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p. 85
San Gerardo,
un vescovo veneziano
in Oriente
Zeno Popescu
Istituto di Studi
Ecumenici
“San Bernardin”,
Venezia
La posizione geografica dello
spazio romeno ha favorito l’incontro fra le due tradizioni cristiane,
dell’oriente e dell’occidente, sin dall’inizio del secondo millennio, prima
della grande scisma del 1054. Il cristianesimo latino e il cristianesimo
bizantino si incrociano in quest’area abitata dagli eredi dei romani e dei daci
insieme agli ultimi arrivati, gli ungheresi.
L’incoronazione del re degli
ungheresi, Stefano I (1000-1038) da parte del Papa, segna l’inizio di una
importante presenza cristiana di tradizione latina in questo spazio accanto a
un cristianesimo popolare già esistente, di tradizione bizantina.
In questa prospettiva si
deve inserire la figura di Gerardo, il santo veneziano, che arriva e lavora
come missionario nell’attuale territorio della regione del Banato, nell’Ovest della
Romania, che allora faceva parte dal regno di Stefano I.
Sulla vita e
l’attività di Gerardo si conoscono abbastanza poche cose, pur avendo a
disposizione un’ampia produzione letteraria medievale appartenente al genere
agiografico, che tratta la storia e i miracoli del santo e, in più,
anche un’opera letterale assegnata a Gerardo. Gli storici manifestano dubbi nei
confronti dell’autenticità delle informazioni riportate nelle creazioni
agiografiche medievali,.
La storiografia che tratta
la vita di san Gerardo, nella visione di Florio Banfi, si può dividere
in due gruppi: il primo gruppo, della così detta Legenda Minor, si conserva nelle seguenti versioni:
1.
1. De Sancto Gerardo in Legende Sanctorum regni Hungariae in Lombardica Historia non contentae,
pubblicata per la prima volta nel XV secolo a Strasburgo (1486) e a Venezia
(1498 e 1512) e nel 1511 sotto il
titolo Vita Sancti Stanislai a
Cracovia.
2.
2. Legenda Sancti
Gherardi
del XV secolo, conservata in un codice della biblioteca Mazzarina di Parigi
(pp. 417-418) e pubblicata da I.
Stilting in Acta Sanctorum sept.,VI a
Avers nel 1757 (p. 722-724).
3.
3. Passio
beatissmi Gerardi si trova nel Codice Latino IX, 28 (2798) della Biblioteca Marciana, del
XII-XIII secolo, ancora non pubblicata. La versione del codice marciano e
diversa da tutte le altre versioni della Leggenda
Minor
4.
4. La stessa variante conservata nella Biblioteca
Alessandrina di Roma del XVII secolo (721-725).
Il secondo gruppo viene
rappresentato da una versione più estesa della vita del santo conosciuta
con il nome di Leggenda Maior. Le
varianti conosciute sono le seguenti:
1.
1. Legenda beati Gerardi de
Screti nobilis Venetiensis, che sarà utilizzata da Arnaldo Wion
nell’opera Sancti Gerardi Sagredo
patricii ex monacho et abbate S. Georgii Maioris Venetiarum O.S.B. episcopi
Canadiensis primi ac Hungarorum protonartyris apostoli vita, pubblicata a
Venezia nel 1597.
2.
2. De sancto Gerhardo episcopo
Morosenensi et martyre regni Ungariae del XV secolo, conservata nel codice 3662 della
Biblioteca Nazionale di Viena (fasc. 95-102)
p. 86
3.
3.
La stessa versione del XV secolo conservata nel codice 1624 della Biblioteca
Nazionale di Monaco[1].
La moltitudine delle
versioni della vita del santo, sebbene appartenenti al genere agiografico e pur
non mostrando sempre la realtà storica, rilevano la memoria della
comunità ecclesiale che può testimoniare l’esistenza reale del
personaggio e la sua attività missionaria svolta nella parte dell’Est
del regno ungarese, intorno a Csanad,
la sede della diocesi dove Gerardo viene ricordato come vescovo. Lo sviluppo
ulteriore della devozione al santo ma anche di alcuni altri dati che si possono
documentare rappresentano importanti testimonianze sulla presenza di Gerardo in
questo spazio.
Le
reliquie del santo si trovano oggi nella chiesa dei SS. Maria e Donato di Murano. La certificazione della presenza
delle reliquie a Murano avviene, secondo Banfi, nel 1333 sulla base della
testimonianza di Flaminius Cornelius nella sua opera Ecclesiae Venetae antiquis monumentis nunc etiam primum editis
illustratae, pubblicata nel 1749[2].
Un’altra
importante menzione della traslazione delle reliquie di Gerardo a Venezia era
consegnata in una nota nel registro della cancelleria muranese, databile tra il
1400 e il 1452, che purtroppo oggi non è più possibile
consultare. La nota era redatta in italiano e, nel ‘800, viene ripresa da V.
Zanetti: „Per lo M. Fantino Marcello reg.
Podesta ed per ufficiali di questa comunità fo avuto il corpo di S.
Gerardo Sagredo in allora portato a Venezia, dopo letigio havuto con ca
Sagredo, et nel 23 febbraio 1400 fo’ esso posto con gran pompa nella nostra
chiesa di S. Maria et S. Dona con la presentia di M.Filippo Vescovo di Torcello
e suo clero et popolo grande”[3].
Gli storici la considerano una fonte incerta[4].
Paolo Chiesa,
in uno studio pubblicato di recente, presenta il catalogo delle reliquie
conservate a Venezia, Catalogus
Sanctorum, scritto nel 1372 da Pietro Natali, che parla della presenza
delle reliquie di Gerardo nella chiesa dei “SS. Maria e Donato” a Murano,
ancora prima del 1400[5].
Nel
1989 nella Biblioteca Marciana si è scoperto un manoscritto, Codice marciano latino IX 28 (2798), della fine del XII secolo
e l’inizio del XIII, che contiene sotto il titolo Passio Beatissimi Gerardi episcopi et martir, la più antica
ricostruzione storica, per uso liturgico, della vita e del martirio di San
Gerardo. Il manoscritto non è stato pubblicato ancora e l’abbiamo
consultato in formato microfilm.
La
festa della traslazione delle reliquie di San Gerardo a Venezia è consegnata
nel calendario della basilica di San Marco il 23 febbraio. Dopo il 1609 si
introduce nel calendario della basilica anche la festa del martirio del santo
celebrato il giorno del 24
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settembre[6].
L’antico calendario veneziano, redatto fra fine del XI secolo e l’inizio del
XII, non ricorda nessuna festa di san Gerardo[7].
M.
Roos, in una ricerca pubblicata nel 1991, riporta un importante documento
storiografico, il Missale Romanum,
del XI secolo conservato a Zagabria, che contiene una dei primi tentativi di
realizzazione di un intero programma liturgico dedicato alla festa di san
Gerardo, già nel 1083, dunque a poco tempo dalla morte del santo.
Un
altro documento importante che riguarda la celebrazione della festa del santo
pubblicato da M. Roos è del 1192/1196 e ricorda tre dati in cui si
festeggiava san Gerardo: 24 febbraio Traslatio
S. Gerardi, 26 Luglio S. Gerardus
Episcopus et Martyr, e 24 settembre Passio
sive depositio S. Gerardi[8]. La festa del 24 febbraio si riferisce
alla traslazione delle reliquie di Gerardo dal luogo del martirio nella chiesa
del monastero di Csanad, dove era la sua sede episcopale.
Nel
1991, in seguito alla ricognizione delle reliquie del santo il mistero che
velava il corpo del santo presente a Murano, a causa della scarsità dei
dati si amplifica ancor di più. Nel sarcofago dove secondo la tradizione
si trovava il corpo del santo sono scoperti due scheletri incompleti di uomini,
entrambi senza testa. La leggenda della morte di Gerardo conferma il fatto che
la testa del santo fu schiacciata con una pietra. Le ossa scoperte, invece,
sono state divise in due parti: l’individuo A e l’individuo B. L’individuo A
viene identificato con S. Gerardo, perché le ossa sembrano essere appartenute a un uomo robusto che ha
vissuto a lungo, e dai talloni consunti, si pensa che abbia molto camminato[9].
G.
Mazzucco considera la Passio marciana
(XII sec.) la più antica legenda di S. Gerardo, alla quale si rifanno le
due più recenti, Legenda minor
e Legenda maior, che sono redatte probabilmente
nel XIV secolo[10]. Il monaco
certosino Lorenzo Surio riprende la Passio
e la inserisce tra le feste del mese di settembre nella sua monumentale opera
agiografica, Historiae seu vitae
sanctorum, pubblicata a Venezia nel 1878.
Un’altra
fonte è rappresentata dall’opera Vita
Sancti Gerardi Episcopi Morisenensis et martiris origine veneti (die XIII
Februarii), del codice 1622 della Biblioteca dell’Università di
Padova (ff. 121 va- 126 va), pubblicata da F. Banfi.
Nella
presente ricerca, senza esigere di essere esaustivi, dato la complessità
del soggetto e la scarsità e il valore storico limitato delle fonti,
proviamo ricostruire in alcuni punti essenziali la vita e il martirio di
Gerardo alla luce delle ultime biografie proposte da F. Banfi[11],
G. Mazzucco[12] e sulla
base della Passio marciana del XIII
secolo, una delle più antiche raffigurazioni agiografiche del
personaggio.
p. 88
Gerardo
nasce a Venezia, alla fine del X secolo, in una illustre famiglia locale,
incline fin da piccolo devoto alle cose spirituali[13].
Banfi afferma che Gerardo diventa monaco in seguito a una guarigione miracolosa
da una febbre molto grave. I genitori lo consacrano a Dio come ringraziamento
per il miracolo compiuto all’età di solo 5 anni. Il monastero dove
Gerardo viene accolto è San Giorgio di Venezia, fondato nel 982 da
Giovanni Morosini[14].
La storicità delle informazioni consegnate nel manoscritto padovano sono
difficilmente dimostrabile. Senza dubbio, sulla base delle informazioni
trasmesse dalla Passio, Gerardo
entrò da piccolo in monastero dimostrando qualità spirituali
eccezionali.
Per
quanto riguarda l’appartenenza del santo alla famiglia Sagredo, Banfi e
Mazzucco esprimano dei dubbi, dato che nel medioevo si conoscono molte
situazioni in cui famiglie nobili, in crisi di credibilità e immagine,
fanno propri alcuni personaggi beatificate o canonizzate dalla chiesa. Banfi
senza conoscere la Passio marciana si
rifà all’opera di Pietro Natalibus, redatta tra il 1369 e il 1372 e
stampata nel 1493 a Venezia, nella quale Gerardo viene menzionato come: ”…episcopus et martyr Venetiarum civitatem
oriundus”. La stessa opera pubblicata a cura di Alberto Castellano sempre a
Venezia, questa volta nel XVI secolo (1516), nel libro III, capitoli 1-16 parla
di Gerardo come di un membro della famiglia Sagredo: “…episcopus et martyr Venetiarum civitate ex nobilius parentibus
videlicet de domo Sagrea (!), patria
oriundus”[15]. La Passio marciana non parla
dell’appartenenza di Gerardo alla famiglia Sagredo, ricordando solo l’origine
veneziana e il titolo nobiliare della famiglia del santo[16].
Monaco
nel monastero benedettino di San Giorgio viene
notato dal suo priore per le sue qualità intellettuale e spirituale e
viene mandato a studiare a Bologna, dove si fermerà per 5 anni. Tornato
a Venezia, alla morte del suo priore Guglielmo avvenuta nel 1021,
diventerà l’abbate del monastero, continuando la linea spirituale del
suo predecessore[17].
La Passio marciana non parla della
formazione bolognese di Gerardo. Il codice si riferisce direttamente all’inizio
della missione di Gerardo presso gli ungheresi, in seguito a un pianificato
viaggio in Terra Santa che sarà abbandonato. Gerardo, lasciando Venezia
per recarsi a Gerusalemme, attraversando la pianura Pannonica incontra Stefano
il re degli ungheresi. Stefano gli chiede di restare nel suo regno per
consolidare il cristianesimo che ancora doveva affrontare il paganesimo.
Gerardo accetta la missione della diffusione del vangelo e rimane in Ungheria[18].
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Banfi
considera che il pellegrinaggio a Gerusalemme è voluto da Gerardo per
visitare la tomba di suo padre e il sepolcro del Signore.Un altro motivo
può essere rappresentato dal desiderio di Gerardo di approfondire i suoi
studi biblici nel monastero “San Girolamo” di Betleeme.
Tutte
le fonti storiografiche riconoscono la missione di Gerardo in Ungheria presso
il re Stefano I.
L’inizio della missione di Gerardo è marcato da un
periodo di preparazione ascetica, attraverso un ritiro nel bosco di Bakonibel,
che secondo alcune fonti è durato per 7 anni, accompagnato solo da un
suo discepolo, Mauro. La Passio
marciana consegna: „Postquam servus
Domini se solum meres repperit tumultum populi devitans, in eadem regione
heremum quem vulgo Bel vocitatur, petiit, ubi per VIIte annos ieiuniis
dictaminunque exercitiis deditus excepto Mauro monacho solus habitavit”. La
biografia di Gerardo tracciata nella Passio
si inquadrava nel genere agiografico e per quello le immagini bibliche
utilizzati e le allegorie sono frequenti rendendo la relazione discutibile dal
punto di vista storico. Per esempio, il re Stefano I viene paragonato a Giosué,
nella sua lotta per la vittoria del cristianesimo contro il paganesimo, propone
a Gerardo di diventare vescovo di Csanad, località che si trova oggi sul
territorio della Romania, a 60 km di Timisoara.
Al tempo di Gerardo,
secondo Banfi, Csanad era la capitale di una regione collocata entro i fiumi
Mures, Timis, Danubio e gli Alpi
Transilvani, dove si trovava un monastero costruita dal principe Achtum,
per dei monaci greci[19].
Achtum era il capo di una organizzazione statale degli abitanti di quella
terra, che solo in un momento successivo saranno integrati nel regno ungaro, in
seguito alla guerra del sale[20].
Il principe Achtum
faceva parte dalla dinastia di Glad, una delle prime dinastie voivodali
menzionate in quella regione, e sembra che il suo territorio si estendesse al
Sud fino a Severin e Vidin, città sulla riva del Danubio, al Nord fino
al fiume Cris, al Est fino al confine naturale della Transilvania[21]
Achtum aveva stabilito con l’imperatore bizantino Basilio II il
Bulgaroctono al Danubio un’alleanza, accettando l’egemonia bizantina, insieme
al rito e alla tradizione cristiana orientale, patto proposto anche agli
ungheresi dai bizantini. In queste condizioni i bizantini li assicuravano
protezione e nello stesso tempo instauravano una rappresentanza permanente
presso la corte di Achtum. Sembra che il monastero costruito dal principe a
Morisena (Csanad) sia stato proprio l’ambasciata
dell’impero bizantino, abitata da monaci di origine greca[22].
Il codice padovano
parla del monastero di Morisena (Csanad), dedicato a San Giovanni Battista,
come luogo dove furono seppelliti i morti della battaglia fra l’esercito
ungherese sotto la guida di Chanadius e l’esercito di Achtum. Il codice
consegna: „Corpora vero christianorum,
qui ceciderunt in prelio, tollentes duxerunt ad Moresenam et
p.
90
sepeliertur
in cimiterio beati Iohanis Baptiste in monasterio Grecorum, quia in eadem
provincia aliud monasterium tunc non erat”[23].
Alcuni autori, storici del
cristianesimo nello spazio romeno pensano che si tratti piuttosto dei monaci
che avevano il rito e la tradizione dei greci bizantini, che della presenza
fisica dei monaci greci[24].
A nostro avviso la presenza dei monaci greci
non può essere del tutto esclusa dato le relazioni esistenti tra
Constantinopoli e queste regioni all’inizio del XI secolo e alcune scoperte
archeologiche[25].
Dopo la conquista della regione e della città di
Morisena (Csanad) dopo la sconfita di Achtum da parte di Csanadius, Gerardo,
con l’accordo di Stefano I, fissa la sua sede episcopale nel monastero di San
Giovanni e in un momento con l’appoggio di Stefano I costruisce qui una
catedrale episcopale dedicata a San Giorgio. La Passio consegna: „Crescente
vero fidelium numero ecclesias Dei per singulas urbes fabbricavit; principalem
autem ecclesiam in honorem sancti Georgii preciosissimi Christi martyris, ad
litus Morisii fluminis fundavit, unde et Morisenam sedem appellavit, quam
beatus rex Stephanus ditalibus muneribus nobiliter ditavit.”
Le fonti si riferiscono all’iniziativa di Gerardo di
introdurre nel culto quotidiano della sua cattedrale una devozione particolare
alla Madonna. La Passio parla
dell’altare dedicato alla Vergine costruito nella cattedrale: „In qua ecclesia ad honorem matris nostri
Salvatoris venerabilem aram erexit ante quam turibulum argenteum fixit, cuius
ministerio duos provecte etatis homines adhibuit qui vigilarent iugiter
quatenus nec ad unam horam odor thimiamatis deesset”. Gerardo nel suo
programma liturgico dedica il giorno di sabato alla Madonna, componendo un
servizio liturgico speciale e una serie di omelie e preghiere rivolte a Maria[26].
La Passio insiste su alcuni
particolari che riguardano il culto dedicato alla Vergine e la devozione della
famiglia del re alla Madonna, che prenderà: Singulis quoque sabbatis ibidem cum novem lectionibus, sicut in die
Assunptionis matris Domini, magnisque laudum preconiis devotionis sue offitium
coplebat; plus etiam misericordie operam dabat…Ipsius arbitrio ab Ungarica generatione
nomen matris Christi non auditur, tantum domina resonat, nam et Pannoniam a suo
sancto rege Stephano familia sancte Marie appelata est”.La Madonna diventerà nei secoli successivi “Patrona Hungariae” e la sua icona
sarà dipinta sulle bandiere dell’esercito, sulle monete e sui sigilli[27].
Accanto
all’attività missionaria, Gerardo è riconosciuto anche come
autore di una importante opera teologica. La più conosciuta opera
teologica è Deliberatio super
Hymnum Trium Puerorum, di carattere esegetico, con sfumature
filosofico-morali. La opera si conserva in un solo manoscritto nella Bayerische Staatsbibliothek di Monaco di
Baviera (Lat. 6211)[28].
p. 91
Il commento teologico di
Gerardo dimostra che l’autore ha un’ampia cultura filosofica fondata sulle
opere dei più importanti autori dell’antichità profana. Nello
stesso tempo il contenuto teologico illustra dei influssi ben definiti del
pensiero teologico orientale, in particolare una buona conoscenza dell’opera di
Dionisio Pseudo-Areopagita. Gerardo attraverso i suoi commenti sembra
rappresentare l’esegesi tradizionale, simbolico- allegorica, dell’ambiente
monastico del tempo contrastando la corrente dialettico teologica che si stava
sviluppando. La corrente dialettica rappresentava i primi tentativi di
utilizzare la ragione e i suoi meccanismi nell’analizzare la Rivelazione.Dal
punto di vista strettamente religioso l’opera di Gerardo reclama il pericolo
dei movimenti eretici esistenti nei Balcani ma anche in Italia a Verona,
Venezia e Ravenna. Nei Balcani si tratta del movimento dei bogomili che aveva
qui il suo centro (Deliberatio 1, IV,
p. 54)[29].
L’opera di Gerardo ha
anche un carattere sociale condannando l’acquisizioni dei dominii attraverso la
forza delle armi e la violenza, il concubinato e il matrimonio dei preti,
prassi della tradizione orientale[30].
La condanna di una prassi
del cristianesimo orientale può costituire una testimonianza della
complessità della missione di Gerardo trovatosi a mediare tra due
tradizioni: latina e bizantina, in un contesto politico in cui la Serenissima e
l’Ungheria avevano degli interessi molto precisi in zona contro la politica
imperiale bizantina che voleva consolidare la sua influenza nei territori
dell’oltre Danubio, attraverso l’imposizione del cristianesimo di tradizione orientale
ai popoli che abitavano quella regione.
Radu Constantinescu
considera che Gerardo abbia fondato a
Csanad una scuola di teologia e filosofia nel 1041. Senza avere la
possibilità di argomentare sufficientemente l’informazione l’autore
considera l’importante ruolo culturale assunto dal vescovo di Csanad[31].
Dopo la morte del re
Stefano I, avvenuta nel 1038, Gerardo rimane lontano dalle polemiche coltivate
fra i successori al trono, cercando una posizione neutrale. Il successore di Stefano
I, dati i stretti rapporti fra la Serenissima e il regno ungherese, fu il
figlio del doge Ottone di Venezia (1009-1026), Pietro, che sposò una
delle sorelle di Stefano, essendo sostenuto anche dall’imperatore Enrico III.
Orseolo fu allontanato dal
trono da Aba Samuele, un adepto della setta dei bogomili, che ascende al trono
sposando un’altra sorella di Stefano. Aba Samuele chiese a Gerardo
l’incoronazione, ma il vecchio vescovo rifiuta. Aba Samuele lascia al popolo la
libertà di ritornare alle loro antiche credenze pagane e in più
contribuisce alla diffusione della dottrina dei bogomili. La nobiltà
ungherese, con l’accordo del vescovo, vuole risolvere la crisi allontanando Aba
Samuele e aiutare Andrea, un discendente della famiglia reale, a ottenere il
trono.
La morte di Gerardo
è legata al suo coinvolgimento nelle lotte per il trono del regno
ungherese fra Aba Samuele e Andrea. Quando udì che Andrea si stava
avvicinando Gerardo insieme al conte Szolnok e ai vescovi di Bistriza, Bod e
Beneta andarono ad accoglierlo, senza prendere in considerazione il pericolo
rappresentato dalle bande di Aba Samuele, comandate da Vata[32].
p. 92
Vicino a Pesta Gerardo
insieme ai suoi compagni vengono uccisi dalle bande di Vata. La Passio insiste sulla morte di Gerardo,
considerandolo un martire della fede. Nella descrizione della sua morte la
figura di Gerardo assume dimensioni eroiche. Il santo morente incoraggiò
paternamente i confratelli a morire degnamente, difendendo la propria fede, e
pregando per i suoi persecutori. La Passio
marciana consegna le ultime parole di Gerardo: “Fratres et amici, cras ad cenam agni Dei vocamur, absque excusatione
properemus, pro Christe moriamur!… Domine Iesu Christe ne statuas illis hoc
peccatum, quia nesciunt, quid faciunt”.
La morte di Gerardo
avviene nel 1046. Nel 1083 il re Ladislao (1077-1095) chiede al papa la
canonizzazione di Gerardo e del re Stefano, come apostoli della fede nel regno
ungherese. La celebrazione della festa del martirio di Gerardo viene stabilita
il 23 settembre, conforme alla tradizione che si era già istaurata nei
dintorni di Csanad e poi in tutto il regno.
Il corpo di Gerardo subito
dopo la morte viene portato nella chiesa S. Maria di Pesta e poi spostato, per
le insistenze di Mauro, il discepolo e il successore di Gerardo all’
episcopato, nella cattedrale episcopale costruite da Stefano I a Morisena
(Csanad), la sede della diocesi. La tomba di Gerardo a Csanad diventa in breve
tempo luogo di pellegrinaggio per tutti i cristiani della regione[33].
La figura di Gerardo
rappresenta all’inizio del secondo millennio, per il cristiani del regno di
Stefano I e dei suoi successori, che comprendeva anche i territori abitati
dagli eredi dei romani, un modello di santità e martirio.
La scarsità dei documenti non permette
un approccio più approfondito sulle implicazioni politiche della
presenza di Gerardo a Csanad dopo la morte dell’imperatore Basilio II e la
guerra attraverso la quale gli ungheresi occupano il territorio di Achtum. Le
biografie medioevale del santo presentano piuttosto delle leggende che fanno
parte dal genere agiografico sulla vita del santo che informazioni creditabili
dal punto di vista storico.
La personalità del vescovo veneziano
segna l’incrocio di due tradizioni cristiane che cominciano, a causa degli
interessi politici, a contrapporsi una all’altra, finendo nel 1054 a porre fine
ufficialmente alla loro comunione. Il rito cristiano scelto da parte dei
principi e dei re, al tempo di Gerardo, rappresentava l’orientamento appoggiato
nella loro politica estera, nel nostro caso, l’orientamento di Achtum verso
Costantinopoli e di Stefano I verso Roma e l’Occidente.
La scoperta della
più antica versione della vita del santo, che speriamo pubblicare in
Romania in una edizione bilingue, porta, prima di tutto, agli studiosi della
biografia di Gerardo la possibilità di identificare le ulteriori
modifiche e arricchimenti che la
storia di Gerardo avrebbe subito nel medioevo e agli storici una testimonianza
della vita e della morte di Gerardo, con tutti i suoi limiti, più vicina
al momento dell’avvenimento presentato. La storicità della Passio non può essere data per
scontata ma neanche non si può del tutto negare.
Le cose che si conoscono e
si possono provare non sono sufficienti per scrivere una storia di Gerardo.
Certamente avremmo bisogno ancora di documenti storiografici e anche di un
lavoro più intenso nel campo archeologico che portino a dei chiarimenti
che ancora non siamo in grado di precisare sulla vita, l’attività e
l’opera di Gerardo, il vescovo veneziano di una diocesi dell’ Est europeo,
trovata alle soglie del secondo millennio fra l’Oriente e l’Occidente.
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Marin, Rudolf Dinu and Ion Bulei, Venice, 2002
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© ªerban Marin, August 2002, Bucharest,
Romania
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[1] F. Banfi, “Vita di S. Gerardo da Venezia
nel Codice 1622 della Biblioteca Universitaria di Padova”, Benedictina 2 (1948), 1-2: 275-277.
[2] Idem: 274. Nella nota nr. 50 Banfi
scrive che della translatione delle relique a Murano, ricordata in base alle
memorie del ’400 dal Wion e dal Ferrario, parla Flaminius Cornelius, Ecclesiae Venetae antiquis monumentis nunc
etiam primum editis illustratae, X, pars II, Venezia, 1749: 73, in Hagiologicum Italicum, Bassano, 1773: II, 201.
[3] V. Zanetti , La basilica dei SS. Maria e Donato di Murano illustrata nella storia de
nell’arte, Venezia, 1873: 46, 92, 247.
[4] G. Mazzucco, Ritratto dell’uomo di Dio: San Gerardo Sagredo, Vescovo di Csanad e
Martire, Padova, 2000: 7.
[5] P. Chiesa, “Recuperi agiografici veneziani
dai codici Milano, Braidense, Gerli ms. 26 e Firenze, Nazionale, Comv. Soppr.
G. 5. 1212”, Hagiografica 5 (1998):
219-271 (270). „In ecclesia maiori sancte
Maria de Murano...requiescit corpus sancti Gerardi episcopi et martiris in
altari maioris ipsius ecclesiae...”.
[6]G. Cattin, Musica e liturgia a san Marco, Venezia 1990: II, 419; III, 100.
[7] G. Cappelletti, Storia della Chiesa di Venezia..., Veneþia, 1853: III, 481, 495.
[8] M. Roos, “Gerhard von Csanad”, in Glaube in Volk und Heimat, Stuttgart
1991: 26, n. 49: Erzbischöfliche Bibliothek Agram (Zagreb), Missale Romanum 126, fol. 80.
[9] C. Coprain, M. A. Capitano, “I resti scheletrici attribuiti a S. Gerardo
Sagredo e conservati nella Chiesa dei SS. Maria e Donato in Murano (Venezia)”,
in Palestra del clero 70 (1991), 10:
731-738 e Mazzucco, op. cit.: 7.
[10] Mazzucco, op. cit.: 8.
[11] Banfi, loc. cit.: 262-287.
[12] Mazzucco, op. cit.: 8-9.
[13] Passio marciana (manoscritto): „I, 5: Hic enim huius lucis limen, per Venetos
parentes sortitus, Dei gratia proveniente a pueritia cepit Domino nostro Iesu
Cristo devotus existere et evangelicus documentis per omnia parere…., I,
10: „Nam religionis habitum, puer accepit
sinistraque primi parentis viam declinans, novi hominis, secundum Deum creati,
callem idecens, regionis per inobedientiam derelicte, silicet paradisi gaudia
iam adholescens studuit amare”.
[14] Banfi, loc. cit.: 263.
[15] Idem: 263.
[16] Passio marciana: „Incipit passio beatissimi Gerardi episcopi et martyr...Hic enim huius
lucis limen, per Venetos parentes sortitus...”.
[17] Banfi, loc. cit.: 264-265. «…factus est fratribus ceteris regularis
disciplinae in exemplum»; La
formazione di Gerardo sarà „in scientiis grammaticae, philosophiae,
musicae et decreti, omniumque liberalium scientiarium artibus”.
[18] Passio marciana: „Igitur dum animi
sinceritate sanctam vitam duceret, placuit dominicum visitare sepulchrum,
quatinus Christum propter nos egenum factum pauper et inops sequerentur..
Pervenit itaque ad partes Pannonie, quarum habenam tunc christianisimus rex
Stephanus gubernabat, quem vir Domini humilis atque supplex audiit, causamque
sui itineris aperiens, ampliori dilectione est ab eo receptus.Quem ubi rex
moribus atque disciplinarum documentis bonum Christi odorem fore intellexit,
clam dimisit itineris suis comitibus, hunc solum invitum retinuit custodiamque
adhibuit”.
[19] Banfi, loc. cit.: 269
[20] Il sale mancava
nella pianura Pannonica e gli ungheresi erano obbligati a importarla attraverso
il fiume Mures, dalla Transilvania. Gli ungheresi dovevano pagare per poter
passare attraverso il territorio di Achtum.
[21] I. D. Suciu, Monografia Mitropoliei Banatului,Timiºoara,
1977: 37.
[22] Faptele Ungurilor (a cura di Popa-Lisseanu),
Bucarest, 1934: 34, 57-58: „secundum
ritum Graecorum in civitate Budin fuerat baptizatus ... et construixit in
praefata orbe Morissena, monasterium in honorem beati Joanis Baptistae
constituens in eodem abatem cum monahis graecis juxta ordinem et ritum
ipsorum...”.
[23] Ibidem: 300, 92.
[24] M. Pãcurariu, Istoria Bisericii Ortodoxe Române, Bucarest, 1991: I, 222.
[25] Imre Henszlman, “Arheologiai Kirandulas
Csandra”, Arheologiai Kozmenyek 8
(1871): 1-34; La traduzione in romeno: Prot. Ioan Geþia, “Vechi rãmãºiþe bisericeºti în Banat”, Mitropolia Banatului, 4-6 (1965):
407-419. L’archeologo Henszlman Imre ha scoperto a Csanad un sarcofago, detto
anche di san Gerardo, che ha incisa una croce bizantina, che si presuppone
fosse stata scolpita dai monaci greci presenti a Csanad „secondo lo stile del
loro patrono”.
[26] Banfi, loc. cit.: 271 e 271, nr. 36. Sono segnalate delle omelie dedicate alla attribuite a Gerardo nelle opere
di Jacopo da Varazze ºi Pelbartus da Temesvar.
[27] D. F. Astolfi, Historia universale delle imagini miracolose della Gran Madre di Dio
rivertite in tutte le parti del mondo, Venezia, 1624: 125-126, 138-139.
[28] Deliberatio Gerardi Moresanae Aecclesiae
Episcopi Supra Hymnum Trium Puerorum,
(ediderunt et transtulerunt B. Karacsonyi
et L. Szegfu), Szeged, 1999. Il
lavoro rappresenta l’ultima edizione dell’opera di Gerardo, pubblicata in una
edizione bilingua, latino-ungherese.
[29] L. Canetti, “Gerardo di Csanad” in Dizionario
biografico degli italiani, vol 53, Roma, 1999: 360.
[30] Suciu, op. cit.: 38, nota 22; Gy. Szekely, “La Hongrie et Byzance au Xe-XIIe
siècle”, in Acta Historica, Budapest, 1967, t. XIII,
nr 3-4: 304.
[31] R. Constantinescu, Gerard din Cenad, Armonia lumii,
Bucarest, 1984: 160.
[32] F. Banfi, loc. cit.: 273.
[33] Ibidem: 274.