Assemblea del Comitato contro la Repressione

28 ottobre 2004 - Pisa

Prof. Donatella Puliga

MODERATORE: C'è un'altra compagna che deve intervenire

PROF. DONATELLA PULIGA
Io non sono una compagna, diciamo nel senso che si dà generalmente al termine. Quindi capite bene che sono qui con un certo imbarazzo e anche però con la consapevolezza che queste mie parole debbano essere assolutamente dette. Io ho sentito parlare di solidarietà di classe, di solidarietà politica, che sono certo concetti importantissimi in cui credo e che secondo me avrebbero bisogno di una analisi anche teorica più approfondita ma non mi pare che sia questa la sede né io saprei farla. Vorrei sottolineare stasera che noi siamo qui, che io sono qui, almeno, per una solidarietà essenzialmente umana ed è su questo punto, che io credo che tutta questa mobilitazione nobilissima che io credo giusta, debba giocarsi tutta la partita.

Ho la sensazione che tutti noi vogliamo nella fattispecie il bene di tutte queste persone che sono state incarcerate, comunque ingiustamente perché prima che ci sia una sentenza di condanna comminare il carcere mi sembra assai discutibile.

Io ho preso anche personalmente posizione sui giornali perché dovevo sottrarmi assolutamente al desiderio, alla necessità che sentivo di dichiarare non solo la solidarietà nella fattispecie a William Frediani ma sottolineare come eticamente, una parola che è molto fuori moda, umanamente, certe prese di posizione della stampa, per esempio, siano un modo di fare il processo prima che il processo venga fatto.

Ecco credo che dare voce alla rabbia non faccia bene. Questa è la mia opinione che si possa dire domani che a questa assemblea c'erano tante persone che la pensavano in un certo modo, però l'essere fuori dal coro può realizzarsi anche al nostro interno. Forse questa è una voce fuori dal coro ma io sento di doverla dire: fomentare rabbia in questo momento fa solo male alle persone che poi per ovvi mortivi anche psicologici in quel … non possono che non rispecchiarsi. Perché è ovvio che quando ci sono situazioni di estrema emergenza, e non le conosciamo perché noi siamo qui a parlare, ora usciamo, ci fumiamo una sigaretta, andiamo a bere, qualcun altro non è in queste condizioni; è chiaro che non per questo condivido tutto quello che è stato detto, lottiamo, però attenzione, io credo, a lottare nella maniera giusta che serva più alle persone per le quali si lotta e non alle persone che lottano per avere conferma, cosa più che lecita, della giustezza delle proprie posizioni.

Volevo dire questo che a me pare che oggi fomentare la rabbia e la sindrome del martirio sia molto pericoloso, lo vediamo a tutti i livelli quanto è pericoloso, quanto è devastante per le coscienze dei giovani fomentare la sindrome del martirio. Io non sto facendo alcuna accusa, naturalmente, ma è semplicemente un mettere in guardia le persone che so che hanno a cuore questa realta' prima di tutto profondamente umana. Attenzione poi, appunto, a non volere trionfare con l'ideologia e poi magari a calpestare delle umanita', questo lo troverei estremamente pericoloso.

(Interruzione dalla sala: 'sono calpestate gia' da ora')

assolutamente si, io sono tranquilla di ciò che mi sento di dire perche' so quello che vuol dire e lo dico anche abbastanza in prima persona per un'altra vicenda che mi riguarda molto da vicino, in cui una persona che non e' un compagno, non e' antimperialista, non e' del circolo Silvestre, non e' niente

(Interruzione dalla sala: "siamo tutti uguali")

appunto, quindi questa persona che e' a sua volta vessata dalla Magistratura, oggetto di linciaggio giornalistico, vi posso assicurare che parlo per consapevolezza. Non vorrei mai che reagire con la rabbia potesse essere il male delle persone a cui vorremmo giustamente fare del bene.
Semplicemente questo.

Io so che non riscuoterò consensi ma voglio mettervi questa pulce nell'orecchio, vediamo se possiamo insieme fare qualche cosa su un terreno piu' comune che non sia di contrapposizione perche' altrimenti potrebbe essere controproducente, potrebbe essere un boomerang e quando queste persone, che come e' stato detto a noi non interessa che siano innocenti o no, chiaramente a noi interessano i diritti umani, ma e' anche molto importante sapere che stiamo lavorando per loro e non per un futuro gusto di autocompiacimento che si annida sempre in tutte le iniziative anche di massa. Vorrei che questo fosse un po' tenuto presente. Grazie.

(Nota: La trascrizione non è stata revisionata dall'oratore)

Altri interventi:

Avv. Giuseppe Pelazza

Udei Ramadan

Leonardo Mazzei

Comitato contro la repressione Versilia

Centro "Il Silvestre"

>> Conclusione: Avv. Giuseppe Pelazza

HOME