Nietzsche e la fine dell'umanesimo:
una lettura di Nicolaj Berdjaev
Angela Giustino Vitolo
Università di Napoli
L
a questione dell'umanesimo si riaccende nella cultura europea nel corso del '900 allorquando il pensiero razionale avverte la propria impotenza di fronte all'esplosione di forze irrazionali della storia e la fede nell'avanzamento morale e sociale dell'umanità tramonta definitivamente soffocata dalla consapevolezza che le meravigliose scoperte scientifiche e tecnologiche realizzate dall'uomo possano trasformarsi in strumenti minacciosi per la sua stessa sopravvivenza Tra i molteplici interrogativi che sorgono di fronte al disgregarsi della realtà in tutti i suoi aspetti rilevante è la domanda sull'uomo, sul valore dell'esistenza e sulla sua destinazione.Ci si chiede in quegli anni se all'umanesimo possa essere restituito un senso e Sartre, Heidegger ed altri affrontano questo tema consapevoli che il crollo dei valori tradizionali impone ma diversa impostazione che prenda atto della costitutiva storicità dell'esistenza e dunque della sua finitezza e precarietà [1].
Anche N. Berdjaev in quegli stessi anni affronta la questione dell'umanesimo e, articolandone i vari significati assunti nel corso del tempo approda alla sua fase ultima segnata dal pensiero di Nietzsche [2].
Con Nietzsche l'umanesimo arriva a compimento portando alle estreme conseguenze quella contraddizione profonda che, secondo Berdjaev, era insita nel suo fondamento originario "L'umanesimo nel suo significato e già nel suo etimo significa celebrazione dell'uomo, collocazione dell'uomo al centro dell'universo, ribellione dell'uomo, affermazione e scoperta dell'uomo […]. Ma in esso esiste anche un principio direttamente opposto, vi è il fondamento per la celebrazione dell'uomo e per la manifestazione delle sue energie creatrici, ma anche il fondamento per umiliare e far inaridire la creatività e per indebolire l'uomo perchè l'umanesimo, che durante il rinascimento converti I'uomo alla natura, trasferì il baricentro della personalità umana dall'intemo alla periferia' staccò l'uomo naturale dall'uomo spirituale e accordò la libertà di svilupparsi creativamente all'uomo naturale che si era allontanato dal senso intimo e divino della vita. L'umanesimo nega che l'uomo è immagine e somiglianza di Dio, che l'uomo è il riflesso dell'essere divino" [3].
L' esito negativo a cui approdava era pertanto, secondo Berdjaev, da sempre inscritto nella sua storia.
L'umanesimo in effetti allorquando si afferma verso la fine del '400 avvia un processo di emancipazione e di affrancamento dai vincoli religiosi medioevali inibenti ogni autoaffermazione dell'individualità; ma nel liberare le sue energie creatrici l'uomo si distacca dalle sue radici spiritua!i e si mondanizza rinsaldando il legame con la natura "E così, afferma Berdjaev, I'umanesimo nonsolo affermò la fiducia in se stesso dell'uomo e la sua dignità, ma lo umiliò anche perchè non lo considerò più un essere di origine superiore divina, non affermò più la patria celeste ma esclusivamente la sua patria terrena e la sua origine terrena" [4].
L'autoaffermazione dell'uomo conseguita nel corso della storia moderna, svincolata da ogni riferimento alla sua natura divina,in quanto figlio di Dio, attivava, secondo Berdjaev, una dialettica il cui esito inevitabile sarebbe stato l'autodistruzione dell'uomo stesso e dunque l'esaurimento delle sue energie creatrici.
L'umanesimo rinascimentale costituiva essenzialmente una rinascita della romanità in cui si fondevano elementi della tarda grecità e si fondava sul riconoscimento dell'uomo come animal rationale il che implicava che l'essenza dell'uomo era nell'animalitas e ciò che lo distingueva da tutti gli esseri viventi era la sua capacità di essere ragionevole.
Questa considerazione dell'uomo che provocava un distacco da ciò che essenzialmente lo lega ad una provenienza divina, trasformava nel tempo l'affermazione dell'individualità in un individualismo sfrenato, fino a portare alla.negazione di sè stesso. "Quando non ammette nulla fuori di sè stesso l'uomo cessa di sentirsi, perchè per poterlo fare deve ammettere il non sè, per essere una individualità fino in fondo deve ammettere oltre alla persona e all'individualità degli altri, anche la personalità divina" [5].
E' stata dunque l'autoaffermazione illimitata dell'uomo ad aver provocato la sua stessa scomparsa; la scoperta di una idea di individualità mai conosciuta nella storia della cultura umana si è rovesciata nel suo indebolimento per cui il risultato effettivo di tutto il processo umanistico è il suo rovesciamento in un antiumanesimo.
Testimone di questo esito è Nietzsche "carne della carne e sangue del sangue dell'umanesimo e insieme vittima sacrificata per i peccati dell'umanesimo […] nella sua persona, nel suo destino, la storia moderna paga per l'errore commesso alle scaturigini dell'umanesimo. Esso in Nietzsche termina la sua storia burrascosa e tragica" [6].
Berdjaev trova tutto ciò espresso nelle parole di Zarathustra.per il quale 1'uomo è una vergogna e un disonore che deve essere superato. Tale superamento avviene nell'idea del superuomo il quale esprime la negazione dell'uomo e l'esigenza appassionata di trovare una risposta alla crisi dell'umanesimo.
Berdjaev coglie nello "Zarathustra" I'estrema tensione di un pensatore che si sente investito di un compito epocale e che vive e soffre una nuova concezione del mondo che esplode in lui in maniera fulminante ponendo in questione due millenni di storia della metafisica.
Zarathustra è visto e vissuto da Nietzsche come l'espressione originale, metaforica di una rivelazione: la vocazione creatrice dell'uomo, uno sforzo che il filosofo tedesco compie appellandosi esclusivamente ad un uomo che ha dichiarato la sua piena fedeltà alla terra.
La grandezza di Nietzsche è per Berdjaev in questo sforzo ascetico di superare l'umanesimo con le sole forze dell'uomo, rivendicandone una creatività che non era stata riconosciuta dalla antropologia patristica, nè da quella umanistica che costituiva una reazione a quest'ultima [7].
Berdjaev a più riprese nelle sue opere manifesta la sua profonda affinità con Nietzsche a cui lo accomuna un radicale sentimento di ribellione nei confronti della vita reale in tutte le sue forme consolidate e l'esigenza di una rivoluzione etica dell'uomo che, svincolato dalla morale dell'obbedienza e della sottomissione, si renda capace di autodeterminazione e dunque responsabile di ogni suo volere e azione un progetto di emancipazione a cui Berdjaev lavora sin dagli anni giovanili, pienamente convinto che autentica rivoluzione è solo quella che coinvolge radicalmente la vita spirituale.
E Nietzsche è colui che ha profondamente rivoluzionato la vita del singolo invitandolo a divenire "timoniere di sè stesso"a scrollarsi di dosso quella pigrizia a cui ciascuno è incline perchè comodo rifilgio per sottrarsi alle responsabilità che la vita impone [8].
Alla concezione morale-metafisica fondata sulla fede-certezza si sostituisce una visione dell'uomo come "apertura al mondo", essenzialmente libero e creatore, che si fa ,giudice della propria legge e di sé stesso.
La dimensione autentica dell'uomo consiste, per Zarathustra, nell'essere sè stessi e nel creare: "l'uomo per primo creò un senso alle cose, un senso umano. Perciò si chiama "uomo" cioè colui che valuta" [9].
In quanto è colui che crea egli attua il continuo superamento di sè e quanto più tende verso l'alto più affonda le sue radici nella terrestrità, come l'albero che "quanto più vuole elevarsi in alto verso la luce, con tanta più forza le sue radici tendono verso terra, in basso, verso le tenehre, l'abisso" [10].
L 'uomo, considerato secondo la sua essenza, non è semplicemente animal rationale, così come classicamente la tradizione occidentale lo ha inteso, ma è qualcosa che deve essere superato: "L'uomo è un cavo sospeso tra la bestia e il superuomo il quale è nell'atto di tendere e si risolve in questo continuo tendere, in questo continuo superamento. E' un cavo sospeso sull'abisso, sul vuoto sul nulla e, pur affondando le radici nella terra, è continuo superamento [11].
Nel superuomo non viene conservato l'uomo, ma questi diventa solo un ponte per la sua affermazione "L'uomo è qualcosa che deve essere superato, dice Zarathustra, che avete fatto per superarlo? Tutti gli esseri hanno creato qualcosa al di sopra di sè: e voi volete essere il riflusso in questa grande marea e retrocedere alla bestia piuttosto che superare l'uomo?" [12].
Il superuomo non esprime dunque il potenziamento dell'uomo, non reca in sè i tratti dell'uomo della metafisica occidentale, ma guarda ad esso per superarlo. "La grandezza dell'uomo è di essere un ponte e non uno scopo, nell'uomo si può amare che egli sia una transizione e un tramonto" [13].
Strettamente connessa all'annuncio della morte di Dio I'affermazione del superuomo esprime non la sua sostituzione,ma la liberazione da Dio. Ciò implica che, venuto meno ogni legame con 1'Assoluto, I'uomo fa leva su sè stesso. E' un vivere su di una corda tesa, come il funambolo a cui Zarathustra esprime riconoscenza perchè ha fatto del pericolo il proprio mestiere, perchè sganciato da rassicuranti certezze, ha conosciuto il rischio connesso ad un esistere legato ad un equilibrio instabile e sempre faticosamente riconquistato [14].
Il superuomo è colui che si dischiude a quella condizione aurorale dell'essere, nella purezza mattutina del cielo, non ancora "contaminato da nuvole pigre" del pensiero metafisico, morale, religioso occidentale [15].
E' nell'altezza del cielo che conferisce col suo fulgore visibilità a tutte le cose che Zarathustra vuole totalmente immergersi perchè è in esso che trova la propria profondità
Non solo attraverso i discorsi didattici di Zarathustra ma in vari passaggi dell'opera Nietzsche mostra, attraverso i suoi monologhi ditirambici, il tipo del superuomo; introduce immediatamente nella sua atmosfera esistenziale, nella sua intima esperienza, sforzandosi di mantenere con la morte di Dio e dunque di ogni idealità trascendente, i tratti eroici dell'esistenza umana.
Un'esistenza che "lascia il gregge"e si incammina sul sentiero che riconduce a sé stessa, che si rende capace di essere giudice e vendicatrice della legge che essa dà a sé stessa: "[…] Mille sentieri, dice Zarathustra, vi sono ancora non percorsi, mille salvezze e isole nascoste della vita. inesaurito e non scoperto. è ancor sempre l'uomo e la terra dell'uomo" [16].
Egli mostra la metamorfosi che l'uomo subisce una volta che è stata decretata la morte di Dio; la metamorfosi da una condizione di alienazione ad una affermazione della propria libertà creatrice, dal "tu devi", all"io voglio", all"io sono" del fanciullo che esprime l'innocenza della volontà creatrice [17]. "Il fanciullo è innocenza e oblio' un nuovo cominciamento.
Come il fanciullo eracliteo costruisce e distrugge in un eterno gioco castelli di sabbia in riva al mare [18], così l'uomo liberato dal peso di gravità delle idee metafisiche, morali, religiose che lo hanno oppresso per secoli, si abbandona .alla creazione ludica di nuovi valori perchè nel gioco si esprime la libertà creatrice, perchè nella dimensione ludica scompare ogni interrogativo sul perchè e sul fine
Il nulla che circonda il superuomo indica l'innocenza del divenire non teleologicamente orientato, un divenire che non conosce altra legge che quella impressa dall'uomo con la volontà di potenza, un divenire la cui innocenza è stata infestata da sempre dai teologi con il loro concetto di ordine morale del mondo.
E' un riportare alla luce la dimensione tragica dell'io che si rivela come essere sè stesso e, "l'essere aperto a" denota capacità di trascendimento continuo pur rimanendo legati alla terrestrità. E' in questo continuo trascendimento che si dischiude il divino che, pur abitando l'uomo, rimane sempre eccedente rispetto all'esistenza finita e, non costituendo più per essa un riferimento, una sicurezza, la vita del singolo entra nella dimensione del rischio, dell'incertezza, del problematico.
Berdjaev nel superuomo nicciano riconosce un tentativo di genuina speranza religiosa in una condizione superiore; esso sembra esprimere i tratti di una religiosità liberata da condizionamenti morali, ma, ambiguamente, suscita anche la possibilità di una religiosità satanica ed atea.
Sacro e demoniaco si intreccerebbero in questa concezione del superuomo. "In Nietzsche che con tanta passione ed energia ribelle affermò l'individualità creatrice, che giunse all'audacia estrema nell'affermare l'individualità, l'immagine dell'uomo si ottenebra e compaiono i tratti dell'immagine ancora misteriosa e terrificante del superuomo i cui lineamenti sono solo intuiti, in cui esiste una certa speranza genuinamente religiosa ma nello stesso tempo .anche la possibilità di una religione anticristiana, atea, satanica" [19].
Nietzsche si collocava per il livello di tensione e di radicalità estrema con cui aveva pensato e sofferto il problema dell'uomo, accanto a Dostoevskij il quale altrettanto prendeva atto della mediocrità di un umanesimo giunto ormai fatalmente alla fine e di ciò si rendeva testimone Raskolnikov, emblematica espressione della rovina a cui l'uomo è condannato allorquando vuole affermare sè stesso oltre ogni limite.
Il merito nicciano di aver esaltato l'uomo creatore, rimane, per Berdjaev, mortificato dal presupposto necessario a cui è legato e cioè dalla morte di Dio, una sentenza che, ritiene, si è resa indispensabile per Nietzsche, in quanto egli ha rivolto la sua attenzione al solo Dio che condanna e assolve, che giudica. E che punisce.
Il Dio di Nietzsche è il Dio primitivo veterotestamentario che più volte traspare nelle pagine che dedica alla critica alla morale e alla religione
E' inammissibile per Nietzsche una volontà divina che determini ciò che l'uomo debba fare o che il valore del singolo si misuri in relazione alla sua obbedienza agli imperativi divini.
Altrettanto critico è nei confronti di di Kant nelle cui vene continua a scorrere il sangue dei teologi, sostanziandosi in una concezione morale del mondo e in una idealizzazione della virtù che si rivelava dannosa per la vita [20].
"Una virtù, osserva Nietzsche, deve essere una nostra invenzione, una personalissima legittima difesa e necessità nostra; in ogni altro senso essa è solo un pericolo. Ciò che non condiziona la nostra vita, le è di danno; una virtù determinata solo da un senso di rispetto per il concetto di virtù, come voleva Kant èdannosa […]. Nulla corrode più profondamente, più intimamente di ogni dovere impersonale, di ogni sacrificio, dinanzi al moloch dell'astrazione" [21].
Kant costituiva una tappa di quella "storia di un errore" del pensiero metafisico occidentale che aveva decretato un mondo vero inattingibile, accessibile come postulato della ragion pratica e, in quanto tale, lo aveva reso "una consolazione, un obbligo, un imperativo" [22].
Dello stesso avviso era Berdjaev che riconosceva nel moralismo kantiano tracce del legalismo veterotestamentario. Sebbene Kant, egli osserva, avesse affermato l'autonomia morale della persona, tuttavia finiva per sottomettere razionalisticamente l'individuo ad una legge obbligatoria per cui la morale kantianarichiamava .ad una passiva obbedienza morficante la creatività umana, una obbedienza che garantiva una posizione solida in questo mondo esentando da ogni rischio e offrendo "la impertubabilità di un asilo di pace" [23].
Al contrario per Nietzsche, con la morte di Dio, venendo meno i riferimenti assoluti, la vita si muove in una dimensione tragica dove la polarità tra bene e male risulta agonisticamente irriducibile e la contraddizione e il conflitto diviene regola dell'esistenza, senza possibilità di conciliazione o sintesi.
Altrettanto concorda con Nietzsche sulla mistificazione del cristianesimo per cui ci si è servito della fede cristiana per mortificare l'uomo, riconoscendolo peccatore. Si è considerato pertanto il riscatto del peccato e la salvezza, l'unico scopo della sua esistenza" [24].
Di conseguenza la natura umana, indebolita dal peccato originale e personale fu riconosciuta incapace di un atto creatore.
La vocazione creatrice dell'uomo si sostanzia per Berdjaev nella fòrmazione di una nuova coscienza cristiana, i1 presupposto essenziale per un nuovo umanesimo.
Si tratta di vivere il cristianesimo non solo come religione di salvezza dell'anima ma anche come stimolo alla creatività per poter sanare quella lacerazione esistente tra chiesa e mondo, tra luogo della spiritualità a cui è affidata la salvezza dell'uomo e mondo profàno in cui l'uomo esercita la sua creatività.
Il dominio esclusivo del clero nella vita della chiesaha provocato un impoverimento del cristianesimo come religione della divino-umanità e ha preteso che l'uomo si salvasse affermando la divino-angelicità mentre "le vie della creatività sono state in tutto e per tutto abbandonate all'arbitrio dell' uomo e così sono rimaste come un cammino non santificato e non giustificato lungo il quale l'uomo e lasciato a sé stesso" [25].
Ne è conseguita una mortificazione della vita considerata marginale rispetto all'elevazione spirituale dell' uomo con conseguenze per Berdjaev. Non irrilevanti per la Russia che, in virtu dell'affermarsi di una ortodossia ascetico-monastica, ha inibito ne1 singolo ogni attività tesa alla trasfigurazione della vita sociale, estraneandolo dal mondo e dal legame con le altre creature [26].
L'altra parte la paura della dannazione eterna su cui speculava il sistema ecclesiastico autoritaristico ottenendo obbedienza e sottomissione, impediva di assumere un atteggiamento creativo verso la vita.
Pertanto anche in Berdjaev come già in Nietzsche è dalle radici della propria cristianità che nasce la critica al cristianesimo che in lui assume una radicalità mai raggiunta. Berdjaev riconosce nella critica nicciana al cristianesimo, mtivi che possono essere assunti a salvaguardia del cristianesimo stesso.
Con Nietzsche egli condivide il rifiuto del cristianesimo come religione della compassione laddove essa.è una religione dell'acquisizione della forza dello spirito.
Certamente imputa alla chiesa una secolare ostilità verso tutto ciò che di nobile e di' elevato esiste sulla terra, la mortificazione di ogni grandezza nell'uomo e il suo assecondare una morale da schiavi. E' il concetto cristiano di Dio ad essere uno dei più corrotti mai raggiunti al mondo in quanto esprime un "Dio degenerato a contraddizione deIla vita, invece di esserne la trasfigurazione e l'eterno sì […] Dio, la formula per la diffamazione dell'al di qua!` per ogni menzogna dell'al di là" [27].
Liberare le forze creatrici dell' uomo significa rimuovere una concezione di Dio come àncora di salvezza per l'uomo, l'idea di un Dio-ragno intorno a cui i metafisici hanno a lungo tessuto la tela fino a trasfòrmarlo in qualcosa di esangue, un`"puro spirito", una "cosa in sé" e dunque espressione di decadenza" [28].
La lotta che Nietzsche conduce contro il cristianesimo nasce da una profònda esigenza di recuperarlo nella sua originaria autenticità quale si è espressa nella figura di Gesù come colui che ha posto in crisi ogni legge e ogni gerarchia, come il solo cristiano esistito
Nietzsche ritiene che è un errore considerare cristiano colui che ha fede neIla redenzione ad opera di Cristo; non e la fede ma "la pratica cristiana" non un "credere'' ma un "fare", un "diverso essere" a rendere l'uomo un cristiano. Sarebbe pertanto Paolo l'inizo della fine deIla cristianità autentica, colui il quale "incarna il tipo opposto del buon nunzio, il genio in fatto di odio, di inesorabile logica dell'odio!" [30].
La dottrina della resurrezione, Gesù offerto come vittima per la remissione dei peccati, laddove Gesù aveva abolito il concetto di colpa, aveva smentito ogni abisso tra Dio e uomo. Gesu realizzò una prassi di vita laddove i primi cristiani predicarono una fede che divenne dottrina.
La logica di Paolo sarebbe nel suo cinismo, non solo causa del tramonto della figura di Gesu, ma anche affermazione di una immagine di sacerdote che, utilizzando idee, simboli, ecc "tiranneggiano masse, formano greggi" [31]. In questo modo collocando il peso della vita non nella vita stessa ma nell'al di, nel nulla, veniva tolto alla vita 'in generale i1 suo peso
Per Nietzsche Gesù non muore per redimere gli uomini` ma per insegnare loro un modo autentico di esistere ed è questo un modo nuovo di essere cristiani. Tuttavia a Gesù egli sembra preferire Dioniso.
La morte sulla croce e difatti per Nietzsche espressione di un fallimento della vita laddove in Dioniso mutilato egli scorge la vita che continuamente si riproduce e cresce nell'esaltazione tragica. Dioniso è anche espressione di un politeismo degli dei affermato al posto dell'unico Dio.
Zarathustra dichiarerà di credere solo nel dio che sa danzare, e Dioniso è la cifra di tale divinità e dunque anche della trasfigurazione dell'esistenza che è possibile appunto col superuomo il quale non ha più giudici ma è giudice della propria legge e di sè stesso. "Sei capace di affiggere su di te la tua volontà come una legge? Sei capace di essere per te stesso il giudice e il vendicatore della tua legge? E' terribile essere soli con il giudice e il vendicatore della propria legge. Così un astro viene proiettato nello spazio desolato e nel gelido respiro della solitudine'' [32].
Berdjaev riconosce che la vera crisi profonda dei tempi moderni è una crisi dell'uomo per cui a ragione tanto si parla di neo-umanesimo sopratutto nella Russia sovietica.
Certamente l'Occidente aveva vissuto l'umanesimo in una maniera e con una intensità che la Russia non aveva conosciuto e tuttavia quest'ultima ne avvertiva con un maggiore acume la crisi in quanto era strutturalmente congenita nell'anima russa I'esigenza di una creatività autentica che consentisse la trasfigurazione religiosa della vita. Si avverte pertanto I'esigenza di salvare non solo l'uomo dal processo di disumanizzazione che nel presente ha luogo ma anche di affermare la sua vocazione creatrice, il suo ruolo sovrano nel mondo in un momento in cui egli è oppresso e umiliato nella sua dignità. Perchè l'uomo riattivi la sua potenza creatrice occorre liberarsi da una concezione antropologica che lo considera prodotto dell'ambiente sociale e naturale poichè in questo caso egli non uscirà mai da tale determinismo per potersi elevare.
Occorre uscire dall'ambigua situazione del presente: da una parte 1'aspirazione ad una nuova vita e nuovi valori con la conseguente negazione dell'uomo libero e creativo; dall'altra un cristianesimo conservatore che nega la creazione umana e orienta le forze spirituali dell'uomo verso la contrizione e la salvezza unicamente.
Tale è il nocciolo della crisi spirituale e sociale moderna per cui ciò che occorre è una modificazione strutturale della coscienza. "L'uomo nuovo non potrebbe essere diverso da una nuova manifestazione dell'uomo eterno. Egli deve ancora divenire una persona autentica, e cioè un essere libero e creatore che si determina interiormente" [33].
E' dunque la libertà umana che deve compiere uno sforzo per superare ogni determinismo e il cristianesimo potrà giocare un ruolo decisivo a patto che accantoni le sue forme decadenti e scopra nelle sue profondità delle forze creatrici eternamente giovani Berdjaev riconosce in Nietzsche colui che ha combattuto il Dio della morale e della redenzione.
Conseguenza della morte di Dio è in lui la volontà dionisiaca di potenza, frutto del nichilismo e della disperazione.
Ma la volontà di potenza, osserva Berdjaev, è sempre un ateismo ed essa è servita all'imperialismo plebeo tedesco,alla volontà hitleriana di potenza.
Il pensiero di Nietzsche è stato travisato per giustificare e far trionfare istinti ed interessi vili.
Berdjaev riconosce in Nietzsche il precursore della nuova antropologia religiosa, il profeta di una rinascita religiosa in Occidente.
Nietzsche, tuttavia, nel proclamare la morte del Dio giudice e redentore ha trascurato il Dio dell'amore a cui avrebbe potuto appellarsi poichè l'amore è la condizione per la creatività in quanto implica il superamento di ogni subordinazione e dunque una condizione di libertà.
L'amore nasce dalla mancanza e in quanto tale stimola a creare, ad essere di più e porta alla trasfigurazione della vita.
L'essenza del cristianesimo non è nell'inflessibile giustizia divina ma nella trasfigurazione, nell'infinito amore di Dio, e non nel terrorismo psicologico legato ad una concezione giuridica del Cristianesimo. Esso è rivelazione dell'amore e della libertà che chiama l'uomo ad essere creatore continuando l'opera della creazione divina, una risposta che l'uomo offre liberamente e non per obbedienza e sottomissione.
"Il terrore spirituale e il panico generato da una concezione giuridica dei rapporti tra Dio e l'uomo e dal fatto di aver posto la giustificazione e la salvezza al centro della fede cristiana, derivano infatti da una concezione della vita affettiva di Dio che la considera in tutto e per tutto simile alle peggiori manifestazioni della vita affettiva dell'uomo. Ma nel Figlio Dio si è rivelato Padre, amore infinito, E in tal modo è stata definitivamente superata la concezione che vede in Dio un signore ed un padrone tremendo, collerico e vendicativo" [34].
L'esercizio della creatività è mettere a frutto le potenzialità offerte all'uomo da Dio, un realizzare ciò per cui egIi è vocato partecipando così all'opera di Dio nel mondo.
La creatività secolare umanistica, esaurita e banalizzata, è giunta al capolinea, per cui è nella Chiesa che occorre custodire e svelare l'immagine dell'uomo e la sua libertà poichè essa è vita. La vita è movimento e creatività. Sarà l'organizzazione ecclesiale a salvare la cultura spirituale e la libertà spirituale dell'uomo. Cosa è la creatività è nè eteronima nè autonoma, è completamente al di fuori di ogni [nomia] è divino-umana, è la manifestazione dell'amore sovrabbondante dell'uomo per Dio, è la risposta dell'uomo alla chiamata di Dio e alle sue attese" [35].
L'uomo è un punto di intersezione di due mondi, è fenomeno della natura e immagine dell'eterno; è incatenato alla necessità e capace di libertà, racchiude in sè grandezza e nullità, schiavitù e regalità. Non frammento infimo dell'universo ma "un piccolo universo che racchiude in sè tutte le qualità del grande universo sul quale lascia impresso il proprio segno, ricevendone a sua voltà l'impronta" [36].
La passione e la ribellione con cui Nietzsche afferma l'individualità creatrice affascinano Berdjaev il quale, in un clima di generale rinascita spirituale che attraversa la Russia nel primo decennio del '900, rivendica la centralità della persona riscoperta nella sua irriducibilità e libertà, si fa sostenitore di un'antropologia che si autentica come cristologia, ponendo l'accento su un concetto di uomo creativo e libero.
Certamente al di là del comune riconoscimento della creatività come risultato di una liberazione da una condizione di alienazione dell'uomo, è notevole il divario tra il concetto di persona enunciato da Berdjaev el'individuo nicciano il quale si profila in realtà come dividuum; rappresenta cioé la totale disgregazione di ogni soggettività con la conseguente riduzione della vita a un gioco di istinti e di impulsi, di cui il superuomo sarebbe espressione [37].
Diversamente per Berdjaev la vita creativa trova la sua legittimazione in un concetto di soggettività creatrice radicata in una visione teandrica e cristocentrica, poiché egli ritiene che un'antropologia autentica può essere fondata solo sulla rivelazione cristiana.
Cristo restaura il diritto dell'uomo ad un agire e a un destino divino per cui compito della coscienza religiosa dell'umanità è quello di portare alla luce la coscienza cristologica dell'uomo e la cristologia è l'unica antropologia autentica [38].
L'umanesimo non riconosce l'uomo libero ma lo schiavo che si ribella. "L'uomo resta solo con sè stesso, con le proprie forze e con i propri limiti avendo come unico rapporto quello che lo lega alla necessità naturale" [39].
Era indubbiamente un passaggio necessario,quello dell'allontanamento da Dio per poter trovare la propria libertà nel mondo naturale, ma l'atmosfera che si respira nell'umanesimo è quella della "ribellione del servo" [40].
Il pathos di ogni umanesimo è nell'affermazione dell'uomo come Dio e nella negazione del sovrumano ma per Berdjaev "appena si nega Dio e si divinizza l'uomo, I'uomo cade in una condizione subumana perchè egli ritiene che l'uomo è tale solo in quanto figlio di Dio.
Nietzsche è vittima della coscienza umanistica "offerta in espiazione per i peccati dell'epoca moderna" [41].
In Nietzsche, "I'umanesimo non viene vinto dall'alto per mezzo della grazia ma dal basso con le sole forze dell'uomo" [42].
Profeta istintivo della rinascita religiosa in Occidente, consente il passaggio da un umanesimo senza Dio ad un umanesimo divino, ha intuito come nessuno è stato mai capace di fare la vocazione creatrice dell'uomo "Colui che crea, essi odiano massimamente colui che spezza le tavole e gli antichi valori, colui che infrange e che essi chiamano delinquente. I buoni infatti, non sono capaci di creare essi sono sempre il principio della fine, essi crocifiggono colui che scrive valori nuovi su tavole nuove, essi immolano a sè stessi l'avvenire, essi crocifiggono ogni avvenire dell'uomo" [43].
Attraverso la radicalità della comprensione che I'uomo ha di sè, attuata da Nietzsche, I'uomo è stato posto di fronte al problema della sua fine e davanti alla minacciosa figura dell'anticristo che obbliga ad esplicitare l'antropologia autentica.
Nel Vangelo non si dice una sola parola sulla creatività, ricorda Berdjaev, e Nietzsche è contro il Vangelo.
Cristo è presentato come colui che offre sè stesso in sacrificio per i peccati del mondo. Laddove Nietzsche demonizza il vangelo, Berdjaev riconosce in questo silenzio una maniera elonquente di esprimere la Creatività perchè se essa fosse esplicitamente enunciata non sarebbe stata più libera creazione ma avrebbe richiesto un'obbedienza da parte dell'uomo; al contrario essa è attiva e si esplica in relazione al livello di autocoscienza che il singolo raggiunge.
"Il mistero della creazione non è rivelato ma è velato. Solo la legge e la redenzione possono essere rivelate dall'alto, la creatività invece viene velata La creatività non si rivela con un moto dall'alto ma dal basso, è una rivelazione antropologica e non teologica" [44].
E' qualcosa dunque che si fa presente all'uomo stesso, è qualcosa che richiede un libero atto di coraggio dell'uomo, perchè se per la redenzione è necessaria una grande obbedienza, per la creazione è necessaria un grande coraggio perchè occorre allontanarsi da tutti i porti sicuri, occorre "staccarsi dalle rive note e sicure per andare verso un continente ancora sconosciuto e inesplorato, dove non ci sono braccia accoglienti e pronte ad offrire aiuto […]" [45].
Dio ha tenuto nascosto all'uomo la propria volontà di chiamarlo alla creazione e a sè stesso ha tenuto nascosto cosa l'uomo avrebbe creato con la propria libertà escludendo dalla propria creazione ogni costrizione ed obbligo e dimostrando di avere a cuore la libertà e le potenzialità dei singoli uomini.
In questo modo l'uomo prosegue 1'opera creatrice di Dio.
La rivelazione della creatività sarà una rivelazione antropologica; sarà la scoperta della cristologia dell'uomo in quanto nella creatività si realizza la sua natura infinita.
"Nietzsche, osserva Berdjaev, era bruciato da un ardente sete creativa, ma da un punto di vista religioso conosceva solo la legge e la redenzione, nelle quali non esiste alcuna rivelazione sulla creatività dell'uomo. E finì così con l'odiare la legge e la redenzione […] finì con l'odiare Dio perché si lasciò dominare dalla fatale idea secondo cui se esiste Dio non è possibile creatività umana".
Nietzsche non fu in grado di cogliere il nesso indissolubile che unisce religione della redenzione e della legge a quella della creatività.
Ciò nonostante Nietzsche rimane per Berdjaev il grande critico della morale dell'umanesimo obbediente e servile e precursore di una nuova epoca della morale creativa. Egli segnava il passaggio da una coscienza per la quale la morale è obbedienza ad una legge comune ordinaria, ad una coscienza per la quale la morale diventava compito creativo dell'individualità.
Nessun pensatore occidentale offriva più di Nietzsche gli strumenti per la rigenerazione del singolo, un compito a cui Berdjaev lavorava fin dagli anni giovanili nel disperato tentativo di contribuire col suo pensiero al processo di emancipazione del popolo russo riscattandolo da una sudditanza secolare attraverso la riconquista della libertà interiore a lungo repressa.
Negli anni in cui Nietzsche veniva recepito in Russia in maniera distorta o censurato in quanto nemico della morale tradizionale, Berdjaev, al contrario individuava nell"inattualità" di Nietzsche la sua "attualità rispetto ad una realtà che invocava profondi rivolgimenti i quali non potevano risolversi in interventi di natura sociopolitica ma richiedevano una profonda trasformazione spirituale tesa a promuovere nel singolo un agire responsabile.
[1] Cfr. J. P. SARTRE, 1, Esistenzialismo è un umanesimo, Milano, 1963; M. HEIDEGGER, Lettera sull'umanismo, Milano, 1995.
[2] N. BERDJAEV, "Les voies de l'humanisme", in Au sceuil de la nouvelle époque, Neuchâtel, 1947.
[3] N. BERDJAEV, Il senso della storia (a cura di P. MODESTO), Milano, 1971: 117.
[4] Ibidem:
118[5] Ibidem: 129.
[6] Ibidem:
130.[7]IDEM
, Il senso della creazione (a cura di A. DALL'ASTA), Milano, 1994: 122.[8] F. NIETZSCHE, "Schopenaner educatore", in Considerazioni inattuali (a cura di S. GIAMETTA e M. MONTINARI), Torino, 1981: 167.
[9] IDEM, Così parlò Zarathustra (a cura di M. MONTINARI e G. COLLI), Milano, 1976: 65.
[10] Ibidem:
42-43.[11] Ibidem:
8.[12] Ibidem: 5-6.
[13] Ibidem: 8.
[14] Ibidem: 13.
[15] Ibidem: 192.
[16] Ibidem: 86.
[17] Cfr. il brano "Delle tre metamorfosi". Ibidem: 23-25.
[18] F. NIETZSCHE, La filosofía nell'epoca tragica dei greci (a cura di G. COLLI), Milano, 1991: 172-173.
[19] N. BERDJAEV, Il senso della storia, cit.: 131.
[20] F. NIETZSCHE, L'anticristo (a cura di F. MASINI), Roma, 1977: 31.
[21] Ibidem.
[22] IDEM, Crepuscolo degli idoli (a cura di G. COLLI e M. MONTINARI), Milano, 1981: 63-64.
[23] N. BERDJAEV, Il senso della creazione, cit.: 309.
[24] IDEM
, Au seuil de la nouvelle époque, cit.: 31.[25] IDEM, Il senso della creazione, cit.: 4.
[26] 1bidem.
[27] F. NIETZSCHE, L 'anticristo, cit.: 38.
[28] Ibidem: 37-38.
[29] Ibidem: 59.
[30] Ibidem: 62-63.
[31] 1bidem.
[32] IDEM
, Così parlò Zarathustra, cit.: 70.[33] N. BERDJAEV, Au seuil de la nourelle époque, cit.: 74.
[34] IDEM
, Il senso della creazione, cit.: 19-20.[35] Ibidem: 30.
[36] Ibidem: 92-93.
[37] C
fr. F. NIETZSCHE, Aurora, Roma, 1981: 109-111.[38] Cfr. Ibidem: 110-113.
[39] Ibidem: 118.
[40] Ibidem: 120.
[41] Ibidem: 122.
[42] Ibidem.
[43] Ibidem: 123.
[44] Ibidem: 132.
[45] Ibidem: l 43.
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