11 Settembre 1970: Tornado a Venezia

S. Elena - La lapide in memoria delle vittime

L'11 Settembre 1970 è una data ancora viva nella memoria dei Veneziani,   quel giorno, infatti,   la città lagunare fu sconvolta da una tremenda catastrofe: un tornado, formatosi nei vicini colli Euganei, dopo aver seminato morte e distruzione in terraferma, giunse nel pieno della sua forza distruttiva in laguna  dove affondò un motoscafo ACNIL (21 morti), provocò gravissime distruzioni nel quartiere di S. Elena e continuò la devastazione nel litorale del Cavallino provocando altre 12 vittime.

Questa pagina vuole essere un resoconto di cosa successe quel giorno in laguna.

Ho raccolto informazioni consultando i giornali dell'epoca e ritrovato foto di allora presso uno studio fotografico veneziano, che mi ha gentilmente concesso la pubblicazione a solo scopo documentaristico.

Esiste una foto, scattata dal Lido di Venezia da G.P., in cui si vede il tornado che, sotto la forma di tromba marina, sta per raggiungere Ca' Savio.

Tale eccezionale documento è stato pubblicato negli annali di Geofisica (Vol. XXV, n.3 1972), purtroppo non sono riuscito ad ottenere ulteriori informazioni su questa foto.

Il Tornado del settembre 1970 è stato uno dei fenomeni più violenti che non abbia mai colpito il nostro paese.

Maggiori informazioni sulle Trombe d'aria in Italia (formazione, storia, statistiche ecc.) si possono trovare in questa pagina che vi consiglio di consultare:

I Tornado in Italia

Cronistoria Catastrofe

(fonte "Il Gazzettino")


20:45
La Tromba d'aria si forma sui colli Euganei, fra Teolo e Revolon, e zigzando investe Padova, Albignasego, Ponte S. Nicolò, Abano e Selvazzano, provocando danni per 2,5 Miliardi e un morto.

I Colli Euganei visti dalla laguna


21:15
Il vortice arriva in Provincia di Venezia entrando dalla zona di Vigonovo e colpendo Tombelle, Calta e Fossò: 10 case sono distrutte, 30 scoperchiate e cinque persone vengono ferite.
21:20  
Giunto a Camponogara il Ciclone rende inabitabili 25 case, ne scoperchia 120 e provoca quattro feriti.
21:25 Dogaletto e Giare di Mira: 25 abitazioni inagibili, 90 danneggiate, nove feriti.
21:27 Fusina: Camping "Fusina" completamente raso al suolo, 7 bungalow distrutti 30 tende all'aria, 2000 alberi abbattuti, 7 tralicci tranciati. 1 morto e 14 feriti.
21:32
Il Turbine raggiunge l'isola delle Grazie colpendo l'Ospedale delle Grazie: partono le tegole dei tetti, cedono le facciate di alcuni edifici, l'intera balaustra sulla laguna viene disintegrata danni superiori a 150 milioni. ( Stima del 1970)
L'Isola delle Grazie
21.35 Nel Bacino di S. Marco viene investita la motonave "AQUILEIA ". Una turista rimane ferita.
21.36 Il ciclone si abbatte sul motoscafo 130 affondandolo in pochi secondi: si conteranno 21 morti.
21:37

La tempesta arriva a S. Elena.

I pioppi della pineta cedono uno dopo l'altro alla forza degli elementi, grosse piante vengono sradicate e un uomo muore investito da una di esse, 2 case vengono scoperchiate, 20 subiscono forti danni, bar e negozi sono devastati.

Cancellato in un solo colpo il complesso del cantiere Celli, le sovrastrutture di pontile dell'ACNIL sono scaraventate contro una casa.

Cedono le mura del Collegio Navale Morosini e delle Stadio Luigi Penzo, le cui gradinate sono scardinate e portate al di là del canale come un fascio d'erba.

Numerose imbarcazioni vengono rese inservibili.

21:40
Il tornado arriva a S. Nicolò del Lido, ancora alberi sradicati, tetti di case danneggiati, un aereo del Nicelli è capovolto; un altro è stato trovato un centinaio di metri dal posto dove era stato lasciato dai proprietari.
21:41 Punta Sabbioni: oltre 50 case sinistrate.
21:42

Ca' Savio: Devastato il Camping Ca' Savio dove si trovavano circa 300 persone:80 tende distrutte, 57 bungalow rasi al suolo, 40 automobili fuori uso.

Si conteranno 12 morti e 141 feriti.

I danni in terraferma

La tromba d'aria si formò nei Colli Euganei, in provincia di Padova, fra Teolo e Revolon verso le 20.45, poi piombò sulla periferia meridionale della città, procedendo a salti e zigzando come impazzita per chilometri con una profondità di circa 400 metri.

Nel padovano i comuni colpiti furono cinque: Padova, Albignasego, Ponte S. Nicolò, Abano e Selvazzano.

I danni più gravi avvennero nella zona industriale di Selvazzano a 3 Km dalla città: qui il crollo di un capannone delle fonderie Zen causò la morte di un operaio e il ferimento di altri 4.

In tutta la provincia di Padova il tornado provocò 1 morto e 30 feriti, lo scoperchiamento di 120 case e la semidistruzione di 30 aziende industriali ed artigiane: nel complesso i danni ammontarono ad oltre 2,5 miliardi (cifre dell'epoca).

Alle ore 21.15 il turbine giunse in provincia di Venezia entrando presso Vigonovo dove danneggiò 30 case e ne scoperchiò 30.

Toccò Campoverardo di Camponogara (25 case inabitabili e 120 scoperchiate) e colpì SanBruson di Dolo (40 case scoperchiate) e passò per il mirese (Giare e Dogaletto) dove lesionò 25 case.

Successivamente la bufera si soffermò su Fusina, dove colpì l'omonimo camping causando la seconda vittima e il ferimento di 14 persone.

Il camping fu raso al suolo: 2000 alberi e 7 tralicci vennero abbattuti, 30 tende vennero divelte e 7 bungalows furono distrutti, una roulotte fu buttata nelle acque della laguna.

Il tornado giunge in laguna (ore 21.28)

Lasciata Fusina, il tornado entrò nelle acque lagunari e raggiunse dopo pochi minuti l'Isola delle Grazie, che allora ospitava una struttura ospedaliera, provocando gravissimi danni.

La gente, che in quel momento si trovava sulle zattere, racconta di aver visto il turbine passare dietro l'isola della Giudecca sotto forma di una nube molto oscura, percorsa da lampi molto frequenti e vividi, seguiti da un continuo rumoreggiare del tuono.

Successivamente entrò nel bacino di S. Marco ed investì la Motonave "AQUILEIA".

La motonave, un mezzo di 400 tonnellate di stazza, subì forti danni: il mezzo  si mise a tremare come se si fosse trovato all'epicentro di un terremoto, tutte le sovrastrutture furono divelte e contorte, mentre il vento come dissero i testimoni: "spostava lo scafo ora da una parte ora dall'altra, come se le sue centinaia di tonnellate fossero soltanto chilogrammi".

Tutti i passeggeri furono scaraventati a terra ed una turista rimase ferita.

La motonave Aquileia

Ecco una testimonianza dell'epoca:

"Siamo stati investiti dalla bufera poco prima del Collegio Navale all'altezza dei Giardini.

Una forte depressione ci ha fatto mancare il fiato, il capitano della motonave ha lanciato tre segnali di pericolo e tutto d'un tratto sono partiti via la coperta di plastica che è sotto la plancia, tutte le porte e i vetri delle cabine di poppa e di prua sono andati in frantumi. "

Anche la motonave "ALTINO" si è trovò ai confini del ciclone che però lambì soltanto l'imbarcazione.

21:32 L'affondamento del motoscafo e la distruzione a S. Elena

Il luogo della sciagura - Un motoscafo sta per attraccare a S. Elena

Dopo la motonave, il Turbine investì il motoscafo ACNIL 130, un mezzo lungo 22 metri e pesante 22 tonnellate, che da S. Marco stava dirigendosi verso il Lido ed era quasi giunto alla fermata del vaporetto di S. Elena.

Investito dalla tempesta, il motoscafo, dopo aver rullato due volte, si capovolse in un fianco e l'acqua iniziò ad entrare.

Il mezzo imbarcava circa una cinquantina di persone, tra cui alcuni turisti stranieri.

Per 21 di loro non ci fu nulla da fare, morirono intrappolati nello scafo o annegarono successivamente all'affondamento del mezzo (nei giorni successivi alla tragedia si polemizzò sul fatto che un mezzo con una capienza di 143 persone possedesse solamente 5 salvagenti).

Le testimonianze dei sopravissuti sono utili per comprendere come si svolsero i fatti:

Il Capitano del mezzo:"Erano le 21.30 circa e, ad un certo punto, ho avvertito una furiosa folata di vento, ho cercato di accostarmi all'approdo di S. Elena, il punto più prossimo.

E' stata questione di pochi secondi, ho visto il motoscafo sollevarsi e quindi capovolgersi: una cosa incredibile.

Ho tentato, quando mi sono trovato in acqua, di prestare soccorso a quanti erano vicini a me, la zona era buia e purtroppo ne ho visti pochi."

Un altro testimone B.B.:"Un gran vento mi tolse il respiro, sono stato scaraventato in acqua, perdendo gli occhiali. In preda al terrore sono riuscito ad afferrare un pezzo di tavolo che galleggiava e, nuotando con un braccio, sono riuscito a raggiungere la riva del Collegio navale Morosini dove sono stato aiutato dagli allievi, sentivo molte grida attorno a me ma non riuscivo a vedere nulla."

Un'altra testimonianza riporta L.Z. : "Quando è arrivato il ciclone, ero seduto a prora sul primo posto a destra, ho sentito un urlo spaventoso e un'ondata ha alzato il motoscafo e poi lo ha capovolto.

Quando, qualche secondo dopo, si è rimesso in linea, era per tre quarti sommerso.

Sono uscito dal finestrino di sinistra, mentre il motoscafo scompariva nell'acqua ho aiutato altre 5-6 persone a raggiungere la riva".

Una donna scampata alla strage ricorda:

"Una folata di vento fortissima, la pioggia ha iniziato a battere come grandine, il motoscafo ha rullato due o tre volte poi le luci si sono spente e sono stata sballottata da una parte all'altra; ho sentito un rumore di vetri infranti e l'acqua è entrata a fiumi nel motoscafo.

Il motoscafo si era capovolto e sono stata spinta verso l'alto contro il pavimento dell'imbarcazione dove c'era una sacca d'aria che mi ha permesso di respirare.

Non sentivo più nulla, c'era il buio più assoluto, poi sono stata trascinata da una corrente, ho sentito al tatto un finestrino aperto e sono sgusciata fuori.

In superficie c'era gente che gridava e corpi inanimati, sono arrivata vicino al pontile e qualcuno mi ha tirata su."

Un uomo A.B. che si trovava nella cabina di poppa:

"Quando ha iniziato a piovere tutti si sono precipitati a chiudere le finestre, chiudendosi inconsapevolmente possibili vie di fuga.

Quando il motoscafo ha subito la prima sbandata tutti si sono buttati sul lato opposto, contribuendo a mio parere a rendere ancora più instabile il battello.

Dopo due o tre colpi secchi, il motoscafo si è capovolto: ho tentato di uscire ma tutti erano vicini alla porta che conduce alla cabina, allora mi sono diretto verso l'uscita di poppa, ero in difficoltà, mi mancava l'aria e la vista mi si appannava.

Mentre il motoscafo affondava di prua si è creata una bolla d'aria grazie alla quale sono riuscito a raggiungere la superficie, dove vi era un forte vento e onde alte."

Il motoscafo affondato si adagiò nel fondo della laguna a 3 metri di profondità, giunti i soccorsi, i sommozzatori iniziarono alle 22.00 il recupero delle salme che si concluse poco prima di mezzanotte .

Dopo aver investito il motoscafo acnil, il vortice seminò distruzione a S. Elena dove portò ancora morte e devastazione: gli alberi vennero sradicati, i tetti sollevati dalle case ed i chioschi furono scaraventati a centinaia di metri di distanza.

La pineta di S. Elena dopo il tornado

Un uomo nella pineta fù mortalmente colpito da un albero.

Nel Bar "Camurri" venti avventori, intenti a giocare alle carte, vennero  letteralmente sollevati da terra, con sedie e tavoli e scaraventati contro un muro sotto una pioggia di vetri.

Le tribune in ferro dello stadio Penzo volarono come fuscelli e furono gettate oltre il canale che divide l'isola dallo stadio.

Un pontone ACNIL fu trovato a 200 metri dalla riva mentre varie barche furono trascinate nella pineta devastata.

Ecco una descrizione di quei giorni di S. Elena (Fonte: "Il Gazzettino")

"Il quartiere è irriconoscibile: si vedono strade coperte di mattoni, finestre sventrate e imbarcazioni sollevate.

Il chiosco della biglietteria ACNIL si trova a 50 metri di distanza accartocciato contro le case.

Quella che era una pineta ora è un ammasso di tronchi spezzati; un intrico di rami, lamiere e fili elettrici.

Gli alberi del lungo laguna sono spezzati di netto, molti alla stessa altezza.

Il bar dell'isola ha la tettoia crollata. le finestre sfasciate mentre dentro è un intrico di tavoli, di sedie e di bottiglie rotte.

Molti tetti sono squarciati, sono rimaste solo le travature in legno, le tegole sono disseminate a terra a cumuli, assieme alle macerie dei comignoli, a travature e a porte che non si capisce da dove siano arrivate.

Avvicinandoci allo stadio vediamo che un muretto di cinta di un giardino è scomparso, ma le macerie non ci sono, sono state risucchiate dal Tornado; la terra si è sollevata in cumuli, sembra di camminare in un campo arato.

Vicino allo stadio, nel canale, si notano le tribune in ferro che sono state sollevate come fuscelli e scaraventate contro la riva con la base che scende nel canale.

Le infrastrutture dello stadio

Sul ponte per lo stadio c'è un grosso albero con le radici pulite, il tornado ha tolto ogni traccia di terra.

Nello stadio i danni sono ancora più rilevanti: un muro di cinta con uno spessore superiore a 20 cm è crollato; più avanti la scena è ancora più allucinante: tutto il muro che delimita l'ingresso alle tribune laterali è scomparso fino alla base, una spessa parete di solidi mattoni è stata abbattuta e poi risucchiata dalla forza tremenda del Tornado

Stadio e diporto velico

Nei viali vicino allo stadio altri muri in mattoni sono stati abbattuti , molti alberi hanno ceduto, antenne televisive si incrociano con grondaie e cancellate.

La furia del vento ha piegato e accartocciato pesanti lamiere e tubi di ferro spessi un pollice, nei negozi le saracinesche sono state strappate; l'impressione è che la zona sia stata sottoposta a bombardamento."

I danni nel litorale

Lasciata S. Elena la tromba toccò l'Aeroporto 'Nicelli' del Lido di Venezia, dove danneggiò alcuni apparecchi e qualche abitazione.

La bufera danneggiò seriamente l'Osservatorio Metereologico situato al Lido, tuttavia alcuni strumenti riuscirono a testimoniare la straordinaria potenza del vortice: il barografo registrò due forti cadute di pressione, mentre l'anemografo, strumento che misura la velocità del vento, fu mandato fuori scala registrando raffiche con velocità superiore ai 220 km orari.

La tempesta terminò la sua opera distruttiva nel Litorale a Punta sabbioni e a Ca' Savio dove distrusse letteralmente l'omonimo camping.

Il Tornado colpì il camping quando la maggior parte degli ospiti stavano cenando o aveva appena terminato. Il tutto durò pochi minuti.

I danni nel litorale

Ecco alcune testimonianze dell'epoca:

"Gli alberi volavano come fuscelli, ma con la violenza di proiettili di artiglieria e distruggevano tutto al loro sfrecciare: chi è stato colpito è rimasto sventrato o con il cranio fracassato o con il torace spappolato."

"Il campeggio sembra sia stato attraversato da un rullo compressore: pezzi di roullottes, di auto, di bungalows"

La scena che si presentò ai soccorritori fu terribile: roulotte sollevate come fuscelli, alberi secolari sradicati, tende lanciate per aria, boungalows cancellati e automezzi fatti rotolare come palline da gioco: tutto in circa due minuti

I soccorsi si svolsero con notevoli difficoltà, la zona era buia ed isolata: erano crollati i cavi dell'energia elettrica e delle linee telefoniche.

Nel campeggio 57 su 58 bungalows furono rasi al suolo, il ristorante con annessi negozi e bar vennero distrutti, sparirono le 80 tende sparse nel parco di 280 mila metri quadrati.

Tutte le roulotte tranne una, la più grande (che durante il tornado fu letteralmente sollevata per due volte) vennero squarciate o capovolte; 40 automobili, anche di grossa cilindrata, furono capovolte o ridotte fuori uso.

A pochi passi dalla fascia dove passò il ciclone tutto era normale, non un fiore un filo d'erba spezzato.

La tromba ebbe un andamento saltellante, pur mantenendosi entro una fascia di 300 metri avanzò a sbalzi, colpendo alternativamente: nei dintorni del camping tutto rimase intatto, mentre a Punta Sabbioni si ebbero ancora case distrutte o danneggiate.

Morti e feriti furono estratti da sotto alberi e macerie fino alle prime luci dell'alba.

In tutto il litorale si contarono 12 vittime e 141 feriti.

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NEWS:FOTO INEDITE di Sergio dalla Chiara

FONTI:

Il Gazzettino (annata 1970)

"Il tornado che colpì la laguna di Venezia l'11 Settembre 1970" - R. Janeselli
(estratto da "Annali di Geofisica" Vol. XXV, n. 3, 1972)


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Chiunque sia in grado di fornire ulteriori informazioni o materiale fotografico su questa tragedia, può comunicarmele al seguente indirizzo e-mail: marcello_foco@innocent.com .

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