Assemblea del Comitato contro la Repressione

28 ottobre 2004 - Pisa

CONCLUSIONE

PAOLINO: quello che volevo dire in parte e' gia' stato detto. Bisognerebbe collegare i fatti tra di loro. Un buon poliziotto quando cerca l'assassino cerca di trovare prima di tutto il movente per cui anche noi dobbiamo cercare il movente. Si e' parlato di classe, la classe esiste, c'e' una classe di persone che guadagna 1000 euro al mese e questa classe e' anche in condizioni di lavoro precarie. E' una classe che sta crescendo ma manca di una sponda organizzativa . E' chiaro che la repressione si fa sempre piu' feroce verso chi cerca di organizzare questa classe. Se guardiamo all'Europa si vede come tranquillamente si trovano d'accordo sulle leggi della repressione ma non sulle leggi per il lavoro. Un disoccupato tedesco guadagna 900 euro al mese mentre in Ungheria e Romania si lavora per 190 euro al mese. E allora che succede? Le fabbriche vanno a lavorare in Ungheria e Romania, invece qui i sindaci si stanno rendendo conto che stanno chiudendo tutte le fabbriche come a Scandicci, ecc. E' una situazione che e' esplosiva e naturalmente chi cerca di organizzare qualche cosa contro puo' essere colpito.

Bisogna dunque unire le due cose. Quando si parla di repressione bisogna vedere il movente che la fa muovere che e' come sempre economico, quello di difendere la ricchezza a tutti i livelli contro una classe che si sta sempre piu' espandendo e che necessiterebbe di una guida.

(APPLAUSO)

MODERATORE:
se non ci sono altri interventi dal pubblico io lascerei la parola per le conclusioni all'Avv. Pelazza.

AVV. GIUSEPPE PELAZZA:
Io intervengo per chi non ha avuto il tempo di intervenire, non perche' sia in grado di tirare delle conclusioni, perche' non ci sono conclusioni da tirare ma c'e' un percorso da percorrere sulla base anche dei contenuti che sono venuti fuori da questa assemblea. Posso ricordare gli appelli all'unita' pur nella diversita', all'approfondimento di certe analisi anche sul piano teorico per cercare di legare e tenere insieme i vari elementi di riflessione. Ci sono i punti di collegamento fra i discorsi politici e morali. Anche questo e' un punto importante. Il discorso di non fomentare rabbia, che la rabbia e' male, io condivido il discorso sulla rabbia, che e' male. Secondo me e' vero, mi vengono in mente certe letture zen che proprio individuano la rabbia come elemento assolutamente negativo dell'essere, dell'esistere. Pero' bisogna non cadere nello scrupolo, secondo me, noi non stiamo affatto fomentando rabbia

(APPLAUSO)

cerchiamo di analizzare i fenomeni, di guardarli piu' lucidamente.

E' spingere all'illegalita' il riflettere sulla natura di classe del diritto? Io ogni tanto me lo pongo il problema, magari faccio delle riflessioni su questo e qualcuno tirera' determinate conclusioni. Le conclusioni uno le tira sulla base delle sue responsabilita', del rispetto degli altri, nel rispetto dei suoi valori. Poi pero' mi pare il fare ricorso alla natura del diritto, vedere le incongruenze e riferirsi al diritto come strumento di misura della morale e' paradossale, perche' il diritto non e' affatto strumento di misura della morale, basta riflettere sul piano che secondo il diritto e' delitto non uccidere, ad esempio se un militare si rifiuta di uccidere e' colpevole di una serie di reati e cosi' l'istigazione dei militari a disubbidire alle leggi, a non andare a commettere reati di aggressione verso altri popoli e' un delitto punito dall'ordinamento, come prima Federico faceva riferimento alla natura di classe del codice penale, sono dati incontestabili. Allora secondo me riflettere su questo e' giusto.

Cosi' come riflettere ad esempio sul ruolo della Magistratura che molto spesso e' stata vista come potenziale antagonista rispetto al potere politico cattivo e corrotto, una Magistratura vendicatrice capace di fare giustizia e cambiamenti. Questo intendiamoci e' un clamoroso errore . Mani pulite che portava tanta gente anche della cosiddetta sinistra a fare propria la parola d'ordine "in galera, in galera" come se li' ci fosse la soluzione dei problemi, era proprio invece un rovesciamento dei discorsi di fondo sulla natura dello Stato. Se noi guardiamo ad esempio un magistrato della procura della repubblica di Milano, senza fare nomi, poi mi dicono che e' sbagliato fare i nomi, e che e' uno dei girotondini, un alfiere della cultura della giurisdizione, uno che se la piglia con il ministro Castelli in qualsiasi momento, pero' e' uno di quelli che si trova in perfetta sintonia con Castelli sui discorsi di fondo, il problema della estradizione dei rifugiati politici, bufale incredibili tirate fuori su questo tema del terrorismo che deve essere sempre pervasivo: ricordate la vicenda del medico che sei mesi fa , quando fu sparato anche li' sui giornali in prima pagina, "arrestato un pericoloso terrorista in Spagna", Germano Fontana, dei PAC e cosi' via e poi in piccolo tre giorni dopo c'era scritto che era stato un errore, perche' questo non aveva che una piccola pena che si e' estinta nel corso del tempo.

E questo procuratore non e' che ritiene nemmeno esaustivo il funzionamento degli apparati repressivi, non ha neppure ritenuto di dire che forse si sbaglia, perche' in fondo la magistratura e' un pilastro della repressione perche' il discorso che faceva ad esempio Riccardo Antonini sulla esigenza della repressione anche a scopi conoscitivi e' teorizzato in scritti di magistrati: il procuratore aggiunto di Torino il 18 ottobre del 2003 sulla rivista Guida al Diritto scriveva sui comportamenti da tenere da parte degli organi investigativi della repressione, cosi' diceva, per dirlo in termini più espliciti, e' essenziale un impegno di tutte le strutture investigative del nostro paese, volto a ricostruire il percorso di tutti i soggetti che anche in anni lontani sono stati a contatto con le Brigate Rosse, occorre verificare dove siano finite queste persone, che cosa facciano attualmente, se e quali relazioni di ordine politico intrattengano tuttora, se abbiamo contatti con gruppi o movimenti anche legali o operanti pubblicamente all'interno dei quali possa incidere una sorta di secondo livello che agisce in modo clandestino, anche se in realta' ogni organismo ha un secondo livello, come la struttura del PCI o della componente Pecchiana che si diceva costituiva il secondo livello del partito comunista, componente che voleva ancora proseguire la resistenza, e poi prosegue analogamente che soprattutto gli organi di intellicence, perche' questo e' uno dei loro fini istituzionali, cercano di avere canali confidenziali all'interno di ambiti politici dell'antagonismo radicale, che possono costituire area di proselitismo. Ecco questo e' il livello delle garanzie oggi ed è anche il ruolo della Magistratura. Ma a livello europeo, il Magistrato piu' famoso di Francia fa un discorso sul problema della repressione agghiacciante secondo me, in una intervista all'Express si spiega cosi': mettere la legge al centro della lotta al terrorismo, pero' non e' obbligatorio mettere la legge al centro, possono essere fatte altre scelte, gli Stati Uniti hanno adottato la soluzione militare, come il campo di Guantanamo, e la neutralizzazione, usa questa parola, con la cattura di membri di Al Quaeda da parte dell'esercito. Anche se non lo scrive l'esercizio della giurisdizione e la guerra sono la stessa cosa, ed in certi casi e' vero. Ma allora secondo me vale la pena di riflettere su queste cose, ed e' uno dei nodi che a me personalmente mi arrovellano.

Per tirare le file di questa riunione, ricorderei per andare al discorso piu' specifico che cercare occupandosi di una inchiesta o di un processo di legarlo ai temi dello scontro piu' generale secondo me e' la linea giusta, aldila' poi di giuste esigenze, di tener conto della psicologia dei giudici che conducono questa inchiesta e quindi porsi problemi di opportunita' di certe iniziative, ma il discorso di fondo e' che il processo e' il momento di uno scontro piu' in generale ed il discorso ancora che li' dentro c'e' un rapporto di potere proprio all'interno del processo che viene giocato fuori a livello sociale. Secondo me e' vero (l'esperienza dei processi, negli ultimi anni, dagli anni 70 o giu' di li', mi ha insegnato questo), che il potere ha anche i suoi costi e benefici. Se il mantenimento di una detenzione non gli da' piu' soltanto i benefici del mostro in carcere ma gli da' un costo di impopolarita', di costante mobilitazione, e' molto piu' facile che il soggetto in questione esca. E allora e' giusto porsi il problema di legare la lotta contro la repressione ad aspetti di unita', di collegamenti ampi e anche di dimensioni di difesa di altri diritti, perche' la repressione penale diventa decisiva nel momento in cui c'e' lo sfaldamento dello stato sociale, e' quello che ha detto Paolino, il discorso alla fine e' anche economico, abbiamo questa concomitanza di fatti storicamente individuabili: la legislazione penale si incattivisce e diventa piu' crudele e la repressione va avanti in modo piu' massiccio quando lo stato sociale viene disgregato ed aumenta il malcontento, ed anche come affrontamento dell'antagonismo quando diventa piu' radicale. E quindi approntare tutta questa serie di problemi nell'assemblea di stasera un po' ci e' riuscito e quindi dobbiamo anche essere, perche' non si deve essere sempre tristi e corrucciati, anche contenti di aver fatto questa assemblea.

(APPLAUSI)

VITTORIO PAIOTTA:
a me non resta molto da dire ovviamente per concludere la serata, ricordare il fatto che naturalmente non si possono tirare conclusioni , come ha appena detto Pelazza, questo Comitato e' alla sua prima uscita pubblica e quindi sostanzialmente e' il nostro battesimo. La serata di questa sera e' riuscita, pero' deve essere solo un primo passo. Ecco un piccolo appunto a quello che diceva Federico del Silvestre, se e' vero, e purtroppo e' vero quello che lui diceva che a Pisa c'e' un clima ostruzionistico e brutto, lo sa bene chi ha tentato di organizzare la serata di questa sera , dai problemi che abbiamo avuto per ottenere la sede, pero' credo che il buon esisto della serata di stasera, dimostra che anche a Pisa in realta' c'e' un buon numero di persone, una sensibilita', persone che hanno a cuore il problema della solidarieta' ed il problema della liberta' e questo non puo' che farci ben sperare per l'esito del futuro di questo Comitato, ed il primo obiettivo che si deve porre, che lo ricordo, non puo' che essere la liberazione immediata dei compagni che sono in carcere nonche' di quelli che sono ancora agli arresti domiciliari.

(Nota: La trascrizione non è stata revisionata dall'autore)

(Nota: La trascrizione non è stata revisionata dall'oratore)

Avv. Giuseppe Pelazza

Udei Ramadan

Leonardo Mazzei

Comitato contro la repressione Versilia

Centro "Il Silvestre"

Prof. Puliga