Giulio Magni.
I suoi progetti di architettura in Romania
Ileana Zbîrnea
Istituto Romeno di cultura
e ricerca umanistica,
Venezia
E
ntrare nel merito del dibattito teorico riguardo alle opere di Giulio Magni non è lo scopo di questo lavoro, pur tuttavia l'uso di questo titolo ci costringe a specificare i termini entro i quali si è svolta la ricerca.Tale lavoro ha lo scopo di fornire un quadro quanto più esauriente delle opere eseguite da Magni in Romania.
Analizzando gli edifici con funzioni pubbliche e private l'arco di tempo preso in considerazione è assai breve. Il numero di schede [2] che si sono potute mettere insieme è modesto rispetto a quelle esistenti, quindi non è mai stato necessario, o quasi mai, operare una scelta riguardo agli edifici da trattare in quanto ci siamo trovati di fronte a ben poche monografie dedicate alle opere di Giulio Magni in Romania, ed a una totale mancanza di catalogazione della sua opera.
Anche in quanto alla vita privata di Magni si hanno scarne notizie. Un accenno lo troviamo in un libro testamento intitolato Prose letterarie morali e civili che Basilio [3] padre di Magni lasciò, alla sua morte, nel 1925, lasciò come omaggio alla sua famiglia [4]. In questo libro, scritto tredici anni prima, ricorda i suoi eredi:
"[…] oltre cinque femmine tre maschi; un de'quali Pierino, non ancor di due anni sen' volo tra gli angeli, e Giulio e Giuseppe si diedero all'architettura e alla scultura. Molti edifici pubblici e privati eresse il primo a Bucarest ove dimoro dieci anni, e molte sculture vi operò il secondo, ed entrambi esercitano al presente in Roma la loro nobile arte. Pubblicò Giulio nel 1911 un'opera col titolo: Il Barocco a Roma nell'architettura e nella scultura decorativa [5], la quale giova di molto a far conoscere la grandiosità di quest'arte nata e cresciuta nella città eterna." (vedi figura 1).
Da questo stralcio si può notare come l'accenno di Basilio al successo del figlio possa forse essere avvertito come disaccordo fra loro; e contemporaneamente intravedere un tipo d'ambiente familiare appartenente ad un livello sociale elevato tanto da farsi eternare in un libro uscito in soli 300 esemplari. Basilio nonostante tutto, a suo modo, rende omaggio all'attività di Giulio: quest'ultimo al momento della morte del padre, si trovava a Roma impegnato in uno dei suoi più importanti incarichi.
Il successo non costituisce una dominante nella vita di Magni. Dal momento in cui appare [6], giovanissimo, sulla scena artistica romana intorno al 1887 [7], fino al ritorno da Bucarest nel 1904 [8], il suo passaggio rimase poco sentito (sembra non lasciasse particolare traccia). Quasi quarant'anni dopo, godette di celebrità e benessere conservando intatto il suo brillante virtuosismo. Affrontò grandi progetti con la stessa facilità con cui eseguiva raffinati dettagli di architettura, progetti di ville o di palazzi urbani; la quantità di opere che portò a termine lascia affatto sgomenti [9]. Magni non trascurò alcun genere di progettistica allora praticato a Roma: architettura urbana e industriale, riabilitazioni o fabbricati in stile, perfino monumenti commemorativi. Non fece mai progetti paesaggistici, e vero è se non altro che collezionò [10] una serie di fotografie d'insieme dei parchi che circondano le più note ville e fontane del Lazio.
Tuttavia, vivendo e operando per tanto tempo, Magni dovette inevitabilmente affrontare i mutamenti del gusto. Nel suo periodo di attività - dal 1887 circa alla sua morte nel 1930 - non riuscì mai a conquistare fama in Italia fuori Roma.
L'Italia alla fine dell'Ottocento subì mutamenti che via via addombrarono il suo valore, fino a generare addirittura un'aperta ostilità nei suoi confronti. Scriveva Marcello Piacentini in un famoso articolo apparso su "Emporium" nell'aprile del 1913, dedicato all'amico Raimondo D'Aronco appena rientrato in patria dopo la caduta di Abdul Amin concludendo così la sua lunga parentesi sul Bosforo: "circa trent'anni fa, Giulio Magni scriveva [11] una lunga lettera al suo intimo amico Raimondo D'Aronco sulle tristi condizioni dell'architettura italiana. La lettera - così come la vede Giorgio Muratore [12] - "è tutta piena di giuste osservazioni e di sani principi, e richiamando discorsi e discussioni a cui i due giovani, oggi illustri architetti, entusiasti precedentemente avevano preso parte, ci rivela come già allora essi conoscessero i gravi problemi della moderna architettura, e come sentissero la forza di ribellarsi ad un ambiente vecchio e dogmatico, per correre liberi verso orizzonti più vasti, seguendo unicamente l'impulso della loro fantasia e della loro ragione."
Finora è stato difficile rintracciare gli itinerari nei Paesi Romeni e giacchè Magni appartiene come epoca e come artista ad una generazione che tocca gli ultimi giorni del Romanticismo, ho considerato il suo incontro con una cultura est europea ed ortodossa come un viaggio romantico.
Magni fu felicemente precoce. Nato a Velletri il primo novembre 1859, dovette cominciare molto presto a studiare l'arte. Vinse il secondo premio nel 1881 al concorso Poletti, bandito dall'Accademia di San Luca di Roma, col soggetto: "Un battistero isolato di fronte ad una cattedrale del secolo XV. Prova ex tempore: una torre campanaria da collocarsi di fianco ad una cattedrale del XV o XVI secolo".
A soli 31 anni, cioè nel 1890, partecipa insieme a Piacentini, Pistrucci, Basile, Koch, Sacconi e Ojetti alla fondazione dell'Associazione Artistica tra i Cultori dell'Architettura in Roma [13] voluta da G. B. Giovenale, della quale verrà eletto presidente nel 1906 e 1907. Già da questa esperienza collettiva si trova in lui l'esigenza di creare dei rapporti di lavoro e di studio più dialettici e comunitari di quanto all'epoca non fosse in uso nell'ambiente progettuale romano.
I primi progetti di Magni - proposti a Roma - mostrano tuttavia che egli non si cura molto della maniera accademista, molto di moda negli anni 70-80 dell'Ottocento e che le sue intenzioni artistiche erano in genere diversissime. Quindi quando crea la propria maniera lo fa con un vigore e un'originalità di gran lunga superiore ai manieristi dell'Ottocento [14]. Prima di allora sembra fosse attratto dall'ordine rinascimentale, la cui ombra si percepisce nel suo progetto scolaresco per un campanile. Parecchie altre opere giovanili di Magni indicano che ricalca lo stile degli architetti formati a Roma seguendo a volte il gusto francese. Ci volle tempo perché il suo stile personale si sviluppasse ma, quando avvenne, fu diverso tanto dalla caratteristica di Sacconi [15] che di Manfredi [16].
Magni sarebbe stato in ogni senso architetto "colto", almeno fino ad un certo momento. La sicurezza del tocco e l'istintiva abilità nel disegno si rivela al meglio in bozzetti ed acquerelli dove il colore deve essere applicato direttamente sul foglio e dove il ritocco è impossibile.
Il suo ingresso in Romania fu favorito dall'interesse assai vivo nel partecipare al confronto artistico e professionale tramite i concorsi di architettura, così numerosi e popolarizzati dalle pubblicazioni dell'ultimo decennio dell'Ottocento.
Chiamato a Bucarest per compiere dei progetti commissionati dal Comune e dal Ministero per i Lavori Pubblici, vi giunse nel 1893 [17] e preferì rimanere in Romania, allora Regno Romeno [18], che ritornare a Roma. Anche al culmine del successo non fu considerato in Italia, ma solo a Roma. Fatta eccezione per le circostanze particolari del viaggio in Romania, si può dire che il suo regno sia stato essenzialmente meridionale, dalla Campania alla Puglia, con punte fino in Egitto [19] e in Bulgaria [20]. Si trattò quindi di un campo d'azione più limitato rispetto a quello di personaggi a lui inferiori, come Cesare Bazzani e Alfredo Biagini, un campo che escludeva Vienna e Bruxelles.
Però le due capitali, al contrario di Roma, erano i centri delle nuove idee che produssero tanto interesse in Magni. Vienna aveva Otto Wagner, un architetto ben affermato che dopo i suoi inizi cominciò, a sua volta, a essere screditato; Bruxelles era la patria dell'Art Nouveau esportata per tutta Europa da architetti come Horta e Van de Velde.
Proprio sullo sfondo di questo mutamento del gusto va vista l'opera di Magni. Il discredito di cui è stato vittima, che ha intaccato anche la sua reputazione, si è protatto fino al cuore del Novecento e in certa misura resiste ancora. Se ne possono elencare motivi giusti e sbagliati. Vi sono una serie di motivi che si possono addure a torto o a ragione, riguardo a ciò. Uno dei motivi di discredito ma, in un certo qual modo, forse il più comprensibile, è dato dal fatto che le opere di Magni si trovano in Romania e, supporto fondamentale per apprezzarle è vederle; neanche le fotografie migliori danno un'idea sufficiente delle sue ambientazioni e atmosfere. Altro è il pregiudizio che condanna in Magni quella rapidità virtuosissima che i contemporanei amavano nella ben diversa arte, per esempio nella pittura monumentale.
Nel periodico romeno "Buletinul Societatii Politehnice" esce, nel 1891 il bando di Concorso per Il Palazzo della Camera dei Deputati e dei Senatori. Magni vince il secondo premio con un progetto intitolato Patrie e travail.
Nel 1892 si bandisce un altro concorso per la Nuova Stazione Centrale di Bucarest. L'annuncio pubblicato prima nel periodico romeno [21] poi nel periodico milanese "Architettura pratica", fascicolo III del 1893 (vedi figura 1). Magni, consegue questa volta, il terzo posto con il progetto Trajanus optimus.
Magni viene incaricato nel 1893 per compiere un progetto del Palazzo dell' Archivio di Stato a Bucarest. La prima proposta, del 1893, viene avvisata dagli architetti Ion Mincu e Louis Blank. Le seguenti varianti di questo progetto sono state proposte nel 1895 e 1896, però il fabbricato viene eretto più tardi dall' architetto romeno M. Gabrielescu.
In questo secondo progetto egli dovette affrontare un problema che si presentava a tutti i progettisti del secolo e cioè quello delle grandi stazioni destinate ad ospitare i viaggiatori e i nuovi mezzi di collegamento tra varie terre lontane, i treni a carbone o a legna: seppe risolverlo. Così Magni riuscì a ottenere credibilità, infatti, vinse il terzo premio. L'audacia della sua inventiva si rivela in questa occasione e tratta il soggetto con lo spirito di un sofisticato incantesimo. Questo misto di architettura industriale e spazialità antica romana è abbastanza coraggioso da obbligarci ad accertarne la validità, indipendentemente da quanto poteva essere realizzato. Le prospettive proposte e le sezioni trasversali lasciano l'impressione di solennità e ancor meno di realtà (vedi figura 2). Senza dubbio tali prospettive coinvolgevano ogni spettatore di fine Ottocento.
Pochi anni dopo, sempre a Roma, Magni espresse con maggiore maturità il suo senso teatrale in una serie di progetti [22]. Manifesta un ritorno a una sorta di "realtà" molto diversa dall'atmosfera di sogno del medesimo .
Nel 1899 due importanti commissioni lo portano in Moldavia. La prima riguarda una stazione ferroviaria a Comanesti, presso Bacau, e la seconda sempre una stazione ferroviaria a Brusturoasa, una volta era, chiamata Elie Radu come l'ispettore dei Lavori Pubblici; questa, rispetto alla prima, era molto modesta in scala, è sfortunatamente, è stata distrutta dai bombardamenti nel 1944. Tutti e due i progetti sono stati inclusi nella raccolta pubblicata dal Ministero Romeno per i Lavori Pubblici dopo il 1900.
I seguenti cinque anni furono per Magni i più carichi di lavoro. L'architetto rimane in Romania. Progetta una serie di ville e palazzi urbani a Bucarest commissionati dalle personalità del momento come l'ingegnere Elie Radu, il generale Demostene, Lahovary e l'ingegnere Mironescu.
Come altri architetti attivi a Bucarest in quel periodo, Magni provava ad inserirsi con naturalezza in quella città [23] di cui si sapeva poco. Il posto riuniva progettisti romeni [24], francesi [25], tedeschi o austriaci [26] e italiani [27] - dominati dalla personalità di Ion Mincu [28] un architetto romeno formatosi a Parigi a Ecole des Beaux Arts nel 1884. Magni non era sempre solenne. Rispettava le convenzioni maniloquenti, ma sembra che non ci credesse. Perciò la critica nei suoi riguardi da parte di persone come Friedrich Dame [29] e, più tardi, Grigore Ionescu [30] risulta in parte giustificata, se si considerano i loro canoni estetici.
Almeno tre dei suoi progetti realizzati rimangono definitivamente iscritti nella memoria cittadina di Bucarest: Hala Traian, la Scuola Comunale Mavrogheni, i Magazzini Comunali. Ogni fabbricato è collocato fuori dal centro della città in una cornice architettonica assai diversa, la prima nell'anima del ghetto, la seconda sul più elegante viale della città e la terza sulla via d'uscita verso la campagna.
Magni riesce ad adattarsi all' ambiente con rapidità cambiando la scala e il programma architettonico senza sforzi. Passa dal progetto di mercato coperto al palazzo dei senatori, dalla villa di periferia/periurbana alla scuola, dal palazzo delle ferrovie agli arredi urbani. Magni ha un tocco superfluo dirlo che, non si preoccupa dei costumi però è molto rigido nel dettaglio costruttivo [31] a volte ispirandosi all'architettura contadina romena. Sebbene insediato in Romania non si staccherà mai dalle esperienze italiane, le terrà come un ricordo in quasi tutti i suoi progetti trasporrà i temi amatissimi tipo:
Nell'opera più tarda di Magni le tendenze rinascimentali si faranno ancora più evidenti. L'ultimo suo grande progetto - Ministero della Marina [32] ci indica come, molto presto, egli si fosse creato un linguaggio adatto ai soggetti pubblici e come già avesse formulato la sua idea di sovrapposizione di dettagli che, con variazioni, sarebbe stato più volte ripetuto. Non mancava mai di dissolvere l'estensione di una facciata sempre più in alto dove le figure si allontanano da noi.
Per fortuna non si perdeva d'animo davanti alle numerose richieste, e gli anni dal 1900 in poi lo vedono sempre più impegnato. Ritornato a Roma viene raccomandato per progetti a Sofia in Bulgaria e a Alessandria d'Egitto. Non avrebbe potuto accettare l'enorme numero e varietà di commissioni senza aiuto, però quest' aspetto rimane ancora da chiarire. Sono noti i suoi rapporti con dei progettisti romeni e italiani.
I contemporanei, peraltro, non parlano mai delle persone che lavorarono nello studio di Magni di Via Dionisie, nr. 3 a Bucarest o della Via Cernaia, n. 51, a Roma; nel complesso lo studio rimane un mistero.
Ringraziamenti:
Al Professore Gianfranco Cimbolli Spagnesi dalla Facoltà di Architettura, presso l'Università "La Sapienza" di Roma il quale mi ha offerto la possibilità di scoprire l'argomento e al personale della Biblioteca Comunale di Velletri.
[1] Ho scelto dieci edifici ancora essistenti cercando di mostrare la diversita di teme, commitenti e siti. Sorse delle illustrazioni: Biblioteca Comunale di Padova – Fondo Brunetta, Biblioteca Comunale di Velletri – Fondo Magni, Biblioteca dell’Academia Romena, Archivio di Stato Bucarest – Fondo Serviciul Tehnic, cartella 1347/1896.
[2] Mauro ARTIBANI, Giulio Magni 1859-1930. Opere e progetti, Roma: Edizioni Kappa, 1999.
[3] Basilio MAGNI, nato a Velletri, lasciò una considerevole serie di scritti. Se ne ricordano qui solo i più importanti: Prose d'arte, Roma, 1875; Sopra l'architettura, Roma, 1876; Storia dell'arte italiana dalle origini al secolo XX, Roma, 1900-1902; Tragedie e poesie, Roma, 1909.
[4] Nel 1859 Basilio Magni aveva sposato Margherita Targhini, figlia di Pietro, un alto funzionario della segreteria di Stato, e di Caterina Valadier, figlia del noto architetto Giuseppe Valadier e della marchesa Laura Campana.
[5] Opera compiuta in tre parti: Parte I - Chiese, 1911, Parte II - Palazzi, 1912, Parte III - Ville e fontane, Torino: C. Crudo & C. editore (Società italiana di edizioni artistiche), 1913. La cronaca uscita nel periodico torinese L'architettura italiana, no. 23, febbraio, 1912 è favorevole: "[…] Non si tratta solamente dell'interesse archeologico che presentano i monumenti di un importante periodo artistico, ma di uno stile di carattere eminentemente pratico, siccome quello che avendo origine locale, permettendo ai nostri architetti di ispirarsi direttamente alla tradizione viva, presenta una infinita varietà di forme e di particolari da fornire concetti e motivi che la tecnica odierna permette di sviluppare nella maniera più ardita e bizzarra. […]. Nel succinto e chiaro testo del Magni, stampato in italiano ed francese, è un rapido accenno alle origini del Barocco ed all'ambiente nel quale si sviluppa. Secondo lui il barocco trova il suo fondatore in Michelangelo che modella l'architettura come una statua. Brevemente egli accenna allo sviluppo assunto nelle principali regioni d'Italia e principalmente a Venezia, Milano, Torino, Genova, Firenze, Napoli ed in Sicilia, ma si ferma principalmente a considerare i monumenti di Roma (ai quali si riferiscono le tavole), raggruppandoli cronologicamente sotto i secoli XVI, XVII, XVIII."
[6] Fondo Colonnello, Archivio Capitolino, Catalogo Ispettorato Edilizio (1887-1900), richieste per permesso di costruire dei fabbricati a Roma in: via Adriana angolo via Plinio (1887), Lungotevere degli Artigiani (1887), via Po (1887), viale Parioli (1889).
[7] Dichiarazione di Giulio Magni con titoli accademici per chiedere l'iscrizione all'albo degli architetti, Fondo Colonnello, Archivio Capitolino, Catalogo Ispettorato Edilizio (1887-1900), Prot. 1264/1887.
[8] "Ill.mo Sig. Presidente. Mi pregio avvertirLa che ho preso stabile dimora a Roma, e desiderando prendere parte ai lavori di codesta insigne Accademia, La prego a volermi inviare gli avvisi delle adunanze. Con anticipati ringraziamenti mi creda di Lei. Dev.mo G.Magni", Archivio dell'Accademia di San Luca Roma, lettera del 2 marzo 1904, vol. 189, no. 27.
[9] Laura BELFORTI, Franco BOVO, Susan COX, Sandra DE PUPPI, Inventario del Fondo Magni, Città di Velletri, 1983. Fondo costituito da oltre tremila disegni conservati collocati fra 1890-1930, di cui sono stati catalogati 102 progetti di edifici pubblici e privati in Italia e in Romania. Un altro Fondo Magni, ventisette disegni, è giacente all'Archivio dell'Accademia di San Luca Roma, cfr. Paolo MARCONI, A. CIPRIANI, E. VALERINI, I disegni di architettura dell'Archivio storico dell'Accademia di San Luca, Roma, 1974: II, 39, fig. 3978-3104.
[10] In Il Barocco a Roma nell'architettura e nella scultura decorativa, Parte III - Ville e fontane, cit.
[11] "Al Carissimo D'Aronco il collega romano, dopo aver descritto uno sconfortante scenario di passatismo, chiede solidarietà nella battaglia comune per una nuova architettura. […] Sulle pagine della rivista Magni continua un dialogo cominciato in privato «Più volte e a lungo ne abbiamo insieme discusso»> e reso pubblico con l'intenzione di provocare un dibattito sia nella scelta dei contenuti che dell'interlocutore, battagliero, pronto alla sfida, franco e deciso". Diana BARILLARI, Raymondo D'Aronco, Milano: Laterza, 1995: 9.
[12] Mauro ARTIBANI, Giulio Magni 1859-1930. Opere e progetti, cit.
[13] Cronologia dell'attività: Dell'Associazione Artistica fra i Cultori di Architettura In Roma.
1890 - Ministro Boselli incarica l'Associazione dello studio storico e del progetto di restauro della basilica romana di S.Maria in Cosmedin. Voti per la pubblicazione da parte del Comune dell'elenco delle fabbriche di carattere storico-artistico da rispettare,
1892 - completato il progetto di restauro di S.Maria in Cosmedin, inizia lo studio sulla Torre degli Anguillara a Trastevere. Voto per la salvaguardia dell'Isola Tiberina dall'insabbiamento.
1895 - (17 giugno) pubblicazione della "Lettera al Sindaco di Roma per la tutela e conservazione degli edifici monumentali di Roma e Suburbio" con allegato l'elenco delle fabbriche monumentali di Roma.
1896 - pubblicazione del regolamento della Commissione dei Rioni per l'inventario dei monumenti di Roma
1900 - voto per la salvaguardia delle costruzioni del Colle Capitolino. Voto rivolto al Comune di Roma per la salvaguardia delle fabbriche di Piazza Rusticucci. Voti conclusivi della Commissione per Riordino del regolamento Edilizio. Attività per ottenere un concorso pubblico per i progetti degli sbocchi della Galleria Umberto i a Roma, e per la Biblioteca Nazionale di Firenze. Proposte intorno alla sistemazione di Piazza Venezia per adattarla al monumento a Vittorio Emanuele II.
1905 - (1 maggio) nella sede della mostra fotografica Giovenale presenta i primi fascicoli dell'Itinerario dei Rioni. Su proposta di Gustavo Giovannoni L'Assemblea delibera di formare una commissione per la compilazione di un catalogo delle strutture medioevali. (15 giugno) L'assemblea approva il voto della commissione apposita sulle modalità di presentazione al Comune dei progetti di arredo di negozi che affacciano su strade principali o di interesse artistico. (16 novembre) La Regia Società Ingegneri e Architetti propone la formazione di una commissione mista che studi la revisione del Piano Regolatore di Roma.
1907 - Commissioni per: l'albo sociale, il rilievo dei monumenti, le tutela dei pubblici concorsi, l'esposizione di architettura in Roma del 1911, il riordinamento dei resti monumentali di Roma e le strutture murarie medioevali.
1909 - (8 luglio) voto per la "tutela della dignità professionale". Voto contro la demolizione delle Mura Serviane sotto Villa Spithover. Pubblicazione della relazione conclusiva della commissione composta da soci dell'Associazione e della regia Società Ingegneri e Architetti sulla revisione del Piano Regolatore di Roma.
1910 - Voto contro la decisione di non bandire un concorso per il nuovo Palazzo dei Telefoni a Roma. Voti per l'istituzione delle scuole di architettura e per la difesa del Direttore della Direzione di Antichità e Belle Arti. Interessamento per il problema della demolizione e ricostruzione del Palazzetto Venezia e per la proposta di parziale conservazione.
1912 - Sono in corso le trattative con la Bestetti e Tuminelli per la pubblicazione di una rivista semestrale di architettura.
1914 - (7 luglio) Ordine del giorno in merito alla liberazione del chiostro di S.Sabina al'Aventino. Ordine del giorno contro l' utilizzazione del lago di Albano come bacino irriguo, e voto per la difesa del paesaggio.
1915 - (1 gennaio) Commissione per: il Piano regolatore di Roma, lo studio di resti medioevali nelle chiese romane; i Palazzi Venezia e Caffarelli. (27 marzo) Voto per la definizione del programma di studi per la Scuola Superiore di Architettura.
1916 - (30 giugno) Nomina della commissione di studio per un migliore impiego degli architetti nei pubblici uffici.
1921 - (7 luglio) Voto per la salvaguardia della flora posta a contorno e completamento delle rovine. (luglio) Inizia la pubblicazione della Rivista di Architettura e Arti Decorative" diretta da Gustavo Giovannoni e Plinio Marconi. Voto a favore dell'accelerazione dell'iter di conversione in legge del Decreto 31/10/1919 che istituiva la Scuola Superiore di Architettura.
1922 - (23 marzo) Voto per una regolamentazione delle insegne luminose sugli edifici di importanza storica e artistica.
1923 - (16 ottobre) Voto contro le facilitazioni concesse dal Comune per la realizzazione di sopraelevazioni nel centro di Roma. Il Comune accoglie le proposte per la redazione di un nuovo Piano regolatore della città e per sistemazione edilizia del Quartiere Rinascimentale. Voto per il rinnovo dell'ordinamento delle Sovrintendenze ai Monumenti.
1924 - Voto contro i provvedimenti di riduzione del personale negli uffici per le Antichità e Belle Arti. Voto a favore del rinnovo dei programmi di studio della Scuola di Arti Applicate, della sua fusione con l'Istituto di belle Arti, e dell'istituzione dei licei artistici.
1925 - voto di plauso al ministro Volpi per l'istituzione della Scuola Superiore di Architettura di Venezia. Voti per la salvaguardia dalla demolizione delle Case Strozzi ai piedi di Monte Mario, per il restauro di Palazzo Spada, Villa Madama e la Farnesina alla Lungara, e per lo studio dei resti scavati sotto la Villa Aldobrandini.
1927 - (12 novembre) la Rivista di Architettura e Arti Decorative diventa ufficialmente l'organo del Sindacato Nazionale Fascista degli Architetti, pur restando ancora sotto il patrocinio dell'Associazione. Voto fallito per ottenere un concorso per l'esecuzione dell'accesso a Villa Aldobrandini, e voto per ottenere un concorso per il Piano regolatore di Roma, anch'esso fallito. L'Associazione diviene circolo di Cultura del Sindacato Nazionale Fascista degli Architetti.
1928 - Voto per il restauro del Pantheon dopo la sua già avvenuta liberazione.
1931 - la rivista non e più sotto il patrocinio dell'Associazione.
1932 - inizia le pubblicazioni la rivista "L'Architettura", diretta da Marcello Piacentini, in sostituzione della "Rivista di Architettura e Arti Decorative". L. BORELLI, M. CENTOFANTI, G. CIFANI, L. FINOCCHI GHERSI, M. MORETTI, B. M. ORTU, G. RIVETTI, P. SPAGNESI, Catalogo dei disegni di architettura conservati nell'archivio del centro di studi per la storia dell'architettura, Roma, 1987, p.13-25.
[14] "Nel complesso un'opera modesta, in opposizione al gusto più accreditato, volutamente «arcaica», ma ben lontano dall'essere nuova o polemica." Paolo PORTOGHESI , L'eclettismo a Roma 1870-1922, Roma: De Luca Editore, 1968: 99.
[15] "Giuseppe Sacconi, Manfredo Manfredi e Giulio Magni, contemporanei, furono alla pari appassionati studiosi dei monumenti, dai quali trassero un grande corredo di cognizioni architettoniche nei molti concorsi pubblici ai quali essi presero parte, e nelle quali impressero una spiccata nota originale ed italianissima. Così il Sacconi con le sue sagome rievocanti il più puro ellenismo, coll'equilibrio delle masse e con la fantasiosa decorazione, dove ritenersi il creatore di uno stile che può dirsi italico; tale il Vittoriano, contro di cui si crizzano gli strali dei moderni critici, ma che indubbiamente segna una tappa gloriosa dell'arte italiana. Il Manfredi non raggiunse le altezze del suo compagno di studi, ma non gli fu inferiore nell'architettura con eleganza, serenità e nobiltà; tale il suo ultimo lavoro, il Palazzo del Viminale. Il Magni e dei tre il più vivace, colla sua arte molto individuale e ricca di geniali soluzioni che rispecchiano talvolta un certo fasto orientale, avendo egli percorso molta della sua vita artistica nella Romania; tanto si potrebbe notare nel suo ultimo lavoro, il Palazzo della Marina." Edgardo NEGRI "Caratteri generali dell'architettura in Roma da Giuseppe Valadier ad Ernesto Basile", in Istituto di Studi Romani, Atti del III Congresso nazionale di Studi Romani, Bologna: Cappelli Editore, 1935: III, 10-11.
[16] Franco BORSI, Maria Cristina BUSCIONI, Manfredo Manfredi e il classicismo della Nuova Italia, Electa, 1983.
[17] Si è verificato che dal Febbraio 1894 viene pagato dal Comune di Bucarest come architetto nel Servizio Studi presso il Dipartimento dei Lavori Tecnici. L’ipotesi di Nicolae Lascu è quella che il posto di Magni fosse ottenuto con l’aiuto del suo conazionale, cioè l’ingegnere B. Giulini – il Capo del sudetto servizio. Nicolae LASCU, "Giulio Magni – un arhitect italian la Primaria Capitalei", in
Anuar al Arhivelor Municipiului Bucureşti, Bucarest: Editura Ministerului de interne, 1998: 148 – 153.[18] 14 marzo 1881 la Romania diventava regno, prima era Principato Unito.
[19] Progetti per due case ad Alessandria d'Egitto, Fondo Magni, Biblioteca Comunale di Velletri.
[20] Proprietà Vaccaro a Sofia. Dalla corrispondenza risulta che il progetto è stato compiuto a Roma ed e stato pagato con 1000 lire, Fondo Magni, Appendice documentaria, 17, Biblioteca Comunale Velletri.
[21] Buletinul Societatii Politehnice,1892. Nella stessa pubblicazione nel 1893, saranno pubblicati la deliberazione e l'elenco dei vincitori.
[22] "L'aria dei Balcani e dell'Europa che aveva attraversato (sono del resto dimostrabili i suoi diretti contatti con l'ambiente francese) lo aveva reso sensibile a certi fatti di gusto e di cultura che a Roma erano passati quasi inosservati o erano sembrati vuoti ed effimeri. Così preparato, egli poteva rendersi interprete delle aspirazioni e della cultura della parte più raffinata e curiosa della borghesia romana dei primi anni del Novecento. Gliene capitò l'occasione soprattutto in due ville ancora esistenti che indubbiamente per quanto <eccezionali> e spaesate nel clima edilizio in cui si inseriscono, rappresentano un elemento indispensabile a spiegare compiutamente questo clima. La Villa Marignoli […] al corso d'Italia all'angolo con via Po costituisce una promettente introduzione a quel quartiere Sebastiani che rappresenta uno dei primi tentativi, a Roma, di creare un tessuto omogeneo residenziale. Essa è senza dubbio l'opera di maggior impegno dell'autore. Il suo carattere stilistico collegabile soprattutto ad esempi della architettura tardogotica francese e fiamminga potrebbe portare facilmente a considerarla un esperimento avulso completamente dalle contemporanee ricerche degli architetti romani. […]. Questa tendenza a costruire da dentro, costituisce uno dei pochi spunti della ricerca spaziale ottocentesca a cui anche a Roma si aderì sinceramente. Moltissimi dei villini costruiti in Prati, nel quartiere Sebastiani, intorno al via Boncompagni o a Piazza Galeno hanno all'interno spazi di abitazione ordinati in modo ammirevole e non di rado questa armonia di funzione appare, sia pure formalmente irrisolta, nello sgranarsi dei volumi, nell'articolazione dei diversi corpi di fabbrica organizzati intorno al perno di una torretta o di una altana. Nella Villa Marignoli però, la chiara coscienza di servirsi di un metodo compositivo nuovo è rivelata dalla precisa caratterizzazione della sicurezza con cui sono impiegati.", L'eclettismo a Roma 1870-1922,cit.
[23] Capitolo "Lucrările publice extraordinare…" [lavori pubblici straordinari] in Ion BULEI,
Lumea româneasca la 1900, Bucarest: Editura Eminescu, 1984.[24] Architetti romeni e le loro opere a Bucarest: Alexandru Ballu - (1895) il Palazzo di Giustizia, M. Gabrielescu - (1890) l'Archivio dello Stato, Dimitrie Maimarolu - (1890) la Camera dei Deputati, Alexandru Orăscu - (1869) l'Universita di Bucarest, Alexandru Savulescu - (1900) il Palazzo delle Poste (adesso il palazzo funziona come Museo Nazionale). The dictionary of arts, editore Jane TURNER, 1996, voce ROMANIA, "In the last decades of the 19th century Romanian architects began higher, specialized studies, mainly in France, whyle continuing to practise academic Eclecticism and to be influenced by the ideas of Eugene Emmanuel Viollet-le-Duc. The combination of these factors with the artistic trends of 1900 produced the neo-Romanian style. Created by the architect Ion Mincu on the basis of Romanian popular and religious architecture, the style developed the idea of communication between the exterior and interior through a tower or gallery. The composition of buildings concentrated on the play of volums and such traditional decorative elements as framings, mouldings, around columns, arches and ceramic decoration. Mincu's example was followed by many architects, being prevalent in the first half of 20th century, used in such major buildings by Grigore Cerchez, Cristof Cerchez and Petre Antonescu. Such new construction materials as iron and reinforced concrete was introduced at the end of 19th century. The engineer Anghel Saligny projected stores and bridges near Danube", (Cezara MUCENIC) (nelle ultime decadi dell'Ottocento gli architetti romeni hanno praticato fortemente un'architettura in stile Eclettico, sotto il segno di Eugene Viollet-le-Duc. Lo stile "Neo românesc [Neo Romeno]" adoperato dall'architetto Ion Mincu aveva alla base l'architettura contadina e quella religiosa romena - caratterizzata da una forte impronta della continuità spaziale e decorativa tra interno ed esterno. Lo stile è stato portato avanti fino agli anni '20 del Novecento dai architetti come: Grigore Cerchez, Cristof Cerchez e Petre Antonescu. Anche il cemento armato sarà presso in considerazione e largamente utilizzato nell' architettura industriale dall'ingegner Anghel Saligny.)
[25] Architetti francesi e le loro opere a Bucarest: Albert Galleron - (1885) la Banca Nazionale (assieme a Bernard Cassien), (1888) il Ateneo Romeno, Louis Blanc - (1896) il Ministero dell'Agricoltura, Paul Gottereau - (1890) la Cassa di Risparmio, (1891) la Fondazione Reale Universitaria. Grigore IONESCU, Arhitectura pe teritoriul României de-a lungul veacurilor, Bucarest: Editura Academiei Republicii Socialiste Romania, 1982; Istoria oraşului Bucureşti (a cura di Florian GEORGESCU), vol.1, Muzeul de Istorie al Orasului Bucuresti, 1965.
[26] Architetti tedeschi o austriaci e le loro opere a Bucarest: Carol Benisch - (1857) l'Accademia Romena (assieme a Paul Schlatter), Emil Rittern Forster - (1886) l'Hotel Continentale. Cezara MUCENIC, Bucureşti. Un Veac de arhitectură civilă. Secolul al XIX-lea, Bucarest: Silex, 1997.
[27] Architetti italiani ancora poco conosciuti per la loro attività si sono fortemente notati nell'edilizia civile: G. Bonomelli, G. Burelli, Cesare Del Debbio, L. Giulini. Cezara MUCENIC, Bucureşti. Un Veac de arhitectură civilă. Secolul al XX-lea, cit.
[28] Ion Mincu laureato prima in ingegneria civile a Bucarest nel 1875 č l' autore di: Casa Lahovary (1886), Bufetul de la Şosea [Ristorante] (1889), la Scuola Centrale (1890), progetta numerose tombe nel cimitero Bellu (cca. 1900). Grigore IONESCU,
Arhitectura pe teritoriul României de-a lungul veacurilor, cit.[29] Libro celebrativo per i quarant'anni del Regno Romeno, Bucarest en 1906, Bucarest, 1907.
[30] "In Ţara Româneasca şi Moldova, atât înainte cât şi după Unirea Principatelor, oficializarea romantismului s-a datorat şi lipsei de meşteri capabili să poată satisface comanda reprezentanţilor claselor dominante care tindeau spre construcţii de mare amploare ce nu puteau fi realizate decât cu ajutorul unor arhitecţi şi constructori instruiţi. Pentru satisfacerea acestor nevoi s-a făcut apel la arhitecţi şi meşteri străini, aduşi din ţări în care stilul romantic se practica pe scara întinsă. În ţările române, ca şi în locurile lui de origine stilul romantic în arhitectură s-a caracterizat prin preluarea în mod necritic a unor elemente constructive şi decorative din arhitecturile feudale, cu precădere din cea gotica. Bolţi pe arce de ogivă, arce şi arcade frânte la cheie, creneluri, turnuleţe de colţ şi multe detalii ornamentale de aceeaşi provenienţă au fost îngrămădite în acelaşi mod în compoziţia unor clădiri cu programe şi funcţii foarte diferite: gări de cale ferata, cazărmi, spitale, biserici, palate, locuinţe, [...] [L'officializzazione del Romanticismo, nella Moldavia e Valacchia prima e dopo l'Unione dei Principati, è stata possibile grazie alla presenza degli architetti e ingegneri stranieri. Lo stile è caratterizzato dall'importo formale degli elementi del architettura romanica e gotica. Moltissimi dettagli decorativi sono stati ripresi in maniera non critica nelle composizioni dei fabbricati avendo programmi di architettura diversi, cioe: ferrovie, ospedali, chiese, palazzi, abitazioni <…>] Grigore IONESCU, Arhitectura pe teritoriul României de-a lungul veacurilor, cit.: 531.
[31] Risulta dalla cartella del progetto per il Villino Pacelli, Roma:
[32] Nicola De ALDISIO, "La nuova sede del Ministero della Marina", estratto dal Emporium 41, no. 243 (marzo 1915).
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3 (2001), edited by Şerban Marin, Rudolf Dinu and Ion Bulei, Venice, 2001No permission is granted for commercial use.
© Şerban Marin, November 2001, Bucharest, Romania