interruzione delle relazioni diplomatiche tra i due stati e la presentazione da parte del governo russo di un ultimatum contenendo delle richieste reparatorie. L’avvenimento è significativo per le relazioni romeno- italiane; si veda in questo senso la posizione del Presidente del Consiglio dei Ministri italiano, Francesco Crispi, il principale responsabile per l’accessione dell’Italia al trattato di alleanza austro-romeno di 30 ottobre 1883. Preoccupato dalla prospettiva di un’aggressione russa contro la Romania - fatto che avrebbe significato un casus foederis per l’Italia – Crispi comincierà le trattative tramite i suoi rappresentanti a Viena e Berlino per evitare una simile finalità. La Germania benché avesse ammesso l’importanza della Romania nel frenare "l’invasione russa verso il Mediterraneo, rifiuterà l’idea di un intervento comune degli alleati in favore del governo di Bucarest invocando gli interessi diretti e vitali dell’Austro-Ungheria, dell’Italia e dell’Inghilterra nella zona. La variante dell’intervento comune sarà respinta anche dai Governi di Londra e di Viena in favore della "consulenza"e dell’appoggio unilaterale. L’intervento dello statista italiano vale la nostra attenzione prima di tutto perché rappresenta uno dei pochi momenti di attivazione della politica italiana nei rapporto con la Romania nell’ambito dell’alleanza. Da sottolineare la soluzione tanto originale quanto impossibile intrvvista da Crispi per l’assicurazione" dello spazio romeno e balcanico contro la politica di influenza russa: cioé di fondare una confederazione militare serbo – bulgaro - romena sotto il comando del Re di Romania, Carlo I! Cf. D.D.I., seconda serie, vol. XXII, nr. 533, 542, 543, 545, 555, 556, 557, 560, 561, 562, 564, 569, 570, 571.
[109] Ibidem, no. 543, p. 322, Crispi agli Ambasciatori a Berlino, De Launay, e a Vienna, Nigra: "L’attuale crisi ministeriale rumena ci ha permesso di constatare che il R. ministro in Bucarest non è dai ministri d’Austria-Ungheria e di Germania trattato con quella confidenza che vorremmo e che il Re Carlo non gli usa la stessa deferenza che ai suoi colleghi. Non saprei adattarmi a che il rappresentante d’Italia sia tenuto in condizione inferiore a quella dei ministri coi quali dovrebbe camminare di pari e dividere la piena fiducia della Corte rumena. Prego interrogare chi di ragione per sapere se il contegno serbato verso Curtopassi si debba a ragioni a lui personali perché occorrendo provvederei. In caso diverso faccia sentire che l’Italia avendo gli stessi oneri e gli stessi interessi che i comuni alleati desideriamo che il suo rappresentante goda la stessa considerazione. In questa ultima ipotesi faremmo a Bucarest le debite osservazioni, ma le vorremmo pure da codesto governo appoggiate. […]".
[110] ASDMAE, Archivio dell’Ufficio del Personale, serie VII, Francesco Curtopassi, C 8, De Launay a Crispi, Berlino, 13 aprile 1889, ore 16.
[111] Ibidem, Merana [?] ad Abele Damiani, Galatz, 3 maggio 1889.
[112] Cf. Dr. Friedrich ROSEN, Aus einem diplomatisches Wanderleben, Berlin, 1932, passim.
[113] Cf. Annuario diplomatico…1909: 24-39.
[114] Annuario diplomatico…1886: 299.
[115] Ad una simile conclusione sembra sia arrivato Daniel GRANGE, cf. op. cit.: II, 1164.
[116] Cf. tabella no. 5.
[117] Annuario diplomatico…1886: 300.
[118] ASDMAE, Archivio dell’Ufficio del Personale, serie VII, Tornielli Brusati, T 1, processi verbali di partenza e ritorno.
[119] Museo Centrale del Risorgimento, Roma [MCRR], Archivio Mancini, busta 698, fasc. 1, n. 12, Tornielli a Di Robilant, particulière, Roma, 22 marzo 1883; Di Robilant a Tornielli, confidentielle, Vienna, 23 marzo 1883; Tornielli a Mancini, Roma, 23 marzo 1883.
[120] MCRR, Archivio Mancini, busta 703, fasc. 18, n. 5, Tornielli a Mancini, Bucarest, 25 ottobre 1883, ore 0,29. Cf. anche DDI, seconda serie, vol. XVII-XVIII, n. 170, Mancini a di Robilant, Roma, 15 aprile 1884.
[121] ASDMAE, Archivio dell’Ufficio del Personale, serie VII, Tornielli Brusati, T 1, Di Robilant a Tornielli, Roma, 17 ottobre 1886: "Ho ricevuto il suo foglio del 12 ottobre, s. n., al quale mi sono fatto premura di rispondere con telegramma del 17 corrente, che qui confermo. Avendo rifiutato al Conte Nigra ed al Conte de Launay di recarsi in congedo, non mi è possibile aderire alla Sua domanda, trovandosi Ella in un posto di osservazione importantissimo nel momento attuale. Non le sarà d’altronde sfuggito che, in recenti occasioni, fece triste impressione nel paese il vedere diplomatici assenti dal loro posto, allorché si agitavano grave questioni, ed una parte della stampa ne prese occasione per dar contro, non solo alle persone, ma all’istituzione stessa che parve menomata, l’utilità della diplomazia dovendosi rivelare segnatamente nei tempi anormali e minacciosi. Egli è vero che non abbiamo, al presente, questioni speciali da trattare con la Rumania; ma non è meno vero che, da un giorno all’altro, possono avvenire, sulle frontiere di codesto Stato, casi della più alta gravità, e che quando anche ciò non dovesse succedere, codesto posto è tropo importante, segnatamente nelle attuali contingenze, perché possa venir lasciato, anche per poco, privo del suo titolare".
[122] Ibidem, Francesco Curtopassi, C 8.
[123] Ibidem, Melegari a Blanc, Bucarest, 8 aprile 1895: "[…] Affetto da una malatia che non perdona (cancro alla lingua complicato da una insufficenza aortica) il defunto versava già da circa 3 mesi in assai critiche condizioni di salute che lo avevano distolto, com’era il suo vivo desiderio, dal recarsi sulla Riviera, in virtù del congedo accordatogli dall’Eccellenza Vostra, onde cercare sotto un più mite clima lenimento alle sue sofferenze. […]"; Nigra a Blanc, Vienna, 10 aprile 1895.
[124] Cf. tabella n. 9.
[125] Cf. Anuario diplomatico…1890: 398-400: "[…] Ora, all’incontro, potrebbe avvenire, che la lontanaza dalla patria, ed i molti anni trascorsi da lunge, se non ne intiepidissero l’affetto nei Regi rappresentanti (che mai si vorrebbe, neppure un instante, far pesare su di essi simile sospetto) pure, in apparenza, di fronte ai loro amministrati, li facessero figurare come più o meno completamente dimentichi delle abitudini e dei costumi patri, e talora naturalizzati nel paese presso cui si trovano accreditati, se lungamente vi hanno dimorato. Tanto più che il lungo soggiorno in terra straniera, potrebbe far dimenticare l’uso famigliare e corretto della lingua natia e disconoscere lo stato attuale della patria. E invero, non mancano ufficiali che mandano informazioni accurate sul movimento politico, o sociale, o economico delle loro colonie o dei paesi in cui risiedono, giungendo poi a conseguenze erronee e non fondete, o per lo meno inutili, parlando di vantaggi o di danni ipotetici per il loro paese, non essendopiù tali le condizioni di questo, quali essi in passato le avevano concosciute. […] Sarebbe dunque desiderabile che i Regi agenti diplomatici e consolari che godono regolarmente dei loro congedi, venissero a passarli, almeno in parte, in Italia, per rimettersi ogni tanto al corrente dei progressi, delle nuove tendenze, delle idee dominanti, dei nuovi bisogni del paese. I quali, malgrado la lettura dei libri e dei periodici nazionali, non possono mai con precisione ed appieno conoscersi da chi per lungo periodo di tempo è visuto lontano dalla patria. […]".
[126] Per un’analisi degli ultimi suoi anni di attività cf. Anthony DI IORIO, "Italy and Rumania in 1914: The Italian Assessment of the Rumanian Situation, 1907 to 1914", Rumanian Studies 4 (1979): 127-173. Cf. anche Glauco LICATA, Notabili della terza Italia: In appendice carte di Salvago Raggi e altri inediti, Roma: Edizioni Cinque Lune, 1968: 279.
[127] Riferimenti a questa instabilità dei Segretari si trovano nella corrispondenza del Marchese Beccaria Incisa con il Segretario Generale del Ministero, Malvano. Cf. ASDMAE, Archivio dell’Ufficio del Personale, serie VII, Beccaria Incisa, B 8, Beccaria a Malvano, Bucarest, 8 dicembre 1902: "[…] In poco più di 1 ˝ anno ne vidi partire tre [Segretari - n.n.]: Baroli, Cucchi e Torre Alfina. […]".
[128] Cf. tabella n. 6.
[129] Cf. tabella n. 8.
[130] Annuario diplomatico…1909: 352-53.
[131] ASDMAE, Archivio dell’Ufficio del Personale, serie VII, Silvio Cambiagio, C 25, Cambiagio al Sottosegretario di stato, Baccelli, Genova, 11 marzo 1902; ibidem, Cucchi Boasso, C 6, Cucchi a Barilari, Venezia, 29 agosto 1902; ibidem, Beccaria Incisa, B 8, Beccaria a Malvano, Bucarest, 2 luglio 1903; Beccaria a Tittoni, Bucarest, 29 giugno 1904.
[132] Ibidem, Beccaria a Malvano, Bucarest, 30 aprile 1896: "[…] Avrei però preferito vederlo [Giulio Melegari-n.n.] destinato ad altro posto d’Ambasciata più appropriato ai suoi mezzi, e fò voti perché ciò non tardi verificarsi. A Pietroburgo temo assai egli si trovi alle prese colla stessa difficoltà che più di tutto gli faceva desiderare di lasciar Bucarest: l’estrema carezza cioè del vivere. […]"; ibidem, Cucchi Boasso, C 6, Cucchi a Barilari, Bucarest, 14 maggio 1902.
[133] Ibidem, Carte Pansa, busta n. 1, Diario, II, domenica,1 giugno 1879; ibidem, busta n. 5, Carlo Sforza a Giovanni Gallina, Roma, 15 novembre 1905: "[…] E poi, Bucarest è talmente impossibile che son pronto anche all’aspettativa pur di non tornarci. […]".
[134] Ibidem, Archivio dell’Ufficio del Personale, Mario Ruspoli, R 7, Ruspoli a Barilari, Sinaia, 25 luglio 1904: "[…] Com’Ella sa, io son venuto a Bucarest pronto a fare del mio meglio per adattarmi al carattere strano del Marchese Incisa, sul quale è notorio che tante e cosi vive lagnanze furono fatte da tutti i miei predecessori in questo posto; e tanto più mi duole di dovermene lagnare che fui io stesso a desiderare questa destinazione e che l’ho ottenuta anche in seguito a passi che il Marchese Incisa ebbe la bontà di fare in mio favore. Ma tutto ha un limite – qui non trattasi ormai più di elasticità di carattere, ma di ridursi a disconoscere la propria dignità, sottomettendosi ad un regime autoritario tale che non può esser sopportato da chi ha rispetto di sé stesso. […] Io risiedo a Bucarest d’estate perché, com’Ella certo sapia, il Segretario italiano rimane in questa stagione in città a firmare qualche raro passaporto, contrariamente a quanto usano di fare tutte le Legazioni in Rumania che dalla meta di luglio ad ottobre si trasportano al completo a Sinaia dove soggiorna la Corte. Diro di più che tutti i titolari dei Consolati stabiliti a Bucarest e Galatz vi assentano in questo momento da queste due sedi stante i pochi affari, il clima malsano, ed il caldo tropicale. La situazione specialissima cosi creata al Segretario della nostra Legazione durante una buona parte dell’anno è tanto più rincrescevole che ciò lo priva di trovarsi in contatto cogli altri colleghi e personalità rumene precisamente in un epoca in cui si fa si può dire quasi vita in comune come avviene a Sinaia, facendo di lui un essere speciale e solitario e positivamente in una situazione inferiore di fronte ai colleghi. In questi ultimi giorni, per citare un caso, fui invitato dal Principe Reale con qualche altri diplomatici a due partite di caccia. Doveti le due volte declinare l’invito ed il Principe osservo che il Segretario della Legazione d’Italia non può mai fare ciò che fanno gli altri. Cosi anche giorni sono essendo stato invitato a collazione da S. M. il Re egli disse che mi aveva fatto invitare tre volte inutilmente ed esprimeva cortesemente la sua meraviglia per il fatto che tutte le Legazioni trovandosi a Sinaia, solo il Segretario della Legazione d’Italia restava a Bucarest. […]".
[135] Ibidem, Beccaria a Malvano, Bucarest, 8 dicembre 1902: "[…] Il Ministero invero non ne può nulla, ma ciò non toglie che coi tanti e tanti affari d’ogni specie che vi sono qui ci vorrebbe un po’ di stabilitò nel personale, sovratutto nel Segretario. Altrimenti il capo missione avendo continuamente da fare con collaboratori senza pratica del paese e degli affari in corso, e che per giunta generalmente conoscano poco o niente il servizio consolare, e costretto a perdere molto tempo a far loro scuola, e finire per non potervi quasi più occuparsi d’altro. […] Adesso passerano forse parecchie settimane prima che giunga un nuovo Segretario e parecchie altre prima che abbia abbastanza pratica degli affari correnti per potermi essere di vera utilità. […]".
[136] Nel caso di alcuni diplomatici si è potuto stabilire con approssimazioni la data effettiva dell’arrivo e quella della partenza dal posto. I dati vengono indicati nella seconda colonna, come anche la durata della missione.
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November 2001, Bucharest, Romania