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Nicolae Iorga e la cronachistica veneziana

 

Dott. ªerban Marin

          Fra i tantissimi temi che hanno destato l'interesse di Nicolae Iorga non poteva mancare Venezia. Fondatore dell'istituto in cui oggi ci troviamo, N. Iorga si è reso conto dell'importanza del ruolo che Venezia poteva svolgere nella ricostituzione della storia dei romeni tramite i numerosi documenti conservati all'Archivio di Frari o presso le sue biblioteche, contenenti sia dei resoconti degli ambasciatori veneziani, sia dei diari (di viaggio o no), che di relazioni di natura politica o economica. La fondazione della "Casa Romena" che egli ha avviato ha avuto come principale scopo quello di rendere possibile agli storici romeni di portare alla luce i rispettivi documenti, anche solo parzialmente.

          Ma N. Iorga non ha resistito neanche alla tentazione di impegnarsi nello studio della storia di Venezia, dovuta anche ad un sentimento di reciprocità. Benché i suoi studi riguardanti la storia di Venezia e il suo ruolo nella storia mondiale lungo i secoli si perdessero nell'immmensità dei suoi lavori, non posiamo non prendere in considerazione un fatto: e cioè che N. Iorga è stato veramente attratto dall'intento di chiarire alcuni aspetti della storia veneziana non solo nel contesto delle sue relazioni con I Paesi Romeni[1]. Anche se gli studi di Iorga incentrati proprio sulla storia e la civiltà veneziana sono pochi[2], non mancano i riferimenti a Venezia

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nei suoi lavori di carattere generale sulle crociate[3], sull'Impero bizantino e l'idea di impero[4], sulle relazioni fra Oriente e Occidente[5], sul commercio medievale[6], su questioni generali di storia medievale[7].

          Proverò in seguito a tracciare le principali convinzioni a cui Iorga è arrivato per quanto riguarda la storia della comunità lagunare.

          Tutta la sua concezione oscilla intorno all'idea secondo la quale, fino all'apparizione del fenomeno crociato[8], Venezia non abbia rappresentato altro che

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un appendice di Bisanzio. Un appendice necessario, persino complementare, però un appendice. Questa complementarità è di natura economica: Venise est restée toujours une chose byzantine. Ses citoyens ont été des bourgeois de Byzance établis sur une autre terre. Le commerce qu'on ne pouvait pas faire par des Byzantins de Byzance a été fait par ces Byzantins extra-territoriaux; […]"[9] oppure "J'ai essayé de prouver aussi autre chose: que, non-seulement Venise a des attaches avec Byzance, mais que c'est une chose byzantine. Elle représente la bourgeoisie extrinsèque de l'Empire d'Orient; au lieu que cette bourgeoisie existe dans l'Empire, elle est, géographiquement, au point de vue territorial, en dehors de l'Empire. Chez lui, l'Empire n'a pas une bourgeoisie, et Venise est là pour remplacer cette bourgeoisie que l'Empire n'a jamais pu créer."[10], o di natura navale: "Mentre la flotta imperiale decadeva, non si formava una flotta di mercanti che potesse frequentar tutti i porti dal Quarnero al Monte Sinai. Senza nessun contrasto, per la fatalità delle cose, Venezia prese sopra di sé quest'incarico, che doveva renderla ricca ed illustre."[11]. Si parla persino di un legame organica fra i due mondi: "C'est une erreur de considerer Venise comme un Etat et Byzance comme une autre Etat. Venise ne se croit pas humiliée en reconnaissant l'autorité unique de l'empereur; elle avait conscience de lui appartenir. Et, d'un autre côté, lorsque l'empereur byzantine permet aux Vénitiens d'entrer dans ses ports sans rien payer, de faire descendre leurs marchandises sans droits de douane, de former des communautés autour de leurs églises, jusqu'à l'époque de Manuel, sous une autorité vague qui ne se dessine que vers la fin du XII-e siècle, […], tout cela existe parce que les Vénitiens étaient considérés comme membres de l'Empire."[12]. Sintetizzando: "Du reste, Venise était presque byzantine. […]. La question ne doit pas être posée de cette façon: Quelle est la dépendance exacte d'un Etat vénitien italien envers l'empire byzantin, mais: Quelle est la situation de l'élément vénitien dans la monde / byzantin auquel les Vénitiens appartiennent sous tous les rapports?"[13]. La complementarità acquista qualche volta delle valenze inatesse:

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"Au fond, elle [n.n. Venise] était Grecque. Grecque de qualité politique, sinon de langue, […]. Venise, héritière de Romanie / sans risques, qu'elle laissait volontiers aux chevaliers, était dans ce monde grec elle-même."[14] oppure "En échange, Venise a conservé une grande partie de la vie / provinciale, byzantine, contribuant, par sa large tolérance, à préparer au-delà de la Mer un esprit national grec, dépassant nettement l'impérialisme traditionnel."[15] Spesso però, i veneziani non sono più visti come complementari dell'Impero ma arrivano ad essere considerati dei semplici suoi servi e schiavi[16]. Questa comunicazione gioverà a quella teoria così cara all'autore delle "Romanie poplari", fenomeno che presentava come varianti o le "Sclavonie popolari" o le "Venezie popolari"[17].

          D'altronde, "Venezia popolare" è il titolo di un capitolo dell'opera Les commencements de Venise[18]. Fedele a questa teoria, Iorga ha paragonato spesso le strutture che furono alla base dello stato veneziano a quelle che portarono alla nascita degli stati medievali romeni[19]. Piu avanti, lo storico romeni arriva ad allontanare verso la periferia altri aspetti in grado di distinguere le due entità (quella veneziana e quella valacca) come l'aspetto religioso, geografico o quello ideologico, che vengono tutti messi su un piano secondario. Tutto sembra così subordinato

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alla stessa idea: appartenendo a Bissanzio (da leggersi: all'Impero)[20], le due comunità non potevano manifestarsi diversamente l'una dall'altra. Il punto fondamentale rimaneva uno solo: l'appartenenza all'Impero.

          Però il caso di Venezia presenta una particolarità: Venezia, che si è costituita e si è sviluppata all'ombra protettrice dell'Impero sarà la stessa che darà all'Impero il colpo del 1204. Così biasimata, Venezia vienne definitivamente ritenuta come facente parte dello schieramento degli infedeli[21] e neanche allora si rinuncia all'idea di "schiavo" dell'Impero: "C'est donc la conception du Vénitien qui a été un esclave révolté; cet esclave révolté s'est soumis, a fait sa "conversion", mais il reste, au point de vue constitutionnel, dans la même situation où il était auparavant."[22].

          Comunque, spiegare la "condanna" di Venezia a causa degli eventi del 1204 è molto semplice: Iorga è stato, prima di tutto, un bizantinista. E una volta fissato il centro della sua visione nello spazio bizantino, il resto del mondo viene analizzato solo dal punto di vista di Bisanzio. È questa una tendenza tipica di ogni bizantinista, di rapportare tutto a Bisanzio. E Iorga non fa eccezione. Tutto il mondo è visto dalla prospettiva di Costantinopoli. In questo senso, la caduta di Costantinopoli del 1453 viene descritta con sospinando[23], mentre Bisanzio dopo Bisanzio non esprime altro che una speranza. Per Iorga, Costantinopoli è la capitale dell'impero universale per eccelenza. L'impero della dinastia fiamminga, come quello dei turchi ottomani sono bizantini in quanto hanno come residenza Costantinopoli. Solo Costantinopoli può essere "Imperiul roman, imperium Romaniae, imperium Romanorum"[24]. E Iorga lo dice apertamente: "Mais les Empereurs latins de Constantinople se sentirent bientôt en première ligne

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successeurs des basileis, dont ils copiaient les vêtements et la pompe"[25], insistendo sulla conservazione del cerimoniale bizantino[26] e della lingua greca[27] anche sotto il dominio degli imperatori latini a Costantinopoli, sebbene in un'altra occasione i veri centri imperiali fossero considerati propri quei "locuri de refugiu si asteptare / luoghi di rifugio e di attesa" di Nicea, Trebisonda ed Epiro[28], mentre i latini di Costantinopoli sono descritti alla luce della loro debolezza[29]. Quando poi approfondirà la sua analisi, Iorga sosterrà la teoria contraria, stimando che propria l'assenza di una conception de Byzance possa essere la causa di un indebolimento immediato dell'Impero latino[30].

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          Comunque, l'idea della continuità storica relativa a Bisanzio rimane una costante del pensiero di Iorga e la sua espressione più suggestiva è la seguente: "Byzance était là pour devenir aussitôt l'élément dominant, dépassant l'horizont de ses conquérants, pour n'importe quelle forme de conquête."[31]. Si sostiene persino l'idea che i turchi di Maometto Secondo si considerassero bizantini[32]. Sintetizzando: "Byzance représente […] en première ligne un Etat romain, qui pouvait parler toutes les langues: latin au commencement, grec ensuite, et, si les Bulgares ou les Serbes étaient arrivés à conquérir Constantinople, comme ils l'ont voulu, alors Byzance aurait parlé slavon, comme, plus tard, sous les Sultans ottomans, elle a parlé turc."[33].

          Inoltre, ogni tendenza di conquistare Costantinopoli, sia che venisse da parte di Simeone di Bulgaria o da parte del normanno Roberto Guiscardo viene ritenuta come "tendaient à faire revivre l'Empire byzantin sous de nouveaux maîtres"[34]. Ecco ad un certo punto anche il celebre Saladdino "reprenait sous la forme musulmane l'idéal impérial en Orient"[35].

          Insisterò adesso sul mondo in cui Iorga ha analizzato l'episodio della Quarta Crociata. Secondo l'analisi intrapresa quasi 30 anni fa da Donald Queller[36], la storiografia di questa crociata registra alcune teorie chiare: quella "primitiva degli incidenti"[37], quella del "tradimento" o della "premeditazione"[38], la "teoria

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modificata degli incidenti"[39] e alcuni punti di vista individuali[40] accanto ai quali si collocano anche quelli studi che escono dal binomio premeditazione-incidente e che si riferiscono alla cosiddetta "storia interiore"[41]. Lo storico americano Queller (attualmente autorità riconosciuta nel campo della storiografia della Quarta Crociata) non ha certamente passato in rassegna che solo una parte degli storici che nel tempo hanno trattato il rispettivo episodio. Per questo proverò a supplire il suo sforzo tramite il tentativo di commentare le idee di N. Iorga in base alle categorie stabilite da Queller.

          In alcune occasioni lo storico romeno considera che l'episodio del 1204 "n'est donc pas un acte vénitien, d'autant moins un acte personnel du doge Dandolo; ce n'est ni un accident, ni une aventure: c'est le dernier terme naturel d'une longue évolution."[42], mostrando così di iscriversi sulla linea tracciata da W. Norden (la "teoria modificata degli incidenti"). Alcune volte fa ricorso alla variante neutrale proposta da A. Luchaire: : "[…] e una din chestiunile care ar putea pãrea insolubile / è una delle questioni che potrebbero sembrare insolubili"[43], ma nella maggioranza dei casi l'evento viene visto come un "usurpazione" veneziana soprattutto quando Enrico Dandolo è considerato "dogele creator al imperiului latin de la Constantinopol / il doge creatore dell'impero latino di Costantinopoli"[44]. A nostro parere, Iorga è il primo ricercatore che ha messo in evidenza che la modalità di elezione dell'imperatore latino è stata tipicamente veneziana, rifacendosi in qualche modo al sistema di elezione dei dogi[45].

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          Criticando l'idea di un possibile incidente: "Mais, au point de vue des relations de commerce, ce n'est pas un incident, mais bien un moment du développement logique d'une seule et même politique."[46], e insistendo poi su una relazione diretta esistente tra gli eventi del 1171-1172 (la disputa con Emmanuele I Comneno) e quelli del 1203-1204[47], Iorga si collocherebbe nello stile più puro di W. Norden. Egli non lascia però che gli sfugga l'occasione di criticare Venezia, di trovare delle traccie di cospirazione nell'impresa. Essendo Bisanzio il centro di riferimento per il bizantinista Iorga, allora Venezia rappresenta in modo irevocabile l'elemento traditore! È di Venezia la responsabilità[48] e questa conclusione è venuta fuori in seguito alla semplice valutazione dei risultati, Venezia essendo stata l'unica a guadagnare nell'impresa. Dunque, la premeditazione arriva da sé: "It certainly seemed that Venice was planning a great coup. Unexpected events put large land forces at her disposal."[49], e "Atunci o mentalitate de parvenit s-a trezit la vechii Veneþieni [n.n. odata cu prima cruciada]: ºi-au pierdut socoteala; au crezut cã basinul de Rãsãrit al Mãrii Mediterane li e asigurat pentru toate timpurile, ºi s-au putut intreba atunci: de ce sã se pãstreze intre Metropolã ºi posesiunile siriene Imperiul Bizantin in decãdere, supus capriciilor de lãcomie ºi violenþã ale Impãraþilor? Dar dacã acest Imperiu bizantin s-ar inlãtura? Si mai ales: dar dacã l-ar inlãtura ei, ºi ar pune in loc o contrafacere latinã, pe care ar intrebuinþa-o apoi pentru scopurile lor? Si astfel la 1204 Veneþienii au intervenit in certurile dinaºtilor bizantini […] / Allora una mentalità di arrivista si è destata nei vecchi Veneziani [a partire dalla prima crociata]: hanno perso la testa; hanno pensato che il bacino orientale del Mar Mediterraneo fosse loro assicurato per sempre e allora si sono chiesti: perché in mezzo alla Metropoli e alle possessioni siriene si debba conservare l'Impero Bizantino in stato di declino, sottoposto ai capricci di avidità e violenza degli Imperatori? E se questo Impero bizantino fosse tolto de mezzo? Ma soprattutto: se fossero loro a tagliarlo di mezzo e a mettere al suo posto una contraffazione latina che avrebbero poi adoperato per i loro interessi? E così nel 1204 i Veneziani sono intervenuti nelle dispute dei regnanti bizantini […]"[50], (e si potrebbe in questo modo dedurre che la "cospirazione" veneziana fosse stata preparata sin dagli inizi delle crociate!). Si arriva alle volte a ricorrere a dei documenti non ancora verificati come il presupposto trattato di Venezia con gli

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"infedeli" alla vigilia della Quarta Crociata[51], messo in circolazione da Carl Hopf[52]. Vi sono date delle spiegazioni semplicistiche come quella che: "Venice, […], was at this time the enemy of the Greek empire, and had the greatest interest in destroying it, in order to seize for herself the ports and islands necessary to her commerce."[53] ed alcune persino irrisorie: l'età inoltrata del Doge Enrico Dandolo come causa della "deviazione" della crociata[54].

          Una volta sottolineate le principali coordinate fissate da Iorga nello stimare la posizione del mondo veneziano in confronto a Bisanzio, psserò al nocciolo del problema di questa relazione: la cronachistica veneziana.

          A cominciare del XI secolo nell'ambito della storiografia veneziana si è sviluppato un genere letterario specifico conosciuto sotto il nome di cronachistica. Essendo diffuse in varie biblioteche europee e nord americane, le cronache si ritrovano in una quantità importante a Venezia, nelle collezioni di manoscritti della Biblioteca Marciana, del Museo Civico Correr e in quantità molto inferiori all'Archivio di Stato e presso la Biblioteca della Fondazione Querini Stampalia[55]. Dei fondi importanti si possono trovare anche presso la Biblioteca Apostolica di Vaticano[56], presso la Biblioteca Ambrosiana di Milano[57] e presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. Fra tutte queste biblioteche risulta evidente che il numero maggiore di cronache si trova alla Marciana dove oggi sono riuniti all'incirca 20 codici in lingua latina e fino a 300 codici in italiano. Per quanto riguarda gli ultimi, dobbiamo precisare che sono scritti nel dialetto veneto e inoltre differiscono dal punto di vista linguistico, in base al secolo in cui il copista ha compiuto il suo lavoro. Si impone con necessità l'attività di un gruppo di storici

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della lingua italiana e del dialetto veneto che possa chiarire adeguatamente il problema della datazione di ciascuno di questi codici, in base alla struttura della lingua.

Ritornando al problema del numero dei manoscritti che figurano nella Biblioteca Marciana, si deve precisare che questo è solo approssimativo in quanto non si può sapere esattamente che cosa si nascondi dietro a un titolo. Spesso, il ricercatore si trova nella situazione di scoprire una nuova cronaca anche se questa viene catalogata come L'origine degli famiglie nobili Venete o più semplicemente viene registrata accanto ad altri materiali nella rubrica delle Miscellanee[58]. Può avvenire anche il fenomeno contrario e cioè che sotto il titolo di Cronaca di Venezia o Cronaca Veneta si trovi un materiale di un genere del tutto diverso, come dei risconti degli ambasciatori veneziani o dei discorsi teologici. Certo che situazioni di questo genere non possono costituire che delle eccezioni, ma l'immensità del materiale può indurre spesse volte in errore. Comunque, nella loro stragrande maggioranza queste cronache o storie di Venezia[59] hanno come titolo Cronaca Veneziana dalla comincia della Città oppure, più raramente, Storia dei Dogi di Venezia. Per quello che riguarda strettamente la Biblioteca Marciana, le cronache veneziane sono raggruppate soprattutto nelle classi Ital. VII e Lat. X.

          Le cronache veneziane non si limitano però alla spazio italiano. Numerosi altri materiali cronachistici si trovano a Vienna (il cosiddetto fondo Foscarini)[60], Dresda (a Sächsische Landesbibliothek)[61], a Parigi (Biliothèque Nationale)[62], a Londra (British Museum)[63] e anche negli Stati Uniti (il fondo Ranke nell'ambito della Biblioteca dell'Università di Syracuse, New York, e l'Università di Chicago)[64].

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          La lista dei manoscritti d'Italia che comprende le cronache veneziane deve essere anch'essa completata con le cronache scoperte da me nella Biblioteca Civica di Padova dove si trovano 12 codici[65] e nella Biblioteca Nazionale Centrale "Vittorio Emanuele" di Roma[66]. Questi manoscritti non sono menzionati da Antonio Carile e questa scoperta ci fa capire che, senz'ombra di dubbio anche altre biblioteche o archivi possiedono altre simili cronache.

          La raccolta di tutti questi materiali in un unico posto potrebbe certamente facilitare lo studio della cronachistica veneziana. In questo senso, dobbiamo ricordare l'iniziativa dell'ex Direttore della Biblioteca Marciana, Giorgio Emanuele Ferrari, che tra il 1972 e il 1973 è entrato in possesso di un importante acquisto dalla Gran Bretagna e cioè di una parte dell'impressionante collezione Phillipps di Cheltenham[67]. Sono stati così ottenuti 44 codici ai quali si sono aggiunti ancora 3 nel 1985[68]. La risposta alla domanda come è stato possibile che un numero così grande di materiali, elaborati a Venezia, da parte dei veneziani e che trattano aspetti relativi alla storia di Venezia sia arrivato nel territorio britannico ci viene data dalla notizia che Thomas Phillipps, un milionario inglese, collezionista di manoscritti e libri rari, è venuto in loro possesso all'inizio del XIX secolo[69]. Una spiegazione simile potrebbe essere data per i manoscritti veneziani posseduti dall'Università di Syracuse, New York, che sono stati ottenuti in seguito alla donazione di Leopold von Rakne del 1887[70]. Per quanto riguarda i mezzi per cui altre cronache sono arrivate a Vienna o a Parigi, la spiegazione è ancora più semplice, si deve tutto alle successive occupazioni austriache e francesi che Venezia ha subito dopo il 1797.

          Nel complesso, lo studio della cronachistica veneziana si trova ancora in uno stadio iniziale, malgrado gli appelli di Vittorio Lazzarini[71] o Freddy Thiriet[72] e

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gli sforzi di Aug. Prost[73] o Antonio Carile[74]. Come conseguenza, la stampa delle cronache si è concretizzata solo parzialmente. Inoltre si può dire che gli editori dei secoli passati si siano interessati di più a questo processo[75]. Il Novecento ha apportato dei contributi meno rilevanti in questo senso[76].

          Tra le cronache veneziane stampate fino ad oggi, ricordiamo Chronicon Altinate, Chronicon Gradense, la cronaca attribuita al diacono Giovanni, la cronaca anonima che porta il titolo convenzionale di Historia Ducum Veneticorum, quella scritta da Martino da Canal, la cronaca attribuita a Marco, quella del doge Andrea Dandolo e la sua continuazione dovuta al cancelliere Rafaino di Caresini, Lorenzo de Monacis, Marino Sanudo il Giovanne, Andrea Navagero, Daniele Chinazzo[77].

          Le prime cronache conservate sono Cronaca Altinate, Chronicon Gradense[78], la cronaca attribuita al diacono Giovanni[79]. Il XIII secolo porta in primo piano

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la cronaca attribuita a Marco[80] e la più conosciuta Les estoires de Venise di Martino da Canal[81].

          L'evoluzione in seguito della cronachistica veneziana passa attraverso il momento Andrea Dandolo[82] (con la sua continuazione dovuta a Rafaino de Caresini che fa riferimento al periodo del dopo 1280[83]) e attraverso quella fase considerata dagli analisti come rappresentante della "crisi del modello dandoliano"[84], avendo come principali esponenti il cancelliere veneziano di Creta, Lorenzo de Monacis[85],

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il cronista Enrico Dandolo[86] (per il XIV secolo), Nicolò Trevisan[87] o Gian Giacopo Caroldo[88] (per il XV secolo) o Marino Sanudo il Giovanne[89], Daniele Barbaro[90], Pietro Dolfin[91], Marcantonio Erizzo, Camillo Abbiosi da Ravenna e il discusso Gasparo Zancaruolo[92] (per il XVI secolo)[93] e anche le cronache attribuite ad Andrea

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Donà o Girolamo Savina (per il XVII secolo). Oltre a questi, un contributo decisive per la nostra ricerca l'hanno avuto le cronache anonime o parzialmente anonime[94] di cui gli esempi sono innumerevoli fra i codici della Marciana.

          Nel corso di questa evoluzione, dunque, si può osservare un fenomeno: quello della "crisi del modello dandoliano". Se le scritture più vecchie, accanto alla cronaca del doge Andrea Dandolo (parzialmente anche quella di Martino da Canal) affrontano la storia di Venezia nel contesto della data che segna la salita al trono e la morte non solo dei dogi ma anche dei papi, degli imperatori bizantini o degli occidentali, dei re longobardi e normanni ecc., a cominciare dalla cronaca di Monacis, si registra una chiara differenza di affronto: Venezia acquista una posizione centrale, passa nella sfera del mito, mentre il resto del mondo viene analizzato solo in quei contesti che si avvicinano in qualche maniera alla storia veneziana. Spariscono così i dati relativi a ciascun imperatore bizantino. Assistiamo così a un radicale cambiamento della prospettiva, una volta con la scoperta sui generis da parte dei cronachisti veneziani del gusto nazionalista.

          In un tale contesto, dove si potrebbe collocare la "materia prima" utilizzata dallo storico romeno? Dobbiamo dire prima di tutto che per Iorga la cronachistica veneziana non è stata un oggetto di studio di per sé. Per questo è stata più intesa come un fattore puramente tangenziale che possa o no confermare le proprie ipotesi. Inoltre, nel delineare i tratti generali della storia veneziana, i riferimenti alla storiografia bizantina (Coniate e Acropolite, in primo luogo) sembrano più a portata di mano. Iorga si sente più al suo agio quando fa dei riferimenti a Coniate. Una volta entrato nel territorio della cronachistica veneziana, egli si sente in qualche modo a disagio. Le cronache su cui si è soffermato sono: Chronicon Altinate[95],

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il diacono Giovanni[96], Historia Ducum Veneticorum[97], Martino da Canal[98], A. Dandolo[99].

          Un'altra importante osservazione è che gli studi di Iorga relativi al problema della cronachistica veneziana si fermono con i richiami al momento Dandolo, senza avventurarsi con le ricerche oltre il Trecento. La svolta rappresentata dal fenomeno della "crisi del modello dandoliano" e aperta da Lorenzo de Monacis, manca del tutto dalle letture del grande studioso. È vero, nella loro stragrande maggioranza, le cronache successive a Dandolo non sono state stampate e l'azzardarsi nella vastità dei manoscritti presenti nella Marciana e al Museo Civico Correr avrebbe significato un'incursione che avrebbe allontanato il ricercatore da altri argomenti, altrettanto interessanti. Eppure proprio la cronaca di Monacis è stata stampata sin dal 1758. E lo stesso è avvenuto con la collezione iniziata da Muratori nel Settecento, che conteneva oltre a Dandolo e Rafaino de Caresini, anche le cronache più tarde di Marino Sanudo il Giovanne e Andrea Navagero. Allora, come si spiega il fatto che, nonostante riportasse così nei dettagli dei dati forniti dalle cronache antichissime o da A. Dandolo, Iorga lasciò da parte le altre cronache? Sarà stato per caso? Oppure possiamo parlare di premeditazione in quanto voleva vedersi confermata la teoria relativa all'appartenenza totale all'Impero? Non accettiamo simili verdetti, ma consideriamo che tutto si debba all'intento di seguire un maggior accostamento nel tempo fra le fonti (e cioè le cronache) e gli eventi evocati (e cioè il periodo della storia veneziana che precede le crociate). Solleviamo però una questione: anche la cronaca di A. Dandolo è lontana dall'essere contemporanea agli eventi.

          Dunque, in tutti i casi possiamo valutare il fatto che non si abbia a che fare con delle prove che non ammettano dei dubbi. Ma con delle immagini. Immagini costruite nel corso del tempo da parte di una comunità riguardanti un'altra. Le realtà rimangono le stesse, le interpretazioni però sono diversi. In queste condizioni, si pone la seguente domanda: se comunque ha ritenuto A. Dandolo una fonte importante (questo non essendo contemporaneo agli eventi), allora perché Iorga a tralasciato totalmente altre cronache? E inoltre, perché Iorga arriva ad esagerare

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precisando ad un certo punto[100] che Andrea Dandolo fosse contemporaneo agli eventi della Quarta Crociata?

          A parte questo, il fatto di non aver consultato le cronache posteriori a Dandolo crea una rottura nell'analisi storica. E le percezioni veneziane sono individuate da Iorga solo da un punto di vista chiaro e preciso: quello della dipendenza nei confronti di Bisanzio. Iorga resta così prigioniero della propria passione: la passione per Bisanzio.

 

Traduzione di Maria Bulei

 

 

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Whether you intend to utilize it in scientific purposes, indicate the source: either this web address or the Quaderni della Casa Romena 1 (2001): Quaderni Nicolae Iorga. Atti del Convegno italo-romeno N. Iorga organizzato all’Istituto Romeno di Cultura di Venezia. 9-10 novembre 2000 (a cura di Ion Bulei e ªerban Marin), Bucarest: Casa Editrice Enciclopedica, 2001

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© ªerban Marin, October 2002, Bucharest, Romania

serban_marin@rdslink.ro

 

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[1] Per questo, si veda Venezia ed i paesi romeni del Danubio fino al 1600, Venezia, 1915. Tangenzialmente, l’argomento viene affrontato anche in Veneþia în marea Neagrã, Bucarest, 1914; 1. Venezia e la penisola dei Balcani. 2. Il problema balcanico e l'Italia. Due conferenze all' "Ateneo Veneto" (marzo 1914), Bucarest: Libreria C. Sfetea, 1914: 3-17.

[2] Con titolo d’eccezione, vedi Cinci conferinþe despre Veneþia, Vãlenii de Munte, 1926; Les commencements de Venise, extras din Acadèmie Roumaine. Bulletin de la Section historique, tome XVIII, Bucarest, 1931; Deux siècles d'histoire de Venise. Conférences données en Sorbonne, Bucarest, 1932, che però non riescono (ma  non lo intendono neanche) a ricoprire l’intera storia veneziana. Iorga dimostra di essere un ammiratore di Venezia non solo dalla prospettiva storica: Nel suo articolo Instantanee venetiene, elaborato in uno stile poetico, egli si lasciava trascinato dai sentimenti che Venezia può far sorgere. La vita artistica di Venezia è anch’essa presa in considerazione dall’autore, si veda La Romania alla biennale di Venezia, 1938, Vãlenii de Munte, f. a.; Biennala din Veneþia. Câteva note, Vãlenii de Munte: Datina Româneascã, 1938 ecc.

[3] Si veda l’opera generale Brève histoire des Croisades et de leurs fondations en Terre Sainte, Parigi: Librairie Universitaire J. Gamber, 1924. La visione che Iorga ha delle  crociate presenta la peculiarità di racchiudere nel fenomeno crociato anche le lotte del cristianesimo contro l’Impero ottomano; per questo le sue principali opere si riferiscono alle crociate tarde, si veda  Philippe de Mézières 1327-1405 et la croisade au XIV-e siècle, Parigi, 1896; Notes et extraits pour servir à l'histoire des croisades au XVe siècles, 4 volume, Parigi, 1899-1916; Un prinþ portughez cruciat în Þara Româneascã a secolului al XV-lea, Bucarest, 1925; Une collection de lettres de Philippe de Mézières, Parigi, f. a., come l’edizione di  Jean de Wavrin, La campagne des croisès sur le Danube (1445), Parigi, 1927. Ma Iorga si è interessato anche ad aspetti che riguardano le crociate «classiche», si veda  Les narrateurs de la premièrre croisade, Parigi, 1928; La France de Terre Sainte. Considérations synthétiques, conférences données en Sorbonne, Bucarest, 1934; France de Constantinople et de Morée. Conférences en Sorbonne, Bucarest, 1935.

[4] The Byzantine Empire, Londra: n. ed., 1907; Y-a-t-il eu un moyen-âge byzantin? (Communication faite au second Congrès d'études byzantines, a Belgrade, 1927), in Etudes byzantines, vol. 1, Bucarest: f. ed., 1939: 301-311; I Piu antichi trattati publici Bizantini, Padova, 1932; Histoire de la vie byzantine. Empire et civilization, d'après les sources, 3 vol., Bucarest: Edition de l'auteur, 1934; L'Homme byzantine e Byzance en Occident, in Deux confèrences sur la vie byzantine données en Hollande, Parigi: Ecole Roumaine en France, 1936: 3-13, rispettivamente 15-25; La vie de province dans l'Empire byzantin. Communication au Congrès d'études byzantines à Rome, Parigi: Ecole Roumaine en France, 1937; Ce e Bizanþul?, conferenza tenuta all’ Università libera (marzo 1939), Bucarest: Istituto di Studi Bizantini, 1939.

[5] "Latins et Grecs d'Orient et l'établissement des Turcs en Europe (1342-1362)", Byzantinische Zeitschrift, 15 (1906); Relations entre l'Orient et l'Occident. Conférences faites a la Sorbonne, Parigi: J. Gamber, Editeur, 1923.

[6] Points de vue sur l'histoire du commerce de l'Orient au Moyen-Age. Confèrences données a la Sorbonne, Parigi: Librairie Universitaire J. Gamber, 1924.

[7] Chestiunea Marii Mediterane. Istorie a Europei de miazazi in legatura cu aceasta chestie. Lezioni tenute alla Scuola di Guerra, Vãlenii de Munte: Editura Tipografiei "Neamul Românesc", 1914; Desvoltarea aºezãmintelor politice ºi sociale ale Europei, vol. 1: Evul mediu. Lezioni tenute alla Scuola di Guerra, Bucarest: Tipografia Cultura neamului românesc, 1920; Elementele de unitate ale lumii medievale, moderne ºi contemporane, Bucarest: Cultura neamului românesc, 1921; Essai de sunthèse de l'histoire de l'humanité, vol. 2: Histoire du moyen-age, Parigi: Librairie Universitaire J. Gamber, 1927 etc.

[8] Il momento crociato visto come rottura in questo percorso di  Venezia viene sottolineato in Les commencements de Venise: 18; Deux siècles d'histoire de Venise: 2-3, 14. In altre occasioni (Les commencements de Venise: 22), è la crisi iconoclasta considerata un tentativo di rottura, anche se non mancano le riserve da parte dell’autore: 22-23.

[9] Byzance en Occident: 15-25 (21).

[10] Deux siècles d'histoire de Venise: 2. L’Idea sarà ripresa  in ibidem: 14.

[11] 1. Venezia e la penisola dei Balcani: 9.

[12] Relations entre l'Orient et l'Occident: 158. Si veda anche Deux siècles d'histoire de Venise: 5.

[13] Points de vue sur l'histoire du commerce de l'Orient au Moyen-Age: 51-52. Si veda anche Desvoltarea aºezãmintelor politice ºi sociale ale Europei: 93: "Veneþia, de exemplu, era un oraº pur bizantin: aceasta se vede ºi acum din atâtea elemente ale artei ei, dar odatã totalitatea vieþii veneþiene avea un caracter bizantin absolut, deplin; […]" / "Venezia, per esempio, è una città  puramente bizantina: e questo si può vedere anche oggi guardando i vari elementi della sua arte, ma una volta, l’intera vita veneziana presentava un carattere pienamente bizantino; […]"; Relations entre l'Orient et l'Occident: 158: "C'est une erreur de considerer Venise comme un Etat et Byzance comme une autre Etat. Venise ne se croit pas humiliée en reconnaissant l'autorité unique de l'empereur; elle avait conscience de lui appartenir. Et, d'un autre côté, lorsque l'empereur byzantine permet aux Vénitiens d'entrer dans ses ports sans rien payer, de faire descendre leurs marchandises sans droits de douane, de former des communautés autour de leurs églises, jusqu'à l'époque de Manuel, sous une autorité vague qui ne se dessine que vers la fin du XII-e siècle, […], tout cela existe parce que les Vénitiens étaient considérés comme membres de l'Empire."; France de Constantinople et de Morée: 7: "Venise était toujours une partie de l'Empire byzantin, c'est-à-dire qu'elle était sur le sol italien, mais participait à Byzance." La vie de province dans l'Empire byzantin: 21: "Je m'aperçois enfin que ma façon de considérer Venise comme une possession extra-territoriale de l'Empire byzantin était déjà celle de Bury: «pour quelques siècles à venir Venise doit être considérée comme une position extérieure de l'Empire d'Orient dans le Nord de l'Italie»".

[14] Point de vue sur l'histoire du commerce de l'Orient au Moyen Age: 71-72.

[15] La vie de province dans l'Empire byzantin: 26-27.

[16] Deux siècles d'histoire de Venise: 2, 21, 30, 36-37, 40; La France de Terre Sainte: 60; France de Constantinople et de Morée: 7; L'homme byzantine: 3-13 (12).

[17] Il termine di Veneþii populare viene però raramente usato, Iorga preferendo il più delle volte di usare le Romanie anche nel caso di Venezia, vedi Relations entre l'Orient et l'Occident: 79-80; Points de vue sur l'histoire du commerce de l'Orient au Moyen-Age: 52; Les commencements de Venise: 17; Deux siècles d'histoire de Venise: 1; Byzance en Occident: 21. Sulla relazione tra  i Veneþii e i Romanii, si veda  Relations entre l'Orient et l'Occident: 158.

[18] "Les Venises populaires", in Les commencements de Venise: 3-16.

[19] Relations entre l'Orient et l'Occident: 80; Les commencements de Venise: 28-29. Vedi anche Y-a-t-il eu un moyen-âge byzantin?: 301-311 (311), dove i veneziani e i balcanici sono visti nel ruolo di borghesi, rispettivamente contadini, dell’Impero.

[20] D’altronde, il concetto di continuità dell’idea imperiale, avendo come centro Costantinopoli ha rappresentato una delle costanti del pensiero di Iorga, si veda infra. L’idea di Bizanþ dupã Bizanþ rimane la stessa, indifferentemente dalle forme in cui si manifesta (mantenere l’Impero intorno a Costantinopoli – idea in base alla quale i sultani ottomani non hanno rappresentato che delle nuove forme della stessa sostanza, venendo a far parte cosi dalla tradizione imperiale bizantina -, oppure il trasferimento dell’idea imperiale in altre zone geografiche come forma di resistenza contro i nuovi sovrani di Costantinopoli – il caso dei principi romeni).

[21] Si veda Deux siècle d'histoire de Venise: 3, in cui si parla della Venise rebelle, a cominciare dal XII secolo.

[22] Deux siècles d'histoire de Venise: 35

[23] Si veda, per esempio, Etudes byzantines, II: 136. A volte, Iorga viene invaso dall’odio anche quando si mette a narrare la conquista di Costantinopoli avvenuta nel 1204, gli invasori essendo coloro che "[…] n'au introdus decât jaful fãrã pãreche, incapacitatea de a înþelege societatea ce stãpâniau ºi o astfel de slãbiciune, […]." / "[…] hanno portato solo il saccheggio senza uguali, l’incapacità di capire la società  di cui si erano impadroniti e una simile debolezza, […].", cfr. Ce e Bizanþul: 8.

[24] France de Constantinople: 1.

[25] Les bases d'une nouvelle histoire du Moyen-Age, Bucuresti, 1913: 16. Si veda anche Deux siècles d'histoire de Venise: 44: "Nous avons ajouté que les empereurs latins [n.n. de Constantinople] ne sont pas différents d'essence à l'egard de leurs prédécesseurs grecs; malgré la différence de noms et de religion, la notion de l'Empire ne pouvait pas changer."; France de Constantinople: 2: "Les nouveau-venus, ceux qui appartiennent à ce monde que Byzance qualifiait de «barbare», ne font que donner une dynastie ou essayer de donner une dynastie, et des soldats aussi, à un Empire qui reste toujours de la même essence. Comme, du reste, on ne peut pas dire «Empire latin de Constantinople», on ne pourrait pas dire non plus «Empire français de Constantinople», car c'est seulement l'Empire byzantin avec une dynastie française."; L'Homme byzantin: 6-7. E interessante da notare un altro caso e cioè, quando Iorga affronta dall’interno il problema dell’elezione dell’imperatore latino; egli considera  Bonifacio da Monferrato il rappresentante della legittimità bizantina, preferendolo a Balduino delle Fiandre; se avessero sostenuto quest’ultimo, i veneziani avrebbero agito contro natura, come Iorga suggerisce!, si veda Deux siècles d'histoire de Venise: 41 (la legittimità di Bonifacio era stata messa in discussione in un modo meno virulento e senza essere sottolineate le "macchinazioni" veneziane, in France de Constantinople et de Morée: 33-35).

[26] Chestiunea Mãrii Mediterane: 113; Papi ºi împãraþi, in Elementele de unitate ale lumii medievale, moderne ºi contemporane: 222; France de Constantinople: 36-37.

[27] Vezi Deux siècle d'histoire de Venise: 44; L'Homme byzantin: 7.

[28] Une nouvelle théorie sur l'origine et le caractère de l'Empire de Trébizonde, in RHSEE, 13 (1936): 173.

[29] Brève histoire des Croisades: 150: "[…]. Pour la croisade, elle [n.n. la fondation des Latins à Constantinople] ne signifia que, pendant un demi-siècle, le principal empêchement."; Histoire de la vie byzantine, III: 109-110: "Cet empire latin de Constantinople qui, sauf cette illusion d'un moment due à un homme entreprenant et hable n'a jamais existé que par son titre, ne laissera, sur ses vains efforts et sur la paralysie complète, sur le marasme qui les suivit, une seule ligne d'histoire, un seul souvenir d'art […]. Ces soixante ans de poauvreté nue ne représentant que le sort, toujours mencaé, d'une ville perpétuellement assiégée et qui sait bien qu'elle doit succomber […]". Inoltre, l ‘Impero latino di Costantinopoli rappresenta per Iorga «l’uomo malato» e viene paragonato all’Impero ottomano del XIX secolo, si veda  Points de vue sur l'histoire du commerce de l'Orient au Moyen Age: 79.

[30] France de Constantinople et de Morée: 27.

[31] ibidem: 2.

[32] Si veda Deux siècle d'histoire de Venise: 44.

[33] Les commencements de Venise: 17

[34] Histoire des Croisades: 38 (si fa riferimento a  Roberto Guiscardo).

[35] France en Terre Sainte: 59.

[36] D. QUELLER, The Latin Conquest of Constantinople, Londra: John Wiley and Sons, 1971.

[37] E stata rappresentata cosi dai cronachisti crociati, Villehardouin e Clari, che sono stati testimoni agli eventi. Sarà pòi ripresa da Gabriel HANOTAUX, "Les Vénitiens ont-ils trahi la Chrétienté en 1202?", Revue historique 4 (1877); Jules TESSIER, La quatrième croisade; la diversion sur Zara et Constantinople, Parigi: E. Leroux, 1884; Edmond FARAL, "Geoffroy de Villehardouin: la question de sa sincérité", Revue historique 177 (1936).

[38] L. de MAS LATRIE, Histoire de règne de Chypre sous le l'île des princes de la maison de Lusignan, vol. 1, Parigi: Imprimerie imperiale, 1852; Carl HOPF, Geschichte Griechenlands vom Beginn des Mittelalters bis auf unsere Zeit, in ERSCH-GRUBER, Encyclopedie, vol. 85-86, 1867-1868; Eduard WINKELMANN, Philipp von Schwaben und Otto IV. Von Braunschweig, vol. 1, Lipsia: Duncker und Humblot, 1873; Comte Paul RIANT, "Innocent III, Philippe de Souabe et Boniface de Montferrat", Revue des questions historiques 17 (1875): 331-366, 18 (1875): 69-72); Edwin PEARCE, The Fall of Constantinople, Nuova York: Harper & Brothers, 1886; Henri GRÈGOIRE, "The Question of the Diversion of the Fourth Crusade, or, an Old Controversy Solved by a Latin Adverb", Byzantion 15 (1941). E insieme a lui, tutti i bizantinisti.

[39] Walter NORDEN, Der vierte Kreuzzug im Rahmen der Beziehungen des Abendlandes zu Byzanz, Berlino: E. Beck, 1898; Leopoldo USSEGLIO, I marchesi di Monferrato in Italia ed in Oriente durante i secoli XII e XIII, Torino: Miglietta, 1926; William M. DALY, "Christian Fraternity, the Crusaders, and the Security of Constantinople, 1097-1204: the precarious Survival of an Ideal", Mediaeval Studies 22 (1960); Roberto CESSI, "Venezia e la quarta crociata", Archivio veneto, ser. 5, 48-49 (1951); Edgar McNEAL e Robert Lee WOLFF, "The Fourth Crusade", in A History of the Crusades (editata de Kenneth M. Setton), vol. 2, Philadelphia: University of Pennsylvania Press, 1962.

[40] Achille LUCHAIRE, Innocent III: la question d'Orient, Parigi: Librairie Hachette, 1907.

[41] A. FROLOW, Recherches sur la déviation de la Ive croisade vers Constantinople, Parigi: Presses universitaires de France, 1955; Paul ALPHANDÉRY, La Chrétienté et l'idée de croisade, Parigi: Editions Albin Michel, 1959, vol. 1.

[42] Deux siècles d'histoire de Venise, Bucarest, 1932: 42, 43

[43] Chestiunea Mãrii Mediterane: 111.

[44] Latins et Grecs d'Orient: 206. Si veda specialmente Chestiunea Mãrii Mediterane: 109-110, 114; Brève histoire des Croisades: 150; Deux siècles d'histoire de Venise: 45-57; Trois siècles d'histoire de Venise, in RHSEE, 9 (1932), 1-3: 43 s. u.

[45] Si veda The Byzantine Empire: 172; Brève histoire des Croisades et de leurs fondations en Terre Sainte: 147-148; Essai de synthèse de l'histoire de l'humanité: 374.

[46] Points de vue sur l'histoire du commerce de l'Orient au Moyen-Age: 65-67,

[47] Si tenga presente anche in France de Constantinople et de Morée: 7-8.

[48] France de Constantinople: 4 s. u..; Essai de synthèse de l'histoire de l'humanité: 370.

[49] The Byzantine Empire: 167.

[50] Cinci conferinþe despre Veneþia: 54.

[51] Cfr. Essai de synthèse de l'histoire de l'humanité: 370, nota.

[52] Si veda supra.

[53] The Byzantine Empire: 168.

[54] Chestiunea Mãrii Mediterane: 113; Essai de synthèse de l'histoire de l'humanité: 370; France de Constantinople et de Morée: 11.

[55] Si tratta di 12 codici. Il numero esatto delle cronache non può essere stabilito che in seguito a delle ricerche approfondite, in quanto all’interno di molti codici vengono raggruppate più cronache, che figurano come miscellanee. Fra le cronache che si possono attribuire ad un determinato autore, ricordiamo due codici di Giovanni Giacopo Caroldo (collocazioni IV. 112 e IV. 113), la cronaca di Lorenzo di Monacis in latino (IV. 28) oppure quella di Agostino Agostini (IV. 16), le altre essendo anonime.

[56] I codici sono nove. Fra questi si distinguono due firmati da G. G. Caroldo (collocazioni Vat. lat. 6085 e Vat. lat. 6088), una copia della Cronaca Altinate, gli altri essendo anonimi. Questi si trovano distribuite soprattutto nel fondo Vat.. lat. accanto ad una cronaca in latino del fondo Reg. e un’altra, in italiano, catalogata nell’Urb. lat.

[57] Queste sono state raggruppate nel cosiddetto fondo Pinelli.

[58] Com’è il caso della cronaca di Marco, uno dei più antichi scritti di storia veneziana, che si trova nella collocazione It. XI. 124, accanto a vari materiali sulle profezie e materiali letterari!

[59] Non intendiamo svolgere qui il dibattito sulla definizione di cronaca, rispettivamente di una storia, oppure della relazione fra queste due; cosi come consideriamo del tutto relativo il cosiddetto “passaggio” dalla cronachistica alla storia. Attribuiamo un valore piuttosto metaforico all’affermazione di A. CARILE secondo la quale Paolo Ramusio il Giovane segni il passaggio dalla cronachistica alla storia, si veda Carole, La cronachistica (secoli XIII-XIV) di fronte alla spartizione della Romania nel 1204, Firenze: L. S. Olschki (Conti), 1969: 203.

[60] Si veda Tommaso GAR, in Archivio storico italiano 5 (1843): 283-430.

[61] Si veda A. CARILE, La cronachistica veneziana, cit.: 103.

[62] MARSAND, I manoscritti italiani della regia biblioteca parigina, Parigi, 1835-1838, 2 volume; Attilio SARFATTI, I codici veneti delle biblioteche di Parigi, Roma, 1888.

[63] Cesare FOLIGNO, "Codici di materia veneta nelle biblioteche inglesi", Archivio veneto, nuova serie, 10-15 (1905-1908).

[64] Edward MUIR, The Leopold von Ranke Manuscript Collection of Syracuse University. The Complete Catalogue, Syracuse, New York: Syracuse University Press, 1983; si veda anche James S. GRUBB, "A Major New Fondo of Veneto and Venetian Documents", Studi Veneziani,  n. s. 10 (1985): 173-181.

[65] Questa cifra si riferisce solo a quei manoscritti che, secondo i cataloghi, rappresentano delle cronache venete. A queste si potrebbero aggiungere quelle che vengono intitolate  storie delle famiglie nobili veneziane ecc. In base ai cataloghi, una sola cronaca può essere attribuita ad un autore (Agustini Geronimo) con la collocazione C. M. 96, le altre essendo anonime.

[66] Le cronache che si trovano a  Vittorio Emmanuele - Roma.

[67] Si tratta dei codici con le coll. che vanno da It. VII. 2540 a  It. VII. 2592, con la precisazione che non a tutte queste collocazioni corrispondono dei materiali cronachistici.

[68] I manoscritti con le collocazioni It. VII. 2652, It. VII. 2659 e It. VII. 2669.

[69] Tutto questo è già stato segnalato tanto tempo fa da G. CASTELLANI, "I manoscritti Veneti contenuti nella collezione Phillipps in cheltenham (contea di Glocester)", Archivio Veneto 37 (1889): 199-248.

[70] Si veda Ed. MUIR, op. cit..

[71] V. LAZZARINI, "Il testamento del cronista Gian-Giacomo Caroldo: per una edizione della sua cronaca", Scritti storici in onore di Giovanni Monticolo, Venezia, 1915.

[72] Freddy THIRIET, Les chroniques vénitienne de la Marcienne et leur importance pour l'histoire de la Romania gréco-vénitienne, in Mélanges d'Archéologie et d'Histoire (1954): 290: "[...] Il est donc souhaitable de voir publier ces témoins avisés de leur temps, Jean-Jacques Caroldo et Antoine Morosini en priorité."; questo asppello sarà ripreso in Fr. THIRIET, La Romanie vénitienne au moyen age. Le développement de l'exploitation du domaine colonial vénitien (XIIe-XVe siècles), Paris: Éditions E. de Broccard, 1959: 17.

[73] Citazione ancora da Aug. PROST, "Les chroniques vénitiennes", Revue des Questions historiques 31 (1882): 512-555 e 34 (1883): 199-224.

[74] CARILE, La cronachistica.…

[75] Case editrici dei secoli precedenti: la collezione Rerum Italicarum Scriptores, curata dal MURATORI, Monumenta Germaniae Historica (per Historia Ducum Veneticorum, curata dal H. SIMONSFELD), il curatore Flamino CORNER (per la cronaca di Lorenzo de Monacis), il curatore Giovanni MONTICOLO (per i più antichi cronache) ecc.

[76] Si veda l’edizione parziale di  Z. Dolfin, si veda anche M. de BIAISO con Giovanni diacono; Roberto CESSI con Origo; si veda Alberto LIMENTANI per Martino da Canal, più E. PASTORELLI (ristampa di MURATORI, con la precisazione: è parziale; esempi: Sanudo viene troncato mentre Navagero non è più ripreso).

[77] La cronaca di Chinazzo è tutta dedicata alla guerra di Chioggia, del 1377-1380.

[78] Le due cronache, Gradense e Altinate sono state stampate insieme, si veda Origo Civitatem Italie seu Veneticorum (Chronicon Altinate et Chronicon Gradense) (a cura di Roberto CESSI), Roma: Tipografia del Senato, 1933. Si veda anche Lorenzo MINIO-PALUELLO, "Il 'Chronicon Altinate' e Giacomo Veneto", Miscellanea in onore di Roberto Cessi, vol. I, Roma: Edizioni di storia e letteratura, 1958, Antonio CARILE, "Le origini di Venezia nella tradizione storiografica", in Storia della cultura veneta dalle origini al Trecento, Vicenza: Neri Pozza editore, 1976: 135-166; Gina FASOLI, "I fondamenti della storiografia veneziana", in La storiografia veneziana fino al secolo XVI. Aspetti e problemi (a cura di Agostino PERTUSI), Firenze: Leo S. Olschki, 1970: 11-44.

[79] In Cronache veneziane antichissime (a cura di Giovanni MONTICOLO), vol. I, Roma: Istituto storico italiano, 1890: 59-171. Pentru refereinte, vezi Gina FASOLI, "I fondamenti della storiografia veneziana", loc. cit.; Lidia CAPO, in Girolamo ARNALDI e Lidia CAPO, "I cronisti di Venea e della Marca Trevigiana dalle origini alla fine del secolo XIII", in Storia della cultura veneta. Dalle origini al Trecento, Vicenza: Neri Pozza editore, 1976: 391-393.

[80] Per la cronaca di Marco, si veda Elisa PALADIN, "Osservazioni sulla inedita cronaca veneziana di Marco (sec. XIII ex. - XIV in.)", Atti dell'Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti 128 (1969-1970); Antonio CARILE, "Le origini di Venezia …": 151-152; Giorgio CRACCO,"Il pensiero storico di fronte ai problemi del comune veneziano", in La Storiografia veneziana...: 45-74 (66-71); Girolamo ARNALDI in G. ARNALDI e Lidia CAPO, "I cronisti di Venezia e della Marca Trevigiana dalle origini alla fine del secolo XIII", cit.: 397 sqq.; Agostino PERTUSI, "Le profezie sulla presa di Costantinopoli (1204) nel cronista veneziano Marco (c. 1292) e le loro fonti bizantine (Pseudo-Costantino Magno, Pseudo-Daniele, Pseudo-Leone il Saggio)", Studi Veneziani, n.s. 3 (1979).

[81] La Cronique des Veneciens, des origines à 1275 (a cura di Archivio storico italiano 8 (1845): 231-707; Les estoires de Venise. Cronaca veneziana in lingua francese dalle origini al 1275 (a cura di Alberto LIMENTANI), Firenze: Leo S. Olschki, 1972. Per Martin da Canal, si veda Gina FASOLI, "La Cronique des Veniciens di Martino da Canale", Studi medievali, seria III, 2 (1961); Giorgio CRACCO, "Il pensiero storico di fronte ai problemi del comune veneziano", in La storiografia veneziana...: 45-74 (50-66); Alberto LIMENTANI, "Martin da Canal e 'Les estoires de Venise'", in Storia della cultura veneta. Dalle origini al Trecento, Vicenza: Neri Pozza editore, 1976: 590-601; A. PERTUSI, "Maistre Martino da Canal interprete cortese delle Crociate e dell'ambiente Veneziano del secolo XIII", in Storia della civiltà veneziana (a cura di Vittore BRANCA), vol. I, Firenze: Sansoni editore, 1979.

[82] Rerum Italicarum Scriptores, 12 (nuova ediziona, a cura di Ettore PASTORELLO), Bologna, 1938-1942. Si veda anche H. SIMONSFELD, Andrea Dandolo und sein Geschichtswerk, Munchen, 1876, tradotto poi da Benedetto MOROSSI, "Andrea Dandolo e le sue opere storiche", Archivio Veneto 14 (1877): 49-149; G. ARNALDI, "Andrea Dandolo doge-cronista", in La storiografia veneziana...: 127-268; Freddy THIRIET, "Byzance et les Byzantins vus par le Vénitien Andrea Dandolo", Revue des études sud-est européennes 10 (1972); G. ARNALDI in G. ARNALDI e Lidia CAPO, "I cronisti di Venezia e della Marca Trevigiana", in Storia della cultura veneta, vol. II: Il Trecento, Vicenza: Neri Pozza editore, 1976: 287-296; Lino LAZZARINI, "«Dux ille Danduleus». Andrea Dandolo e la cultura veneziana a metà del Trecento", in Petrarca, Venezia e il Veneto, a cura di Giorgio PADOAN, Firenze: Leo S. Olschki editore, 1976: 123-156.

[83] Rerum Italicarum Scriptores, Bologna, 1923.

[84] Per la definizione della “crisi del modello dandoliano”, si veda  Franco GAETA, "Storiografia, coscienza nazionale e politica culturale nella Venezia del Rinascimento", in Storia della cultura veneta dal primo quattrocento al Concilio di Trento, vol. III, partea 1, Vicenza: Neri Pozza editore, 1980: 1-91 (11-16).

[85] De rebus venetis, ab originis ad 1354 (a cura di Flaminio CORNER), Venezia, 1758. Su Lorenzo de Monacis, si veda Giovanni Degli AGOSTINI, Notizie Istorico-Critiche intorno la Vita e le Opere degli Scrittori Veneziani, vol. 2, Venezia: Simone Occhi, 1754: 363-371; Agostino PERTUSI, "Le fonti greche del 'De gestis moribus et nobilitate civitatis Venetiarum' di Lorenzo de Monacis Cancelliere di Creta (1388-1428)", Italia medioevale e umanistica 8 (1965); idem, "Gli inizi della storiografia umanistica nel Quattrocento", La storiografia veneziana...: 269-332 (277-289); Fr. GAETA, "Storiografia, coscienza nazionale e politica culturale …", cit.: 16-25.

[86] La cronaca di  Enrico Dandolo, che non è stata stampata, si può consultare alla Biblioteca Marciana, alla collocazione It. VII. 102 (=8142), ma solo come microfilm: Pos. Marc. 127. Sul cronachista Enrico Dandolo, si veda Silvana COLLODO, "Temi e caratteri della cronachistica veneziana in volgare del Tre-Quattrocento (Enrico Dandolo)", Studi veneziani 9 (1967): 127-151; A. CARILE, "Aspetti della cronachistica veneziana nei secoli XIII e XIV", in La storiografia veneziana...: 75-126 (98-115).

[87] Su Nicolò Trevisan, si veda Fr. THIRIET, "Les chroniques vénitiennes de la Marcienne et leur importance pour l'histoire de la Romanie gréco-vénitienne", extrait des Mélanges d'Archéologie et d'Histoire, publiés par l'École Française de Rome, année 1954: 241-292 (262-266); A. CARILE, "Note di cronachistica veneziana: Piero Giustinian e Nicolò Trevisan", Studi Veneziani 9 (1967): 103- 125 (119-125); Fr. THIRIET, "L'importance de la chronique de Niccolò Trevisan", Miscellanea marciana di studi Bessarionei, Padova: Editrice Antenore, 1971; V. LAZZARINI, "Marino Falier, la congiura", Nuovo Archivio Veneto 13 (1897): 8-18: Le fonti..

[88] Su Caroldo, si veda Fr. THIRIET, "Les chroniques vénitiennes de la Marcienne...", cit.: 266-272.

[89] Vite dei Dogi, in Rerum Italicarum Scriptores, 22, Milano, 1733: 405-1251. La seconda edizione dell' 1900 viene pubblicata solo la prima parte, che arriva fino al regno di Sebastiano Ziani compreso (1178). Per riferimenti a Sanudo il Giovane, si veda Gaetano COZZI, "Marin Sanudo il Giovane: dalla cronaca alla storia", in La storiografia veneziana...: 333-358; Franco GAETA, "Storiografia, coscienza nazionale e politica culturale …", cit.: capitolo 13.

[90] Per riferimenti a D. Barbaro, si veda Fr. THIRIET, "Les chorniques vénitiennes de la Marcienne...": 246-249, idem, La Romanie venitienne; numerose copie della cronaca elaborata da Barbaro si trovano anche alla Staatsbibliothek di Vienna.

[91] Per riferimenti a P. Dolfin, si veda Marco FOSCARINI, Della letteratura veneziana, Padova, 1752 (ristampato a Venezia, 1854): 159-160.

[92] Per riferimenti a Zancaruolo, si veda Fr. THIRIET, "Les chroniques vénitiennes de la Marcienne...": 279-285; Lia SBRIZIOLO, "La Cronaca Zancaruola: dall'esilio dalla Biblioteca Marciana al suo ritorno", Atti dell'Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti 128 (1969-1970); Fr. THIRIET, "Encore sur le pseudo (?) Zancaruolo", In Memoria di Sofia Antoniadis, Venezia: Biblioteca dell'Istituto Ellenico di Studi Bizantini e Postbizantini di Venezia, 1974; Giulio ZORZANELLO, "La Cronaca Veneziana trascritta da Gasparo Zancaruolo (codice Marciana It. VII. 2570, già Phillipps 5215)", Archivio Veneto, ser. V, 114 (1980).

[93] Siamo dispiacenti per non aver potuto percorrere anche la cronaca di Zorzi Dolfin, il padre di Pietro, in quanto il microfilm contenente l’unico manoscritto che si trova alla Biblioteca Marciana [It. VII. 794 (=8503), microfilm Pos. Marc. 143] non comprende l’intera cronaca, fermandosi all’anno 893, ai tempi del doge Zuanne Partecipazio (Badoer). Edizione parziale: G. M. THOMAS, in Sitzungsberichte der K. bayerischen Akademie d. Wissenschaft, Munchen, 1864, II: 67-80 (riferimenti alla Quarta Crociata), e ibidem, 1866, II: 1-41 (riferimenti alla caduta di Costantinopoli del 1453). Per riferimenti a  Z. Dolfin, si veda Fr. THIRIET, "Les chroniques vénitiennes de la Marcienne...": 286-290; Maria ZANNONI, "Le fonti della cronaca veneziana di Giorgio Dolfin", Atti del Reale Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti 101 (1941-1942). In uguale misura, non ho potuto accedere alla cronaca di Piero Giustinian, di cui unica copia si trova al British Museum di Londra, si veda A. CARILE, "Note di cronachistica veneziana: Piero Giustinian e Nicolò Trevisan", Studi Veneziani 9 (1967): 103-125 (110-118).

[94] Inseriamo nella categoria “parzialmente anonime” le cronache definite in modo convenzionale Cronaca Veniera, titolo dovuto al nome del proprietario di uno dei manoscritti, non dell’autore; infatti, queste presentano delle differenze non solo nello stile di scrittura, ma anche nell’approccio e nella datatazione degli eventi. Si può aggiungere a queste cronache anche la cosiddetta Cronaca Barbo, il cui autore ci è sconosciuto. Per quanto riguarda la cronachistica anonima vera e propria, dobbiamo precisare che fin’ora una sola simile cronaca è stata stampata e costituisce la meta di alcuni riferimenti: Historia Ducum Veneticorum, stampata in MGH, SS, 14 (a cura di H. SIMONSFELD), Hannoverae: Impensis Bibliopolii Hahniani, 1883. Si veda Giorgio CRACCO, "Il pensiero storico di fronte ai problemi del comune veneziano", in La storiografia veneziana...: 45-74 (46-50); Lidia CAPO, in G. ARNALDI e Lidia CAPO, "I cronisti di Venezia e della Marca Trevigiana dalle origini alla fine del secolo XIII", cit.: 407-411.

[95] Points de vue sur l'histoire du commerce de l'Orient au Moyen-Age: 72; Essai de synthèse de l'histoire de l'humanité: 112, 301, 338; Les commencements de Venise: 7, 18.

[96] Points de vue sur l'histoire du commerce de l'Orient au Moyen-Age: 54; Essai de synthèse de l'histoire de l'humanité: 112; Les commencements de Venise: 7, 18, 25-28; Deux siècles de l'histoire de Venise: 1.

[97] Les commencements de Venise: 6.

[98] Points de vue sur l'histoire du commerce de l'Orient au Moyen-Age: 80; Deux siècles de l'histoire de Venise: 57.

[99] Deux siècles de l'histoire de Venise: 11-12, 30, 32, 37, 44-45, 56-57.

[100] Deux siècles d'histoire de Venise: 45.