Back to Homepage
Quaderni 2001
p. 48
Fra i tantissimi
temi che hanno destato l'interesse di Nicolae Iorga non poteva mancare Venezia.
Fondatore dell'istituto in cui oggi ci troviamo, N. Iorga si è reso
conto dell'importanza del ruolo che Venezia poteva svolgere nella ricostituzione
della storia dei romeni tramite i numerosi documenti conservati all'Archivio di
Frari o presso le sue biblioteche, contenenti sia dei resoconti degli
ambasciatori veneziani, sia dei diari (di viaggio o no), che di relazioni di
natura politica o economica. La fondazione della "Casa Romena" che
egli ha avviato ha avuto come principale scopo quello di rendere possibile agli
storici romeni di portare alla luce i rispettivi documenti, anche solo
parzialmente.
Ma N. Iorga non ha resistito neanche
alla tentazione di impegnarsi nello studio della storia di Venezia, dovuta
anche ad un sentimento di reciprocità. Benché i suoi studi riguardanti
la storia di Venezia e il suo ruolo nella storia mondiale lungo i secoli si
perdessero nell'immmensità dei suoi lavori, non posiamo non prendere in
considerazione un fatto: e cioè che N. Iorga è stato veramente
attratto dall'intento di chiarire alcuni aspetti della storia veneziana non
solo nel contesto delle sue relazioni con I Paesi Romeni[1].
Anche se gli studi di Iorga incentrati proprio sulla storia e la civiltà
veneziana sono pochi[2],
non mancano i riferimenti a Venezia
p. 49
nei suoi lavori
di carattere generale sulle crociate[3],
sull'Impero bizantino e l'idea di impero[4],
sulle relazioni fra Oriente e Occidente[5],
sul commercio medievale[6],
su questioni generali di storia medievale[7].
Proverò in seguito a tracciare
le principali convinzioni a cui Iorga è arrivato per quanto riguarda la
storia della comunità lagunare.
Tutta la sua concezione oscilla
intorno all'idea secondo la quale, fino all'apparizione del fenomeno crociato[8],
Venezia non abbia rappresentato altro che
p. 50
un appendice di
Bisanzio. Un appendice necessario, persino complementare, però un
appendice. Questa complementarità è di natura economica: Venise est restée toujours une
chose byzantine. Ses citoyens ont été des bourgeois de Byzance établis sur une
autre terre. Le commerce qu'on ne pouvait pas faire par des Byzantins de
Byzance a été fait par ces Byzantins extra-territoriaux; […]"[9] oppure "J'ai essayé de prouver
aussi autre chose: que, non-seulement Venise a des attaches avec Byzance, mais
que c'est une chose byzantine. Elle représente la bourgeoisie
extrinsèque de l'Empire d'Orient; au lieu que cette bourgeoisie existe
dans l'Empire, elle est, géographiquement, au point de vue territorial, en
dehors de l'Empire. Chez lui, l'Empire n'a pas une bourgeoisie, et Venise est
là pour remplacer cette bourgeoisie que l'Empire n'a jamais pu créer."[10], o di natura navale: "Mentre
la flotta imperiale decadeva, non si formava una flotta di mercanti che potesse
frequentar tutti i porti dal Quarnero al Monte Sinai. Senza nessun contrasto,
per la fatalità delle cose, Venezia prese sopra di sé quest'incarico,
che doveva renderla ricca ed illustre."[11].
Si parla persino di un legame organica fra i due mondi: "C'est une erreur de considerer Venise comme
un Etat et Byzance comme une autre Etat. Venise ne se croit pas humiliée en
reconnaissant l'autorité unique de l'empereur; elle avait conscience de lui
appartenir. Et, d'un autre côté, lorsque l'empereur byzantine permet aux
Vénitiens d'entrer dans ses ports sans rien payer, de faire descendre leurs
marchandises sans droits de douane, de former des communautés autour de leurs
églises, jusqu'à l'époque de Manuel, sous une autorité vague qui ne se
dessine que vers la fin du XII-e siècle, […], tout cela existe parce que les Vénitiens étaient considérés comme
membres de l'Empire."[12]. Sintetizzando: "Du reste, Venise était presque
byzantine. […]. La question ne doit
pas être posée de cette façon: Quelle est la dépendance exacte d'un Etat
vénitien italien envers l'empire byzantin, mais: Quelle est la situation de
l'élément vénitien dans la monde / byzantin auquel les Vénitiens appartiennent
sous tous les rapports?"[13]. La complementarità acquista qualche volta delle valenze inatesse:
p. 51
"Au fond, elle [n.n. Venise]
était Grecque. Grecque de qualité
politique, sinon de langue, […]. Venise,
héritière de Romanie / sans risques, qu'elle laissait volontiers aux
chevaliers, était dans ce monde grec elle-même."[14] oppure "En échange, Venise a
conservé une grande partie de la vie / provinciale, byzantine, contribuant, par
sa large tolérance, à préparer au-delà de la Mer un esprit
national grec, dépassant nettement l'impérialisme traditionnel."[15] Spesso però, i veneziani non sono più visti come
complementari dell'Impero ma arrivano ad essere considerati dei semplici suoi
servi e schiavi[16]. Questa
comunicazione gioverà a quella teoria così cara all'autore delle
"Romanie poplari", fenomeno che presentava come varianti o le
"Sclavonie popolari" o le "Venezie popolari"[17].
D'altronde, "Venezia
popolare" è il titolo di un capitolo dell'opera Les commencements de Venise[18].
Fedele a questa teoria, Iorga ha paragonato spesso le strutture che furono alla
base dello stato veneziano a quelle che portarono alla nascita degli stati
medievali romeni[19]. Piu
avanti, lo storico romeni arriva ad allontanare verso la periferia altri
aspetti in grado di distinguere le due entità (quella veneziana e quella
valacca) come l'aspetto religioso, geografico o quello ideologico, che vengono
tutti messi su un piano secondario. Tutto sembra così subordinato
p. 52
alla stessa idea: appartenendo a Bissanzio (da leggersi: all'Impero)[20],
le due comunità non potevano manifestarsi diversamente l'una dall'altra.
Il punto fondamentale rimaneva uno solo: l'appartenenza all'Impero.
Però il caso di
Venezia presenta una particolarità: Venezia, che si è costituita
e si è sviluppata all'ombra protettrice dell'Impero sarà la
stessa che darà all'Impero il colpo del 1204. Così biasimata,
Venezia vienne definitivamente ritenuta come facente parte dello schieramento
degli infedeli[21] e neanche
allora si rinuncia all'idea di "schiavo" dell'Impero: "C'est donc la conception du Vénitien qui a
été un esclave révolté; cet esclave révolté s'est soumis, a fait sa
"conversion", mais il reste, au point de vue constitutionnel, dans la
même situation où il était auparavant."[22].
Comunque, spiegare la
"condanna" di Venezia a causa degli eventi del 1204 è molto
semplice: Iorga è stato, prima di tutto, un bizantinista. E una volta
fissato il centro della sua visione nello spazio bizantino, il resto del mondo
viene analizzato solo dal punto di vista di Bisanzio. È questa una
tendenza tipica di ogni bizantinista, di rapportare tutto a Bisanzio. E Iorga
non fa eccezione. Tutto il mondo è visto dalla prospettiva di
Costantinopoli. In questo senso, la caduta di Costantinopoli del 1453 viene
descritta con sospinando[23],
mentre Bisanzio dopo Bisanzio non
esprime altro che una speranza. Per Iorga, Costantinopoli è la capitale
dell'impero universale per eccelenza. L'impero della dinastia fiamminga, come
quello dei turchi ottomani sono bizantini in quanto hanno come residenza
Costantinopoli. Solo Costantinopoli può essere "Imperiul roman,
imperium Romaniae, imperium Romanorum"[24].
E Iorga lo dice apertamente: "Mais
les Empereurs latins de Constantinople se sentirent bientôt en première
ligne
p. 53
successeurs des basileis, dont ils copiaient les vêtements et la pompe"[25],
insistendo sulla conservazione del cerimoniale bizantino[26]
e della lingua greca[27]
anche sotto il dominio degli imperatori latini a Costantinopoli, sebbene in
un'altra occasione i veri centri imperiali fossero considerati propri quei
"locuri de refugiu si asteptare / luoghi di rifugio e di attesa" di Nicea,
Trebisonda ed Epiro[28],
mentre i latini di Costantinopoli sono descritti alla luce della loro debolezza[29].
Quando poi approfondirà la sua analisi, Iorga sosterrà la teoria
contraria, stimando che propria l'assenza di una conception de Byzance possa essere la causa di un indebolimento
immediato dell'Impero latino[30].
p. 54
Comunque, l'idea della
continuità storica relativa a Bisanzio rimane una costante del pensiero
di Iorga e la sua espressione più suggestiva è la seguente: "Byzance était là pour
devenir aussitôt l'élément dominant, dépassant l'horizont de ses conquérants,
pour n'importe quelle forme de conquête."[31]. Si sostiene
persino l'idea che i turchi di Maometto Secondo si considerassero bizantini[32].
Sintetizzando: "Byzance
représente […] en première
ligne un Etat romain, qui pouvait parler toutes les langues: latin au
commencement, grec ensuite, et, si les Bulgares ou les Serbes étaient arrivés
à conquérir Constantinople, comme ils l'ont voulu, alors Byzance aurait
parlé slavon, comme, plus tard, sous les Sultans ottomans, elle a parlé turc."[33].
Inoltre, ogni tendenza di
conquistare Costantinopoli, sia che venisse da parte di Simeone di Bulgaria o
da parte del normanno Roberto Guiscardo viene ritenuta come "tendaient à faire revivre l'Empire
byzantin sous de nouveaux maîtres"[34].
Ecco ad un certo punto anche il celebre Saladdino "reprenait sous la forme musulmane l'idéal
impérial en Orient"[35].
Insisterò adesso sul
mondo in cui Iorga ha analizzato l'episodio della Quarta Crociata. Secondo
l'analisi intrapresa quasi 30 anni fa da Donald Queller[36],
la storiografia di questa crociata registra alcune teorie chiare: quella
"primitiva degli incidenti"[37],
quella del "tradimento" o della "premeditazione"[38],
la "teoria
p. 55
modificata degli incidenti"[39]
e alcuni punti di vista individuali[40]
accanto ai quali si collocano anche quelli studi che escono dal binomio
premeditazione-incidente e che si riferiscono alla cosiddetta "storia
interiore"[41]. Lo storico
americano Queller (attualmente autorità riconosciuta nel campo della
storiografia della Quarta Crociata) non ha certamente passato in rassegna che
solo una parte degli storici che nel tempo hanno trattato il rispettivo
episodio. Per questo proverò a supplire il suo sforzo tramite il
tentativo di commentare le idee di N. Iorga in base alle categorie stabilite da
Queller.
In alcune occasioni lo
storico romeno considera che l'episodio del 1204 "n'est donc pas un acte vénitien, d'autant moins un acte personnel du
doge Dandolo; ce n'est ni un accident, ni une aventure: c'est le dernier terme
naturel d'une longue évolution."[42],
mostrando così di iscriversi sulla linea tracciata da W. Norden (la
"teoria modificata degli incidenti"). Alcune volte fa ricorso alla
variante neutrale proposta da A. Luchaire: : "[…] e una din chestiunile care ar putea pãrea insolubile / è una
delle questioni che potrebbero sembrare insolubili"[43],
ma nella maggioranza dei casi l'evento viene visto come un
"usurpazione" veneziana soprattutto quando Enrico Dandolo è
considerato "dogele creator al
imperiului latin de la Constantinopol / il doge creatore dell'impero latino
di Costantinopoli"[44].
A nostro parere, Iorga è il primo ricercatore che ha messo in evidenza
che la modalità di elezione dell'imperatore latino è stata
tipicamente veneziana, rifacendosi in qualche modo al sistema di elezione dei
dogi[45].
p. 56
Criticando l'idea di un possibile
incidente: "Mais,
au point de vue des relations de commerce, ce n'est pas un incident, mais bien
un moment du développement logique d'une seule et même politique."[46],
e insistendo poi su una relazione diretta esistente tra gli eventi del
1171-1172 (la disputa con Emmanuele I Comneno) e quelli del 1203-1204[47],
Iorga si collocherebbe nello stile più puro di W. Norden. Egli non
lascia però che gli sfugga l'occasione di criticare Venezia, di trovare
delle traccie di cospirazione nell'impresa. Essendo Bisanzio il centro di
riferimento per il bizantinista Iorga, allora Venezia rappresenta in modo
irevocabile l'elemento traditore! È di Venezia la responsabilità[48]
e questa conclusione è venuta fuori in seguito alla semplice valutazione
dei risultati, Venezia essendo stata l'unica a guadagnare nell'impresa. Dunque,
la premeditazione arriva da sé: "It certainly seemed that Venice was planning a great coup. Unexpected events put large land forces at
her disposal."[49], e
"Atunci o mentalitate de parvenit
s-a trezit la vechii Veneþieni [n.n. odata cu prima cruciada]: ºi-au pierdut socoteala; au crezut cã
basinul de Rãsãrit al Mãrii Mediterane li e asigurat pentru toate timpurile, ºi
s-au putut intreba atunci: de ce sã se pãstreze intre Metropolã ºi posesiunile
siriene Imperiul Bizantin in decãdere, supus capriciilor de lãcomie ºi violenþã
ale Impãraþilor? Dar dacã acest Imperiu bizantin s-ar inlãtura? Si mai ales: dar dacã l-ar inlãtura ei, ºi ar pune
in loc o contrafacere latinã, pe care ar intrebuinþa-o apoi pentru scopurile
lor? Si astfel la 1204 Veneþienii au intervenit in certurile dinaºtilor
bizantini […] / Allora una mentalità di arrivista si è destata nei
vecchi Veneziani [a partire dalla prima crociata]: hanno perso la testa; hanno
pensato che il bacino orientale del Mar Mediterraneo fosse loro assicurato per
sempre e allora si sono chiesti: perché in mezzo alla Metropoli e alle
possessioni siriene si debba conservare l'Impero Bizantino in stato di declino,
sottoposto ai capricci di avidità e violenza degli Imperatori? E se
questo Impero bizantino fosse tolto de mezzo? Ma soprattutto: se fossero loro a
tagliarlo di mezzo e a mettere al suo posto una contraffazione latina che
avrebbero poi adoperato per i loro interessi? E così nel 1204 i
Veneziani sono intervenuti nelle dispute dei regnanti bizantini […]"[50],
(e si potrebbe in questo modo dedurre che la "cospirazione" veneziana
fosse stata preparata sin dagli inizi delle crociate!). Si arriva alle volte a
ricorrere a dei documenti non ancora verificati come il presupposto trattato di
Venezia con gli
p. 57
"infedeli"
alla vigilia della Quarta Crociata[51],
messo in circolazione da Carl Hopf[52].
Vi sono date delle spiegazioni semplicistiche come quella che: "Venice, […], was at this time the enemy of the Greek empire, and had the greatest
interest in destroying it, in order to seize for herself the ports and islands
necessary to her commerce."[53]
ed alcune persino irrisorie: l'età inoltrata del Doge Enrico Dandolo
come causa della "deviazione" della crociata[54].
Una volta sottolineate le principali
coordinate fissate da Iorga nello stimare la posizione del mondo veneziano in
confronto a Bisanzio, psserò al nocciolo del problema di questa relazione:
la cronachistica veneziana.
A cominciare del XI secolo nell'ambito
della storiografia veneziana si è sviluppato un genere letterario
specifico conosciuto sotto il nome di cronachistica. Essendo diffuse in varie
biblioteche europee e nord americane, le cronache si ritrovano in una
quantità importante a Venezia, nelle collezioni di manoscritti della
Biblioteca Marciana, del Museo Civico Correr e in quantità molto
inferiori all'Archivio di Stato e presso la Biblioteca della Fondazione Querini
Stampalia[55]. Dei fondi
importanti si possono trovare anche presso la Biblioteca Apostolica di Vaticano[56],
presso la Biblioteca Ambrosiana di Milano[57]
e presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. Fra tutte queste
biblioteche risulta evidente che il numero maggiore di cronache si trova alla
Marciana dove oggi sono riuniti all'incirca 20 codici in lingua latina e fino a
300 codici in italiano. Per quanto riguarda gli ultimi, dobbiamo precisare che
sono scritti nel dialetto veneto e inoltre differiscono dal punto di vista
linguistico, in base al secolo in cui il copista ha compiuto il suo lavoro. Si
impone con necessità l'attività di un gruppo di storici
p. 58
della lingua italiana e del dialetto veneto che possa chiarire adeguatamente il problema della datazione di ciascuno di questi codici, in base alla struttura della lingua.
Ritornando
al problema del numero dei manoscritti che figurano nella Biblioteca Marciana,
si deve precisare che questo è solo approssimativo in quanto non si
può sapere esattamente che cosa si nascondi dietro a un titolo. Spesso,
il ricercatore si trova nella situazione di scoprire una nuova cronaca anche se
questa viene catalogata come L'origine
degli famiglie nobili Venete o più semplicemente viene registrata
accanto ad altri materiali nella rubrica delle Miscellanee[58].
Può avvenire anche il fenomeno contrario e cioè che sotto il
titolo di Cronaca di Venezia o Cronaca Veneta si trovi un materiale di
un genere del tutto diverso, come dei risconti degli ambasciatori veneziani o
dei discorsi teologici. Certo che situazioni di questo genere non possono
costituire che delle eccezioni, ma l'immensità del materiale può indurre
spesse volte in errore. Comunque, nella loro stragrande maggioranza queste
cronache o storie di Venezia[59]
hanno come titolo Cronaca Veneziana dalla
comincia della Città oppure, più raramente, Storia dei Dogi di Venezia. Per quello
che riguarda strettamente la Biblioteca Marciana, le cronache veneziane sono
raggruppate soprattutto nelle classi Ital. VII e Lat. X.
Le cronache veneziane non si limitano
però alla spazio italiano. Numerosi altri materiali cronachistici si
trovano a Vienna (il cosiddetto fondo Foscarini)[60],
Dresda (a Sächsische Landesbibliothek)[61],
a Parigi (Biliothèque Nationale)[62],
a Londra (British Museum)[63]
e anche negli Stati Uniti (il fondo Ranke nell'ambito della Biblioteca
dell'Università di Syracuse, New York, e l'Università di Chicago)[64].
p. 59
La lista dei manoscritti d'Italia che
comprende le cronache veneziane deve essere anch'essa completata con le
cronache scoperte da me nella Biblioteca Civica di Padova dove si trovano 12
codici[65]
e nella Biblioteca Nazionale Centrale "Vittorio Emanuele" di Roma[66].
Questi manoscritti non sono menzionati da Antonio Carile e questa scoperta ci
fa capire che, senz'ombra di dubbio anche altre biblioteche o archivi
possiedono altre simili cronache.
La raccolta di tutti questi materiali
in un unico posto potrebbe certamente facilitare lo studio della cronachistica
veneziana. In questo senso, dobbiamo ricordare l'iniziativa dell'ex Direttore
della Biblioteca Marciana, Giorgio Emanuele Ferrari, che tra il 1972 e il 1973
è entrato in possesso di un importante acquisto dalla Gran Bretagna e
cioè di una parte dell'impressionante collezione Phillipps di Cheltenham[67].
Sono stati così ottenuti 44 codici ai quali si sono aggiunti ancora 3
nel 1985[68]. La
risposta alla domanda come è stato possibile che un numero così
grande di materiali, elaborati a Venezia, da parte dei veneziani e che trattano
aspetti relativi alla storia di Venezia sia arrivato nel territorio britannico
ci viene data dalla notizia che Thomas Phillipps, un milionario inglese,
collezionista di manoscritti e libri rari, è venuto in loro possesso
all'inizio del XIX secolo[69].
Una spiegazione simile potrebbe essere data per i manoscritti veneziani
posseduti dall'Università di Syracuse, New York, che sono stati ottenuti
in seguito alla donazione di Leopold von Rakne del 1887[70].
Per quanto riguarda i mezzi per cui altre cronache sono arrivate a Vienna o a
Parigi, la spiegazione è ancora più semplice, si deve tutto alle
successive occupazioni austriache e francesi che Venezia ha subito dopo il
1797.
Nel complesso, lo studio della cronachistica
veneziana si trova ancora in uno stadio iniziale, malgrado gli appelli di
Vittorio Lazzarini[71]
o Freddy Thiriet[72] e
p. 60
gli sforzi di
Aug. Prost[73] o Antonio
Carile[74].
Come conseguenza, la stampa delle cronache si è concretizzata solo
parzialmente. Inoltre si può dire che gli editori dei secoli passati si
siano interessati di più a questo processo[75].
Il Novecento ha apportato dei contributi meno rilevanti in questo senso[76].
Tra le cronache veneziane stampate
fino ad oggi, ricordiamo Chronicon
Altinate, Chronicon Gradense, la
cronaca attribuita al diacono Giovanni, la cronaca anonima che porta il titolo
convenzionale di Historia Ducum
Veneticorum, quella scritta da Martino da Canal, la cronaca attribuita a
Marco, quella del doge Andrea Dandolo e la sua continuazione dovuta al
cancelliere Rafaino di Caresini, Lorenzo de Monacis, Marino Sanudo il Giovanne,
Andrea Navagero, Daniele Chinazzo[77].
Le prime cronache conservate sono
Cronaca Altinate, Chronicon Gradense[78],
la cronaca attribuita al diacono Giovanni[79].
Il XIII secolo porta in primo piano
p. 61
la cronaca
attribuita a Marco[80]
e la più conosciuta Les estoires
de Venise di Martino da Canal[81].
L'evoluzione in seguito della
cronachistica veneziana passa attraverso il momento Andrea Dandolo[82]
(con la sua continuazione dovuta a Rafaino de Caresini che fa riferimento al
periodo del dopo 1280[83])
e attraverso quella fase considerata dagli analisti come rappresentante della
"crisi del modello dandoliano"[84],
avendo come principali esponenti il cancelliere veneziano di Creta, Lorenzo de
Monacis[85],
p. 62
il cronista
Enrico Dandolo[86] (per il XIV
secolo), Nicolò Trevisan[87]
o Gian Giacopo Caroldo[88]
(per il XV secolo) o Marino Sanudo il Giovanne[89],
Daniele Barbaro[90], Pietro
Dolfin[91],
Marcantonio Erizzo, Camillo Abbiosi da Ravenna e il discusso Gasparo Zancaruolo[92]
(per il XVI secolo)[93]
e anche le cronache attribuite ad Andrea
p. 63
Donà o
Girolamo Savina (per il XVII secolo). Oltre a questi, un contributo decisive
per la nostra ricerca l'hanno avuto le cronache anonime o parzialmente anonime[94]
di cui gli esempi sono innumerevoli fra i codici della Marciana.
Nel corso di questa evoluzione,
dunque, si può osservare un fenomeno: quello della "crisi del
modello dandoliano". Se le scritture più vecchie, accanto alla
cronaca del doge Andrea Dandolo (parzialmente anche quella di Martino da Canal)
affrontano la storia di Venezia nel contesto della data che segna la salita al
trono e la morte non solo dei dogi ma anche dei papi, degli imperatori
bizantini o degli occidentali, dei re longobardi e normanni ecc., a cominciare
dalla cronaca di Monacis, si registra una chiara differenza di affronto:
Venezia acquista una posizione centrale, passa nella sfera del mito, mentre il
resto del mondo viene analizzato solo in quei contesti che si avvicinano in
qualche maniera alla storia veneziana. Spariscono così i dati relativi a
ciascun imperatore bizantino. Assistiamo così a un radicale cambiamento
della prospettiva, una volta con la scoperta sui generis da parte dei cronachisti veneziani del gusto
nazionalista.
In un tale contesto, dove si potrebbe
collocare la "materia prima" utilizzata dallo storico romeno?
Dobbiamo dire prima di tutto che per Iorga la cronachistica veneziana non
è stata un oggetto di studio di per sé. Per questo è stata
più intesa come un fattore puramente tangenziale che possa o no
confermare le proprie ipotesi. Inoltre, nel delineare i tratti generali della
storia veneziana, i riferimenti alla storiografia bizantina (Coniate e
Acropolite, in primo luogo) sembrano più a portata di mano. Iorga si
sente più al suo agio quando fa dei riferimenti a Coniate. Una volta
entrato nel territorio della cronachistica veneziana, egli si sente in qualche
modo a disagio. Le cronache su cui si è soffermato sono: Chronicon Altinate[95],
p. 64
il diacono
Giovanni[96], Historia Ducum Veneticorum[97],
Martino da Canal[98], A. Dandolo[99].
Un'altra importante osservazione
è che gli studi di Iorga relativi al problema della cronachistica
veneziana si fermono con i richiami al momento Dandolo, senza avventurarsi con
le ricerche oltre il Trecento. La svolta rappresentata dal fenomeno della
"crisi del modello dandoliano" e aperta da Lorenzo de Monacis, manca
del tutto dalle letture del grande studioso. È vero, nella loro
stragrande maggioranza, le cronache successive a Dandolo non sono state
stampate e l'azzardarsi nella vastità dei manoscritti presenti nella
Marciana e al Museo Civico Correr avrebbe significato un'incursione che avrebbe
allontanato il ricercatore da altri argomenti, altrettanto interessanti. Eppure
proprio la cronaca di Monacis è stata stampata sin dal 1758. E lo stesso
è avvenuto con la collezione iniziata da Muratori nel Settecento, che
conteneva oltre a Dandolo e Rafaino de Caresini, anche le cronache più
tarde di Marino Sanudo il Giovanne e Andrea Navagero. Allora, come si spiega il
fatto che, nonostante riportasse così nei dettagli dei dati forniti
dalle cronache antichissime o da A. Dandolo, Iorga lasciò da parte le
altre cronache? Sarà stato per caso? Oppure possiamo parlare di
premeditazione in quanto voleva vedersi confermata la teoria relativa all'appartenenza
totale all'Impero? Non accettiamo simili verdetti, ma consideriamo che tutto si
debba all'intento di seguire un maggior accostamento nel tempo fra le fonti (e
cioè le cronache) e gli eventi evocati (e cioè il periodo della
storia veneziana che precede le crociate). Solleviamo però una
questione: anche la cronaca di A. Dandolo è lontana dall'essere
contemporanea agli eventi.
Dunque, in tutti i casi possiamo
valutare il fatto che non si abbia a che fare con delle prove che non ammettano
dei dubbi. Ma con delle immagini. Immagini costruite nel corso del tempo da
parte di una comunità riguardanti un'altra. Le realtà rimangono
le stesse, le interpretazioni però sono diversi. In queste condizioni,
si pone la seguente domanda: se comunque ha ritenuto A. Dandolo una fonte
importante (questo non essendo contemporaneo agli eventi), allora perché Iorga
a tralasciato totalmente altre cronache? E inoltre, perché Iorga arriva ad
esagerare
p. 65
precisando ad un
certo punto[100] che Andrea
Dandolo fosse contemporaneo agli eventi della Quarta Crociata?
A parte questo, il fatto di non aver
consultato le cronache posteriori a Dandolo crea una rottura nell'analisi
storica. E le percezioni veneziane sono individuate da Iorga solo da un punto
di vista chiaro e preciso: quello della dipendenza nei confronti di Bisanzio.
Iorga resta così prigioniero della propria passione: la passione per
Bisanzio.
For this material, permission is granted for electronic copying,
distribution in print form for educational purposes and personal use.
Whether you intend to utilize it in scientific purposes, indicate the
source: either this web address or the Quaderni della Casa Romena 1
(2001): Quaderni Nicolae Iorga. Atti del Convegno italo-romeno N. Iorga
organizzato all’Istituto Romeno di Cultura di Venezia. 9-10 novembre 2000
(a cura di
Ion Bulei e ªerban Marin), Bucarest: Casa Editrice Enciclopedica, 2001
No permission is granted for commercial use.
© ªerban Marin, October 2002, Bucharest, Romania
Back to Homepage
Quaderni 2001
[1] Per questo, si veda
Venezia ed i paesi romeni del Danubio
fino al 1600, Venezia, 1915. Tangenzialmente, l’argomento viene affrontato
anche in Veneþia în marea Neagrã,
Bucarest, 1914; 1. Venezia e la penisola
dei Balcani. 2. Il problema balcanico e l'Italia. Due conferenze all'
"Ateneo Veneto" (marzo 1914), Bucarest: Libreria C. Sfetea, 1914:
3-17.
[2] Con titolo d’eccezione, vedi Cinci
conferinþe despre Veneþia, Vãlenii de Munte, 1926; Les commencements de Venise, extras din Acadèmie Roumaine. Bulletin de la Section historique, tome
XVIII, Bucarest, 1931; Deux
siècles d'histoire de Venise. Conférences données en Sorbonne,
Bucarest, 1932, che però non riescono (ma non lo intendono neanche) a ricoprire l’intera storia veneziana. Iorga dimostra di
essere un ammiratore di Venezia non solo dalla prospettiva storica: Nel suo
articolo Instantanee venetiene,
elaborato in uno stile poetico, egli si lasciava trascinato dai sentimenti che
Venezia può far sorgere. La vita artistica di Venezia è anch’essa
presa in considerazione dall’autore, si veda La Romania alla biennale di Venezia, 1938, Vãlenii de Munte, f. a.;
Biennala din Veneþia. Câteva note,
Vãlenii de Munte: Datina Româneascã, 1938 ecc.
[3] Si veda l’opera generale Brève
histoire des Croisades et de leurs fondations en Terre Sainte, Parigi:
Librairie Universitaire J. Gamber, 1924. La visione che Iorga ha delle crociate presenta la peculiarità di
racchiudere nel fenomeno crociato anche le lotte del cristianesimo contro
l’Impero ottomano; per questo le sue principali opere si riferiscono alle
crociate tarde, si veda Philippe de Mézières 1327-1405 et la
croisade au XIV-e siècle, Parigi, 1896; Notes et extraits pour servir à l'histoire des croisades au XVe siècles,
4 volume, Parigi, 1899-1916; Un prinþ
portughez cruciat în Þara Româneascã a secolului al XV-lea, Bucarest, 1925;
Une collection de lettres de Philippe de
Mézières, Parigi, f. a., come l’edizione di Jean de Wavrin, La campagne des croisès sur le Danube (1445), Parigi, 1927.
Ma Iorga si è interessato anche ad aspetti che riguardano le crociate
«classiche», si veda Les narrateurs de la premièrre
croisade, Parigi, 1928; La France de
Terre Sainte. Considérations synthétiques, conférences données en Sorbonne,
Bucarest, 1934; France de Constantinople
et de Morée. Conférences en Sorbonne, Bucarest, 1935.
[4] The Byzantine Empire, Londra: n. ed., 1907; Y-a-t-il eu
un moyen-âge byzantin? (Communication faite au second Congrès
d'études byzantines, a Belgrade, 1927), in Etudes
byzantines, vol. 1, Bucarest: f. ed., 1939: 301-311; I Piu antichi trattati publici Bizantini, Padova, 1932; Histoire de la vie byzantine. Empire et
civilization, d'après les sources, 3 vol., Bucarest: Edition de
l'auteur, 1934; L'Homme byzantine e Byzance en Occident, in Deux confèrences sur la vie byzantine
données en Hollande, Parigi: Ecole Roumaine en France, 1936: 3-13,
rispettivamente 15-25; La vie de province
dans l'Empire byzantin. Communication au Congrès d'études byzantines
à Rome, Parigi: Ecole Roumaine en France, 1937; Ce e Bizanþul?, conferenza tenuta all’ Università libera
(marzo 1939), Bucarest: Istituto di Studi Bizantini, 1939.
[5] "Latins et Grecs d'Orient et l'établissement des Turcs en Europe
(1342-1362)", Byzantinische
Zeitschrift, 15 (1906); Relations
entre l'Orient et l'Occident. Conférences faites a la Sorbonne, Parigi: J.
Gamber, Editeur, 1923.
[6] Points de vue sur l'histoire du
commerce de l'Orient au Moyen-Age. Confèrences
données a la Sorbonne, Parigi: Librairie Universitaire J. Gamber, 1924.
[7] Chestiunea Marii Mediterane. Istorie a
Europei de miazazi in legatura cu aceasta chestie. Lezioni tenute alla
Scuola di Guerra, Vãlenii de Munte: Editura Tipografiei "Neamul
Românesc", 1914; Desvoltarea
aºezãmintelor politice ºi sociale ale Europei, vol. 1: Evul mediu. Lezioni tenute alla Scuola di
Guerra, Bucarest: Tipografia Cultura neamului românesc, 1920; Elementele de unitate ale lumii medievale,
moderne ºi contemporane, Bucarest: Cultura neamului românesc, 1921; Essai de sunthèse de l'histoire de
l'humanité, vol. 2: Histoire du moyen-age,
Parigi: Librairie Universitaire J. Gamber, 1927 etc.
[8] Il momento crociato visto come rottura in questo percorso di Venezia viene sottolineato in Les commencements de Venise: 18; Deux siècles d'histoire de Venise:
2-3, 14. In altre occasioni (Les
commencements de Venise: 22), è la crisi iconoclasta considerata un
tentativo di rottura, anche se non mancano le riserve da parte dell’autore:
22-23.
[9] Byzance
en Occident: 15-25 (21).
[10] Deux
siècles d'histoire de Venise: 2. L’Idea sarà
ripresa in ibidem: 14.
[11] 1. Venezia e la penisola dei Balcani: 9.
[12] Relations
entre l'Orient et l'Occident: 158. Si veda anche Deux siècles d'histoire de Venise:
5.
[13] Points
de vue sur l'histoire du commerce de l'Orient au Moyen-Age: 51-52. Si veda anche Desvoltarea aºezãmintelor
politice ºi sociale ale Europei: 93: "Veneþia,
de exemplu, era un oraº pur bizantin: aceasta se vede ºi acum din atâtea
elemente ale artei ei, dar odatã totalitatea vieþii veneþiene avea un caracter
bizantin absolut, deplin; […]" / "Venezia, per esempio, è una
città puramente bizantina: e
questo si può vedere anche oggi guardando i vari elementi della sua
arte, ma una volta, l’intera vita veneziana presentava un carattere pienamente bizantino;
[…]"; Relations entre l'Orient
et l'Occident: 158: "C'est une
erreur de considerer Venise comme un Etat et Byzance comme une autre Etat.
Venise ne se croit pas humiliée en reconnaissant l'autorité unique de
l'empereur; elle avait conscience de lui appartenir. Et, d'un autre côté,
lorsque l'empereur byzantine permet aux Vénitiens d'entrer dans ses ports sans
rien payer, de faire descendre leurs marchandises sans droits de douane, de
former des communautés autour de leurs églises, jusqu'à l'époque de
Manuel, sous une autorité vague qui ne se dessine que vers la fin du XII-e
siècle, […], tout cela existe
parce que les Vénitiens étaient considérés comme membres de l'Empire.";
France de Constantinople et de Morée:
7: "Venise était toujours une partie
de l'Empire byzantin, c'est-à-dire qu'elle était sur le sol italien,
mais participait à Byzance."
La vie de province dans l'Empire byzantin:
21: "Je m'aperçois enfin que ma
façon de considérer Venise comme une possession extra-territoriale de l'Empire
byzantin était déjà celle de Bury: «pour quelques siècles
à venir Venise doit être considérée comme une position extérieure
de l'Empire d'Orient dans le Nord de l'Italie»".
[14] Point
de vue sur l'histoire du commerce de l'Orient au Moyen Age: 71-72.
[15] La vie
de province dans l'Empire byzantin: 26-27.
[16] Deux siècles d'histoire
de Venise: 2, 21, 30, 36-37, 40; La France de Terre Sainte: 60; France
de Constantinople et de Morée: 7; L'homme
byzantine: 3-13 (12).
[17] Il termine di Veneþii populare
viene però raramente usato, Iorga preferendo il più delle volte
di usare le Romanie anche nel caso di
Venezia, vedi Relations entre l'Orient et
l'Occident: 79-80; Points de vue sur
l'histoire du commerce de l'Orient au Moyen-Age: 52; Les commencements de Venise: 17; Deux siècles d'histoire de Venise: 1; Byzance en Occident: 21. Sulla relazione tra i Veneþii
e i Romanii, si veda Relations
entre l'Orient et l'Occident: 158.
[18] "Les Venises populaires", in
Les commencements de Venise: 3-16.
[19] Relations entre l'Orient et
l'Occident: 80; Les
commencements de Venise: 28-29. Vedi anche Y-a-t-il eu un moyen-âge byzantin?: 301-311 (311), dove i veneziani
e i balcanici sono visti nel ruolo di borghesi, rispettivamente contadini,
dell’Impero.
[20] D’altronde, il
concetto di continuità dell’idea imperiale, avendo come centro
Costantinopoli ha rappresentato una delle costanti del pensiero di Iorga, si
veda infra. L’idea di Bizanþ dupã Bizanþ rimane la stessa,
indifferentemente dalle forme in cui si manifesta (mantenere l’Impero intorno a
Costantinopoli – idea in base alla quale i sultani ottomani non hanno
rappresentato che delle nuove forme della stessa sostanza, venendo a far parte
cosi dalla tradizione imperiale bizantina -, oppure il trasferimento dell’idea
imperiale in altre zone geografiche come forma di resistenza contro i nuovi
sovrani di Costantinopoli – il caso dei principi romeni).
[21] Si veda Deux siècle d'histoire
de Venise: 3, in cui si parla della Venise
rebelle, a cominciare dal XII secolo.
[22] Deux
siècles d'histoire de Venise: 35
[23] Si veda, per esempio, Etudes
byzantines, II: 136. A volte, Iorga viene invaso dall’odio anche quando si
mette a narrare la conquista di Costantinopoli avvenuta nel 1204, gli invasori
essendo coloro che "[…] n'au introdus decât
jaful fãrã pãreche, incapacitatea de a înþelege societatea ce stãpâniau ºi o
astfel de slãbiciune, […]." / "[…] hanno portato solo il saccheggio senza
uguali, l’incapacità di capire la società di cui si erano impadroniti e una simile
debolezza, […].", cfr. Ce e
Bizanþul: 8.
[24] France
de Constantinople: 1.
[25] Les
bases d'une nouvelle histoire du Moyen-Age,
Bucuresti, 1913: 16. Si veda anche Deux
siècles d'histoire de Venise: 44: "Nous avons ajouté que les empereurs latins [n.n. de Constantinople]
ne sont pas différents d'essence à
l'egard de leurs prédécesseurs grecs; malgré la différence de noms et de
religion, la notion de l'Empire ne pouvait pas changer."; France de Constantinople: 2: "Les nouveau-venus, ceux qui appartiennent
à ce monde que Byzance qualifiait de «barbare», ne font que donner une
dynastie ou essayer de donner une dynastie, et des soldats aussi, à un
Empire qui reste toujours de la même essence. Comme, du reste, on ne peut
pas dire «Empire latin de
Constantinople», on ne pourrait pas dire non plus «Empire français de Constantinople», car c'est seulement
l'Empire byzantin avec une dynastie française."; L'Homme byzantin: 6-7. E interessante da notare un altro caso e
cioè, quando Iorga affronta dall’interno il problema dell’elezione
dell’imperatore latino; egli considera
Bonifacio da Monferrato il rappresentante della legittimità
bizantina, preferendolo a Balduino delle Fiandre; se avessero sostenuto
quest’ultimo, i veneziani avrebbero agito contro natura, come Iorga
suggerisce!, si veda Deux siècles
d'histoire de Venise: 41 (la legittimità di Bonifacio era stata
messa in discussione in un modo meno virulento e senza essere sottolineate le
"macchinazioni" veneziane, in France
de Constantinople et de Morée: 33-35).
[26] Chestiunea Mãrii Mediterane: 113; Papi ºi împãraþi, in Elementele de unitate ale lumii medievale,
moderne ºi contemporane: 222; France
de Constantinople: 36-37.
[27] Vezi Deux siècle d'histoire de
Venise: 44; L'Homme byzantin: 7.
[28] Une nouvelle théorie sur
l'origine et le caractère de l'Empire de Trébizonde, in RHSEE, 13 (1936): 173.
[29] Brève histoire des
Croisades: 150: "[…]. Pour la croisade, elle [n.n. la fondation des Latins à
Constantinople] ne signifia que, pendant
un demi-siècle, le principal empêchement."; Histoire de la vie byzantine, III:
109-110: "Cet empire latin de
Constantinople qui, sauf cette illusion d'un moment due à un homme
entreprenant et hable n'a jamais existé que par son titre, ne laissera, sur ses
vains efforts et sur la paralysie complète, sur le marasme qui les
suivit, une seule ligne d'histoire, un seul souvenir d'art […]. Ces soixante ans de poauvreté nue ne
représentant que le sort, toujours mencaé, d'une ville perpétuellement assiégée
et qui sait bien qu'elle doit succomber […]". Inoltre, l ‘Impero
latino di Costantinopoli rappresenta per Iorga «l’uomo malato» e viene
paragonato all’Impero ottomano del XIX secolo, si veda Points
de vue sur l'histoire du commerce de l'Orient au Moyen Age: 79.
[30] France de Constantinople et de
Morée: 27.
[31] ibidem: 2.
[32] Si veda Deux siècle d'histoire
de Venise: 44.
[33] Les commencements de Venise: 17
[34] Histoire
des Croisades: 38 (si fa riferimento a Roberto Guiscardo).
[35] France
en Terre Sainte: 59.
[36] D.
QUELLER, The Latin Conquest of
Constantinople, Londra: John Wiley and Sons, 1971.
[37] E stata
rappresentata cosi dai cronachisti crociati, Villehardouin e Clari, che sono
stati testimoni agli eventi. Sarà pòi ripresa da Gabriel HANOTAUX, "Les Vénitiens ont-ils trahi la Chrétienté en
1202?", Revue historique 4
(1877); Jules TESSIER, La
quatrième croisade; la diversion sur Zara et Constantinople, Parigi:
E. Leroux, 1884; Edmond FARAL, "Geoffroy de Villehardouin: la question de
sa sincérité", Revue historique
177 (1936).
[38] L. de MAS LATRIE, Histoire de
règne de Chypre sous le l'île des princes de la maison de Lusignan,
vol. 1, Parigi: Imprimerie imperiale, 1852; Carl HOPF, Geschichte Griechenlands vom Beginn des Mittelalters bis auf unsere
Zeit, in ERSCH-GRUBER, Encyclopedie,
vol. 85-86, 1867-1868; Eduard WINKELMANN, Philipp
von Schwaben und Otto IV. Von Braunschweig, vol. 1, Lipsia: Duncker und
Humblot, 1873; Comte Paul RIANT, "Innocent III, Philippe de Souabe et
Boniface de Montferrat", Revue des
questions historiques 17 (1875): 331-366, 18 (1875): 69-72); Edwin PEARCE, The Fall of Constantinople, Nuova York:
Harper & Brothers, 1886; Henri GRÈGOIRE, "The Question of the
Diversion of the Fourth Crusade, or, an Old Controversy Solved by a Latin
Adverb", Byzantion 15 (1941). E
insieme a lui, tutti i bizantinisti.
[39] Walter NORDEN, Der vierte Kreuzzug im
Rahmen der Beziehungen des Abendlandes zu Byzanz, Berlino: E. Beck, 1898;
Leopoldo USSEGLIO, I marchesi di
Monferrato in Italia ed in Oriente durante i secoli XII e XIII, Torino:
Miglietta, 1926; William M. DALY, "Christian Fraternity, the Crusaders,
and the Security of Constantinople, 1097-1204: the precarious Survival of an
Ideal", Mediaeval Studies 22
(1960); Roberto CESSI, "Venezia e la quarta crociata", Archivio veneto, ser. 5, 48-49 (1951);
Edgar McNEAL e Robert Lee WOLFF, "The Fourth Crusade", in A History of the Crusades (editata de
Kenneth M. Setton), vol. 2, Philadelphia: University of Pennsylvania Press,
1962.
[40] Achille LUCHAIRE, Innocent III: la
question d'Orient, Parigi: Librairie Hachette, 1907.
[41] A. FROLOW, Recherches sur la
déviation de la Ive croisade vers Constantinople, Parigi: Presses universitaires
de France, 1955; Paul ALPHANDÉRY, La
Chrétienté et l'idée de croisade, Parigi: Editions Albin Michel, 1959, vol.
1.
[42] Deux
siècles d'histoire de Venise, Bucarest, 1932: 42, 43
[43] Chestiunea Mãrii Mediterane: 111.
[44] Latins
et Grecs d'Orient: 206. Si veda specialmente Chestiunea Mãrii Mediterane: 109-110, 114; Brève histoire des Croisades: 150; Deux siècles d'histoire de Venise: 45-57; Trois siècles d'histoire de Venise,
in RHSEE, 9 (1932), 1-3: 43 s. u.
[45] Si veda The
Byzantine Empire: 172; Brève
histoire des Croisades et de leurs fondations en Terre Sainte: 147-148; Essai de synthèse de l'histoire de
l'humanité: 374.
[46] Points de vue sur l'histoire du
commerce de l'Orient au Moyen-Age: 65-67,
[47] Si tenga presente anche in France de Constantinople et de Morée: 7-8.
[48] France de Constantinople: 4 s. u..; Essai de synthèse
de l'histoire de l'humanité: 370.
[49] The Byzantine Empire:
167.
[50] Cinci conferinþe despre Veneþia: 54.
[51] Cfr. Essai de synthèse de l'histoire de
l'humanité: 370, nota.
[52] Si veda supra.
[53] The Byzantine Empire:
168.
[54] Chestiunea Mãrii Mediterane: 113; Essai de synthèse de
l'histoire de l'humanité: 370; France
de Constantinople et de Morée: 11.
[55] Si tratta di 12 codici. Il numero esatto delle cronache non può
essere stabilito che in seguito a delle ricerche approfondite, in quanto
all’interno di molti codici vengono raggruppate più cronache, che figurano come
miscellanee. Fra le cronache che si possono attribuire ad un determinato
autore, ricordiamo due codici di Giovanni Giacopo Caroldo (collocazioni IV. 112
e IV. 113), la cronaca di Lorenzo di Monacis in latino (IV. 28) oppure quella
di Agostino Agostini (IV. 16), le altre essendo anonime.
[56] I codici sono nove.
Fra questi si distinguono due firmati da G. G. Caroldo (collocazioni Vat. lat.
6085 e Vat. lat. 6088), una copia della Cronaca Altinate, gli altri essendo
anonimi. Questi si trovano distribuite soprattutto nel fondo Vat.. lat. accanto
ad una cronaca in latino del fondo Reg. e un’altra, in italiano, catalogata
nell’Urb. lat.
[57] Queste sono state raggruppate nel cosiddetto fondo Pinelli.
[58] Com’è il caso della cronaca di Marco, uno dei più antichi scritti di storia veneziana, che si trova nella collocazione It. XI. 124, accanto a vari materiali sulle profezie e materiali letterari!
[59] Non intendiamo svolgere qui il dibattito sulla definizione di cronaca, rispettivamente di una storia, oppure della relazione fra queste due; cosi come consideriamo del tutto relativo il cosiddetto “passaggio” dalla cronachistica alla storia. Attribuiamo un valore piuttosto metaforico all’affermazione di A. CARILE secondo la quale Paolo Ramusio il Giovane segni il passaggio dalla cronachistica alla storia, si veda Carole, La cronachistica (secoli XIII-XIV) di fronte alla spartizione della Romania nel 1204, Firenze: L. S. Olschki (Conti), 1969: 203.
[60] Si veda Tommaso GAR, in Archivio storico italiano 5 (1843): 283-430.
[61] Si veda A. CARILE, La cronachistica veneziana, cit.: 103.
[62] MARSAND, I manoscritti italiani della regia biblioteca parigina, Parigi, 1835-1838, 2 volume; Attilio SARFATTI, I codici veneti delle biblioteche di Parigi, Roma, 1888.
[63] Cesare FOLIGNO, "Codici di materia veneta nelle biblioteche inglesi", Archivio veneto, nuova serie, 10-15 (1905-1908).
[64] Edward MUIR, The Leopold von Ranke Manuscript Collection of Syracuse University. The Complete Catalogue, Syracuse, New York: Syracuse University Press, 1983; si veda anche James S. GRUBB, "A Major New Fondo of Veneto and Venetian Documents", Studi Veneziani, n. s. 10 (1985): 173-181.
[65] Questa cifra si riferisce solo a quei manoscritti che, secondo i cataloghi, rappresentano delle cronache venete. A queste si potrebbero aggiungere quelle che vengono intitolate storie delle famiglie nobili veneziane ecc. In base ai cataloghi, una sola cronaca può essere attribuita ad un autore (Agustini Geronimo) con la collocazione C. M. 96, le altre essendo anonime.
[66] Le cronache che si trovano a Vittorio Emmanuele - Roma.
[67] Si tratta dei codici con le coll. che vanno da It. VII. 2540 a It. VII. 2592, con la precisazione che non a tutte queste collocazioni corrispondono dei materiali cronachistici.
[68] I manoscritti con le collocazioni It. VII. 2652, It. VII. 2659 e It. VII. 2669.
[69] Tutto questo è già stato segnalato tanto tempo fa da G. CASTELLANI, "I manoscritti Veneti contenuti nella collezione Phillipps in cheltenham (contea di Glocester)", Archivio Veneto 37 (1889): 199-248.
[70] Si veda Ed. MUIR, op. cit..
[71] V. LAZZARINI, "Il testamento del cronista Gian-Giacomo Caroldo: per una edizione della sua cronaca", Scritti storici in onore di Giovanni Monticolo, Venezia, 1915.
[72] Freddy THIRIET, Les chroniques vénitienne de la Marcienne et leur importance pour l'histoire de la Romania gréco-vénitienne, in Mélanges d'Archéologie et d'Histoire (1954): 290: "[...] Il est donc souhaitable de voir publier ces témoins avisés de leur temps, Jean-Jacques Caroldo et Antoine Morosini en priorité."; questo asppello sarà ripreso in Fr. THIRIET, La Romanie vénitienne au moyen age. Le développement de l'exploitation du domaine colonial vénitien (XIIe-XVe siècles), Paris: Éditions E. de Broccard, 1959: 17.
[73] Citazione ancora da Aug. PROST, "Les chroniques vénitiennes", Revue des Questions historiques 31 (1882): 512-555 e 34 (1883): 199-224.
[74] CARILE, La cronachistica.…
[75] Case editrici dei secoli precedenti: la collezione Rerum Italicarum Scriptores, curata dal MURATORI, Monumenta Germaniae Historica (per Historia Ducum Veneticorum, curata dal H. SIMONSFELD), il curatore Flamino CORNER (per la cronaca di Lorenzo de Monacis), il curatore Giovanni MONTICOLO (per i più antichi cronache) ecc.
[76] Si veda l’edizione parziale di Z. Dolfin, si veda anche M. de BIAISO con Giovanni diacono; Roberto CESSI con Origo; si veda Alberto LIMENTANI per Martino da Canal, più E. PASTORELLI (ristampa di MURATORI, con la precisazione: è parziale; esempi: Sanudo viene troncato mentre Navagero non è più ripreso).
[77] La cronaca di Chinazzo è tutta dedicata alla guerra di Chioggia, del 1377-1380.
[78] Le due cronache,
Gradense e Altinate sono state stampate insieme, si veda Origo Civitatem Italie seu Veneticorum (Chronicon Altinate et Chronicon
Gradense) (a cura di Roberto CESSI), Roma: Tipografia del Senato, 1933. Si
veda anche Lorenzo MINIO-PALUELLO, "Il 'Chronicon Altinate' e Giacomo
Veneto", Miscellanea in onore di
Roberto Cessi, vol. I, Roma: Edizioni di storia e letteratura, 1958,
Antonio CARILE, "Le origini di Venezia nella tradizione storiografica",
in Storia della cultura veneta dalle
origini al Trecento, Vicenza: Neri Pozza editore, 1976: 135-166; Gina
FASOLI, "I fondamenti della storiografia veneziana", in La storiografia veneziana fino al secolo
XVI. Aspetti e problemi (a cura di Agostino PERTUSI), Firenze: Leo S.
Olschki, 1970: 11-44.
[79] In Cronache veneziane antichissime (a cura
di Giovanni MONTICOLO), vol. I, Roma: Istituto storico italiano, 1890: 59-171.
Pentru refereinte, vezi Gina FASOLI, "I fondamenti della storiografia
veneziana", loc. cit.; Lidia
CAPO, in Girolamo ARNALDI e Lidia CAPO, "I cronisti di Venea e della Marca
Trevigiana dalle origini alla fine del secolo XIII", in Storia della cultura veneta. Dalle origini
al Trecento, Vicenza: Neri Pozza editore, 1976: 391-393.
[80] Per la cronaca di
Marco, si veda Elisa PALADIN, "Osservazioni sulla inedita cronaca
veneziana di Marco (sec. XIII ex. - XIV in.)", Atti dell'Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti 128
(1969-1970); Antonio CARILE, "Le origini di Venezia …": 151-152;
Giorgio CRACCO,"Il pensiero storico di fronte ai problemi del comune
veneziano", in La Storiografia
veneziana...: 45-74 (66-71); Girolamo ARNALDI in G. ARNALDI e Lidia CAPO,
"I cronisti di Venezia e della Marca Trevigiana dalle origini alla fine
del secolo XIII", cit.: 397 sqq.; Agostino PERTUSI, "Le profezie
sulla presa di Costantinopoli (1204) nel cronista veneziano Marco (c. 1292) e
le loro fonti bizantine (Pseudo-Costantino Magno, Pseudo-Daniele, Pseudo-Leone
il Saggio)", Studi Veneziani,
n.s. 3 (1979).
[81] La Cronique des Veneciens, des origines à 1275 (a cura di Archivio
storico italiano 8 (1845): 231-707; Les
estoires de Venise. Cronaca veneziana in
lingua francese dalle origini al 1275 (a cura di Alberto
LIMENTANI), Firenze: Leo S. Olschki, 1972. Per Martin da Canal, si veda Gina
FASOLI, "La Cronique des Veniciens
di Martino da Canale", Studi
medievali, seria III, 2 (1961); Giorgio CRACCO, "Il pensiero storico
di fronte ai problemi del comune veneziano", in La storiografia veneziana...: 45-74 (50-66); Alberto LIMENTANI,
"Martin da Canal e 'Les estoires de Venise'", in Storia della cultura veneta. Dalle origini al Trecento, Vicenza:
Neri Pozza editore, 1976: 590-601; A. PERTUSI, "Maistre Martino da Canal
interprete cortese delle Crociate e dell'ambiente Veneziano del secolo
XIII", in Storia della
civiltà veneziana (a cura di Vittore BRANCA), vol. I, Firenze:
Sansoni editore, 1979.
[82] Rerum Italicarum Scriptores, 12 (nuova
ediziona, a cura di Ettore PASTORELLO), Bologna, 1938-1942. Si veda anche H.
SIMONSFELD, Andrea Dandolo und sein
Geschichtswerk, Munchen, 1876, tradotto poi da Benedetto MOROSSI,
"Andrea Dandolo e le sue opere storiche", Archivio Veneto 14 (1877): 49-149; G. ARNALDI, "Andrea Dandolo
doge-cronista", in La storiografia
veneziana...: 127-268; Freddy THIRIET, "Byzance et les Byzantins vus
par le Vénitien Andrea Dandolo", Revue
des études sud-est européennes 10 (1972); G. ARNALDI in G. ARNALDI e Lidia
CAPO, "I cronisti di Venezia e della Marca Trevigiana", in Storia della cultura veneta, vol. II: Il Trecento, Vicenza: Neri Pozza
editore, 1976: 287-296; Lino LAZZARINI, "«Dux ille Danduleus». Andrea
Dandolo e la cultura veneziana a metà del Trecento", in Petrarca, Venezia e il Veneto, a cura di
Giorgio PADOAN, Firenze: Leo S. Olschki editore, 1976: 123-156.
[83] Rerum Italicarum Scriptores, Bologna,
1923.
[84] Per la definizione
della “crisi del modello dandoliano”, si veda
Franco GAETA, "Storiografia, coscienza nazionale e politica
culturale nella Venezia del Rinascimento", in Storia della cultura veneta dal primo quattrocento al Concilio di
Trento, vol. III, partea 1, Vicenza: Neri Pozza editore, 1980: 1-91
(11-16).
[85] De rebus venetis, ab originis ad 1354 (a
cura di Flaminio CORNER), Venezia, 1758. Su Lorenzo de Monacis, si veda
Giovanni Degli AGOSTINI, Notizie
Istorico-Critiche intorno la Vita e le Opere degli Scrittori Veneziani,
vol. 2, Venezia: Simone Occhi, 1754: 363-371; Agostino PERTUSI, "Le fonti
greche del 'De gestis moribus et nobilitate civitatis Venetiarum' di Lorenzo de
Monacis Cancelliere di Creta (1388-1428)", Italia medioevale e umanistica 8 (1965); idem, "Gli inizi
della storiografia umanistica nel Quattrocento", La storiografia veneziana...: 269-332 (277-289); Fr. GAETA,
"Storiografia, coscienza nazionale e politica culturale …", cit.:
16-25.
[86] La cronaca di Enrico Dandolo, che non è stata
stampata, si può consultare alla Biblioteca Marciana, alla collocazione
It. VII. 102 (=8142), ma solo come microfilm: Pos. Marc. 127. Sul cronachista
Enrico Dandolo, si veda Silvana COLLODO, "Temi e caratteri della
cronachistica veneziana in volgare del Tre-Quattrocento (Enrico Dandolo)",
Studi veneziani 9 (1967): 127-151; A.
CARILE, "Aspetti della cronachistica veneziana nei secoli XIII e
XIV", in La storiografia
veneziana...: 75-126 (98-115).
[87] Su Nicolò
Trevisan, si veda Fr. THIRIET, "Les chroniques vénitiennes de la Marcienne
et leur importance pour l'histoire de la Romanie gréco-vénitienne",
extrait des Mélanges d'Archéologie et
d'Histoire, publiés par l'École Française de Rome, année 1954: 241-292
(262-266); A. CARILE, "Note di cronachistica veneziana: Piero Giustinian e
Nicolò Trevisan", Studi
Veneziani 9 (1967): 103- 125 (119-125); Fr. THIRIET, "L'importance de
la chronique de Niccolò Trevisan", Miscellanea marciana di studi Bessarionei, Padova: Editrice
Antenore, 1971; V. LAZZARINI, "Marino Falier, la congiura", Nuovo Archivio Veneto 13 (1897): 8-18: Le fonti..
[88] Su Caroldo, si veda
Fr. THIRIET, "Les chroniques vénitiennes de la Marcienne...", cit.:
266-272.
[89] Vite dei Dogi, in Rerum Italicarum Scriptores, 22, Milano, 1733: 405-1251. La seconda
edizione dell' 1900 viene pubblicata solo la prima parte, che arriva fino al
regno di Sebastiano Ziani compreso (1178). Per riferimenti a Sanudo il Giovane,
si veda Gaetano COZZI, "Marin Sanudo il Giovane: dalla cronaca alla
storia", in La storiografia
veneziana...: 333-358; Franco GAETA, "Storiografia, coscienza
nazionale e politica culturale …", cit.: capitolo 13.
[90] Per riferimenti a
D. Barbaro, si veda Fr. THIRIET, "Les chorniques vénitiennes de la
Marcienne...": 246-249, idem, La
Romanie venitienne; numerose copie della cronaca elaborata da Barbaro si
trovano anche alla Staatsbibliothek
di Vienna.
[91] Per riferimenti a
P. Dolfin, si veda Marco FOSCARINI, Della
letteratura veneziana, Padova, 1752 (ristampato a Venezia, 1854): 159-160.
[92] Per riferimenti a
Zancaruolo, si veda Fr. THIRIET, "Les chroniques vénitiennes de la
Marcienne...": 279-285; Lia SBRIZIOLO, "La Cronaca Zancaruola:
dall'esilio dalla Biblioteca Marciana al suo ritorno", Atti dell'Istituto Veneto di Scienze,
Lettere ed Arti 128 (1969-1970); Fr. THIRIET, "Encore sur le pseudo
(?) Zancaruolo", In Memoria di Sofia
Antoniadis, Venezia: Biblioteca dell'Istituto Ellenico di Studi Bizantini e
Postbizantini di Venezia, 1974; Giulio ZORZANELLO, "La Cronaca Veneziana
trascritta da Gasparo Zancaruolo (codice Marciana It. VII. 2570, già
Phillipps 5215)", Archivio Veneto,
ser. V, 114 (1980).
[93] Siamo dispiacenti
per non aver potuto percorrere anche la cronaca di Zorzi Dolfin, il padre di
Pietro, in quanto il microfilm contenente l’unico manoscritto che si trova alla
Biblioteca Marciana [It. VII. 794 (=8503), microfilm Pos. Marc. 143] non
comprende l’intera cronaca, fermandosi all’anno 893, ai tempi del doge Zuanne
Partecipazio (Badoer). Edizione parziale: G. M. THOMAS, in Sitzungsberichte der K. bayerischen Akademie d. Wissenschaft,
Munchen, 1864, II: 67-80 (riferimenti alla Quarta Crociata), e ibidem, 1866, II: 1-41 (riferimenti alla
caduta di Costantinopoli del 1453). Per riferimenti a Z. Dolfin, si veda Fr. THIRIET, "Les chroniques vénitiennes
de la Marcienne...": 286-290; Maria ZANNONI, "Le fonti della cronaca
veneziana di Giorgio Dolfin", Atti
del Reale Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti 101 (1941-1942). In
uguale misura, non ho potuto accedere alla cronaca di Piero Giustinian, di cui
unica copia si trova al British Museum di Londra, si veda A. CARILE, "Note
di cronachistica veneziana: Piero Giustinian e Nicolò Trevisan", Studi Veneziani 9 (1967): 103-125
(110-118).
[94]
Inseriamo nella categoria “parzialmente anonime” le cronache definite in modo
convenzionale Cronaca Veniera, titolo
dovuto al nome del proprietario di uno dei manoscritti, non dell’autore;
infatti, queste presentano delle differenze non solo nello stile di scrittura,
ma anche nell’approccio e nella datatazione degli eventi. Si può
aggiungere a queste cronache anche la cosiddetta Cronaca Barbo, il cui autore ci è sconosciuto. Per quanto
riguarda la cronachistica anonima vera e propria, dobbiamo precisare che fin’ora
una sola simile cronaca è stata stampata e costituisce la meta di alcuni
riferimenti: Historia Ducum Veneticorum,
stampata in MGH, SS, 14 (a cura di H. SIMONSFELD), Hannoverae: Impensis
Bibliopolii Hahniani, 1883. Si veda Giorgio CRACCO, "Il pensiero storico
di fronte ai problemi del comune veneziano", in La storiografia veneziana...: 45-74 (46-50); Lidia CAPO, in G.
ARNALDI
e Lidia CAPO, "I cronisti di Venezia e della Marca
Trevigiana dalle origini alla fine del secolo XIII", cit.: 407-411.
[95] Points de vue sur l'histoire du commerce de
l'Orient au Moyen-Age: 72; Essai de
synthèse de l'histoire de l'humanité: 112, 301, 338; Les commencements de Venise: 7, 18.
[96] Points de vue sur l'histoire du commerce de
l'Orient au Moyen-Age: 54; Essai de
synthèse de l'histoire de l'humanité: 112; Les commencements de Venise: 7, 18, 25-28; Deux siècles de l'histoire de Venise: 1.
[97] Les commencements de Venise: 6.
[98] Points de vue sur l'histoire du commerce de
l'Orient au Moyen-Age: 80; Deux
siècles de l'histoire de Venise: 57.
[99] Deux siècles de l'histoire de Venise:
11-12, 30, 32, 37, 44-45, 56-57.
[100] Deux siècles d'histoire de Venise:
45.