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p. 349

Alcune notizie veneziane riguardanti la storia dei romeni

nel Cinque-Seicento

 

Cristian  Luca,

Università “Dunãrea de Jos”,

Galaþi

 

        I documenti veneziani del Cinquecento e Seicento registrano spesso varie informazioni sui paesi europei per i quali la Serenissima Repubblica aveva un minimo interesse economico oppure con i quali manteneva certi rapporti politici. I Paesi Romeni furono, dal punto di vista della diplomazia veneta, collocati tra gli Stati che facevano parte dell’area del Levante e di solito i baili di Costantinopoli fornirono periodicamente alle superiori magistrature della Repubblica di S. Marco le notizie sugli affari interni ed esteri notevoli su di essi, nel caso che potessero essere importanti per le ragioni di Stato. Fu così che il bailo di Costantinopoli, e alcune volte anche l’ambasciatore veneto di Vienna, ebbero la migliore conoscenza delle cose romene, ricevendo le informazioni più accurate sugli avvenimenti politici che coinvolgevano in qualche modo i principi della Valacchia e della Moldavia. Non meno importante, per il contenuto e la ricchezza d’informazioni, si dimostra la corrispondenza inviata alle massime autorità della Serenissima e agli stessi baili o ambasciatori veneziani da vari personaggi assoldati con il compito di spiare nei posti dove i diplomatici non potevano usare della loro carica ufficiale. Era già nota l’utilità delle notizie ricevute dalle pubbliche magistrature da parte dei mercanti veneziani, al loro rientro nella città lagunare, e in seguito lo Stato marciano diede atto alle misure che consentirono di finanziare un vero e proprio servizio segreto[1], della cui efficienza testimoniano l’ampiezza e la diversità delle informazioni raccolte nel Cinque–Seicento, riscontrate tra le numerosissime carte dei fondi documentari dell’Archivio di Stato di Venezia. Anche gli Inquisitori di Stato ebbero alla loro disposizione i rapporti scritti che fornirono i cosiddetti confidenti, sparsi in diverse parti dell’Europa, particolarmente da Vienna e Costantinopoli. Inseguendo alcune delle Riferte dei confidenti, abbiamo individuato tre dei mittenti, residenti a Vienna, che inviarono alla metà del Seicento un notevole numero di rapporti agli alti magistrati veneti. Le notizie da loro riferite riguardano soprattutto le questioni politiche relative all’Impero Ottomano, poiché mancava il nuovo bailo veneto a Costantinopoli, dopo lo scoppio della guerra di Candia, e quello che lo sostituì, il segretario Ballarino, assieme al gran dragomanno dell’ambasciata, il Grillo, fu gettato nella prigione di Edikule[2]. Si tratta di Giovanni Battista Brunacchi, di un certo Giovanni Rodolfo Schmidt, se questi due non erano nei fatti la stessa persona che usò dei nomi diversi, e Michele d’Asquier[3]. Schmidt era nominato nelle carte degli Inquisitori di Stato consigliere, invece d’Asquier fu menzionato sia come consigliere sia come dragomanno, carica compiuta probabilmente presso l’ambasciata veneziana di Vienna. Dal 12 dicembre 1649 (in realtà la data è sbagliata, trattandosi dell’anno 1648) si comunicò agli Inquisitori di Stato dal loro

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segretario un Estratto d’una lettera scritta da Costantinopoli a Vienna, già ricevuto da Michele d’Asquier: “[…] Alli 26 d’ottobre è arrivata qui [a Costantinopoli] la nuova della morte del Principe di Transilvania [Giorgio Rákóczi I (1630-1648)], per Valacchia, con grandissima allegrezza dei Turchi, che però aspettano qualche Ambasciatore del nuovo Principe di Transilvania [Giorgio Rákóczi II (1648-1660)], sopra la quale hanno molti pensieri ma essendo impediti non parlano adesso troppo, pur sospirando[4].

        Altri rapporti di questo tipo sono al momento anonimi, poiché non sempre gli informatori firmarono la loro corrispondenza inviata direttamente a Venezia oppure alle ambasciate della Repubblica. Girando in ambienti politici diversi, le spie di Venezia provengono da varie categorie di personale impiegato presso le autorità politiche, amministrative e diplomatiche delle capitali europee. è da ritenersi per certo il fatto che alcune delle notizie ricevute da Costantinopoli provenissero dalla cerchia dei più alti dignitari dello Stato ottomano. Fatto che ci consente di ipotizzare la straordinaria ricchezza d’informazioni, minutamente registrate, su alcuni aspetti delle strategie di politica estera dell’Impero Ottomano. Registrando quasi tutti i fatti degni d’interesse sugli affari di politica estera della Sublime Porta, i rapporti scritti che capitavano alle autorità veneziane contengono spesso notizie riguardanti i Principati Romeni. Così, in mancanza di alcune delle fonti interne sulla storia dei romeni, i documenti veneziani riescono tante volte a riempire le lacune roguardanti la conoscenza di certi avvenimenti politici del passato dei Paesi Romeni.            

 

 

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APPENDICE

 

 

I

 

Successi dell’Hungaria del 1551

 

[…] In lettere di 9 ottobre

[…] Buona intenzione che dava il Moldavo[5] di voler essere unito col Re […].

 

[…] 11 aprile [1552]

Risposta di Sua Maestà all’Ambasciatore del Moldavo […][6].

 

(Archivio di Stato di Venezia, Senato-Secreta. Materie miste notabili, b. 45, carte non numerate, copia)

 

 

II

 

Ragionamento fatto al nome di Sua Beatitudine dal Padre Antonio Posevino, della Compagnia di Gesù, dopo haver presentato il Breve di Sua Santità, scritto in sua credenza et lettosi alla presentia del Serenissimo Principe, degli Eccellentissimi Signori Savi et Illustrissimi Signori Capi del Consiglio dei X, a XI aprile 1581

 

[...] nella Transilvania, nella quale, nella città di Colosvar, detta già Claudiopoli, il Serenissimo Re di Polonia haveva ultimamente eretto un Collegio della Compagnia nostra, per il mezzo già a centinaia de homini cominciarono a convertirsi alla fede nostra.

 

(Archivio di Stato di Venezia, Senato-Secreta. Materie miste notabili, b. 43 [già Relazioni, b. 25], carte non numerate, copia)

 

 

III

 

Al nome de Iddio, al Vostro Illustrissimo, di genaro 1591, da Iassi[7]

 

Magnifico Signore, honesti saluti, scrissi alla Vostra Signoria di Bucarest quattro righette […] qual non so se Vi saranno capitate, et haver detto a Messer Marino[8] de presente Vostra che di braccio non manchi di esser sollecito con quel Signor Principe[9], de procurar di scoder quanto Vi deve, e lui avermi risposto che non mancherà di far il suo sforzo, e dice detto Messer Marino che Vostra Serenità li aveva promesso de mandarli una lettera de recomandacion al Signor Principe de alcuni suoi parenti e dice che non ha avuto cosa alcuna e che spettava con gran desiderio per haver veduto se havessero fatto qualche frutto; non io credevo che Messer Marino fosse vecino a Costantinopoli ma poi habiamo qui inteso che erano gionti in Transilvania, lui et Messer Bernardo, suo fratello, essendo andati […] facendosi in quel

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paese nozze grande […] Il Signor Cristoforo Brutti ha mandato qui in danno quel suo nipote Pasquale a scodere una Serenissima de Casa da quel suo fratello Benedetto[10] […].

          Di nuovo qui, nel paese, non c’è niente, solo che questo Signor Principe[11] non molto crudel haver fatto morir parecchi, dopo che ero gionto qui, in particolar li giorni passati giunsero qua uno che era chiaus bassi de Pietro Voivoda[12], al qual per suspicione gli hanno fatto buttar via la testa […] e l’altro giorno ad uno che a tolto una donna per moglie per forza gli hanno fatto tagliar via li coglioni […]

[...] Di Vostra Serenità, Affezionatissimo [...]

Lodovico Vidali

A tergo: Al molto Magnifico Signor Antonio Parutta, Serenissimo Osservandissimo. Pera.

 

(Archivio di Stato di Venezia, Miscellanea di carte non appartenenti ad alcun archivio, b. 5, carte non numerate, originale)

 

 

IV

 

[agosto-ottobre 1601]

 

[…] dopo che in Transilvania segui la rotta del Battori[13], et la morte del Valacco[14], […] si sono intesi li seguenti particolari:

Che il Transilvano, col favor de Turchi et Tartari, in ultimo ha messo insieme un esercito di 20 mila persone et di nuovo voleva tentar la sua fortuna, et il Basta[15] andava per incontrarlo et combatterlo.

 

(Archivio di Stato di Venezia, Inquisitori di Stato. Avvisi, b. 701, carte non numerate, originale)

 

 

V

 

1601, 20 di ottobre

 

[…] Per una di Vienna si ha che da Cassovia tenevano di Transilvania che Sigismondo Battori si trovava vicino a Corona, tra la Valacchia et la Transilvania, con un esercito di 50 mila persone, Valacchi, Moldavi, Polacchi, Turchi et Tartari, et disegnava di nuovo tentar la recuperatione della Transilvania et che Giorgio Basta le era andato contra con le sue genti, le quali non vedevano l’hora da tuffarsi col Battori, tenendosi avviso che era gente inesperte et mal armate […].

 

(Archivio di Stato di Venezia, Inquisitori di Stato. Avvisi, b. 701, carte non numerate, originale)

 

 

VI

 

[…] Di Vienna s’ha in lettere del 27 [ottobre (?) 1601] non solo la confermatione della resa di Lippa, di Fucaras et altre Piazze al Basta, il quale dopo si era unito con Radulo[16], nuovo Voivoda della

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Valacchia, contra Simone Moldavo[17], il quale aveva seco gran numero di Turchi et Tartari condotti in suo agiuto da Halli Bassa, et era seguito tra loro battaglia, et la vittoria restata dalla parte del Basta et di Radulo, con la prigionia [sic !] di Simone […].

 

(Archivio di Stato di Venezia, Inquisitori di Stato. Avvisi, b. 701, carte non numerate, originale)

 

 

VII

 

[novembre 1601-febbraio1602]

 

Da Costantinopoli […] Che di Valacchia se intendeva che Raduli Voivoda[18], mandato dal Gran Signore per prender il possesso di quella Provincia et scacciarne Simon, fratello di Gieremia Moldavo[19], era stato rotto dalli due fratelli con lo agiuto dei Polacchi.

 

(Archivio di Stato di Venezia, Inquisitori di Stato. Avvisi, b. 701, carte non numerate, originale)

 

 

VIII

 

Varsavia, 15 maggio 1649

 

          Domenica mattina hebbe audienza privata da Sua Maestà un mandato dal Ragozzi[20] che passava dall’elettore di Brandemburgh, e però chiese alla Maestà Sua un passaporto; né s’è inteso altro di quella che habbia trattato con Sua Maestà. Mando la Maestà Sua un Ambasciatore da Ragozzi per scoprire l’intenzione di quel Principe, quale si dimostra che col’aiuto de Cosacchi vuol farsi Re d’Ungaria e si dubita che tratti ancora con li suezzesi a danno di questo Regno […].

 

(Archivio di Stato di Venezia, Inquisitori di Stato. Riferte dei confidenti, b. 557, carte non numerate, copia)

 

 

IX

 

Vienna, 30 ottobre 1649

 

[…] L’Aga, che in Leopoli ha ricevuto in nome del Tartaro parte dell’accordato, nel passar da Ias, in Moldavia, si è vantato con quel Principe[21] d’haver fatto tributario il Re di Polonia.

 

(Archivio di Stato di Venezia, Inquisitori di Stato. Riferte dei confidenti, b. 557, carte non numerate, originale)

 

 

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X

 

Lettera di Vienna, di 9 gennaro 1650

 

[…] Le nuove di Costantinopoli sono: […] la pretensione del Gran Visir d’un nuovo tributo dal Principe di Transilvania[22], per conto di Cassovia e di quei Comitati; […] anche ai Principi di Valacchia[23] e Moldavia[24] li domandano nuove contribuzioni, procurandosi di far danari in tutti i modi […].

 

(Archivio di Stato di Venezia, Inquisitori di Stato. Riferte dei confidenti, b. 557, carte non numerate, copia)

 

 

XI

 

[1654-1655 ?]

Serenissimo Principe,

 

[...] L’ancien Prince de Moldavie[25] est arrivé a la Porte et prétend engager d’honneur le Grand Signeur a le restablir dans sa principauté, mais il s’y trouvera des grandes difficultéz [...].

 

(Archivio di Stato di Venezia, Senato-Secreta. Avvisi [Costantinopoli, materiale vario. 1566-1784], carte non numerate, copia)

 

 

XII

 

[1658 ?]

Relatione di Costantinopoli pervenuta con lettere di 4 dicembre

 

[…] Che lo scritto Principe di Moldavia fatto ad in stantia de sollevati fosse fatto prigione li 14 novembre scorso, senza che si sospese il perché, bensì sapendosi che la consorte dello stesso, intesa la di lui prigionia, tosto fosse fuggita con l’asporto di buona somma di gioie e mobili preciosi tolti ad imprevisto per ricevere le congratulazionij e con quanto altro avesse.

          Che il giorno a dietro fosse confermato nel Principato di Moldavia l’avvisato Gicca[26]. Che l’avvisato Principe di Moldavia, prigioniero, fosse fatto morire [?] privatamente.

 

(Archivio di Stato di Venezia, Senato-Secreta. Avvisi [Costantinopoli, materiale vario. 1566-1784], carte non numerate, copia)

 

 

p. 355

XIII

 

Scrittura politica intitolata Il Mercurio, alla moda divisa in quattro ragionamenti tra due Cavalieri che discutono sopra la guerra tra l’Imperatore et il Turco, come anche sopra gli affari del Pontefice et il re di Francia

 

Il Mercurio Dialogista tra Polimede Cavaliere del campo Turchesco e Filomaco Cavaliere di Vienna

 

[…] nel mese di luglio il Visir […] havrebbe il soccorso di X mila Tartari, 6000 tra Valacchi e moldavi 6000 cavalli e 5000 fanti de confini […] e X mila dell’Abbafi[27] Principe di Transilvania […] non furono [pero] più di X mila e 4000 Valacchi e moldavi, che mandati dal Visir o per dirla si è chiesta lasciati scorrer da lui colla licenza dal ferro, essi di loro cortesia vi aggiunsero il fuoco, non n’è vero che facessero 20 mila schiavi come divulgatosi ma soli 2000, che in gran parte ricomprati da cristiani Valacchi e da quelli ricevuti ad altri ottenerla libertà.

 

(Biblioteca Nazionale Marciana–Venezia, Fiandra. Guerra turca del 1663, ms. It. VI 408 [= 6163], c. 76r, 106v, copia)

 

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© ªerban Marin, August 2002, Bucharest, Romania

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[1] Sull’argomento si veda Paolo Preto, I servizi segreti di Venezia, Milano, 1994.

[2] Archivio di Stato di Venezia (d’ora in poi ASV), Inquisitori di Stato. Riferte dei confidenti, b. 557, carte non numerate, 3 giugno 1649; il gran dragomanno Grillo fu poi strangolato per ordine del gran visir ottomano.

[3] Ibidem, b. 556, carte non numerate, 12 novembre e 26 dicembre 1649; ibidem, b. 557, carte non numerate, vedi l’Appendice, doc. VIII-X.

[4] Ibidem, b. 556, carta non numerata.

[5] Stefano Rareº, principe di Moldavia (1551-1552).

[6] Non è allegato alcun documento in proposito.

[7] Sullo sviluppo degli affari privati menzionati da questa lettera si veda Cristian Luca, Veneziani, levantini e romeni fra prassi politiche e interessi mercantili nell’Europa Orientale tra Cinque e Seicento (sotto stampa).

[8] Marino Borissi, parente del gran dragomanno del bailo veneziano di Costantinopoli.

[9] Mihnea II il Rinnegato, principe della Valacchia (1577-1583, 1585-1591).

[10] Bartolomeo Brutti, fratello di Cristoforo Brutti, già gran dragomanno del bailo veneto di Costantinopoli, compì cariche amministrative nel Principato di Moldavia e fu uno degli alti dignitari durante il regno di Pietro lo Zoppo (1582-1591).

[11] Aron il Tirano, principe di Moldavia (1592-1595).

[12] Pietro lo Zoppo, principe di Moldavia (1582-1591).

[13] Sigismondo Báthori, principe di Transilvania (1581-1597, 1598-1599, 1601-1602).

[14] Michele il Bravo, principe di Valacchia (1593-1601).

[15] Giorgio Basta, generale dell’esercito degli Asburgo.

[16] Radu ªerban, principe di Valacchia (1602-1611).

[17] Simion Movilã, principe di Valacchia (1600-1602) e di Moldavia (1606-1607).

[18] Radu Mihnea, figlio di Mihnea II il Rinnegato, principe di Valacchia (1601-1602, 1611-1616, 1620-1623) e di Moldavia (1616-1619, 1623-1626).

[19] Ieremia Movilã, principe di Moldavia (1595-1606).

[20] Giorgio Rákóczi II, principe di Transilvania (1648-1660).

[21] Basilio Lupu, principe di Moldavia (1634-1653).

[22] Giorgio Rákóczi II.

[23] Matteo Bassaraba, principe di Valacchia (1632-1654).

[24] Basilio Lupu.

[25] Idem.

[26] Giorgio Ghica [?], principe di Moldavia (1658-1659).

[27] Michele Apafi I, principe di Transilvania (1661-1690).