Assemblea del Comitato contro la Repressione

28 ottobre 2004 - Pisa

Riccardo Antonini

Buona sera a tutti, a tutti i compagni presenti. Io sono un compagno di Viareggio, siamo qui in diversi compagni alcuni organizzati in un comitato, come quello che ha indetto stasera l'iniziativa, contro la repressione di Viareggio e della Versilia. Abbiamo sedimentato un'esperienza di 3 anni di iniziative di solidarietà e di sostegno e credo che siamo titolati a dare il nostro piccolo contributo all'assemblea.

Mi sono segnato alcuni punti che esporrò molto velocemente.
Noi siamo convinti che la repressione sia un'azione particolare, specifica e mirata dello Stato per colpire tutto quanto si muove in opposizione al regime. Il compito di isolare i compagni, di intimidirli, in particolare i giovani che si avvicinano alla politica, fare terra bruciata attorno, in particolare dei lavoratori che conducono le lotte contro lo sfruttamento e l'oppressione, ed hanno anche il compito di mappare e schedare i compagni, di sapere di prima mano a che punto è il dibattito, come lavorano, come si organizzano. Quindi la repressione ha vari aspetti che noi dobbiamo analizzare a fondo, approfondire la nostra comprensione del fenomeno per poterlo meglio combattere.

La repressione della lotta di classe e del suo sviluppo non è un fatto occasionale: noi pensiamo che i lavoratori, i giovani, la classe operaia sia costretta ancora di più ad organizzarsi per opporsi a questo stato di cose, sia in termini generali contro la guerra imperialista sia in termini particolari per difendere le proprie condizioni di vita e di lavoro e quindi dovrà sempre fare maggiormente i conti con la repressione. e questo noi dobbiamo capirlo e comprenderlo e organizzarci.

In quanto comunisti rivoluzionari noi siamo convinti che la repressione dovrà innalzarsi perché è un effetto dello sviluppo della lotta di classe e dobbiamo quindi sapersi attrezzare per fare in modo che per ogni attacco l'avversario paghi il prezzo più alto dal punto di vista politico.

Il Comitato di cui faccio parte insieme ad un'altra decina di compagni è sorto in occasione dell'anniversario del 19 giugno 2001, un mese prima dei fatti di Genova: un'iniziativa solidale che non fu solamente di rievocazione di questa giornata dove 300 prigionieri peruviani del partito comunista e del movimento rivoluzionario furono massacrati nelle carceri peruviane perché si opposero allo stato di cose presente in quelle carceri. Io vorrei ricordare che proprio in questi giorni detenuti delle carceri del nostro paese sono in lotta in particolare contro il sovraffollamento e per migliori condizioni di vita dentro le carceri. I compagni sanno cosa rappresenta quella data: ogni anno si organizzano in molte città come possono, in questa data, e noi pensiamo che sia importante che queste date non siano solo aspetti rievocativi già di per sé importanti ma momenti dove i compagni possano discutere e organizzarsi per costruire nell'attualità i movimenti e le condizioni per essere all'altezza delle situazioni.

Il Comitato è nato, ci auguriamo che anche quello di Pisa nasca, in questo modo per organizzarsi e per mobilitare. Noi pensiamo che un Comitato di questo tipo debba essere autonomo, al di sopra di tutte le forze politiche, quindi indipendente; debba avere un forte spirito unitario, contenuti di classe e si muova in ambito locale nel senso che abbia un'attività sul territorio.

Per organizzarsi per cosa? Noi pensiamo che sia importante come abbiamo fatto in questi anni organizzarsi per sviluppare e articolare la denuncia politica contro ogni forma di repressione e di oppressione, la controinformazione, la formazione dei compagni per rispondere adeguatamente ad ogni forma di repressione che subiscono, dal posto di lavoro alla perquisizione alle manifestazioni, sviluppare la solidarietà e il sostegno e condurre la lotta.

Vorrei fare un accenno sul tema della solidarietà che è molto importante, per capirci sulla questione. Quando si dà solidarietà politica la si dà sulla condivisione di una scelta politica, ideologica e organizzativa. Oggi siamo nella situazione che dobbiamo diffondere quanto più possibile il concetto della solidarietà di classe che la si dà indipendentemente da questioni ideologiche, politiche, organizzative ma deve essere dipendente dall'appartenenza di classe dei compagni e delle compagne che ne sono colpiti.

La questione del sostegno è altrettanto importante: i compagni quando sono colpiti hanno bisogno di essere sostenuti politicamente, moralmente ed anche economicamente e quindi bisogna organizzare iniziative possibilmente di massa, larghe, dispiegate che possano sostenere fino in fondo i compagni per non farli sentire isolati e neppure le famiglie dal punto di vista economico. E poi bisogna anche sforzarsi di andare oltre il sostegno della solidarietà attraverso la lotta e la mobilitazione. E' importante secondo noi che i compagni e le compagne, i rivoluzionari, gli antagonisti, i comunisti conducano al meglio la lotta politica, noi abbiamo il compito di radicarci nella classe, di inserirci nei movimenti di massa , e questo avviene attraverso la lotta politica, l'impegno politico e anche il sacrificio rispetto a quello che è l'attività. Perché dal nostro radicamento dipende la risposta più alta che possiamo dare alla repressione. Di questo ne siamo convinti e sappiamo che questa è la strada che dobbiamo perseguire: la repressione ci sarà e noi dobbiamo in quanto forze rivoluzionarie radicarci e inserirci con la lotta politica in modo molto più alto di quanto siamo stati capaci di fare fino ad oggi. Non che possiamo ostacolare o impedire la repressione ma possiamo renderle la vita sempre più difficile. Concludo dicendo che il nostro compito è unire le organizzazioni con la lotta e con la mobilitazione, al contrario della borghesia che le vuole dividere e isolare con la repressione.

(Nota: La trascrizione non è stata revisionata dall'oratore)

Altri interventi:

Avv. Giuseppe Pelazza

Udei Ramadan

Leonardo Mazzei

>> Federico Bonamici

Prof. Puliga

Conclusione: Avv. Giuseppe Pelazza